Secondo Wikipedia, il mediatore culturale è un agente bilingue che media tra partecipanti monolingue ad una conversazione
appartenenti a due comunità linguistiche differenti. Il suo compito è
quello di facilitare la comprensione. È informato su entrambe le
culture, sia quella dei nativi sia quella del ricercatore anche se è più
vicino ad una delle due.
Il mediatore è identificato dall'osservatore, e lo aiuta nella
ricerca, o facendo parte del gruppo di interesse o intrattenendo
relazioni con i membri della società in esame. Nel suo aiuto al
ricercatore, egli ha un ruolo molto delicato, quello di rassicurare
sulle intenzioni dell'osservatore quando lo presenterà ai guardiani,
cioè coloro che proteggono il gruppo da occhi indiscreti e che
giustamente vogliono informazioni sul suo scopo.
L'importanza del ruolo del mediatore implica una scelta accurata e
non frettolosa della persona che lo interpreterà, anche perché il buon
esito della ricerca è anche nelle sue mani.
Dal punto di vista dell'intervento sociale quella del mediatore culturale è una figura professionale
che ha il compito di facilitare l’inserimento dei cittadini stranieri
nel contesto sociale del paese di accoglienza, esercitando la funzione
di tramite tra i bisogni dei migranti e le risposte offerte dai servizi pubblici.
La definizione di mediatore interculturale, ripresa ancora da
Demetrio, può allora così riassumersi: "per mediatore interculturale
intendiamo l’insegnante che, con consapevolezza, si interroga e si attrezza per favorire non tanto la transizione da una cultura
all’altra quanto la sintesi - dove è possibile - tra culture, allo
scopo di creare momenti pedagogici capaci di andare oltre le reciproche
differenze".
Da www.informagiovani.info - Il Mediatore culturale è un operatore che facilita gli immigrati e i
membri delle minoranze etniche ad eccedere ai servizi pubblici. Di
solito è lui stesso un immigrato o una persona che ha un’esperienza di
vita plurietnica.
Il Mediatore culturale è una figura nuova, ancora poco conosciuta, ma
sicuramente molto apprezzata, richiesta soprattutto in quei contesti,
come le istituzioni educative (scuole, associazioni), quelle sanitarie
ospedali, servizi sociali), giudiziarie (carceri, tribunali) e
amministrative (comuni, province), dove è avvertita con maggiore urgenza
la necessità di mediare tra culture diverse. Questa figura favorisce
quindi il positivo inserimento degli immigrati nella società e mira alla
realizzazione delle pari opportunità dei cittadini stranieri nei vari
ambiti sociali.
Compito principale del Mediatore culturale è quello di offrire
consulenza ai singoli utenti, alle famiglie e alle associazioni di
immigrati, per aiutarli a muoversi autonomamente nella nuova realtà di
vita e di lavoro. Il primo livello d’intervento è quello della
mediazione linguistica, operando come interprete al momento
dell’accoglienza nel nostro Paese, traducendo documenti, comunicazioni e
avvisi, oppure elaborando materiali di presentazione dei servizi in
lingue diverse dall’italiano.
Il secondo livello è quello della mediazione culturale: conoscendo la
cultura degli immigrati, questa figura può interpretarne i bisogni,
fornendo risposte efficaci che permettano ai soggetti di comprendere la
cultura, gli usi e i costumi italiani e le opportunità offerte dai
diversi servizi pubblici presenti sul territorio, aiutando
parallelamente le istituzioni ad avvicinarsi a loro. Gli immigrati
potranno utilizzare le informazioni ricevute per ricercare una casa e un
lavoro e per conoscere le modalità di accesso ai servizi sociali,
sanitari, e così via. Il Mediatore culturale può inoltre: affiancare
l’équipe socio-sanitaria nella definizione di terapie e procedure
sanitarie compatibili con la cultura di provenienza dell’utente;
supportare l’attività di assistenza ad avvocati, difensori d’ufficio e
magistrati; valorizzare nelle scuole le differenti culture, di cui sono
portatori i bambini appartenenti alle minoranze etniche. Può inoltre
svolgere attività di formazione del personale italiano in servizio, che
interagisce con gli stranieri.
Competenze
Il Mediatore culturale deve avere un’ottima conoscenza della lingua
italiana e sapere perfettamente almeno una delle lingue parlate dai
gruppi etnici maggiormente rappresentati nel territorio in cui opera
(arabo, cinese, ROM, ecc.). Deve anche conoscere usi, consuetudini e
religione dei cittadini con i quali entra in contatto. Per poter
ricoprire adeguatamente il ruolo, è necessaria un’esperienza di vita
vissuta a cavallo fra due culture, come ad esempio una migrazione, un
matrimonio misto o una permanenza pluriennale in un Paese da cui
provengono i flussi migratori. Il Mediatore culturale molto spesso è uno
straniero, che si è formato nel Paese d’accoglienza, specializzandosi
in uno dei settori che prevedono questo nuovo profilo, sia esso
educativo, sanitario, giuridico o amministrativo. Sul piano umano, egli
deve inoltre possedere un’ottima capacità di relazionarsi con gli altri,
buone doti comunicative, capacità di gestione e di risoluzione dei
conflitti.
