Nella nuova configurazione che il servizio civile ha assunto con il passaggio da obbligatorio, alternativo al servizio militare di leva a volontario e con le novità, a livello nazionale e locale, che sono state introdotte dall'entrata in vigore del decreto legislativo 5 aprile 2002, n.77, emerge la necessità di un potenziamento del ruolo strategico della formazione generale e di una ridefinizione della funzione e dei contenuti della stessa.
La formazione generale dei volontari è un elemento strategico perché il nuovo servizio civile consolidi la propria identità ed è strumento necessario per :
- fornire ai giovani gli strumenti per vivere correttamente l'esperienza del servizio civile;
- sviluppare all'interno degli Enti la cultura del servizio civile;
- assicurare il carattere unitario, nazionale del servizio civile.
Al fine di raggiungere questi obiettivi è stato predisposto il seguente documento contenente le linee guida per la formazione generale, una sorta di principi che, pur non potendo prefigurarsi come sistema formativo completo, indicano un modello che tutti gli Enti dovranno impegnarsi a rispettare nella loro attività di formazione.
Le linee guida sono, inoltre, rivolte all'Ufficio nazionale per il servizio civile e alle Regioni, cui viene richiesto di adeguare la normativa di rispettiva competenza, e di adottare iniziative di formazione dei formatori.
Più specificamente, dette linee guida indicano i contenuti minimi necessari cui la formazione generale dovrà attenersi e danno indicazioni sulle metodologie didattiche, sul monitoraggio e sui requisiti del formatore.
I volontari sono obbligati a frequentare i corsi di formazione generale e specifica e non possono, durante lo svolgimento dei predetti corsi, avvalersi di permessi.
L'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile erogherà il rimborso previsto per la formazione generale solo per ogni volontario che avrà partecipato all'intero corso.
Le linee guida sulla formazione generale, vincolanti sia per i progetti che impiegano volontari in Italia, sia per quelli con sede di svolgimento all'estero, entreranno in vigore a partire dai progetti che saranno presentati nel 2006 e seguenti, con eccezione del paragrafo relativo al monitoraggio che, nei termini da precisare con successiva apposita circolare, sarà attuativo già per i progetti presentati dal 15 luglio al 15 settembre 2005 e che, quindi, partiranno nel 2006; è prevista una prima fase di sperimentazione delle linee guida della durata di un biennio, al termine della quale si potrà procedere, sulla base delle verifiche degli obiettivi che le stesse si prefiggono,alle necessarie valutazioni e correzioni qualitative.
1. La formazione generale
In questo paragrafo viene definita la traccia dei contenuti formativi di cui si deve necessariamente tener conto nella formazione generale al servizio civile; detta traccia trova corrispondenza in un allegato al presente documento, nel quale, in maniera schematica, vengono elencati i moduli formativi. Gli argomenti di detti moduli devono obbligatoriamente essere trattati nel corso di formazione generale in maniera paritaria ed esauriente ; accanto ai rispettivi titoli si forniscono agli enti indicazioni sulle tematiche da sviluppare.
La seguente traccia deve essere utilizzata come base formativa anche per la formazione generale relativa ai progetti di servizio civile che si svolgono all'estero; questa base comune sarà poi, necessariamente,in certi punti, approfondita o integrata con altre tematiche, secondo la peculiarità dei relativi progetti.
Il punto di partenza del percorso formativo del servizio civile non può che discendere dall'art. 1 della legge 64/01, che assegna come primi due obiettivi al servizio civile il "concorrere...alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari" e il "favorire la realizzazione dei principi costituzionali di solidarietà sociale." Come è da tempo ormai assunto nella giurisprudenza del nostro Paese, l'adempimento del "sacro dovere di difesa" si realizza anche attraverso "la prestazione di adeguati comportamenti di impegno sociale non armato". Tali comportamenti rientrano anche in quella "difesa civile" alla cui attuazione sono deputate diverse istituzioni. La difesa civile non armata e nonviolenta, infine, che si pone quale alternativa alla difesa militare, si riferisce anche a forme storiche di difesa popolare nonviolenta, realizzatesi in Italia e all'estero, e ha come indirizzo culturale e metodologico la prevenzione e la gestione nonviolenta dei conflitti e delle controversie internazionali.
