di Giuseppina D’Auria
Di fronte
alle esigenze di un mondo che percepisce la necessità di un
sistema formativo adeguato
ai mutamenti, si sta proponendo
un nuovo paradigma
formativo entro il
quale reinterpretare la funzione
di un sistema che sembra aver perso,
anche nei confronti
dei giovani e
delle famiglie, una
capacità di legittimazione.
La tesi
che la formazione possa essere un parcheggio di risorse umane ha quasi del tutto
ceduto il posto
alla concezione della
formazione come investimento
di risorse umane e questo sia da parte delle imprese, sia da parte dei
soggetti stessi della formazione (i giovani e le famiglie).
A questa
concordanza di vedute
si accompagnano, tuttavia,
alcuni aspetti problematici:
1) la difficoltà di comunicazione e di realizzazione
di microcollaborazioni tra
mondo scolastico-formativo e mondo aziendale;
2) l’esigenza di una maggiore integrazione tra
soggetti cui compete la funzione di
programmazione dei sistemi
educativo- formativi ed i soggetti che in qualche modo esprimono osservazioni e
necessità circa tali indirizzi;
3) la
definizione del disegno
dell’intero sistema educativo-formativo, a
partire dall’acquisizione dei
concetti del policentrismo formativo e della relazionalità.
Partendo
da queste esigenze è possibile
ipotizzare una proposta
di ristrutturazione del sistema educativo- formativo secondo i tre
diversi livelli della cultura di base che
spetta alla scuola, della base
professionale che poggia sulla
collaborazione tra scuola,
sistema di formazione professionale e
realtà aziendale, e, infine, del perfezionamento professionale. in cui appare
necessaria una collaborazione tra scuola, centri di formazione professionale ed
azienda.
Le situazioni
educative sono chiamate
a mediare le
esigenze avanzate dall’innovazione scientifico-tecnologica con
le domande formative
dei lavoratori, attraverso
criteri che vanno analizzati, per verificarne la potenziale produttività.
Rispetto ai
cambiamenti strutturali, la
domanda di nuova
professionalità non vuol essere
intesa come preponderante dalle istituzioni formative e le capacità
connesse non sembrano
acquisibili con i
normali curricoli di
istruzione professionale.
Rispetto
ai cambiamenti socioculturali e personali, si rileva una nuova concezione
del lavoro, riferito
alla globalità dell’esistenza o visto come
uno dei molteplici ruoli del
soggetto; così come
la formazione può
essere intesa come
una delle esperienze del
soggetto.
La domanda
di formazione è
sempre più soggettiva
e rivolta a
diverse agenzie educative, mentre
una cultura della produttività sembra avere il
sopravvento sulla cultura della solidarietà.
L’istituzione formativa
ha il compito di educare ad una cultura
professionale integrale, rivolta al
bene comune, con
una continua interazione
formazione-lavoro- formazione.
Gli obiettivi
sono definibili in
specifiche guide curricolari elaborate recentemente
nell’area della formazione professionale.
La
valutazione dell’efficacia e efficienza dei modelli formativi è però limitata.
Aumenta il peso
delle imprese nella definizione
dei percorsi orientati al lavoro,
ma si cerca anche di soddisfare gli individui e di garantire un servizio di
pubblica utilità.
Con
questo lavoro si è cercato di approfondire il rapporto che c’è tra la didattica
e la formazione professionale, ponendo l’attenzione sull’importanza di usare
una didattica adeguata alla richiesta.
Per fare
ciò si è partiti analizzando il concetto
di lavoro, visto sotto il punto di vista storico, sociologico e psicologico.
Esiste
una forte interazione tra soggetto, campo e ambiente, e
le risorse disponibili.