La formazione indispensabile resta comunque quella sul campo: aver
condiviso determinate situazioni di disagio ed avere una cultura affine
sono elementi essenziali per la creazione di un rapporto di fiducia.
Deve avere una buona cultura di base, approfondendo materie quali:
Deve avere una buona cultura di base, approfondendo materie quali:
- antropologia culturale;Inoltre il mediatore deve possedere un’ottima capacità di relazionarsi con gli altri e in particolare:
– sociologia;
– psicologia;
– conoscenza del fenomeno migratorio e della multiculturalità;
- buone doti comunicative;La formazione indispensabile resta comunque quella sul campo. L’aver condiviso determinate situazioni di disagio e di emergenza, avere una cultura affine è essenziale per creare un rapporto di fiducia che spesso è determinato dall’appartenenza allo stesso gruppo culturale.
– capacità di gestione e di risoluzione di conflitti;
– disponibilità e capacità di lavorare in équipe;
– conoscenza e utilizzo delle tecniche del colloquio individuale e di gruppo, dell’accoglienza, dell’ascolto attivo, della comunicazione e dell’interpretariato.
Formazione
In alcune Regioni sono stati istituiti corsi di laurea ad hoc e corsi
di formazione di II livello, generalmente post-diploma, che rilasciano
la qualifica di Mediatore culturale.
Carriera
Si perviene a questa carica intorno ai 40-45 anni, dopo aver maturato
esperienze significative nella medesima azienda o in aziende diverse,
nel ruolo ad esempio di Responsabile del marketing operativo.
Situazione di Lavoro
Molto spesso donna, il Mediatore culturale lavora prevalentemente con
contratti di collaborazione come libero professionista o nell’ambito di
cooperative sociali, svolgendo incarichi per conto della pubblica
amministrazione, soprattutto negli uffici stranieri della Pubblica
Sicurezza, oppure nel servizio di prima accoglienza di scuole, ospedali,
carceri e tribunali.
La recente introduzione di questa figura nel nostro Paese e
l’ampiezza dei campi d’intervento non permettono un’indicazione, anche
di massima, dei livelli retributivi.
Tendenze Occupazionali
In Italia il fenomeno migratorio ha assunto ormai un carattere
strutturale. Nonostante ciò, l’utilizzo dei Mediatori culturali è stato
finora piuttosto episodico, disorganizzato e limitato al centro-nord,
benché il loro impiego si renda necessario in tutto il territorio
nazionale.
È facile pertanto ipotizzare che si tratti di una figura che avrà
buone possibilità occupazionali, come già è avvenuto in altri Paesi
Europei.
Figure Professionali Prossime
L’Interprete linguistico, l’Operatore di strada e l’Operatore
dell’informazione nei servizi sociali sono le figure professionali che
più si avvicinano a quella del Mediatore.
Secondo Emergency i principali compiti e responsabilità del mediatore culturale sono:
- accoglienza ai pazienti e/o agli utenti dei servizi socio-sanitari;
- mediazione linguistica e culturale nella compilazione della cartella clinica;
- mediazione linguistica e culturale prima e durante la visita medica;
- concorda con il medico (se presente) e l'infermiere la presentazione dell'iter terapeutico ed eventuali attività di educazione igienico-sanitaria;
- accompagnamento dei pazienti che richiedono trattamento in struttura ospedaliera (SSN) e facilitazione delle procedure di ammissione ed eventuale ricovero;
- attività di orientamento socio-sanitario: creazione di percorsi individuali che mirano alla integrazione nel territorio, consulenza sulle norme e i diritti relativi alla tutela della salute o al soggiorno, collaborazione con i servizi territoriali pubblici e del privato sociale (anagrafe sanitaria, anagrafe comunale, servizi dedicati alle persone migranti, questure, prefetture...);
- corretto utilizzo del sistema gestionale informatizzato (raccolta dati clinici dei pazienti ed elaborazioni statistiche) al corretto uso del quale è rivolta una specifica attività formativa;
- se necessario, contribuisce alla gestione di alcuni aspetti amministrativi o logistici del progetto (cash-flow, budget control, acquisti, trasporti...);
- su richiesta del Coordinatore, partecipa a sopralluoghi di valutazione in altri siti di possibile intervento. http://www.emergency.it/lavoracon/mediatore-culturale.html
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