Occorre pertanto che il percorso formativo prenda le mosse dalla Carta costituzionale , sia perché in essa è tratteggiata la fisionomia della "Patria" che chi sceglie il servizio civile si impegna a difendere , sia perché in essa hanno fondamento lo stesso servizio civile, con l'eredità ricevuta dall'obiezione di coscienza e gli obiettivi ad esso assegnati dal legislatore (artt.2, 3,4,5,9,11 e 52 Carta Costituzionale) Non sembrerà pertanto inutile insistere sul termine "Patria", così come viene definito dalla Costituzione e successivamente ampliato dalle sentenze della Corte Costituzionale, e che non rinvia solo al concetto di "confine nazionale", quanto piuttosto all'idea di una comunità di persone che vivono all'interno di tali confini. In questa accezione, pertanto, l'ambiente, il territorio, il patrimonio culturale, storico e artistico, sono parti costitutive della "Patria" e come tali vanno difese. La "Patria" è inoltre rappresentata dall'insieme delle istituzioni democratiche, dal loro ordinamento, nonché dai valori e dai principi costituzionali di solidarietà sociale.
La seconda tappa del percorso formativo è di ordine storico, su due distinti ma convergenti versanti. Da un lato, infatti, è utile ricostruire il percorso di idee, di esperienze e di "fatti" che hanno caratterizzato la storia dell'obiezione di coscienza e del servizio civile degli obiettori, ai quali si deve la maturazione in Italia della consapevolezza che la difesa della Patria non è compito delegato e assolto dalle sole Forze armate, ma che esistono e sono vitali per il Paese e per la sua stessa difesa anche "attività e mezzi non militari". Dall'altro lato, appare utile ripercorrere l'evoluzione della legislazione e della giurisprudenza costituzionale di questi ultimi anni, per comprendere le modalità con cui la maturazione ideale e concettuale prodotta nella società civile dall'obiezione di coscienza sia stata gradualmente fatta propria dallo Stato, in un percorso che ha rappresentato, attraverso leggi e sentenze , un approfondimento dei contenuti della stessa Carta costituzionale sui temi di nostro interesse.
In questo modo si soddisfa, con coerenza logica e didattica, la richiesta che il servizio civile nazionale non dimentichi l'eredità trasmessa dal servizio civile degli obiettori di coscienza, stabilendo che questa parte "storica" del percorso formativo del servizio civile non costituisce una concessione nostalgica agli enti che hanno avuto in passato esperienze di servizio civile alternativo, bensì rappresenta una componente essenziale da offrire ai volontari per capire gli aspetti più nobili e rilevanti dell'impegno assunto oggi con il servizio civile nazionale. Così facendo, inoltre, si metterà in evidenza come il servizio civile contribuisce alla costruzione della pace attraverso l'utilizzo di strumenti pacifici.
Il terzo passaggio del percorso formativo approfondirà i significati del termine "civile" che si accompagna al termine "servizio": che cos'ha di particolare, questo servizio, per poter essere definito "civile"? che cosa lo caratterizza? a quale realtà fa riferimento? Sono queste alcune delle domande che a questo punto il percorso formativo dovrà affrontare. La risposta ai quesiti porta ad esplorare il concetto di cittadinanza come modo di strutturare, codificando diritti e doveri, l'appartenenza ad una collettività che abita e interagisce su un dato territorio. Della cittadinanza è opportuno approfondire i principi, ma soprattutto le dimensioni pratiche, concrete, storiche, trattandosi di dimensione viva e vitale, e perciò soggetta a interpretazioni, limitazioni o estensioni. Altrettanto utile può essere ricostruire con i volontari le dimensioni collaterali, relative alle dinamiche delle interazioni sociali (es. inclusione/esclusione, centralità/marginalizzazione, etc.), per offrire ai giovani strumenti concettuali che li aiutino a leggersi nel contesto in cui vivono e operano e a leggere gli aspetti "strutturati" del contesto. Sarà molto importante sottolineare altresì il legame di interdipendenza esistente tra le problematiche locali e le dinamiche di dimensione globale e come il contributo di un progetto di servizio civile in Italia possa essere strettamente collegato ad un progetto all'estero e che anche in tal modo si costruisce la pace.