Per far
sì che questa interazione sia produttiva bisogna investire sulla formazione, intesa
non come semplice
trasmissione di informazioni, che rimane peraltro importante, ma un
processo di sviluppo e di crescita della persona, un progressivo liberarsi
delle potenzialità soggettive
che permettano la
piena realizzazione di ognuno come essere umano. Bisogna, quindi,
lavorare sull’uomo.
Questo
tipo di formazione intesa come elemento regolativo
di un sistema è un’integrazione tra un aspetto funzionale e intenzionale.
Il primo
acquista spessore dall’urgenza irrevocabile di adattarsi alla rapidità del
cambiamento della società attuale. Il
secondo si riferisce invece all. esigenza di creare una continuità
significativa, pur rimanendo diversi
gli approcci metodologici dei vari tipi di formazione in relazione ai
cicli vitali, nel modo stesso di concepire il senso della formazione.
Gli
ultimi venti-trenta anni sono stati
caratterizzati da un vertiginoso sviluppo tecnologico che ha portato ad una
trasformazione di settori lavorativi classici, al complessificarsi dello
stile di vita
delle persone a
tutti livelli (esistenziale, professionale e sociale) e
della nascita di nuove figure professionali.
Si è
parlato anche dell’importanza che riveste l’educazione permanente in ogni
ambito.
Le
situazioni entro le quali i progetti di educazione permanente devono essere collocati inducono, in primo luogo,
all. individuazione di enti trainanti.
I poli
dell’analisi sono individuati in:
1) il mondo della cultura;
2) il mondo della scuola o dell’educazione
formale.
Per
quanto concerne il mondo del lavoro, occorre facilitare l’informazione degli
occupati, stimolare il loro interesse a conoscere, in un processo di crescita
nella prospettiva della democrazia industriale; elaborare progetti che abbiano
lo scopo di far scoprire capacità e attitudini.
Per quanto
riguarda l’aspetto cultura/educazione permanente,
si impone un coordinamento tra
i vari servizi,
le varie istituzioni
e i movimenti
spontanei, nella direzione
di una corretta e funzionale
utilizzazione di tutta le risorse finanziarie, naturali e umane disponibili.
Per ciò
che concerne il
ruolo della scuola, in un progetto di educazione permanente, è convinzione generale che, in una società in
continua trasformazione, non può giocare un ruolo positivo se resta
staccata dalle conquiste della
scienza e dei
cambiamenti che si verificano nella
realtà socio culturale.
La
formazione ha il compito di creare persone capaci di immettere sul mercato
prestazioni efficaci ed efficienti, deve promuovere tutte le risorse dell’uomo,
realizzare una vera
e propria cultura di impresa che
esalti le risorse umane e promuova
una gestione innovativa
delle stesse rispetto
ai modelli aziendali del
passato, puntando sulla
natura delle relazioni
che si instaurano
nel processo produttivo e
nella realtà lavorativa
quotidiana, sviluppando la
creatività dell’uomo.
L’azienda così deve diventare un organismo compatto,
formato da persone che hanno ognuna compiti, competenze e responsabilità
definiti, ma, che nello stesso tempo, interagiscono tra loro per favorire
l’avanzamento dell’azienda-organismo.
Guilford distingue
il pensiero umano
in divergente e
convergente, mentre il pensiero convergente procede verso una
risposta e una soluzione limitate, il pensiero divergente prende in
considerazione risposte diverse, tutte appropriate alla domanda. Ciò fa sì che
il pensiero divergente venga associato e identificato con il concetto di
creatività.
Esiste quindi
uno stretto rapporto di creatività o pensiero divergente
e innovazione.
Lavorare con
la strategia della
qualità, puntare sulla
cultura d’impresa per innovare
ed essere competitivi,
significa creare del
potenziale creativo delle persone, puntare sulla formazione del
pensiero divergente, stimolare il pensiero produttivo capace di trasformare, strutturare
e risolvere problemi, aumentare il coinvolgimento e la motivazione al lavoro,
puntare sulla realizzazione personale dei soggetti; significa, quindi,
permettere ad ognuno di partecipare attivamente e propositivamente al
processo produttivo e alla creazione di conoscenza di cui si fa carico l’organizzazione nel
suo insieme, attraverso
la possibilità di
rendere esplicito il proprio punto di vista, confrontare le proprie
soluzioni con quelle di altri soggetti,
affinare le proprie capacità
divergenti per realizzare progetti e percorsi innovativi.
