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domenica 12 aprile 2015

Piano di formazione dei docenti neoassunti 2015. Laboratori area 7- Inclusione e intercultura


 LABORATORIO AREA 7 
INCLUSIONE SOCIALE E ASPETTI INTERCULTURALI
A.. COME ACCOGLIERE.
CHE COSA SI PROPONE IL PROTOCOLLO D’ACCOGLIENZA
Il protocollo d’accoglienza è un documento che viene deliberato dal collegio docenti. Dovrebbe contenere criteri, principi, indicazioni riguardanti l’iscrizione e l’inserimento degli alunni immigrati, definire compiti e ruoli degli operatori scolastici, tracciare le diverse possibili fasi dell’accoglienza e delle attività di facilitazione per l’apprendimento della lingua italiana. Il protocollo costituisce uno
strumento di lavoro che pertanto viene integrato e rivisto sulla base delle esperienze realizzate. La sua adozione consente di attuare in modo operativo le indicazioni normative contenute nell’art. 45 del
DPR 31/8/99 n° 394 intitolato “Iscrizione scolastica” che attribuisce al collegio docenti numerosi compiti deliberativi e di proposta. Il protocollo d’accoglienza si propone di:
- Definire pratiche condivise all’interno delle scuole in tema d’accoglienza di alunni stranieri
- Facilitare l’ingresso di bambini e ragazzi di altra nazionalità nel sistema scolastico e sociale
- Sostenere gli alunni neoarrivati nella fase di adattamento al nuovo contesto.
- Favorire un clima d’accoglienza e di attenzione alle relazioni che prevenga e rimuova eventuali ostacoli alla piena integrazione
- Costruire un contesto favorevole all’incontro con le altre culture e con le “storie” di ogni bambino
- Promuovere la comunicazione e la collaborazione fra scuola e territorio sui temi dell’accoglienza e dell’educazione interculturale nell’ottica di un sistema formativo integrato
Il protocollo delinea prassi condivise di carattere:
1 amministrativo e burocratico (l’iscrizione ),
2 comunicativo e relazionale (prima conoscenza ),
3 educativo – didattico (proposta di assegnazione alla classe, accoglienza, educazione interculturale, insegnamento dell’italiano seconda lingua ),
4 sociale (rapporti e collaborazioni con il territorio ).
L’iscrizione rappresenta il primo passo di un percorso d’accoglienza dell’alunno straniero e della sua famiglia.
È utile, indicare fra il personale di segreteria, chi è incaricato del ricevimento delle iscrizioni degli alunni stranieri anche al fine di affinare progressivamente abilità comunicative e relazionali che aiutano senz’altro l’interazione con i “nuovi utenti”.
Si specificano i documenti e le informazioni da richiedere, oltre che gli avvisi, i moduli, le note informative sulla scuola scritte nelle lingue d’origine da consegnare ai genitori per facilitare la loro comprensione della nuova realtà scolastica. Materiale di tal genere è stato messo a punto sia da alcune scuole sia da enti locali e provveditorati agli studi che lo distribuiscono alle scuole del loro territorio. La consegna di documentazione bilingue o in lingua d’origine, così come l’esposizione di avvisi e indicazioni in lingua nelle bacheche e sui muri e le porte della scuola, propongono un volto “amichevole” della scuola. È anche possibile prevedere l’intervento di mediatori linguistici che possano essere messi a disposizione da enti locali e associazioni sulla base di convenzioni e di accordi.
Il primo incontro dei genitori stranieri, sovente accompagnati dal figlio che deve essere iscritto, di carattere inevitabilmente amministrativo, potrebbe concludersi con la definizione di una data per l’incontro successivo fra i genitori e il nuovo alunno con uno dei docenti del gruppo “accoglienza”.
Oltre agli aspetti amministrativi, occorre raccogliere una serie d’informazioni di merito sull’alunno che consentano d’adottare decisioni adeguate, sia sulla classe in cui deve essere inserito, sia sui percorsi di facilitazione che dovrebbero essere attivati. La prima
conoscenza può articolarsi in un incontro con i genitori e un colloquio con l’alunno, eventualmente alla presenza di un mediatore linguistico.
