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domenica 4 febbraio 2018

Cyberbullismo : Prospettive socio pedagogiche. Rete come luogo di apprendimento.



La società digitale richiede una pedagogia nuova che vada oltre le tecnologie didattiche e la pedagogia tradizionale.
Inizialmente si analizza la formazione universitaria e/o professionale, che avviene nel mondo degli adulti; successivamente l’osservazione si concentra sulle agenzie educative formali e, soprattutto, sulla scuola dell’obbligo, focalizzandosi sui profili del docente e del discente che, come un Giano bifronte, sono partecipi e correlati aspetti dello stesso problema educativo.
La tematica del divario digitale è un trait d’union al discorso sulla Rete come fonte di stimoli ma anche di pericoli, superati da un’attenta gestione dei media e dei social utilizzati per la produzione multimediale di contenuti dedicati all’apprendimento.
Le TIC rendono più facile e naturale anche lo scrivere con altri compagni, in modo da sviluppare lo spirito cooperativo. Sono queste solo alcune delle molteplici possibilità offerte dalla videoscrittura che molto spesso viene utilizzata esclusivamente come una forma moderna di macchina da scrivere per copiare il materiale predisposto dal docente.
Se utilizzato in modo sapiente l’accesso alla rete può diventare anche uno strumento per promuovere l’eccellenza in ambito didattico. La rete rappresenta un spazio multidimensionale è, cioè, contemporaneamente una banca dati, un luogo di interazioni, un ambiente per attività di costruzione cooperativa, un luogo di lavoro condiviso. Internet ha molte potenzialità come strumento didattico proprio per il fatto che in un’unica risorsa si trovano, in modo integrato, tutte quelle dimensioni che nella didattica tradizionale sono separate. Includendo diverse dimensioni, le tipologie di attività didattica che si possono fare con Internet sono estremamente variegate e adattabili alle esigenze specifiche dello studente. Sfruttando Internet come semplice motore di ricerca per cercare informazioni, documenti, dati si possono assolvere importanti funzioni educative. Anche per quanto riguarda l’uso di Internet la funzione dell’insegnante come educatore rimane centrale perché deve fornire gli strumenti necessari per valutare in modo critico le risorse disponibili così che lo studente impari a sviluppare capacità critica, analitica e selettiva. Nelle fasi più avanzate del processo formativo può risultare utile che gli studenti oltre a semplici navigatori diventino autori della rete ad esempio costruendo siti, aggiornando il sito della scuola o sviluppando attività di collaborazione a distanza con altri studenti (es. e-twinning). Da un punto di vista pedagogico il rendere visibile agli altri il frutto del proprio lavoro richiede lo sviluppo di abilità espressivo - creative, capacità meta cognitive, capacità comunicative e progettuali. Sfruttando invece Internet come mezzo di comunicazione sincrono (chat e videoconferenze) e asincrono (posta elettronica, newsletter, forum) sono rintracciabili enormi potenzialità in ambito formativo soprattutto per lo sviluppo di attività di sostegno, assistenza e tutoring in orari diversi da quello scolastico. Infine, essendo una rete, per definizione, Internet rappresenta l’ambiente naturale per organizzare forme di attività collaborative.
<<In questi ultimi anni stiamo assistendo al consolidarsi di un modo di intendere le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, indicato come web 2.0. La natura del web 2.0 è catturata da tre elementi, partecipazione, condivisione e collaborazione, che caratterizzano anche il modo di operare di una comunità di pratica. Nel caso del web 2.0, questa pratica partecipativa e collaborativa si svolge in un oceano di documenti digitali. Chi apprende, prima isolato, ha ora la possibilità di diventare parte di una comunità di apprendimento costituita da altri studenti, ma anche dai suoi docenti, da esperti e da persone con cui condivide, in tutto o in parte, interessi, obiettivi, finalità. Certo, lo studio personale, inteso come costruzione della propria identità attraverso l’interazione con se stessi (riflessione, interpretazione, metacognizione, collegamenti alla propria esperienza, uso di proprie metafore, decisioni, ecc.) non perde significato né importanza, ma grazie alle potenzialità di partecipazione e condivisione del web 2.0 gli ambienti di apprendimento si arricchiscono di una nuova dimensione sociale. E in questo contesto lo studente opera con strumenti diversi, pensandosi come membro di una comunità e non più come cliente di un supermercato della conoscenza. Personalizza il suo ambiente di studio, ad esempio usando i blog come diari personali, i wiki come spazio privato di gestione dei contenuti, Delicious o Symbaloo come archivi di bookmark personali, Flicker e Youtube come archivi multimediali, ecc. E, se vuole, può condividere parte di questo suo mondo personale con gli altri anche nei social network>>(Maragliano R., Partecipazione e Condivisione, in Pedagogia nell’era Digitale, 8-9).
