BULLISMO
Testo di
approfondimento n. 1
Fonte: Tabasso Alessia, CHE COS’E’ IL BULLISMO?, pp. 1-30.
Tematiche: Definizione
del fenomeno in termini di aggressività, condotta antisociale, disimpegno
morale, pregiudizio. Caratteristiche dei protagonisti:
profili psicologici, effetti, possibili interventi.
AGGRESSIVITA’
Deriva da ADGREDIOR,
dove AD significa “contro, allo scopo di” GRADIOR significa “andare, procedere,
avanzare, camminare, aggredire”.
ADGREDIOR = “avvicinarsi a
qualcuno o qualcosa, con intenzioni che possono essere benigne od ostili”.
Vi sono due poli
dell’aggressività come potenzialità adattiva:
1. AGGRESSIVITA’ ESPANSIVA:
attività volta all’autorealizzazione, a esplorare e cercare di vincere l’ambiente,
veicolo quindi dell’attività creativa;
2. AGGRESSIVITA’ DIFENSIVA:
forza usata per difendere la propria identità quando è minacciata da un
pericolo.
AGGRESSIVITA’ ADATTIVA: permette al soggetto di difendere le proprie
conquiste.
Quando invece il soggetto ha
strutturato un’identità poco solida, la sua aggressività non ha più valore
adattivo.
In adolescenza l’aggressività
distruttiva trova maggiore espressione nel gruppo di coetanei.
L’aggressività può
anche essere suddivisa in due sottotipi:
1. Proattiva: avviene senza
provocazione da parte del partner ed è rivolta a perseguire il fine
dell’aggressore;
2. Reattiva: si manifesta come
reazione a condizioni antecedenti.
Il bullismo è una modalità
proattiva.
L’aggressività proattiva può
infatti essere suddivisa a sua volta in due sottotipi:
- Bullismo,
che, come vedremo, trova la sua motivazione nell’affermazione di dominanza
interpersonale;
- Aggressività
strumentale, che è un comportamento coercitivo, rivolto ai fini personali.
Questa suddivisione non è sempre
valida poiché alcune forme di bullismo possono essere strumentali.
CONDOTTE ANTISOCIALI: comportamenti che infliggono dolore fisico o mentale
o che danneggiano le proprietà altrui e che possono costituire o meno
un’infrazione alla legge.
DISIMPEGNO MORALE: meccanismi cognitivi che, operando una scissione tra
pensiero e azione, permettono al soggetto di restare in pace con la propria
coscienza anche quando mette in atto condotte che palesemente ne tradiscono i
principi.
Una RISPOSTA AGGRESSIVA è qualunque atto o comportamento che implica, può implicare e/o in
qualche misura può essere considerato come avente lo scopo di infliggere danno
o
dispiacere; anche le
manifestazioni di reazioni interne, quali pensieri o sentimenti che si possa
concepire abbiano tali scopi, vengono considerati come risposte aggressive.
L’adolescente impara presto a
gestire la propria aggressività attraverso:
- difese
cognitive come l’intellettualizzazione, ossia la tendenza a razionalizzare su ogni evento o
sentimento, - processi
di gruppo come la diffusione del senso di
responsabilità.
Quando l’aggressività non trova
vie di uscita, in preadolescenza e in adolescenza potrà essere più esplosiva e
non facile da contenere:
_ bullismo
_ violenza
PREGIUDIZIO: giudizio anticipato senza approfondimento, senza una
preliminare analisi delle caratteristiche di una persona o di un evento.
E’ una scorciatoia di pensiero.
Frequentemente è il meccanismo
alla base del bullismo.
IL BULLISMO
“Il comportamento da bullo è un
tipo di azione che mira deliberatamente a far del male o danneggiare; spesso è persistente,
talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è difficile difendersi per
coloro che ne sono vittime. Alla base
della maggior parte dei
comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire
e dominare” S. Sharp e P.K. Smith Il bullismo è una modalità proattiva.
Perché una relazione tra soggetti
possa prendere questo nome devono essere soddisfatte tre condizioni:
1) Si verificano comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta;
2) Queste azioni sono
reiterate nel tempo;
3) Sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui uno/alcuni sempre in posizione dominante (bulli)
ed uno/alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).
3 elementi caratterizzano il
bullismo:
- INTENZIONALITA’:
il bullo ha lo scopo di danneggiare, di far del male alla sua vittima.
- PERSISTENZA:
il comportamento prepotente ha una durata nel tempo, non si esaurisce in un
singolo episodio di aggressività.
- ASIMMETRIA:
la relazione tra bullo e vittima è caratterizzata da una sproporzione di forze,
di tipo fisico o psicologico.