Occorre, infatti, tener conto del grado di conoscenza che i giovani possiedono sul sistema delle istituzioni cui è affidata la vita democratica del nostro Paese, ma anche il livello di benessere, la vivibilità, l'ordine, la sicurezza, il governo della quotidianità, la gestione dei servizi del contesto territoriale in cui il volontario abita e opera. E' necessario far riscoprire, se non scoprire, il significato, la funzione e il ruolo delle diverse istituzioni pubbliche (dalla Regione alla Provincia al Comune, senza dimenticare le ASL, le municipalizzate, i consorzi, le società di servizi, la Questura, la Prefettura, etc.), le relazioni tra queste e i cittadini, lo spazio dell'auto-organizzazione della società civile, come l'associazionismo e il volontariato, le relazioni tra questi mondi e le istituzioni, le dinamiche esistenti tra gli attori istituzionali e sociali, le logiche e le forme della partecipazione, etc.
Per questa via è possibile far crescere nei volontari il senso del servizio civile, inteso come anno di apprendistato alla cittadinanza, speso in un Ente affiancando un operatore locale di progetto, secondo le modalità e i principi definiti nella normativa di accreditamento degli enti e nella Carta etica, che qui è logico approfondire. In questa fase, vi è dunque l'opportunità di approfondire la "letteratura" normativa sul servizio civile nazionale, sui vari attori previsti dal sistema e sui contenuti della Carta etica, nonché sui ruoli e le funzioni attribuite ad ognuno dalla legge e dalle normative derivate, comprese quelle relative all'accreditamento, alla presentazione dei progetti, alla gestione dei volontari.
La penultima parte del percorso formativo riguarda l'Ente accreditato, partendo dalla constatazione che un Ente, per essere riconosciuto idoneo a proporre progetti di servizio civile, deve operare nel campo delle attività e dell'uso dei mezzi non militari che concorrono alla difesa della Patria. Il modulo, pertanto, evidenzierà quali sono gli aspetti fondamentali di questa "attività di difesa" condotta dall'Ente, come si realizzano, come sono vissuti dalle altre figure presenti nell'ente con le quali il volontario si incontra e lavora nel corso dell'anno di servizio civile.
A partire da questo punto sarà utile una presentazione della storia, delle modalità operative, delle specificità dell'ente che ha proposto al giovane il progetto di servizio civile, il suo radicamento nel territorio, il suo ruolo "civile" nei confronti della comunità locale, le relazioni stabilite con altri soggetti attivi sul medesimo territorio, gli utenti finali delle attività, il significato e gli obiettivi "civili" del progetto.
La tappa finale del percorso formativo riguarda più da vicino il volontario in servizio civile, il suo ruolo, la sua funzione, i diritti e i doveri, ma soprattutto le modalità di crescita nel campo dell'esercizio della cittadinanza e della partecipazione responsabile. Occorrerà presentargli le modalità, i luoghi e i tempi attraverso i quali può rendersi partecipe, può attivarsi, essere protagonista e propositivo, nel contesto in cui svolge il servizio; accompagnarlo nell'elaborare la sua esperienza, nel raccontarla per renderla fruibile agli altri, nel valutarla, correggerla, e farla infine apprezzare nella comunità in cui opera, tra i suoi coetanei e nei confronti dei mondi "larghi" che siamo abituati a pensare come "opinione pubblica"; offrendogli strumenti semplici ma efficaci di valorizzazione della sua esperienza, sia dentro che fuori dell'ente in cui opera.