La rete risulta essere vantaggiosa per la ricerca pedagogica, poichè ci permette di confrontare agevolmente autori, contesti e fonti differenti, favorendo la ricostruzione dei percorsi di istruzione che hanno portato alla valorizzazione delle diverse età educative e delle dimensioni della formazione. Ancora di più torna utile alla professionalità docente.
Le tecnologie multimediali sono considerate mindtool cioè strumenti cognitivi. Il ricorso a tali tecnologie e una utile strategia per sviluppare specifiche e significative capacità. Vengono attivati i processi cognitivi, cognitivi e culturali in funzione di un obiettivo e di un destinatario e si favorisce l'affinamento di capacità e abilità.
Un testo tradizionale ci soffoca entro il punto di vista dell'autore. A fine lettura il nostro pensiero ha fatto un percorso reticolare in dissonanza quello lineare suggerito dal libro.
Nell’ipertesto si materializzano i riferimenti, assenti fisicamente nel testo tradizionale. Questo è un testo espandibile e incompiuto per via della possibilità del lettore di essere il principio organizzatore dell'indagine conoscitiva. Decentralizzazione e multidisciplinarietà fanno sì che il lettore diventi autore del suo percorso conoscitivo.
La complessità dell’uso del mezzo implica quindi il che il concetto di divario digitale vada considerato in relazione diretta alla discriminante accesso alla formazione. Una formazione che non potrà essere uguale per tutti, che dovrà necessariamente essere differenziata per gruppi dalle specifiche caratteristiche, non tanto economiche quanto culturali e cognitive.
Nella sostanza è necessario che si riproponga ciò che si è realizzato nel nostro Paese negli anni 50-60 per combattere l'analfabetismo. Come è stato per l'accesso al medium stampa, il gruppo sociale più protetto contro il pericolo del divario sociale è paradossalmente quello che normalmente risente delle maggiori necessità di tutela: i minori.
Nella scuola, con l'obbligo alla didattica informatica, bambini e ragazzi trovano una formazione di base uguale per tutti, una formazione che poi, contestualmente alla frequentazione scolastica, grazie alla comunicazione nel gruppo dei pari prosegue, si arricchisce attraverso la condivisione di abilità e conoscenze.
Il gruppo più discriminato resta invece quello dei giovani adulti (meno di trentacinque anni) che non ha accesso alla formazione informatica se non attraverso attività di carattere professionale o sulla spinta di scelte/interessi personali. In entrambi i casi, però, sono richieste capacità individuali ed una predisposizione all'acquisizione di nuovi sistemi e strutture del sapere (cognitiva ma soprattutto psicologica per vincere resistenze e paure).
Gli adulti dunque, se lontani dalla scuola o dal lavoro informatizzato, hanno meno opportunità di accesso agli strumenti del comunicare in rete; questo predispone il potenziale costante allontanamento anche delle trasformazioni culturali e sociali.
La mancata esperienza della cultura digitale dei giovani, con tutte le implicazioni percettive, comportamentali e relazionali che questa porta con sè, può originare un vero e proprio divario intergenerazionale aggravato, basato sull'impossibile condivisione di linguaggi comuni. Il divario digitale assume in questo caso un aspetto di divario relazionale.
Un ultimo gruppo, e non a caso anche il più emarginato, è quello dei grandi adulti cioè degli over sessanta. Il problema dell'accesso per questa fascia di utenza è un vero problema. Fuori dal mondo del lavoro, fuori dai circuiti di relazione, sostanzialmente chiuso in una società a parte e portatori sani di pregiudizi sulle loro capacità cognitive, gli anziani non hanno, se non virtualmente, possibilità di accesso all'uso delle nuove tecnologie. Tutto ciò proprio in un mondo in cui la tecnologia potrebbe aiutare, semplificare e supplire alle difficoltà dell'invecchiamento giovando non solo agli anziani ma a tutta la società.
Ogni esperienza, di qualsiasi forma e natura, modifica l'essere umano. L'uso di uno strumento o la semplice esposizione per via mediata, portano con sé esperienze e cambiamenti. Se poi, nel caso delle tecnologia della comunicazione, lo strumento è anche veicolo di contenuti, la modificabilità è ancora più consistente. I mezzi di comunicazione, l'esperienza alla comunicazione creano un diverso modo di percepire ciò che ci circonda e, di conseguenza, un diverso modo di relazionarci e di comunicare. E non c'è limite di età alla così detta influenza dei media così come non vi è limite di età alla modificabilità da stimoli ed esperienza.
Alcune variabili come età o bagaglio di esperienze determineranno un diverso modo di reagire all'influenza dei media, ma in qualsiasi caso vi sarà sempre una modificazione dell'individuo, una vera e propria creazione di circuiti e modelli mentali innovativi.

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