Il bullismo può esprimersi
attraverso forme diverse:
- PSICOLOGICA (esclusione,
maldicenza), prevalentemente femminile;
- VERBALE (prese
in giro, minacce, insulti), sia maschile che femminile;
- FISICA (aggressioni,
tormenti), prevalentemente maschile.
Meccanismi che portano alla
formazione del gruppo dei bulli:
_ Contagio sociale;
_ Allenamento delle inibizioni delle tendenze
aggressive;
_ Diluizione del senso di responsabilità.
PROTAGONISTI DEL BULLISMO
Tra gli autori di prepotenze si distinguono:
_ Il bullo leader,
ideatore delle prepotenze (non sempre perpetratore);
_ I gregari, che
partecipano alle prepotenze sotto la sua guida;
_ I sostenitori,
coloro che assistono senza prendere parte all’azione, ma sostenendola
attivamente con incitamenti, risolini e via di seguito.
Tipi di bullo
BULLO AGGRESSIVO: ha bisogno di
un capro espiatorio su cui sfogare la propria rabbia. Non si cura delle
conseguenze del suo comportamento, è impulsivo, non condanna la violenza e la
sente anzi indispensabile per esprimere il suo bisogno di dominio. E’ fisicamente
molto forte e non è dotato di empatia.
BULLO ANSIOSO: è la via di mezzo
tra il bullo aggressivo e la vittima ansiosa; attacca, cerca il suo capro espiatorio
e fa del male gratuitamente; tuttavia è sufficiente un rimprovero o un’indagine
pressante da parte dell’adulto alla ricerca del colpevole perché il bullo
ansioso ceda.
BULLO PASSIVO O SOBILLATORE:
svolge un ruolo di sostegno per il bullo aggressivo.
Tra le vittime si parla di:
_ Vittima passiva, che subisce le prepotenze senza riuscire a reagire;
_ Vittima provocatrice, che ingaggia duelli serrati con il bullo, stuzzicandolo,
fino a che questo non risponde con un’azione di prepotenza.
Infine gli astanti:
_ Gli spettatori neutrali che
non prendono una posizione di fronte alle prepotenze o che non sono mai
presenti agli episodi;
_ I difensori della vittima,
gli unici ad assumersi il rischio di andare contro corrente di fronte
all’autorità del più forte e a vivere la scuola con una coerenza di fondo tra
ciò che si
mostra nel rapporto con gli
adulti e ciò che si incarna nella relazione con i compagni.
PROFILO PSICOLOGICO DEL BULLO
_ Dichiarata autostima (falsa, manca di autocritica)
_ Poco empatico
_ Autogiustificante
_ Dominante
_ Diffidente
_ Ostile verso l’esterno
_ Forte sul piano fisico
Clima di ostilità tipico delle
famiglie dei bulli, scarsa accettazione del figlio da parte dei genitori. I
genitori del bullo sono spesso poco presenti o incapaci di autorevolezza, inefficaci
nel limitare il comportamento del figlio.
Possono
essere presenti talvolta modelli
educativi autoritari e violenti.
PROFILO PSICOLOGICO DELLA VITTIMA
_ Ansiosa e insicura
_ Sensibile
_ Calma
_ Chiusa
_ Poco assertiva
_ Autocolpevolizzante
_ Permeabile dall’esterno
_ Debole sul piano fisico
Caratteristiche della vittima
provocatrice
_ Poco empatico
_ Ansioso e insicuro
_ Diffidente
_ Iperattivo
_ Reattivo
_ Provocatorio
Le famiglie delle vittime sono in
molti casi eccessivamente protettive, tendono a sostituirsi al ragazzo o alla
ragazza di fronte alle difficoltà tanto da non lasciare spazio ad una crescita
autonoma nella gestione dei conflitti tra pari.
INDICATORI PRIMARI: direttamente e chiaramente correlati alla presenza
del bullismo.
INDICATORI SECONDARI: rilevano l’esistenza del fenomeno ma non in maniera
altrettanto forte.
INDICATORI PRIMARI DI UNA POSSIBILE VITTIMA A
SCUOLA:
- PRESE IN GIRO RIPETUTE;
- INTIMIDAZIONI;
- UMILIAZIONI;
- AGGRESSIONI FISICHE;
- SOTTRAZIONE DI OGGETTI;
- FERITE EVIDENTI, per le quali non
è possibile fornire una spiegazione esauriente.
