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martedì 9 settembre 2014

(FORMAZIONE ALL’) ORIENTAMENTO: RIFLESSIONI

di Giuseppina D’Auria
gdauria@hotmail.com     

Svolgere una professione, o gestire un ruolo sociale e immateriale, è un lavoro. Il concetto di lavoro è associato a quello di fatica, sforzo, energia che viene spesa e deve essere reintegrata attraverso una qualche forma di compenso. Ma esso è legato, anche, all'idea di competenza, cioè di capacità prestazionale finalizzata. Le scienze umane si sono, da sempre, molto occupate del lavoro materiale e hanno, invece, investito poco nello studio del lavoro immateriale. Da una parte, il lavoro immateriale creativo, intellettuale ed espressivo (l'arte in genere) è sempre stato visto più come hobby, in quanto poco associato alla fatica fisica, che come lavoro; dall'altra, il lavoro sociale è stato considerato più una missione che un lavoro, a causa delle basse competenze a esso associate. Il Secolo XX è stato il secolo dello sviluppo del lavoro immateriale di massa. Sono aumentati, in modo progressivo, gli addetti e i fruitori e, parallelamente, questo lavoro è andato sempre più legandosi al compenso ed alle competenze. Il Secolo XXI segna il sorpasso del lavoro immateriale su quello materiale. I lavoratori dell'immateriale prevalgono numericamente. Il mercato dell'immateriale supera quello dei beni materiali. I compensi e le competenze legate all'immateriale distaccano di parecchie lunghezze quelle del settore materiale. Addirittura, in molti casi, la situazione è rovesciata: il lavoro materiale è diventato per molti un hobby, legato a livelli modesti di competenza; mentre alcuni ruoli sociali, da sempre legati alla sfera non lavorativa (pensiamo al genitore, al cittadino, al volontario ecc.), sono diventati un lavoro caratterizzato da un alto grado di fatica e dalla necessità di sempre maggiori competenze. Per certi versi possiamo dire che anche essere consumatore, fruitore, cliente, utente è diventato un lavoro, che richiede fatica e competenze. Oggi i lavoratori dell'immateriale si trovano al centro della rivoluzione della luce. Siamo in presenza di un'ondata storica che vede il pianeta centrarsi sulle idee, le immagini, le persone più che sui campi, le miniere, i pozzi di petrolio: i lavoratori dell'immateriale da sempre privilegiano quelle su queste e, dunque, si trovano nella condizione di essere l'avanguardia della trasformazione. Proponiamo le seguenti riflessioni per rispondere ad una esigenza che in questa fase riteniamo importante, quella del “fare ordine” ed anche perché costituiscono l’orizzonte comune degli interventi di orientamento realizzati nelle varie attività progettuali, rappresentando una base condivisa circa concetti ed impianto delle azioni di orientamento.
La modalità stessa con cui queste riflessioni vengono presentate, volutamente non concettose, utilizzando talvolta un linguaggio evocativo e metaforico, consente di considerarle indicazioni di massima, un canovaccio da confrontare con gli interventi sviluppati e da sviluppare.
Si riportano di seguito le tre grandi categorie che caratterizzano l’orientamento in rapporto a specifici centri di interesse, legati a diversi fasi di transizione.
Esse devono inserirsi in un approccio di tipo globale e continuo (lifelong guidance), le differenze riguardano il centro d’interesse e la misura in cui si occupano di:
·                  orientamento scolastico in relazione alle scelte nel campo degli studi;
·                  orientamento professionale in relazione alle scelte professionali e all’inserimento nel mondo del lavoro;
·                  orientamento personale e sociale in relazione agli aspetti personali e sociali (difficoltà relazionali e comportamentali, di rapporto ambientale, ecc.).
I servizi (intesi come complesso di azioni tese al soddisfacimento dell’utente) offerti nell’ambito dei diversi approcci sopra citati possono ulteriormente articolarsi secondo la classica triripartizione: informazione, Formazione e Consulenza.
L’Informazione è vocata a fornire indicazioni utili per il proseguimento degli studi o per la scelta professionale attraverso guide, pubblicazioni, banche dati, mass media.
La Formazione ha lo scopo di aumentare - attraverso percorsi modulari di orientamento - la conoscenza di sé, sostenere e rafforzare l'individuo nelle fasi di transizione (empowerment).
La Consulenza si propone di aiutare - attraverso colloqui individuali o per piccoli gruppi - a fare il punto su di sé, sulla propria situazione formativa o lavorativa e a predisporre un progetto professionale.
