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domenica 28 dicembre 2014

Pedagogista e Educatore

fonte: http://www.portaleapei.net
Pedagogista
Il Pedagogista opera professionalmente nei seguenti ambiti: scolastico, sociale, del welfare, ambientale, culturale, motorio, della salute, del lavoro, giudiziario, dello sviluppo delle comunità locali, della cooperazione internazionale. Il Pedagogista si occupa di progettazione, programmazione, organizzazione, coordinamento, gestione, monitoraggio, valutazione, consulenza, supervisione e della qualità pedagogica dei servizi e dei sistemi pubblici e privati di educazione e formazione. Si occupa inoltre di azioni pedagogiche rivolte a singoli soggetti.

Il Pedagogista, svolge le seguenti attività pedagogiche:

a) progetta, realizza e valuta interventi e trattamenti educativi e formativi diretti alla persona in diversi ambiti  e servizi;
b) effettua la ricognizione, rilevazione, analisi, interpretazione e valutazione funzionale di tipo pedagogico e collabora, per quanto di sua competenza, al lavoro delle équipe plurispecialistiche;
c) progetta, programma, coordina, gestisce e valuta piani di formazione permanente.
d) progetta, gestisce, coordina e valuta servizi e sistemi di formazione professionale e manageriale;
e) realizza interventi di orientamento pedagogico e di lifelong guidance oltre che di consulenza, bilancio di competenze e inserimento lavorativo;
f) coopera alla definizione delle politiche formative;
g) offre consulenza per la pianificazione e gestione di servizi di rete nel territorio; 
h) offre consulenza per l’attuazione dei sistemi integrati per la gestione e la valorizzazione delle risorse umane e lo sviluppo di competenze;
i) coordina servizi educativi e formativi territoriali. 

Il Pedagogista opera, anche in regime libero professionale all’interno dei seguenti servizi educativi e formativi, pubblici e privati:a) servizi educativi di accompagnamento alla crescita e all’autorealizzazione di individui e  gruppi:

b) servizi educativi alla prima infanzia; 
c) servizi educativi per la tutela, la prevenzione del disagio e la promozione del benessere per gli adolescenti;
d) servizi di Consulenza Tecnica d’Ufficio in particolare nell’ambito familiare; 
e) servizi educativi scolastici ed extrascolastici per l’inclusione e la prevenzione del disagio in contesti socio-territoriali svantaggiati;
f) servizi per anziani e servizi geriatrici;
g) servizi educativi di promozione al benessere e alla salute;
h) servizi di educazione formale e non formale per gli adulti;
i) servizi educativi ludici, artistico/espressivi motori e del tempo libero dalla prima infanzia all’età adulta;
j) servizi educativi rivolti alla tutela, prevenzione del disagio e inclusione sociale con gruppi svantaggiati e minoranze;
k) servizi per la socializzazione di gruppi, comunità sociali, culturali e territoriali;
l) servizi di educazione ambientale e ai beni culturali per la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio;
m) servizi educativi per le tecnologie informative, comunicative, multimediali;
n) servizi educativi nei contesti lavorativi e in particolare nella formazione, collocamento e inserimento lavorativo, consulenza, orientamento e bilancio di competenze;
o) servizi di rieducazione e di risocializzazione volte al recupero e al reinserimento dei soggetti detenuti nella vita sociale;
p) servizi educativi allo sviluppo umano locale nelle comunità territoriali e alla cooperazione internazionale; 
q) servizi educativi per le pari opportunità;
r) servizi educativi per la genitorialità;
s) servizi per l’aggiornamento e la formazione iniziale di educatori e pedagogisti.