2. Metodologia
La formazione generale, che, ai sensi dell'art.11 del D. Lgs.vo 77/02 deve avere una durata minima di 30 ore, può essere erogata con l'utilizzo di tre metodologie:
1. la lezione frontale: i/le formatori/formatrici possono avvalersi di esperti della materia trattata. Gli enti devono indicare tale possibilità alla voce "Modalità di attuazione" delle schede progetto; i nominativi degli esperti saranno indicati nei registri della formazione di cui al paragrafo 3), a cui verranno allegati i curriculum vitae che gli enti si impegnano a rendere disponibili per ogni richiesta dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile;
2. le dinamiche non formali: la situazione formativa che fa riferimento alle dinamiche di un gruppo (ed alla sua evoluzione sul piano della autoregolazione della struttura e degli obiettivi) è essenzialmente legata a risultati di facilitazione a che i volontari riescano a percepire e ad utilizzare le risorse interne al gruppo, costituite da ciò che ciascuno, come individuo e come parte di una comunità, porta come sua esperienza, come suo patrimonio culturale, e dalle risorse che l'Ente mette a disposizione dei partecipanti in diversi modi e sotto diversi aspetti.
Le tecniche all'uopo utilizzate comprendono, in maniera ampia, la sinottica e il metodo dei casi, il T-group e l'esercitazione, i giochi di ruolo e l'outdoor training, e, nel complesso, sia le tecniche di apprendimento che i tipi di esperienze riconducibili alla formazione alle relazioni in gruppo e di gruppo.
3. formazione a distanza: prevede l'utilizzo di un sistema software (una "piattaforma") che permetta di gestire a distanza vari corsi di formazione, ognuno dei quali è seguito da una o più classi, monitorati da appositi tutor.
Ogni piattaforma deve consentire di fruire dei contenuti in maniera flessibile e adattabile al singolo utente, in particolare seguendo il corso anche off-line (cioè senza essere connessi alla rete Internet, con notevole risparmio di costi).
La formazione a distanza dovrà prevedere test di auto-valutazione del grado di apprendimento raggiunto, che traccino (registrando e monitorando on-line o off-line) le attività dell'utente.
La piattaforma dovrà normalmente fornire alcuni servizi standard: monitoraggio dell'interazione, strumenti di comunicazione intergruppo, pubblicazione dei dati.
I programmi di formazione generale, nell'ambito delle tre possibili modalità sopra indicate, dovranno prevedere il ricorso alla lezione frontale per non meno del 50% del monte ore complessivo destinato alla formazione generale e, comunque, per i moduli formativi di cui ai punti 3), 4) ed 8) dell'allegato al presente documento, nonché il ricorso alle dinamiche non formali per non meno del 20% del predetto monte ore.
Sia per le lezioni frontali che per i moduli tenuti con dinamiche non formali, le aule non possono superare le 25 unità.
L'Ufficio nazionale può predisporre per alcuni dei contenuti indicati al paragrafo 1) adeguato materiale didattico e dispense (sulla falsariga di quanto già fatto per la formazione degli OLP) che gli enti devono adottare come base comune, pur potendolo poi autonomamente integrare e arricchire.
3. Monitoraggio
L'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile ha il compito di effettuare il monitoraggio sull'andamento generale della formazione erogata ai volontari di servizio civile.
Il monitoraggio, diretto non solo a verificare che l'attività di formazione espletata sia conforme a quanto richiesto dalla normativa e dalle linee guida, ma anche a migliorare la qualità del sistema della formazione, avviene attraverso:
a) la verifica da parte dell'Ufficio nazionale della certificazione della formazione generale svolta, da trasmettere, entro cinque mesi dall'inizio del progetto, a cura del legale rappresentante dell'ente o del responsabile del servizio civile nazionale. Tale certificazione dovrà contenere, tra l'altro, l'elenco nominativo dei volontari formati e tutti gli elementi necessari al pagamento del contributo per la formazione;
b) la predisposizione e tenuta da parte degli enti di registri della formazione, che dovranno contenere ulteriori elementi sulla formazione svolta, compresa quella specifica, e che dovranno essere tenuti a disposizione dell'Ufficio nazionale;
c) la raccolta e la valutazione, da parte dell'Ufficio nazionale, di informazioni risultanti dal monitoraggio interno cui gli enti sono tenuti ai sensi della circolare 8 aprile 2004 e successive modifiche, concernente "Progetti di servizio civile nazionale e procedure di selezione dei volontari", e che è incentrato sull'andamento e la verifica del percorso formativo predisposto, sulla valutazione periodica dell'apprendimento di nuove conoscenze e competenze, nonché sulla crescita individuale dei volontari;
d) verifiche sul campo dei corsi di formazione , da parte dell'Ufficio nazionale che potrà, eventualmente, delegare tale compito alle Regioni. Tali verifiche potranno prevedere la presenza ai corsi organizzati dagli enti di servizio civile di personale dell'Ufficio nazionale e delle Regioni, o di consulenti appositamente incaricati.