L’intento è allora la partecipazione e la
responsabilizzazione di ognuno nell’interesse
di tutti e
dell’azienda-organismo; di conseguenza,
l’abbattimento auspicato, e in
alcuni casi realizzato,
di soluzioni gestionali
gerarchicamente rigide
all’interno
dell’organizzazione,
presuppone la formazione,
nei soggetti coinvolti, di
capacità nuove di tipo decisionale, relazionale e comunicativo.
Gli
ingredienti, che consentono una soluzione ai problemi di comunicazione tra persone, funzioni e ruoli e di
responsabilizzazione e motivazione dei singoli attori dell’organizzazione stessa,
attraverso la partecipazione agli
obiettivi dell’impresa da parte
di tutto il personale, sono il coinvolgimento, la capacità e la volontà di
dialogo, la collaborazione.
Il clima,
cioè l’esistere di un ambiente fenomenologico
ed interpersonale, idoneo allo sviluppo di determinate situazioni e
interrelazione, quindi, una dimensione soggettiva, ha a
che fare con i sentimenti, gli atteggiamenti, le
percezioni delle persone.
L’instaurarsi
di un rapporto costruttivo tra le variabili clima, creatività e qualità degli
interventi legati a particolari contesti è, dunque, il requisito fondamentale
che la formazione deve assumere come obiettivo, per realizzare un cambiamento
sostanziale nelle consuetudini professionali.
Per far
questo è necessario pensare e realizzare percorsi formativi che
non prescindano, da una parte, dai criteri propri
della comunicazione educativa,
e, dall’altra, dalla conoscenza
delle tecniche e
delle teorie psico-sociologiche più accreditate in
relazione agli abiti comunicativi e comportamentali
dell’uomo, soprattutto agiti in ambito professionale.
D’altra parte,
poiché ogni comunicazione ha luogo in un contesto, risulta evidente il
valore che, in un discorso siffatto, acquista la relazione significativa
tra comunicazione e contesto ambientale.
Il concetto
di comunicazione è inteso, in questa sede, come comunicazione
interpersonale (verbale e
non verbale) che si rivolge, in
particolare, alle caratteristiche e alla natura delle interazioni individuali,
duali e collettive, che si evidenziano nel processo di realizzazione del lavoro
delle persone inserite in un’organizzazione,
ma anche agli
atteggiamenti, ai comportamenti
e alle relazioni che scaturiscono dalla condivisione
di più soggetti del medesimo ambiente.
Allo stesso
modo il concetto
di ambiente, di
contesto, non va
inteso come mera cornice, ma assume in sé contenuti
significativi per la comunicazione e lo scambio tra gli
esseri umani; diventa
necessario per leggere
il grado di
sviluppo, di adattamento e di
percezione dell’ambiente da parte dei
soggetti e ha
l’importante funzione di realizzare comportamenti creativi.
E’ stato
affrontato l’argomento dell’orientamento professionale e l’importanza che
rivestono gli stage in questo campo. L’attività dell’orientare viene vista come
il nuovo modo di educare
e deve muoversi sia
sul terreno della
lettura dei bisogni,
sia su quello
della ricerca di possibili
risposte operative.