Le attività del Pedagogista sono svolte anche in regime libero professionale, all’interno delle seguenti organizzazioni e sistemi pubblici, privati, accreditati e non:

a) Istituzioni scolastiche del sistema dell’istruzione e formazione 
b) Istituzioni e organizzazioni sociali dei sistemi del welfare
c) Associazioni, centri e strutture del sistema dei beni ambientali e culturali
d) Associazioni e centri di servizi motori, sportivi, ludici e del tempo libero
e) Associazioni e agenzie del sistema produttivo e del mondo del lavoro
f) Associazioni e strutture giudiziarie del sistema penitenziario
g) Associazioni e agenzie di sviluppo locale del sistema della cooperazione internazionale 
h) Consultori e CAPS (Centri di Aiuto Psico-sociale)
i) Enti pubblici
j) Centri territoriali per l’educazione permanente (CTP, CPIA)
k) Enti di Formazione e Consorzi di Formazione
l) Aziendem) Società di Consulenza
n) Agenzie formative accreditate e non
o) Ordini professionali
Educatore
L’educatore opera professionalmente nei seguenti ambiti: scolastico, sociale, del welfare, ambientale, culturale, motorio, della salute, del lavoro, giudiziario, dello sviluppo delle comunità locali, della cooperazione internazionale. 

DI COSA SI OCCUPA?

L’Educatore si occupa di programmazione, attuazione, gestione, valutazione delle azioni educative e formative dei servizi e dei sistemi pubblici e privati di educazione e formazione. Concorre, inoltre, alla progettazione dei suddetti servizi e sistemi. Si occupa anche di azioni educative rivolte a singoli soggetti.

L'Educatore, svolge le seguenti attività educative e formative:

a) programma, realizza e valuta interventi e trattamenti educativi e formativi diretti alla persona in diversi ambiti e servizi;
b) accompagna e facilita i processi di apprendimento in contesti di educazione permanente;
c) accompagna e facilita i processi di apprendimento in contesti di formazione professionale;
d) accompagna e facilita interventi di inserimento lavorativo;
e) coopera alla definizione delle politiche formative;
f) collabora alla pianificazione e gestione di servizi di rete nel territorio; 
g) collabora all’attuazione dei sistemi integrati per la gestione e la valorizzazione delle risorse umane e lo sviluppo di competenze.

L’educatore opera, anche in regime libero professionale, all’interno dei seguenti servizi educativi, pubblici e privati:

a) servizi educativi di accompagnamento alla crescita e all’autorealizzazione di individui e gruppi;
b) servizi educativi alla prima infanzia; 
c) servizi educativi per la tutela, la prevenzione del disagio e la promozione del benessere per gli adolescenti;
d) servizi di Consulenza Tecnica d’Ufficio in particolare nell’ambito familiare;
e) servizi educativi scolastici ed extrascolastici per l’inclusione e la prevenzione del disagio in contesti socio-territoriali svantaggiati;
f) servizi per anziani e servizi geriatrici;
g) servizi educativi di promozione al benessere e alla salute;
h) servizi di educazione formale e non formale per gli adulti;
i) servizi educativi ludici, artistico/espressivi, motori e del tempo libero dalla prima infanzia all’età adulta;
j) servizi educativi rivolti alla tutela, prevenzione del disagio e inclusione sociale con gruppi svantaggiati e minoranze;
k) servizi per la socializzazione di gruppi, comunità sociali, culturali e territoriali;
l) servizi di educazione ambientale e ai beni culturali per la conoscenza, la salvaguardia e la 
valorizzazione del patrimonio;
m) servizi educativi per le tecnologie informative, comunicative, multimediali;
n) servizi educativi nei contesti lavorativi;
o) servizi di rieducazione e di ri-socializzazione volte al recupero e al reinserimento dei soggetti detenuti nella vita sociale;
p) servizi educativi nelle comunità territoriali per lo sviluppo locale anche in contesti di cooperazione internazionale;
q) servizi educativi per le pari opportunità;
r) servizi educativi per la genitorialità;
s) servizi per la formazione continua degli educatori.

Le attività dell’Educatore sono svolte anche in regime libero professionale, all’interno delle seguenti organizzazioni e sistemi pubblici, privati, accreditati e non:

a) Istituzioni scolastiche del sistema dell’istruzione e formazione 
b) Istituzioni e organizzazioni sociali dei sistemi del welfare
c) Associazioni, centri e strutture del sistema dei beni ambientali e culturali
d) Associazioni e centri di servizi motori, sportivi, ludici e del tempo libero
e) Associazioni e agenzie del sistema produttivo e del mondo del lavoro
f) Associazioni e strutture giudiziarie del sistema penitenziario
g) Associazioni e agenzie di sviluppo locale del sistema della cooperazione internazionale 
h) Consultori e CAPS (Centri di Aiuto Psico-sociale)
i) Enti pubblici
j) Centri territoriali per l’educazione permanente (CTP, CPIA)
k) Enti di Formazione e Consorzi di Formazione
l) Aziende
m) Società di Consulenza

lunedì 15 settembre 2014

maurospezzi.blog : DSA

maurospezzi.blog : DSA: DISTURBO  SPECIFICO DELLA LETTURA: IPOTESI CAUSALI   LA TEORIA MAGNOCELLULARE L’ipotesi Magnocellulare ammette l’esistenz...