In questa fase si raccolgono informazioni sulla storia personale e scolastica dell’alunno, sulla situazione familiare, sugli interessi, le abilità, le competenze possedute dall’alunno. Il rapporto con il bambino o il ragazzo straniero può essere facilitato anche dall’utilizzo di tecniche non verbali quali il disegno, la gestualità, la fotografia, ecc. In alcune scuole si propongono alcune prove logico – matematiche, organizzate su diversi livelli di competenza, congegnate in modo di essere intuitivamente comprensibili oppure tradotte nelle lingue d’origine. Dagli incontri previsti in questa fase potrà emergere una significativa, per quanto iniziale, biografia scolastica dell’alunno.
Gli elementi raccolti durante le due precedenti fasi permettono di assumere decisioni in merito alla classe d’inserimento. In alcuni istituti scolastici si ritiene utile inserire l’alunno immigrato provvisoriamente nella scuola senza una collocazione definitiva in una classe, ma facendolo partecipare a laboratori e altre attività al fine di conoscerlo meglio. Occorre tuttavia tenere presente che l’alunno straniero vive già una situazione di disorientamento cognitivo e affettivo – relazionale che potrebbe essere negativamente accentuata da scelte che prevedono un suo passare “attraverso” diverse situazioni didattiche e relazionali non definitive.
I criteri di riferimento per l’assegnazione alla classe devono essere chiaramente indicati nel protocollo di accoglienza e deliberati dal collegio docenti sulla base di quanto previsto dall’art. 45 del DPR 31/8/99 n° 394:
I minori stranieri soggetti all'obbligo scolastico vengono iscritti alla classe corrispondente all'età anagrafica, salvo che il collegio dei docenti deliberi l'iscrizione ad una classe diversa, tenendo conto:
a. dell'ordinamento degli studi del Paese di provenienza dell'alunno, che può determinare l'iscrizione ad una classe immediatamente inferiore o superiore rispetto a quella corrispondente all'età anagrafica;
b. dell'accertamento di competenze, abilità e livelli di preparazione dell'alunno;
c. del corso di studi eventualmente seguito dall'alunno nel Paese di provenienza;
d. del titolo di studio eventualmente posseduto dall'alunno.
Sono evidenti i margini di flessibilità attribuiti alle scuole e la delicatezza del compito che il collegio docenti può assegnare al gruppo che si occupa dell’accoglienza. Per una decisione avveduta e corretta oltre alle informazioni acquisite precedentemente è necessario avere informazione sui sistemi scolastici dei paesi di provenienza, sulla tipologia dei loro curricoli, sulla durata e sul calendario scolastico. Se ad esempio l’alunno proviene dal Perù è bene sapere che in quel paese la scuola di base dura sei anni e il calendario va da febbraio a dicembre: un alunno peruviano di sette anni che arriva in Italia a gennaio potrebbe avere già terminato la terza elementare. Uno dei compiti del gruppo “accoglienza”potrebbe essere quello di raccogliere dati e documentazioni sulla scuola dei paesi da cui provengono gli alunni stranieri. È importante in ogni caso che la scuola si conceda il tempo necessario per prendere decisioni ponderate sull’inserimento, per predisporre gli specifici interventi di
facilitazione dell’apprendimento della lingua italiana e per preparare la classe prescelta ad accogliere il nuovo arrivato.
Nel protocollo dovrebbe essere indicato il tempo massimo che trascorre fra il momento dell’iscrizione e l’effettivo inserimento dell’alunno immigrato nella classe.
La decisione sull’assegnazione a una classe viene accompagnata dall’individuazione dei percorsi di facilitazione che potranno essere attuati sulla base delle risorse disponibili. Nel protocollo vengono indicate le tipologie d’intervento che la scuola annualmente è in grado
d’attivare sia attingendo a risorse professionali ed economiche interne sia mediante accordi e convenzioni con enti locali, associazioni, altre scuole del territorio. Vi è una pluralità di modelli d’intervento che coniugano in modo diversificato disponibilità di risorse, bisogni specifici, obiettivi didattici perseguibili.
Un’accoglienza “amichevole” potrebbe anche concretizzarsi, in particolare nelle classi di scuola media, nell’individuazione per ogni nuovo alunno straniero di un ragazzo italiano – o immigrato di vecchia data o nato in Italia da genitori stranieri – che svolga la funzione di tutor, di “compagno di viaggio” specialmente nei primi tempi.