INDICATORI SECONDARI DI UNA POSSIBILE VITTIMA A SCUOLA:
- ISOLAMENTO DAL GRUPPO DEI PARI;
- ATTACCAMENTO ALL’ADULTO PIUTTOSTO
CHE AI PROPRI COMPAGNI;
- DIFFICOLTA’ A PARLARE IN CLASSE;
- APPARIRE ABBATTUTI, DEPRESSI,
PIAGNUCOLOSI;
- PEGGIORAMENTO NEL RENDIMENTO
SCOLASTICO.
INDICATORI PRIMARI DELLA POSSIBILE VITTIMA A CASA:
- RITORNO DALLA SCUOLA CON VESTITI
STRACCIATI E SGUALCITI E CON LIBRI ROVINATI;
- HA LIVIDI, FERITE, TAGLI E
GRAFFI.
INDICATORI SECONDARI DELLA POSSIBILE VITTIMA A CASA:
- SOLITAMENTE NON PORTA A CASA
COMPAGNI O ALTRI COETANEI DOPO LA SCUOLA E RARAMENTE TRASCORRE DEL TEMPO CON
ESSI;
- NON HA NESSUN AMICO CON CUI
TRASCORRERE IL TEMPO LIBERO;
- RARAMENTE O MAI E’ INVITATA ALLE
FESTE;
- HA PAURA DI ANDARE A SCUOLA LA
MATTINA, HA SCARSO APPETITO, RICORRENTI MAL DI TESTA O MAL DI STOMACO;
- SCEGLIE PERSORSI PIU’ LUNGHI E
TORTUOSI PER ANDARE A SCUOLA E TORNARE A CASA;
- DORME MALE E FA BRUTTI SOGNI;
- PERDE INTERESSE NELLE ATTIVITA’
SCOLASTICHE E RIPORTA VOTI BASSI;
- SEMBRA INFELICE, TRISTE E
DEPRESSA O MOSTRA INASPETTATI CAMBIAMENTI DI UMORE,
MANIFESTANDO IRRITAZIONE O SCATTI D’IRA;
- CHIEDE O RUBA DENARO ALLA
FAMIGLIA.
Indici che permettono di identificare i soggetti
direttamente e realmente coinvolti nel bullismo
1. i cambiamenti improvvisi dell’umore manifestati
dagli alunni;
2. il progressivo deterioramento del loro rendimento
scolastico;
3. il sempre più marcato disinteresse per la scuola;
4. l’accusare malesseri di vario tipo per non andare
più a scuola;
5. il perdere di frequente libri, quaderni ed oggetti
personali.
A cosa serve il bullismo. Alcune tipologie sulla
base del vantaggio ricercato dal più forte e della funzione del bullismo nel
gruppo.
_ FUNZIONE :
di inclusione verso i nuovi
membri
ESEMPIO: riti di iniziazione ai primini
SCOPO DI CHI AGISCE LE PREPOTENZE: mantenere il
controllo sui meccanismi di entrata in un gruppo. Affermare il gruppo sopra la persona.
RUOLO DEL GRUPPO, EFFETTI SULLE DINAMICHE
INTERNE: bullo e gruppo possono coincidere pur con
ruoli diversificati all’interno.
SIGNIFICATO DELLA RIPETIZIONE: la ripetizione riguarda
il comportamento, non la persona che ne è oggetto. Il comportamento, umiliante
in sé, lo è doppiamente poiché spersonalizza la vittima.
_ FUNZIONE:
di inclusione verso chi provoca.
ESEMPIO: scambio di attenzioni tra bullo e vittima
provocatrice.
SCOPO DI CHI AGISCE LE PREPOTENZE: nutrire il proprio dominio
sulla situazione. Fare giustizia rispetto ad un comportamento che anche il gruppo percepisce come
fastidioso ma allo stesso tempo ammettere alla vittima l’ingresso in
negativo nelle dinamiche del gruppo.
RUOLO DEL GRUPPO, EFFETTI SULLE DINAMICHE
INTERNE: il gruppo può attraversare fasi diverse, di
divertimento, compassione, rifiuto e ostilità aperta verso la
vittima provocatrice. Il problema generalmente esplode quando il gruppo ha un atteggiamento diffuso di non sopportazione.
SIGNIFICATO DELLA RIPETIZIONE: la ripetizione è
assicurata dalla attiva collaborazione della vittima
provocatrice.
_ FUNZIONE:
di esclusione; di tipo espressivo.
ESEMPIO: meccanismo del capro espiatorio.
SCOPO DI CHI AGISCE LE PREPOTENZE: nutrire la propria leadership nei confronti degli astanti. Ridurre,
squalificare punire la diversità attraverso chi ne è portatore.