Il Pedagogista e la Mediazione culturale


Secondo Wikipedia, il mediatore culturale è un agente bilingue che media tra partecipanti monolingue ad una conversazione appartenenti a due comunità linguistiche differenti. Il suo compito è quello di facilitare la comprensione. È informato su entrambe le culture, sia quella dei nativi sia quella del ricercatore anche se è più vicino ad una delle due.
Il mediatore è identificato dall'osservatore, e lo aiuta nella ricerca, o facendo parte del gruppo di interesse o intrattenendo relazioni con i membri della società in esame. Nel suo aiuto al ricercatore, egli ha un ruolo molto delicato, quello di rassicurare sulle intenzioni dell'osservatore quando lo presenterà ai guardiani, cioè coloro che proteggono il gruppo da occhi indiscreti e che giustamente vogliono informazioni sul suo scopo.
L'importanza del ruolo del mediatore implica una scelta accurata e non frettolosa della persona che lo interpreterà, anche perché il buon esito della ricerca è anche nelle sue mani.
Dal punto di vista dell'intervento sociale quella del mediatore culturale è una figura professionale che ha il compito di facilitare l’inserimento dei cittadini stranieri nel contesto sociale del paese di accoglienza, esercitando la funzione di tramite tra i bisogni dei migranti e le risposte offerte dai servizi pubblici.
La definizione di mediatore interculturale, ripresa ancora da Demetrio, può allora così riassumersi: "per mediatore interculturale intendiamo l’insegnante che, con consapevolezza, si interroga e si attrezza per favorire non tanto la transizione da una cultura all’altra quanto la sintesi - dove è possibile - tra culture, allo scopo di creare momenti pedagogici capaci di andare oltre le reciproche differenze".
Da www.informagiovani.info  - Il Mediatore culturale è un operatore che facilita gli immigrati e i membri delle minoranze etniche ad eccedere ai servizi pubblici. Di solito è lui stesso un immigrato o una persona che ha un’esperienza di vita plurietnica.
Il Mediatore culturale è una figura nuova, ancora poco conosciuta, ma sicuramente molto apprezzata, richiesta soprattutto in quei contesti, come le istituzioni educative (scuole, associazioni), quelle sanitarie ospedali, servizi sociali), giudiziarie (carceri, tribunali) e amministrative (comuni, province), dove è avvertita con maggiore urgenza la necessità di mediare tra culture diverse. Questa figura favorisce quindi il positivo inserimento degli immigrati nella società e mira alla realizzazione delle pari opportunità dei cittadini stranieri nei vari ambiti sociali.
Compito principale del Mediatore culturale è quello di offrire consulenza ai singoli utenti, alle famiglie e alle associazioni di immigrati, per aiutarli a muoversi autonomamente nella nuova realtà di vita e di lavoro. Il primo livello d’intervento è quello della mediazione linguistica, operando come interprete al momento dell’accoglienza nel nostro Paese, traducendo documenti, comunicazioni e avvisi, oppure elaborando materiali di presentazione dei servizi in lingue diverse dall’italiano.
Il secondo livello è quello della mediazione culturale: conoscendo la cultura degli immigrati, questa figura può interpretarne i bisogni, fornendo risposte efficaci che permettano ai soggetti di comprendere la cultura, gli usi e i costumi italiani e le opportunità offerte dai diversi servizi pubblici presenti sul territorio, aiutando parallelamente le istituzioni ad avvicinarsi a loro. Gli immigrati potranno utilizzare le informazioni ricevute per ricercare una casa e un lavoro e per conoscere le modalità di accesso ai servizi sociali, sanitari, e così via. Il Mediatore culturale può inoltre: affiancare l’équipe socio-sanitaria nella definizione di terapie e procedure sanitarie compatibili con la cultura di provenienza dell’utente; supportare l’attività di assistenza ad avvocati, difensori d’ufficio e magistrati; valorizzare nelle scuole le differenti culture, di cui sono portatori i bambini appartenenti alle minoranze etniche. Può inoltre svolgere attività di formazione del personale italiano in servizio, che interagisce con gli stranieri.
Competenze