Inserendo l’alunno immigrato nella classe si avrà anche cura di fornire ai docenti della medesima una raccolta di materiale di routine bilingui, o nella sola lingua d’origine, per la comunicazione scuola – famiglia quali avvisi di sciopero, sospensione delle lezioni, pagamento dell’assicurazione integrativa, comunicazione di gite scolastiche, ecc.
IL TEAM DOCENTI:
- favorisce l’integrazione nella classe promuovendo attività di piccolo gruppo, di cooperative learning, di contesto variato,
- individua modalità di semplificazione o facilitazione linguistica per ogni disciplina,
- rileva i bisogni specifici d’apprendimento,
- elabora, eventualmente, percorsi didattici di L2.
Per promuovere la piena integrazione dei ragazzi nel più vasto contesto sociale e per realizzare un progetto educativo che coniughi insieme pari opportunità con il rispetto delle differenze, la scuola ha bisogno delle risorse del territorio, della collaborazione con servizi,
associazioni, luoghi d’aggregazione, biblioteche e, in primo luogo, con le amministrazioni locali per costruire una rete d’intervento che rimuova eventuali ostacoli e favorisca una cultura dell’accoglienza e dello scambio culturale.
PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI CONTATTARE AL 3452163634

EDUCAZIONE PRENATALE E GENITORIALITÀ CONSAPEVOLE

INTRODUZIONE
Gli studi scientifici più accreditati dimostrano che il periodo prenatale costituisce un momento
fondante per l’essere umano: lo stile di vita, i pensieri, le emozioni e i sentimenti di entrambi i genitori agiscono sull’organismo fisico e psichico del nascituro, fino a registrarsi nel DNA, influenzando persino il nostro programma genetico.
Durante il periodo della gravidanza una madre trasmette al proprio bambino il suo vissuto,
influenzando la dinamica della moltiplicazione e della differenziazione delle cellule del feto. Ogni
emozione della madre, di una certa intensità o durata, produce nel proprio cervello degli ormoni che si ripercuotono anche sul bambino, che subisce, a sua insaputa, tutto ciò che vive la madre. Lo stress, o un trauma psicologico, producono quantità considerevoli di adrenalina e di cortisolo, che provocano – come afferma il Premio Nobel della medicina 2009, Elisabeth Blackburn – una vera e propria alterazione della struttura del DNA.
Per contro, quando la madre vive in uno stato di benessere e di amore per il suo bambino, sono le endorfine che vengono prodotte dalle vie ormonali, riversandosi nell’organismo del bambino e influenzandone lo stato energetico complessivo. Il feto costruisce letteralmente il proprio corpo con i materiali apportati dal sangue della madre, materiali impregnati delle emozioni e pensieri della madre.
I futuri genitori sono dunque degli educatori del bambino prenatale, prima ancora di esserlo per il bambino e l’adolescente. Il pensiero positivo, la sensazione di benessere interiore, l’immaginazione creatrice dei genitori sono capaci di risvegliare, riattivare e dinamizzare il potenziale presente nel DNA del futuro bambino.
COS’È L’EDUCAZIONE PRENATALE
L’Educazione prenatale è un insieme di principi e regole che permettono ai futuri genitori di donare le migliori condizioni al proprio figlio per sviluppare armoniosamente tutto il suo potenziale, in termini di salute fisica, psichica e spirituale.
L’Educazione prenatale permette di preparare i genitori a svolgere al meglio il proprio ruolo,
creando così le condizioni che porteranno alla nascita di individui di pace, non aggressivi, con una forte capacità empatica e una disposizione d’animo propositiva e costruttiva. Questo tipo di educazione viene definita: Educazione a Essere.
L’Educazione prenatale promuove il diritto alla maternità consapevole, educa alla vita, e in
particolare alla promozione della salute, che è più importante della prevenzione e ancor più
importante della cura.
A COSA SERVE
Seguendo i principi dell’Educazione prenatale si sviluppa il potenziale positivo di ogni bambino, creando la base per un cambiamento radicale nell’umanità, grazie al forte impatto che ciò comporta sia nell'ambito familiare che sociale, in quanto la diffusa presenza di individui emotivamente e psichicamente capaci, promuove lo sviluppo armonico della famiglia e, quindi, della società e rende possibile una effettiva prevenzione e riduzione dei conflitti, sia sul piano intersoggettivo e sociale, che sul piano internazionale.