RUOLO DEL GRUPPO, EFFETTI SULLE DINAMICHE
INTERNE: molti membri del gruppo sostengono o
assistono alle prepotenze senza opporsi e ammettendole. Il gruppo
rafforza la propria identità nella condivisione del valore che
ordina la gerarchia interna e differenziandosi dal suo opposto, incarnato
nel ragazzo vittima.
SIGNIFICATO DELLA RIPETIZIONE: mantenere e confermare l’identità del gruppo e il carisma del leader.
_ FUNZIONE:
di esclusione; di tipo utilitaristico.
ESEMPIO: furti ripetuti, estorsioni, ricatti sui
compiti da copiare.
SCOPO DI CHI AGISCE LE PREPOTENZE: acquisire un vantaggio ben preciso ed oggettivabile.
RUOLO DEL GRUPPO, EFFETTI SULLE DINAMICHE
INTERNE: non è sempre al corrente. Se lo è, oscilla
tra indifferenza e riprovazione. Spesso chi non è d’accordo non si
espone per paura di ripercussioni.
SIGNIFICATO DELLA RIPETIZIONE: mantenere nel tempo
quel tipo di vantaggio.
Gli effetti espressivi delle prepotenze
Effetti delle prepotenze: Effetti sé.
In chi le compie: Sono forte, furbo, capace, infrangibile.
In chi le subisce passivamente: Sono debole, ho paura, sono diverso dagli altri. Non mi piaccio, non voglio essere così.
In chi le provoca fino a subirle: Non mi arrendo, non sono invisibile, non subisco la mia diversità.
In chi assiste con indifferenza: Sono adeguato alla situazione, sono una persona tranquilla, so stare al mio posto.
Effetti delle prepotenze:Effetti di relazione.
In chi le compie:Ho assunto un ruolo di comando, tutti mi stimano o mi temono, sono il capo.
In chi le subisce passivamente:Tutti possono mettermi alle corde, sono l’ultimo della classe.
In chi le provoca fino a subirle:Gli altri mi riconoscono, parlano di me, mi rispondono. / Tutti ce l’hanno con me, mi fanno i
dispetti.
In chi assiste con indifferenza:Gli altri facciano quello che vogliono, io preferisco non prendere parte ad azioni che, del
resto, non mi riguardano.
Effetti delle prepotenze:Effetti di controllo.
In chi le compie:Non succede niente che io non voglia, niente mi sfugge.
In chi le subisce passivamente:Non sono capace di reagire e di controllare quello che succede, decidono gli altri.
In chi le provoca fino a subirle:Posso decidere io come e quando condurre il gioco. /Sono sempre io a perdere.
In chi assiste con indifferenza:Riesco a mantenere la mia posizione nella classe, nessuno verrà a disturbare me.
Effetti delle prepotenze:Effetti di cambiamento.
In chi le compie:Sono io che decido la direzione del cambiamento. Se in passato ho subito prepotenze e ho avuto paura, ora non
succederà più, sono un’altra persona…
In chi le subisce passivamente:Vorrei tanto cambiare la mia situazione ma non ne sono capace.
In chi le provoca fino a subirle:Non voglio cambiare il mio comportamento o perdere la mia posizione, ma non
voglio neppure che qualcuno mi opprima. Tutti ce l’hanno con me,
aiutatemi.
In chi assiste con indifferenza:Vorrei che i miei compagni fossero più maturi, che la vittima imparasse a difendersi e il
bullo a rispettarla. Io comunque non c’entro e non posso fare niente per
cambiare le cose.
MECCANISMI DI DISIMPEGNO MORALE
I meccanismi che rielaborano il significato dell’azione di
prepotenza sono:
_ Giustificazione
morale: quella che può essere interpretata come prepotenza risponde ad una morale non condivisa dagli osservatori, ma rilevante per chi agisce (es. razzismo, omofobia..).
_ Confronto
vantaggioso: la gravità dell’azione si riduce
nel confronto con comportamenti più pesanti o valutando i vantaggi che l’azione stessa offre, ad es., nella
risoluzione di un conflitto.
_ Uso
di eufemismi: un uso ben educato del linguaggio trasforma e rende rispettabile anche una condotta dannosa.
Le giustificazioni che intervengono sulla percezione del danno
prodotto dalle prepotenze:
_ Negazione:
non c’è stato nessun danno.
_ Minimizzazione:
un danno può esserci ma non tale
da provocare provvedimenti o condanne morali.
_ Inconsapevolezza:
se anche un danno c’è stato, chi
ha compiuto le prepotenze non lo sapeva e quindi non ne è responsabile.