Il Mediatore culturale deve avere un’ottima conoscenza della lingua italiana e sapere perfettamente almeno una delle lingue parlate dai gruppi etnici maggiormente rappresentati nel territorio in cui opera (arabo, cinese, ROM, ecc.). Deve anche conoscere usi, consuetudini e religione dei cittadini con i quali entra in contatto. Per poter ricoprire adeguatamente il ruolo, è necessaria un’esperienza di vita vissuta a cavallo fra due culture, come ad esempio una migrazione, un matrimonio misto o una permanenza pluriennale in un Paese da cui provengono i flussi migratori. Il Mediatore culturale molto spesso è uno straniero, che si è formato nel Paese d’accoglienza, specializzandosi in uno dei settori che prevedono questo nuovo profilo, sia esso educativo, sanitario, giuridico o amministrativo. Sul piano umano, egli deve inoltre possedere un’ottima capacità di relazionarsi con gli altri, buone doti comunicative, capacità di gestione e di risoluzione dei conflitti.

La formazione indispensabile resta comunque quella sul campo: aver condiviso determinate situazioni di disagio ed avere una cultura affine sono elementi essenziali per la creazione di un rapporto di fiducia.
Deve avere una buona cultura di base, approfondendo materie quali:
- antropologia culturale;
– sociologia;
– psicologia;
– conoscenza del fenomeno migratorio e della multiculturalità;

Inoltre il mediatore deve possedere un’ottima capacità di relazionarsi con gli altri e in particolare:
- buone doti comunicative;
– capacità di gestione e di risoluzione di conflitti;
– disponibilità e capacità di lavorare in équipe;
– conoscenza e utilizzo delle tecniche del colloquio individuale e di gruppo, dell’accoglienza, dell’ascolto attivo, della comunicazione e dell’interpretariato.

La formazione indispensabile resta comunque quella sul campo. L’aver condiviso determinate situazioni di disagio e di emergenza, avere una cultura affine è essenziale per creare un rapporto di fiducia che spesso è determinato dall’appartenenza allo stesso gruppo culturale.

Formazione

In alcune Regioni sono stati istituiti corsi di laurea ad hoc e corsi di formazione di II livello, generalmente post-diploma, che rilasciano la qualifica di Mediatore culturale.

Carriera

Si perviene a questa carica intorno ai 40-45 anni, dopo aver maturato esperienze significative nella medesima azienda o in aziende diverse, nel ruolo ad esempio di Responsabile del marketing operativo.

Situazione di Lavoro

Molto spesso donna, il Mediatore culturale lavora prevalentemente con contratti di collaborazione come libero professionista o nell’ambito di cooperative sociali, svolgendo incarichi per conto della pubblica amministrazione, soprattutto negli uffici stranieri della Pubblica Sicurezza, oppure nel servizio di prima accoglienza di scuole, ospedali, carceri e tribunali.

La recente introduzione di questa figura nel nostro Paese e l’ampiezza dei campi d’intervento non permettono un’indicazione, anche di massima, dei livelli retributivi.

Tendenze Occupazionali

In Italia il fenomeno migratorio ha assunto ormai un carattere strutturale. Nonostante ciò, l’utilizzo dei Mediatori culturali è stato finora piuttosto episodico, disorganizzato e limitato al centro-nord, benché il loro impiego si renda necessario in tutto il territorio nazionale.

È facile pertanto ipotizzare che si tratti di una figura che avrà buone possibilità occupazionali, come già è avvenuto in altri Paesi Europei.

Figure Professionali Prossime

L’Interprete linguistico, l’Operatore di strada e l’Operatore dell’informazione nei servizi sociali sono le figure professionali che più si avvicinano a quella del Mediatore.