L’area dell’informazione concerne il servizio di accoglienza, che si realizza attraverso un primo colloquio, finalizzato a introdurre l’utente ai servizi offerti dalla struttura ed a pervenire ad una prima definizione del quadro dei suoi bisogni.
Con il termine servizi/prodotti di informazione si indica l’insieme strutturato di azioni e mezzi attraverso i quali gli utenti accedono e fruiscono di indicazioni utili al proprio processo di orientamento. Fra questi alcune specifiche articolazioni sono le Guide, pubblicazioni specifiche, banche dati, Sportelli informativi (Consultazione autonoma o guidata) e Organizzazione di incontri pubblici e conferenze con esperti.
L’area della formazione ha attinenza con il servizio di formazione orientativa, che è costituito dalla progettazione ed erogazione di interventi formativi o di momenti strutturati e guidati di inserimento lavorativo, per specifici target di utenza, finalizzati allo sviluppo di capacità cognitive ed abilità legate ai processi di scelta ed alla raccolta ed analisi degli elementi del contesto ambientale di riferimento (es. sistema formativo, mercato del lavoro, professioni, aziende, etc.).
Tale area è il campo di applicazione privilegiato dei centri di formazione professionale, anche se la trasformazione in corso degli stessi come agenzie formative li vede sempre più impegnati - anche nelle aree successivamente descritte di consulenza e di sostegno - all’inserimento lavorativo. In particolare, la loro stretta cooperazione con le imprese - al fine di realizzare stages, come specifici periodi di alternanza nell’ambito di un corso di formazione professionale - li candida come principali promotori delle nuove modalità di tirocini orientativi e formativi.
L’area della consulenza  esplicita il servizio di consulenza orientativa, che si realizza fondamentalmente mediante un colloquio di sostegno orientativo che può essere individuale e/o di gruppo. La finalità è soprattutto esplorativa e i contenuti principali riguardano l’immagine di sé e il potenziale individuale, il rapporto del soggetto con l’esperienza formativa e l’esperienza di lavoro.
Una modalità particolare di consulenza orientativa è costituita dal bilancio di competenze, percorso di consulenza individuale rivolto a destinatari adulti con un bagaglio di esperienze e di competenze professionali e finalizzato alla realizzazione di un progetto professionale in una prospettiva di cambiamento e di sviluppo di carriera.
Tale consulenza si articola in colloqui individuali, laboratori di gruppo e attività di approfondimento personale. Un punto chiave è la valutazione delle competenze acquisite e la messa a punto di un portafoglio di competenze.
Il counselling presenta molti punti di analogia con la consulenza orientativa: lavora su contenuti analoghi, si caratterizza come relazione d’aiuto, prevede una restituzione finale all’utente.
Il counselling può essere condotto solo da esperti con una specifica formazione nell’ambito psicologico, in quanto interviene su aspetti legati alla personalità del soggetto.
I servizi a sostegno dell’inserimento lavorativo sono finalizzati a supportare il soggetto nella ricerca di opportunità di lavoro e di inserimento lavorativo o nella creazione di attività autonoma e si caratterizzano come servizi di confine rispetto all’orientamento e alla formazione. Fra questi possiamo segnalare:
·       Supporto nella ricerca di lavoro
·       Tutoring  per l’inserimento lavorativo
·       Orientamento e consulenza per la creazione di impresa.
Tra soggetti con caratteristiche diverse e in varie fasi della vita, l’orientamento sta assumendo tanta rilevanza per l’aumento e la diffusione che stanno avendo i momenti di passaggio e di transizione tra formazione e lavoro; l’alternanza tra lavoro/ non lavoro, tra lavoro dipendente/lavoro autonomo e la necessità e/o opportunità di cambiare settore economico e livello professionale.
Rispetto alle attività o servizi che un centro svolge, l’orientamento si può configurare come:
-                  servizio autonomo rivolto a raggruppamenti omogenei, a singoli soggetti, o a raggruppamenti diversificati;
-                  modulo autonomo rispetto alla formazione professionalizzante;
-                  modulo trasversale al percorso formativo (iniziale, in itinere, finale);
-                  modulo propedeutico ad un percorso mirato alla creazione d’impresa.
L’attività di orientamento é fondamentalmente una azione a sostegno di una scelta consapevole ed autonoma rispetto ad un personale percorso di formazione/lavoro. 