Con successiva circolare l'Ufficio nazionale definirà i modelli per la certificazione e per i registri della formazione, di cui ai punti a) e b), e fornirà le istruzioni per la loro compilazione; le disposizioni della circolare si applicheranno a partire dai progetti che saranno avviati nel 2006.
L'inosservanza dell'obbligo di assicurare ai volontari la formazione, nel limite minimo previsto dalla normativa vigente e con i contenuti e le modalità indicate dalle presenti linee guida, è sanzionato, come stabilito dalla circolare 8 settembre 2005 in materia di doveri degli enti di servizio civile nazionale, con l'interdizione temporanea della durata di un anno a presentare altri progetti e, in caso di particolare gravità o recidiva, con la cancellazione dall'albo degli enti di servizio civile.
4. I formatori
Sono formatori accreditabili per l'erogazione della formazione generale i dipendenti dell'ente di servizio civile, o altro personale volontario o a contratto, in possesso di titolo di studio di istruzione superiore, con esperienza professionale in ambito formativo di almeno tre anni, e che abbiano esperienza specifica, almeno annuale, di formazione al servizio civile; quest'ultimo requisito può essere sostituito dalla frequenza di un corso organizzato dall'Ufficio nazionale o dalle Regioni.
Ove la circolare sull'accreditamento lo consenta, gli enti di servizio civile possono acquisire la formazione dalle Regioni e Province autonome, che possono avvalersi, a tal fine, di enti dotati di specifiche professionalità, purché i formatori siano in possesso dei medesimi requisiti previsti nel primo capoverso del presente paragrafo.
I formatori sono tenuti a partecipare, almeno ogni due anni, a corsi di aggiornamento organizzati dall'Ufficio nazionale o dalle Regioni.
Il personale utilizzato per la formazione specifica dagli enti di servizio civile deve avere competenze professionali e formative adeguate al trattamento della materia a lui affidata. Nella scheda progetto, l'ente di servizio civile deve indicare chiaramente quale modulo verrà trattato dal singolo formatore per permettere all'Ufficio nazionale o alle Regioni di verificare l'effettiva competenza del formatore indicato.
IL PATTO FORMATIVO
- Introduzione e presentazione del corso di formazione: significati del Servizio Civile Nazionale.
- Il Patto formativo
- Obiettivi formativi e arricchimento professionale.
LA REALIZZAZIONE DEI PRINCIPI COSTITUZIONALI DI SOLIDARIETA’ SOCIALE.
- Il dovere di difesa della Patria e la difesa civile non armata e non violenta.
- La Protezione Civile.
- La solidarietà e le forme di cittadinanza responsabile.
Attività esperienziali. Lavori di gruppo. Dibattito. Verifica della giornata.
STORIA E SIGNIFICATI DEL SERVIZIO CIVILE
- confronto sul significato, evoluzione e sviluppo del SCN;
- fondamenti legislativi e giurisprudenziali del SCN.
- La carta d’impegno etico.
Attività esperienziali. Lavori di gruppo. Dibattito. Verifica della giornata.
COMPETENZE NELLE DINAMICHE DI GRUPPO E GESTIONE DEL CONFLITTO
- il team-working;
- Il lavoro per progetti.
- La gestione del conflitto.
Attività esperienziali. Lavori di gruppo. Dibattito. Verifica della giornata.
RAPPORTO ENTE PUBBLICO, ENTE ACCREDITATO E TERRITORIO
- Sinergie e possibilità di collaborazione e sviluppo tra gli stakeholders;
- ruoli e funzioni dei soggetti costituzionalmente coinvolti nella realizzazione della solidarietà sociale.
- L’ attività di difesa condotta dall’ente accreditato;
- contestualizzazione regionale: patrimonio culturale; ambiente; protezione Civile; servizi Sociali; cultura della legalità; realtà giovanile.
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