Secondo Emergency i principali compiti e responsabilità del mediatore culturale sono:
  1. accoglienza ai pazienti e/o agli utenti dei servizi socio-sanitari;
  2. mediazione linguistica e culturale nella compilazione della cartella clinica;
  3. mediazione linguistica e culturale prima e durante la visita medica;
  4. concorda con il medico (se presente) e l'infermiere la presentazione dell'iter terapeutico ed eventuali attività di educazione igienico-sanitaria;
  5. accompagnamento dei pazienti che richiedono trattamento in struttura ospedaliera (SSN) e facilitazione delle procedure di ammissione ed eventuale ricovero;
  6. attività di orientamento socio-sanitario: creazione di percorsi individuali che mirano alla integrazione nel territorio, consulenza sulle norme e i diritti relativi alla tutela della salute o al soggiorno, collaborazione con i servizi territoriali pubblici e del privato sociale (anagrafe sanitaria, anagrafe comunale, servizi dedicati alle persone migranti, questure, prefetture...);
  7. corretto utilizzo del sistema gestionale informatizzato (raccolta dati clinici dei pazienti ed elaborazioni statistiche) al corretto uso del quale è rivolta una specifica attività formativa;
  8. se necessario, contribuisce alla gestione di alcuni aspetti amministrativi o logistici del progetto (cash-flow, budget control, acquisti, trasporti...);
  9. su richiesta del Coordinatore, partecipa a sopralluoghi di valutazione in altri siti di possibile intervento.           http://www.emergency.it/lavoracon/mediatore-culturale.html

PERCHE' RIVOLGERSI AL PEDAGOGISTA? Attività proposte dallo Studio D'Auria















STUDIO DI CONSULENZA  E PROGETTAZIONE 
SOCIO PEDAGOGICA 

Le attività dello Studio della dott.ssa Giuseppina D’Auria: 


· Recupero scolastico a seguito di DSA (disturbi specifici dell'apprendimento, problematiche psico-fisico-relazionali, bullismo). 

Consulenza, sostegno e supporto nelle difficoltà di apprendimento, BES, attività di tutoring, mentoring e orientamento scolastico.

Intervento pedagogico specialistico e qualificato con bambini e ragazzi interessati da problematiche di autismo.

. Metodologie, tecniche di valutazione e progettazione pedagogica. 


· Consulenze socio pedagogiche ad Enti pubblici o privati. 


· Elaborazione di progetti su bandi pubblici. 


· Consulenze e colloqui di coppia, con la famiglia (supporto tecnico nel complesso lavoro educativo). 


· Relazioni peritali scritte d'Ufficio o di Parte; Certificazioni rilasciate per fini privati. 


· Supervisioni ed interventi individuali o di gruppo.  Incontri di formazione e aggiornamento.


· Sostegno scolastico pomeridiano rivolto a bambini di scuola primaria e ragazzi di scuola secondari di primo e secondo grado. 


· Guida alla compilazione del curriculum, orientamento formativo e lavorativo (bilancio delle competenze). 


· Test, Questionari, Ricerche bibliografiche ed Elaborazioni per Tesi di Laurea


· Mediazione culturale.


NaturalMente&Corpo: L'ALTRO COME PROSSIMO: DALLA RELAZIONE-LEGAME ALLA...

NaturalMente&Corpo: L'ALTRO COME PROSSIMO: DALLA RELAZIONE-LEGAME ALLA...: Le figure dell'Alterità come limite, concorrente, origine e destino si concretizzano all'interno di uno scenario che è la relazione...