La consapevolezza é intesa come conoscenza delle condizioni soggettive (conoscenza di sé, dei propri interessi, curiosità, disponibilità, abilità e competenze); delle condizioni oggettive (mercato del lavoro, mappa delle opportunità formative e di lavoro di un determinato territorio e/o una determinata area professionale).
Sarebbe opportuno collocare al centro del processo di orientamento i soggetti; le relazioni di questi tra loro; le relazioni con la comunità ed i contesti di riferimento.
Non esistono per l’attività di orientamento soluzioni precostituite ne é possibile trovarne fuori dalla dinamica relazionale tra Soggetti e Comunità. Il percorso si caratterizza come ricerca della congruenza tra le condizioni oggettive e quelle soggettive e quindi alla fattibilità del percorso professionale di ciascuno.
Bisognerebbe strutturare un percorso a partire da sé, dalla conoscenza delle proprie potenzialità e di come queste possono essere spese in termini professionali, nel mondo, facendo un’analisi e lettura critica degli ambiti e dei contesti di riferimento. Segue l’attivazione del progetto, il ritorno a sé, la verifica della propria motivazione ai diversi ambiti professionali e lavorativi, lo sviluppo/rafforzamento dell’assertività, lo sviluppo/rafforzamento della decisionalità, lo studio di fattibilità sulla soluzione dei problemi e/o delle alternative emerse, l’elaborazione di un progetto (formativo lavorativo professionale).
Il progetto che si propone prevede una serie di step e cosa può essere basato almeno su tre modalità di azione; prevede:
·                  forma del lavoro
·                  area professionale
·                  settore
·                  ruolo
e si basa:
·                  sulla continuità
·                  sul cambiamento misurato
·                  sul cambiamento radicale
Le attività che si possono svolgere nell’ambito di un servizio sono l’accoglienza/prima informazione, l’informazione personalizzata, il colloquio/ consulenza, la progettazione di itinerari individualizzati di formazione/lavoro, la gestione e tutoraggio per stage e la conduzione di gruppi di orientamento (mirati, di breve durata); conduzione attività di bilancio di competenze e self-assement
conduzione di gruppi di “job club”.
I contenuti di massima di un percorso di orientamento possono essere i seguenti:
  • analisi delle proprie competenze, capacità, abilità, desideri e risorse. 
·       per i soggetti adulti e/o soggetti che hanno avuto diverse esperienze di vita e di lavoro,l’analisi si può articolare in un recupero, riconoscimento e valorizzazione di risorse, abilità ed energie ricavabili dalle precedenti esperienze e trasferibili in altri contesti;
·       studio/conoscenza della domanda ed offerta di lavoro in specifici settori economico produttivi;
·       analisi delle diverse aree e profili professionali;
·       acquisizione e/o rafforzamento di alcune competenze trasversali: comunicazione, relazionalità, progettazione, organizzazione e documentazione;
·       acquisizione di tecniche di ricerca del lavoro, redazione di curricula mirati e gestione dei colloqui di lavoro;
·       elaborazione di un piano personale di sviluppo professionale coerente e consapevole.
Gli approcci metodologici auspicabili sono i seguenti. Facendo riferimento alle buone pratiche esperite a livello nazionale ed internazionale, si propongono alcune linee metodologiche di base che potranno venire adattate ai diversi soggetti:
  • attivazione di situazioni ricavate da esperienze concretamente vissute e che, soprattutto per i soggetti femminili, diano rimandi significativi sulle loro risorse;
·       rilevanza all’aspetto relazionale nei gruppi di lavoro per rafforzare una delle competenze di tipo trasversale più importanti;
·       attenzione a ciò che i soggetti femminili pensano e dicono (attenzione al linguaggio, a non incorrere in stereotipi sessisti);
·       approcci di tipo esperienziale in grado - soprattutto per i soggetti più in difficoltà, più deboli - di favorire l’autostima;
·       sviluppo delle capacità di individuare problemi e di realizzare studi di fattibilità per la soluzione degli stessi;
·       approcci operativi che consentano lo sviluppo dell’assertività;
·       utilizzo di metodologie che implichino il coinvolgimento attivo dei soggetti, poiché la sicurezza di sé si rafforza nel provarsi e nel padroneggiare se stessi in situazione;
·       favorire situazioni nuove, in cui si possano sperimentare successi; proporre - nelle testimonianze, nella documentazione e nelle équipe di riferimento - figure femminili autorevoli, per favorire il superamento di stereotipi sessisti nei soggetti maschili (donne sesso debole, uomini sesso forte) e la proposizione di modelli di riferimento positivi per i soggetti femminili.







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