Il rapporto tra le tecnologie, le forme di apprendimento e le modalità di organizzazione delle conoscenza, la riconfigurazione e il potenziamento degli ambienti di apprendimento, gli strumenti per stimolare la progettualità degli studenti, rappresentano l'oggetto della presente indagine che si rivolge a quanti, operando nei settori dell’educazione e della formazione, sono interessati a una riflessione profonda sulla relazione tra conoscenza, azione e tecnologie.
Queste relazioni modificano la concezione del mondo e gli artefatti tecnologici si collocano in modo “ambiguo” tra la persona e l’ambiente; in alcuni casi sono esterne alla persona, in altri sono quasi parte della persona, come a formare un corpo esteso.
La didattica e le tecnologie sono legate a doppio filo. Le tecnologie dell’educazione non sono un settore specialistico, ma un filo rosso che attraversa la didattica stessa. E questo da differenti prospettive. Le tecnologie e i media modificano modalità operative e culturali della società; influiscono sulle concettualizzazioni e sugli stili di studio e di conoscenza di studenti e adulti.
I processi di mediazione nella didattica prendono forma grazie agli artefatti tecnologici che a un tempo strutturano e sono strutturati dai processi didattici.
Le nuove tecnologie modificano e rivoluzionano la relazione tra formale informale.
Partendo da tali presupposti, la nostra indagine conoscitiva intende indagare vari versanti.
Il primo è quello del legame tra media, linguaggi, conoscenza e didattica.
La ricerca dovrà esplorare, con un approccio sia teorico, sia sperimentale, come la presenza dei media intervenga sulle strutture del pensiero e come le pratiche didattiche interagiscano con i dispositivi sottesi, analizzando il legame con la professionalità docente, da un lato, e con nuove modalità di apprendimento dall'altro.
Il secondo versante è relativo al ruolo degli artefatti tecnologici nella mediazione didattica.
Analizzerà l’impatto delle Tecnologie dell’Educazione nella progettazione, nell'insegnamento, nella documentazione e nella pratiche organizzative della scuola.
Lo spettro è molto ampio e non limitato alle nuove tecnologie; ampio spazio avranno, comunque, l’e-learning, il digitale in classe, il web 2.0, l'I.A.
Il terzo versante intende indagare l’ambito tradizionalmente indicato con il termine Media Education.
Esso riguarda l’integrazione dei media nel curricolo nella duplice dimensione dell’analisi critica e della produzione creativa e si allarga a comprendere i temi della cittadinanza digitale, dell’etica dei media, del consumo responsabile, nonché la declinazione del rapporto tra i media e il processo educativo/formativo nell'extra-scuola, nella prevenzione, nel lavoro sociale, nelle organizzazioni.
Per l’esplorazione dei tre versanti si darà voce non solo ad autori italiani, ma anche alcune significative produzioni della pubblicistica internazionale.
Inoltre, la ricerca sarà orientata all'esplorazione dei territori di confine tra differenti discipline. Non solo, quindi, la pedagogia e la didattica, ma anche il mondo delle neuroscienze, delle scienze cognitive e dell’ingegneria dell’informazione.
La rivoluzione digitale ha contribuito a trasformare il processo di insegnamento-apprendimento che, dalla classica trasmissione di conoscenze 'da uno a molti', è diventato uno scambio 'da molti a molti'.
La nascita di un’economia basata sulla conoscenza (Knowledge Society) e sull'apprendimento permanente (life long learning) ha dato vita ad un individuo libero di imparare ad autogestire la propria formazione in tutti gli ambiti del formale, non formale e informale.
Per lungo tempo la riproduzione della conoscenza è avvenuta tramite il processo passivo di trasmissione delle informazioni dal docente all'allievo, con il rischio che l’alterazione di tale rapporto potesse procurare un blocco e quindi una perdita di saperi. L’informazione può essere riprodotta ma la conoscenza, per essere interiorizzata, necessita di una mobilitazione cognitiva che coinvolga il soggetto.