martedì 9 settembre 2014

(FORMAZIONE ALL’) ORIENTAMENTO: RIFLESSIONI

di Giuseppina D’Auria
gdauria@hotmail.com     

Svolgere una professione, o gestire un ruolo sociale e immateriale, è un lavoro. Il concetto di lavoro è associato a quello di fatica, sforzo, energia che viene spesa e deve essere reintegrata attraverso una qualche forma di compenso. Ma esso è legato, anche, all'idea di competenza, cioè di capacità prestazionale finalizzata. Le scienze umane si sono, da sempre, molto occupate del lavoro materiale e hanno, invece, investito poco nello studio del lavoro immateriale. Da una parte, il lavoro immateriale creativo, intellettuale ed espressivo (l'arte in genere) è sempre stato visto più come hobby, in quanto poco associato alla fatica fisica, che come lavoro; dall'altra, il lavoro sociale è stato considerato più una missione che un lavoro, a causa delle basse competenze a esso associate. Il Secolo XX è stato il secolo dello sviluppo del lavoro immateriale di massa. Sono aumentati, in modo progressivo, gli addetti e i fruitori e, parallelamente, questo lavoro è andato sempre più legandosi al compenso ed alle competenze. Il Secolo XXI segna il sorpasso del lavoro immateriale su quello materiale. I lavoratori dell'immateriale prevalgono numericamente. Il mercato dell'immateriale supera quello dei beni materiali. I compensi e le competenze legate all'immateriale distaccano di parecchie lunghezze quelle del settore materiale. Addirittura, in molti casi, la situazione è rovesciata: il lavoro materiale è diventato per molti un hobby, legato a livelli modesti di competenza; mentre alcuni ruoli sociali, da sempre legati alla sfera non lavorativa (pensiamo al genitore, al cittadino, al volontario ecc.), sono diventati un lavoro caratterizzato da un alto grado di fatica e dalla necessità di sempre maggiori competenze. Per certi versi possiamo dire che anche essere consumatore, fruitore, cliente, utente è diventato un lavoro, che richiede fatica e competenze. Oggi i lavoratori dell'immateriale si trovano al centro della rivoluzione della luce. Siamo in presenza di un'ondata storica che vede il pianeta centrarsi sulle idee, le immagini, le persone più che sui campi, le miniere, i pozzi di petrolio: i lavoratori dell'immateriale da sempre privilegiano quelle su queste e, dunque, si trovano nella condizione di essere l'avanguardia della trasformazione. Proponiamo le seguenti riflessioni per rispondere ad una esigenza che in questa fase riteniamo importante, quella del “fare ordine” ed anche perché costituiscono l’orizzonte comune degli interventi di orientamento realizzati nelle varie attività progettuali, rappresentando una base condivisa circa concetti ed impianto delle azioni di orientamento.
La modalità stessa con cui queste riflessioni vengono presentate, volutamente non concettose, utilizzando talvolta un linguaggio evocativo e metaforico, consente di considerarle indicazioni di massima, un canovaccio da confrontare con gli interventi sviluppati e da sviluppare.
Si riportano di seguito le tre grandi categorie che caratterizzano l’orientamento in rapporto a specifici centri di interesse, legati a diversi fasi di transizione.
Esse devono inserirsi in un approccio di tipo globale e continuo (lifelong guidance), le differenze riguardano il centro d’interesse e la misura in cui si occupano di:
·                  orientamento scolastico in relazione alle scelte nel campo degli studi;
·                  orientamento professionale in relazione alle scelte professionali e all’inserimento nel mondo del lavoro;
·                  orientamento personale e sociale in relazione agli aspetti personali e sociali (difficoltà relazionali e comportamentali, di rapporto ambientale, ecc.).
I servizi (intesi come complesso di azioni tese al soddisfacimento dell’utente) offerti nell’ambito dei diversi approcci sopra citati possono ulteriormente articolarsi secondo la classica triripartizione: informazione, Formazione e Consulenza.
L’Informazione è vocata a fornire indicazioni utili per il proseguimento degli studi o per la scelta professionale attraverso guide, pubblicazioni, banche dati, mass media.
La Formazione ha lo scopo di aumentare - attraverso percorsi modulari di orientamento - la conoscenza di sé, sostenere e rafforzare l'individuo nelle fasi di transizione (empowerment).
La Consulenza si propone di aiutare - attraverso colloqui individuali o per piccoli gruppi - a fare il punto su di sé, sulla propria situazione formativa o lavorativa e a predisporre un progetto professionale.