I meccanismi che si basano sull’identità della vittima:
_ Deumanizzazione:
la vittima di prepotenze non è considerata una persona alla pari degli altri, quindi
non merita rispetto, non ha una dignità da calpestare.
_ Colpevolizzazione:
il compagno che subisce è il vero colpevole delle prepotenze, per quello che fa
(provocazioni) e per quello che non fa (passività).
Le giustificazioni relative all’attribuzione di responsabilità:
_ Diffusione:
le azioni compiute all’interno del
gruppo sono imputabili a tutti e a nessuno. Il meccanismo di
diffusione funziona sia durante l’azione sia successivamente,
posti di fronte alla necessità di giustificarsi.
_ Spostamento:
in un gruppo guidato da un leader
o in presenza di un’autorità che si accoda alle prepotenze
si giustifica addossando la responsabilità a chi comanda.
GLI AUTORI DI PREPOTENZE SI CONTRADDISTINGUONO PER LA DIFFICOLTA’ A METTERSI IN CONTATTO CON LE PROPRIE EMOZIONI E A RICONOSCERE QUELLE DEGLI ALTRI.
CON LORO E’ NECESSARIO LAVORARE SULL’EMPATIA.
CON LA VITTIMA E’ INVECE NECESSARIO POTENZIARE L’AUTOSTIMA E L’ASSERTIVITA’, CIOE’ LA CAPACITA’ DI RISPONDERE ALLE PROVOCAZIONI AFFERMANDO I PROPRI DIRITTI E I PROPRI BISOGNI, SENZA CALPESTARE QUELLI ALTRUI.
POSSIBILITA’ DI INTERVENTO
Genitori delle vittime e dei bulli
_ Valorizzare
il figlio per i suoi aspetti positivi e aiutarlo a costruirsi un diverso ruolo all’interno della scuola;
_ Riflettere
sul fatto che essere forti non significa essere violenti, e che la fragilità o la differenza non sono
cose di cui vergognarsi;
_ Aiutare il
figlio a mettere a fuoco eventuali atteggiamenti che possono risultati provocatori e aggressivi, o venire
percepiti come tali;
_ Stimolare
il figlio a riconoscere aspetti positivi dei compagni e ad intrecciare amicizie alla pari;
_ Incontrare,
se è il caso, i genitori di chi agisce/subisce le prepotenze;
_ Continuare
ad interessarsi dell’esperienza scolastica del figlio anche quando non ci sono fatti eclatanti.
Il bullismo è caratterizzato da elementi distinti:
1. Intenzione
di far del male e mancanza di compassione:
il “persecutore” trova piacere nell’insultare, nel
picchiare o nel cercare di dominare la “vittima” e continua anche
quando è evidente che la vittima sta molto male ed è
angosciata;
2. Intensità
e durata: il bullismo continua per un
lungo periodo di tempo e la quantità di prepotenze fa diminuire la
stima di sé da parte della vittima;
3. Potere
del “bullo”: il bullo ha maggiore potere
della vittima a causa dell’età, della forza, della grandezza o del
genere;
4. Vulnerabilità
della vittima: la vittima è più sensibile
degli altri coetanei alla presa in giro, non sa o non può
difendersi adeguatamente ed ha delle caratteristiche fisiche o psicologiche che la rendono più incline alla
vittimizzazione;
5. Mancanza
di sostegno: la vittima si sente isolata ed
esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di
bullismo perché teme rappresaglie e vendette;
6. Conseguenze: il danno per l’autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona ad un
considerevole disinvestimento dalla scuola oppure alcune vittime
diventano a loro volta aggressori.
Bibliografia
FRANCO MARINI, CINZIA MAMELI (2004), Bullismo e adolescenza, Carocci Editore.
ELENA BUCCOLIERO, MARCO MAGGI (2005), Bullismo, Bullismi- Le prepotenze in adolescenza dall’analisi dei casi agli
strumenti d’intervento, Franco Angeli Editore.
SONIA SHARP, PETER K. SMITH (1994), Bulli e prepotenti nella scuola- Prevenzione e tecniche educative, Erickson Editore.
ERSILIA MENESINI (2000), Bullismo che fare?- Prevenzione e strategie d’intervento nella scuola, Giunti Editore.
Il presente documento è stato realizzato dalla
dott.ssa Alessia Tabasso, psicologa, che attualmente collabora con l’Istituto Tecnico
Commerciale e per Geometri “Enrico De Nicola” nell’ambito del progetto “Educazione alla
salute: SERVIZIO PSICOLOGICO” e presentato a genitori e docenti il
09/02/2006 in occasione dell’incontro “CHE COS’E’ IL BULLISMO ?”.
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