La rivoluzione digitale ha cambiato radicalmente il processo di scambio delle informazioni e delle conoscenze. A. Calvani (1999) ha mostrato come la Rete e il computer amplificatore della comunicazione uomo-macchina abbiano contribuito allo sviluppo dei processi di collaborazione e cooperazione. Nel nuovo ʹambiente di rete e in Reteʹ troviamo comunicazioni orizzontali, una spinta crescente verso l’autoapprendimento e un incremento di forme ibride di apprendimento e lavoro.
Il concetto di rete comprende un ampio significato che si ricollega a quanto studiato dalla Social Network Analysis che vede la società come una «rete di relazioni» più o meno estese. Tale metodologia studia il modo in cui ogni attore sociale si relaziona con gli altri, ritenendo che questa interazione influenzi il comportamento di tutte le parti coinvolte.
Lo sviluppo delle Information and Communication Technologies e del Web 2.0 ha creato una versione avanzata delle reti sociali permettendo «una più efficace comunicazione e collaborazione sociale capace di generare fiducia anche all’interno di relazioni a legami deboli e soprattutto capace di creare una nuova conoscenza e innovazione» (Provasi, 2003).
M. Granovetter (1973) ha sostenuto la «forza dei legami deboli» - presenti nella Rete - data dalla combinazione di tempo, emozioni, fiducia e scambio di servizi. Egli ha mostrato la loro utilità nell’offrire maggiore accesso a informazioni e risorse esterne rispetto a quelle reperibili in una cerchia sociale fisicamente ristretta. Sebbene i legami deboli non offrano lo stesso supporto emotivo dei “legami forti” (amici, familiari, colleghi di lavoro) possono ampliare le relazioni e creare maggiori opportunità.
G. Trentin (2004) ha invitato a superare il concetto di Rete intesa come semplice strumento di trasmissione dei materiali didattici lasciando spazio ad una nuovo modello interpretativo: la Rete vista come «luogo dove dar vita a un processo di insegnamento-apprendimento connotato da un elevato livello di interattività fra tutti gli attori coinvolti». Egli sostiene l’uso educativo delle reti mediante la Computer Mediated Communication. Con ciò propone di passare da una «formazione e-learning» (realizzata in aule virtuali dove si sviluppa lo studio individuale e l’interazione a distanza), traslata poi in «formazione blended» (modalità di erogazione della didattica che prevede il supporto di una piattaforma tecnologica alla didattica tenuta in presenza), ad una «formazione mutuata» (processo di apprendimento collaborativo che si basa sulla condivisione di esperienze e conoscenze e sull’aiuto reciproco) con il rinforzo delle tecnologie di Rete.
In tal caso, l’apprendimento mutuato sarebbe composto da tre fasi peer learning:
- socializzazione del problema: si chiede aiuto ad altri per risolvere un problema;
- socializzazione delle migliori pratiche: se si ottiene un consiglio si apprende qualcosa di nuovo che entrerà a far parte del proprio bagaglio culturale;
- collaborazione nel problem solving: se nessuno ha un’idea su come risolvere il problema la si può cercare insieme in Rete.
Lo scenario delineato rientra nell’ampia visione di una ʹpedagogia di reteʹ che vede le potenzialità di un ʹarricchimento digitale integratoʹ di tempi e spazi dell’apprendimento in cui si incontra una rete di persone.
Riferimenti bibliografici
Calvani, A., Rotta, M. (1999), Comunicazione e apprendimento in Internet. Didattica costruttivistica in rete, Trento, Erickson.
Granovetter, M. (1973), The strength of weak ties. In: American Journal of Sociology, Vol 78, N. 6, pp. 1360-1380.
Provasi, R. (2003), Il sistema evoluto delle reti d'impresa: le reti oloniche, Working Paper elaborato nell'ambito del Dottorato di Ricerca in Economia Aziendale, Università di Pavia.
Trentin, G. (2004), Apprendimento in rete e condivisione delle conoscenze. Ruolo, dinamiche e tecnologie delle comunità professionali online, Milano, Franco Angeli.
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