L’area dell’informazione concerne il servizio di accoglienza, che si realizza attraverso un primo colloquio, finalizzato a introdurre l’utente ai servizi offerti dalla struttura ed a pervenire ad una prima definizione del quadro dei suoi bisogni.
Con il termine servizi/prodotti di informazione si indica l’insieme strutturato di azioni e mezzi attraverso i quali gli utenti accedono e fruiscono di indicazioni utili al proprio processo di orientamento. Fra questi alcune specifiche articolazioni sono le Guide, pubblicazioni specifiche, banche dati, Sportelli informativi (Consultazione autonoma o guidata) e Organizzazione di incontri pubblici e conferenze con esperti.
L’area della formazione ha attinenza con il servizio di formazione orientativa, che è costituito dalla progettazione ed erogazione di interventi formativi o di momenti strutturati e guidati di inserimento lavorativo, per specifici target di utenza, finalizzati allo sviluppo di capacità cognitive ed abilità legate ai processi di scelta ed alla raccolta ed analisi degli elementi del contesto ambientale di riferimento (es. sistema formativo, mercato del lavoro, professioni, aziende, etc.).
Tale area è il campo di applicazione privilegiato dei centri di formazione professionale, anche se la trasformazione in corso degli stessi come agenzie formative li vede sempre più impegnati - anche nelle aree successivamente descritte di consulenza e di sostegno - all’inserimento lavorativo. In particolare, la loro stretta cooperazione con le imprese - al fine di realizzare stages, come specifici periodi di alternanza nell’ambito di un corso di formazione professionale - li candida come principali promotori delle nuove modalità di tirocini orientativi e formativi.
L’area della consulenza  esplicita il servizio di consulenza orientativa, che si realizza fondamentalmente mediante un colloquio di sostegno orientativo che può essere individuale e/o di gruppo. La finalità è soprattutto esplorativa e i contenuti principali riguardano l’immagine di sé e il potenziale individuale, il rapporto del soggetto con l’esperienza formativa e l’esperienza di lavoro.
Una modalità particolare di consulenza orientativa è costituita dal bilancio di competenze, percorso di consulenza individuale rivolto a destinatari adulti con un bagaglio di esperienze e di competenze professionali e finalizzato alla realizzazione di un progetto professionale in una prospettiva di cambiamento e di sviluppo di carriera.
Tale consulenza si articola in colloqui individuali, laboratori di gruppo e attività di approfondimento personale. Un punto chiave è la valutazione delle competenze acquisite e la messa a punto di un portafoglio di competenze.
Il counselling presenta molti punti di analogia con la consulenza orientativa: lavora su contenuti analoghi, si caratterizza come relazione d’aiuto, prevede una restituzione finale all’utente.
Il counselling può essere condotto solo da esperti con una specifica formazione nell’ambito psicologico, in quanto interviene su aspetti legati alla personalità del soggetto.
I servizi a sostegno dell’inserimento lavorativo sono finalizzati a supportare il soggetto nella ricerca di opportunità di lavoro e di inserimento lavorativo o nella creazione di attività autonoma e si caratterizzano come servizi di confine rispetto all’orientamento e alla formazione. Fra questi possiamo segnalare:
·       Supporto nella ricerca di lavoro
·       Tutoring  per l’inserimento lavorativo
·       Orientamento e consulenza per la creazione di impresa.
Tra soggetti con caratteristiche diverse e in varie fasi della vita, l’orientamento sta assumendo tanta rilevanza per l’aumento e la diffusione che stanno avendo i momenti di passaggio e di transizione tra formazione e lavoro; l’alternanza tra lavoro/ non lavoro, tra lavoro dipendente/lavoro autonomo e la necessità e/o opportunità di cambiare settore economico e livello professionale.
Rispetto alle attività o servizi che un centro svolge, l’orientamento si può configurare come:
-                  servizio autonomo rivolto a raggruppamenti omogenei, a singoli soggetti, o a raggruppamenti diversificati;
-                  modulo autonomo rispetto alla formazione professionalizzante;
-                  modulo trasversale al percorso formativo (iniziale, in itinere, finale);
-                  modulo propedeutico ad un percorso mirato alla creazione d’impresa.
L’attività di orientamento é fondamentalmente una azione a sostegno di una scelta consapevole ed autonoma rispetto ad un personale percorso di formazione/lavoro. 
La consapevolezza é intesa come conoscenza delle condizioni soggettive (conoscenza di sé, dei propri interessi, curiosità, disponibilità, abilità e competenze); delle condizioni oggettive (mercato del lavoro, mappa delle opportunità formative e di lavoro di un determinato territorio e/o una determinata area professionale).