Per il bambino
È una forma di prevenzione fondamentale di tutti i malfunzionamenti psicofisici non geneticamente trasmessi, ed è capace di attenuare e ridimensionare questi ultimi là dove sono potenzialmente presenti.
Risveglia e stimola le potenzialità fisiche, affettive e mentali contenute nel capitale genetico
costituito per ereditarietà al momento della fecondazione.
Favorisce l’edificazione di un essere sano, equilibrato, stabile, aperto, creativo e proattivo.
Per i genitori
Permette all’uomo e alla donna di fare un percorso di crescita altamente formativo: grazie
all’esperienza di una genitorialità consapevole molti affermano di aver vissuto una vera e propria rinascita individuale.
Arricchisce la vita di coppia, che si consolida grazie a questa straordinaria avventura creatrice.
Favorisce un parto facile e una nascita felice.
Facilita la futura educazione del bambino e dell’adolescente, grazie ad un legame profondo e armonioso tra genitore e figlio costruito durante la fase della gestazione.
Per la società
Rinforza la famiglia, cellula base della collettività, la rende più stabile, più ricca e armoniosa.
Grazie all’Educazione prenatale si ottengono inoltre numerosi vantaggi anche da un punto di vista economico e sociale:
– salute: parti e nascite più facili, madri e figli in salute e più felici;
– sicurezza: i figli di genitori consapevoli hanno un approccio non aggressivo e nonviolento alla vita.
– armonia sociale: questi bambini avranno integrato nella loro struttura comportamentale la capacità di amare, di dialogare, di cooperare, di trovare soluzioni eque, creative e propositive ai conflitti che sorgono inevitabilmente nella vita familiare, professionale, sociale e internazionale.
CHI SONO I SUOI SOSTENITORI
Fin dai tempi antichi grandi filosofi, pedagoghi e illustri pensatori hanno sottolineato l’importanza che il periodo di gravidanza fosse vissuto correttamente e consapevolmente dalle donne e che lo Stato proteggesse e tutelasse questo diritto.
Platone insegnava che i giovani, nel periodo della procreazione e, in particolare, le donne incinte, non dovessero essere tutelate da esperienze immorali, disarmoniche e violente, poiché si sarebbero inscritte nel corpo e nella psiche dell’essere in formazione (Platone, Le leggi, Libro VI).
Nel secolo scorso fu il filosofo e pedagogo Omraam Mikhaël Aïvanhov, a riportare all’attenzione degli studiosi e del mondo civile questo fondamentale soggetto per il rinnovamento delle società e per la riduzione dei conflitti, a tutti i livelli. Grandi Maestri spirituali come Gandhi hanno più volte sottolineato l’importanza dell’Educazione prenatale.
CHI È L’EDUCATORE PRENATALE?
Le competenze dell’Educatore prenatale sono di particolare interesse per tutti gli operatori del settore impegnati nel sostegno e nella tutela della maternità, quali personale medico e paramedico, ostetriche, docenti, educatori, formatori, dirigenti e operatori dei servizi socio-educativi, in quanto tali competenze completano e ampliano significativamente le loro capacità professionali.
Poiché offre anche una formazione sul piano psico-sociale, le competenze dell’Educatore prenatale sono anche di supporto al lavoro di operatori sociosanitari, come psicologi, counselor, assistenti sociali, o persone che operano in OG e ONG attive in luoghi di conflitto, o dove vi è presenza di forte disagio sociale, e che hanno bisogno di sviluppare la necessaria sensibilità per questa tematica.
L’Educatore prenatale si pone inoltre come nuova figura professionale, le cui competenze
psicosociali gli permettono di essere di sostegno e supporto alle famiglie in attesa di un figlio, come anche di operare nei diversi settori sociali per la realizzazione di interventi volti al sostegno e alla tutela della maternità.
PAROLE CHIAVE
Educare a Essere – Diritto alla Maternità – Diritto alla Vita – Promozione della salute – Riduzione e prevenzione dei conflitti – Prevenzione delle disabilità emotive – Gravidanza consapevole – Sviluppo del potenziale di ogni bambino – Bambini felici – Benessere e armonia sociale – Costruzione della Pace
Carlo Belli
(Direttore responsabile)

Intervista a Davide Zoletto

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