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sabato 23 marzo 2019

Relazione con il cliente, l’importanza della finanza comportamentale

La consulenza finanziaria deve sapersi discostare dai modelli tradizionali per offrire al cliente un servizio innovativo che tenga conto dei bias comportamentali tipici delle sue scelte d’investimento. Un modello che vada oltre la teoria dei mercati efficienti e che sia in grado di interpretare l’irrazionalità che sta alla base delle scelte di un essere umano. E’ qui che entra in gioco la Finanza Comportamentale, la disciplina che si dedica alla comprensione delle decisioni economiche dell’uomo, evidenziando un notevole divario tra il contesto teorico razionale e l’agire reale. 
 
Il consulente finanziario nel suo lavoro ha la necessità di sapersi relazionare con il cliente e creare con lui un buon rapporto di fiducia. Deve essere in grado di implementare strategie di gestione degli stessi ed efficaci tecniche di relazione; queste devono sapersi evolvere dai classici approcci commerciali, con la funzione di prevenire i bias comportamentali che caratterizzano le scelte del cliente. Il consulente deve saper proporre un modello di controllo del rischio che risponda a una visione asimmetrica dello stesso e al tempo stesso risulti  innovativo, fortemente personalizzabile, matematico (definendo un max drawdown a prescindere dall’andamento dei mercati) e facilmente condivisibile con il cliente stesso. E, last but not  least, sia in grado di proteggerlo a 360 gradi.
 
La psicologia del cliente si intreccia con la paura di perdere il proprio capitale investito e con la derivante propensione dello stesso a seguire strategie conosciute che si sono rivelate già vincenti in passato; ma una gestione strategica che miri a essere pienamente efficiente non può guardare solamente a ciò che è stato. Bisogna pensare anche a ciò che è e ciò che potrebbe essere.
Le strategie passate si sono sempre affidate alla Teoria dei Mercati Efficienti. Tale teoria sostiene che le variazioni di prezzo sono serialmente indipendenti prive di autocorrelazioni e identicamente distribuite nel tempo. Non si tiene però conto che gli investitori sono tutt’altro che razionali nelle loro scelte, adottano regole decisionali poco sofisticate (Euristiche) che conducono a deviazioni sistematiche (Bias).
Tutto ciò implica una sostanziale staticità sui portafogli, senza alcun intervento radicale anche nel lungo termine. Purtroppo, specialmente negli ultimi tre anni, la maggior parte di questi modelli accademici hanno fallito, soprattutto dal punto di vista comportamentale. Crediamo, in sostanza, che non siano adatti alle reali esigenze dell’essere umano. 
 
Qui entra in gioco la Finanza Comportamentale, che si dedica alla comprensione delle decisioni economiche dell’uomo, evidenziando un notevole divario tra il contesto teorico razionale e l’agire reale. La quotidianità è condizionata da emotività e aspetti cognitivi.  
La Finanza Comportamentale sostiene l’esistenza di una relazione tra psicologia umana e determinazione dei prezzi del mercato mobiliare. Anziché focalizzarsi su ciò che dovrebbe accadere sul mercato, come l’analisi fondamentale, sarebbe meglio concentrarsi su ciò che sta accadendo nel mercato.
 
La finanza comportamentale, così come l’economia comportamentale, applica la ricerca scientifica nell’ambito della psicologia cognitiva alla comprensione delle decisioni finanziarie e come queste si riflettano nei prezzi di mercato e nell’allocazione delle risorse. La finanza comportamentale si interessa della razionalità, o meglio della sua mancanza, da parte delle persone nelle loro scelte d’investimento. 
A cura di Eugenio De Vito e Luca Mercogliano, pubblicato su www.professionefinanza.com
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