Sarebbe opportuno collocare al centro del processo di orientamento i soggetti; le relazioni di questi tra loro; le relazioni con la comunità ed i contesti di riferimento.
Non esistono per l’attività di orientamento soluzioni precostituite ne é possibile trovarne fuori dalla dinamica relazionale tra Soggetti e Comunità. Il percorso si caratterizza come ricerca della congruenza tra le condizioni oggettive e quelle soggettive e quindi alla fattibilità del percorso professionale di ciascuno.
Bisognerebbe strutturare un percorso a partire da sé, dalla conoscenza delle proprie potenzialità e di come queste possono essere spese in termini professionali, nel mondo, facendo un’analisi e lettura critica degli ambiti e dei contesti di riferimento. Segue l’attivazione del progetto, il ritorno a sé, la verifica della propria motivazione ai diversi ambiti professionali e lavorativi, lo sviluppo/rafforzamento dell’assertività, lo sviluppo/rafforzamento della decisionalità, lo studio di fattibilità sulla soluzione dei problemi e/o delle alternative emerse, l’elaborazione di un progetto (formativo lavorativo professionale).
Il progetto che si propone prevede una serie di step e cosa può essere basato almeno su tre modalità di azione; prevede:
·                  forma del lavoro
·                  area professionale
·                  settore
·                  ruolo
e si basa:
·                  sulla continuità
·                  sul cambiamento misurato
·                  sul cambiamento radicale
Le attività che si possono svolgere nell’ambito di un servizio sono l’accoglienza/prima informazione, l’informazione personalizzata, il colloquio/ consulenza, la progettazione di itinerari individualizzati di formazione/lavoro, la gestione e tutoraggio per stage e la conduzione di gruppi di orientamento (mirati, di breve durata); conduzione attività di bilancio di competenze e self-assement
conduzione di gruppi di “job club”.
I contenuti di massima di un percorso di orientamento possono essere i seguenti:
  • analisi delle proprie competenze, capacità, abilità, desideri e risorse. 
·       per i soggetti adulti e/o soggetti che hanno avuto diverse esperienze di vita e di lavoro,l’analisi si può articolare in un recupero, riconoscimento e valorizzazione di risorse, abilità ed energie ricavabili dalle precedenti esperienze e trasferibili in altri contesti;
·       studio/conoscenza della domanda ed offerta di lavoro in specifici settori economico produttivi;
·       analisi delle diverse aree e profili professionali;
·       acquisizione e/o rafforzamento di alcune competenze trasversali: comunicazione, relazionalità, progettazione, organizzazione e documentazione;
·       acquisizione di tecniche di ricerca del lavoro, redazione di curricula mirati e gestione dei colloqui di lavoro;
·       elaborazione di un piano personale di sviluppo professionale coerente e consapevole.
Gli approcci metodologici auspicabili sono i seguenti. Facendo riferimento alle buone pratiche esperite a livello nazionale ed internazionale, si propongono alcune linee metodologiche di base che potranno venire adattate ai diversi soggetti:
  • attivazione di situazioni ricavate da esperienze concretamente vissute e che, soprattutto per i soggetti femminili, diano rimandi significativi sulle loro risorse;
·       rilevanza all’aspetto relazionale nei gruppi di lavoro per rafforzare una delle competenze di tipo trasversale più importanti;
·       attenzione a ciò che i soggetti femminili pensano e dicono (attenzione al linguaggio, a non incorrere in stereotipi sessisti);
·       approcci di tipo esperienziale in grado - soprattutto per i soggetti più in difficoltà, più deboli - di favorire l’autostima;
·       sviluppo delle capacità di individuare problemi e di realizzare studi di fattibilità per la soluzione degli stessi;
·       approcci operativi che consentano lo sviluppo dell’assertività;
·       utilizzo di metodologie che implichino il coinvolgimento attivo dei soggetti, poiché la sicurezza di sé si rafforza nel provarsi e nel padroneggiare se stessi in situazione;
·       favorire situazioni nuove, in cui si possano sperimentare successi; proporre - nelle testimonianze, nella documentazione e nelle équipe di riferimento - figure femminili autorevoli, per favorire il superamento di stereotipi sessisti nei soggetti maschili (donne sesso debole, uomini sesso forte) e la proposizione di modelli di riferimento positivi per i soggetti femminili.







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