http://www.retesicomoro.it/ Crisi e cultura
È difficile
immaginare un modo per evitare di parlare, anche in questa sede, di
crisi. Potrei certamente provare a proporre una riflessione che non
tenga conto della contingenza, per concedere maggiore respiro alla
pregnanza del pensiero, in un orizzonte slegato dal peso della
materialità. Oppure potrei cercare di rielaborare il volto di questa
fase storica per recuperarne la valenza in un orizzonte storiografico
più ampio, per cercare, cioè, di produrre una percezione sdrammatizzata,
in un certo senso finanche mitizzata. Se tuttavia decidessi di
intraprendere questo percorso evasivo, darei una ben misera
dimostrazione di ciò che – credo – dovrebbe essere la cultura nella
nostra dimensione di vita: luce, forma e direzione.
Luce, perché il
pensiero può trascinare oltre la soglia dell’ombra le sfumature, i
dettagli, le piccole e grandi cose silenziose che ci circondano. Perché
la cultura è essa stessa soglia, tra la coscienza e l’accettazione
passiva, tra la sterilità facile e la fatica fertile, tra
l’individualismo muto e la condivisione critica. Luce che certamente può
illudere o abbagliare, complicando, con la nostra capacità di
interpretazione, anche la capacità di distinzione del falso dal vero, ma
certamente condizione di esercizio del libero arbitrio e di
manifestazione dei carismi.
Forma, perché la
cultura conferisce a chi se ne fa creatore la capacità di plasmare
concetti e rappresentazioni della realtà, consentendo così di trovare la
forza di immaginare mondi alternativi, di individuare strade mai
percorse e zone inesplorate. Consente a chi se ne fa custode di
immaginarsi differente da ciò che è, garantendo così che sempre nuove
forme e nuove concezioni di vita trovino spazio, perché l’uomo e la
società possano crescere e costantemente migliorarsi.
Direzione, perché la
cultura, mostrandoci la pluralità di strade tra le quali ogni giorno
siamo chiamati a scegliere, ci dota di tutti gli strumenti necessari a
formulare giudizi fondati e legittimi. Non indica in modo forzato
un’unica direzione, ma ci fornisce la bussola affinché possiamo farne
uso, rendendoci nel contempo responsabili delle nostre scelte e
consapevoli della nostra posizione e del nostro ruolo nel mondo. La
cultura, dunque, da questo punto di vista, non può che essere presa in
considerazione in funzione dell’uomo – che ne è contemporaneamente
produttore e destinatario – e della realtà in cui vive.
La capacità del
patrimonio artistico di attraversare il tempo e lo spazio certamente non
è condizione sufficiente perché lo si possa considerare estraneo alla
realtà, della quale è invece interlocutore costante, silenzioso e
attento. Cercherò quindi di rispettare il respiro originario della
produzione culturale, di connotazione eminentemente umana, alla luce di
un’arte che è prodotta dall’uomo perché l’uomo possa elevarsi dalla
realtà. Elevarsi, senza distaccarsene. Credo quindi che parlare di crisi
sia doveroso, ma che sia altrettanto doveroso cercare di declinarne la
portata in maniera costruttiva, cogliendone cioè la valenza indiretta
per ritrovarne le potenzialità. Per quanto apparentemente
contraddittorio, ogni fase di crisi – in senso lato – può essere
certamente un elemento deteriore, ma opportunamente affrontato può
rappresentare un’occasione.
La continuità
vissuta in maniera acritica può portare alla staticità, la staticità
alla stagnazione, la stagnazione alla fragilità del pensiero e
all’aridità dell’immaginazione. Crisi e cultura dunque sono elementi che
non possono essere presi in considerazione che alla luce di questa
necessità di porre nel movimento, nella dinamica, nella capacità
costante di cambiamento e di reazione, la possibilità della società di
reagire ai traumi della storia. Non esiste cultura statica, nemmeno in
un sistema culturale tendenzialmente lineare come quello religioso. Non
può e non deve esistere cultura statica, perché la società è un
organismo in movimento, perché ogni uomo è mosso e costantemente
modificato dagli intrecci dei pensieri e delle emozioni. Di questa
società e di questo uomo la cultura è il frutto e deve poter essere –
giorno dopo giorno – il nuovo seme.
Luca Baraldi