In base
a ciò, si è parlato di un nuovo corso, il percorso
di Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)[1],
che presenta delle caratteristiche
fortemente innovative nel panorama del sistema formativo italiano, in
quanto si tratta di un percorso:
- progettato e gestito in modo integrato tra
diversi soggetti: scuola, formazione professionale, università, impresa;
- definito
con la partecipazione delle Parti
Sociali, in particolare nelle fasi di programmazione, monitoraggio e
valutazione, per assicurare un raccordo
tra contenuti formativi e mondo del
lavoro;
- molto flessibile, modulare, aperto ad utenze
differenziate;
- rivolto
alla preparazione di una tipologia
di figure professionali
che finora aveva ricevuto
limitata attenzione da
parte dell’offerta formativa
del nostro Paese.
Anche se
non mancano sul territorio nazionale iniziative che rispondono a questi
requisiti è sicuramente la prima volta che viene predisposta un'offerta di
questo tipo così consistente ed articolata. Una innovazione di questa
portata richiede necessariamente
tempi di rodaggio adeguati ed una forte assistenza tecnica, che accompagni la
sperimentazione e ne irrobustisca lo spessore, in modo da renderla più
significativa in vista di una successiva messa a regime.
Per queste
ragioni, nel varare
l'avvio delle iniziative,
il Comitato nazionale
di progettazione del FIS[2] ha ritenuto opportuno predisporre e
distribuire degli strumenti che sostenessero lo sforzo che viene prodotto da
coloro che stanno progettando la nuova offerta formativa.
Le Linee
guida, predisposte dall’Isfol su incarico del Comitato di Progettazione, si
pongono in questa prospettiva; il loro
obiettivo è fornire
un sostegno metodologico a
tutti coloro che
sono impegnati, a
vario titolo, nella progettazione di questo nuovo percorso.
Esse
hanno lo scopo di fornire
una serie di
suggerimenti ed esemplificazioni
su come affrontare le varie fasi della progettazione.
La guida
viene consegnata agli
operatori nel momento
in cui la
prima fase del percorso di progettazione è stata già
compiuta, in quanto è stato già predisposto un primo progetto approvato a
livello regionale e nazionale. Ciò nondimeno essa affronta tutto l'iter della
progettazione, a partire dalla fase iniziale, consistente nell’analisi del
fabbisogno di figure professionali da parte del territorio. Si tratta di indicazioni
che alcuni potranno
considerare già acquisite,
ma che per
molti potranno risultare utili
per approfondire la
progettazione già compiuta
ed arrivare ad una definizione di maggiore dettaglio.
Le Linee
guida si rivolgono principalmente agli operatori che progettano e gestiscono le iniziative a livello locale.
Tuttavia
il percorso della progettazione di
un nuovo intervento
formativo, in particolare di un
intervento formativo così complesso come quello dell’Istruzione e Formazione
Tecnica Superiore, richiede anche l'intervento di altri soggetti
a livello regionale, nazionale
ed internazionale; pertanto
la guida, nell’esaminare tutte le diverse fasi del
percorso di progettazione, prende in considerazione anche compiti che ricadono
sotto la responsabilità di tali soggetti.
Infine,
così come i progetti sono sperimentali anche la guida[3] è
sperimentale.
Si tratta
cioè di un prodotto predisposto per fornire in tempi rapidi un supporto ai
responsabili dei progetti,
ma che in
futuro potrà e
dovrà essere rivisto
e perfezionato sulla base
dell’evoluzione della sperimentazione e
delle indicazioni che proverranno
dagli stessi utilizzatori. L'obiettivo finale è quello di predisporre uno
strumento sempre più completo ed accurato, concertato tra
tutti i soggetti
che partecipano al
sistema integrato, in
grado non solo di fornire un efficace sostegno a tutti gli operatori coinvolti,
fin dall’inizio del percorso progettuale, ma anche di far consolidare una
cultura della formazione tecnica superiore.
[1] Guspini Marco-Vespa Gino, Progettare l'I.T.F.S., Roma, Anicia
S.r.l., 2001.
[2] FIS da leggere Formazione e istruzione Superiore, in www.isfol.it
[3] Guida all’IFTS, in www.isfol.it
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