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martedì 20 marzo 2012

pedagogia in pillole


La relazione d’aiuto
La relazione d’aiuto si caratterizza come incontro fra due persone, una delle quali si trova in una condizione di bisogno ( riferita alla necessità di risolvere un problema di varia natura:
emotivo-affettiva, di lavoro, educativo, di salute) e l’altra ha una competenza/abilità e capacità di adattamento che si sono rivelate efficaci rispetto a situazioni problematiche da affrontare.
La relazione d’aiuto (continua)
Se la relazione d’aiuto si instaura primariamente come relazione autentica allora l’aiuto si esplicherà nei termini del favorire la crescita dell’utente in un rapporto di interscambio con il
consulente che offre aiuto.
L’aiuto infatti non va inteso come elargizione di consigli o suggerimenti risolutivi ma come attivazione di risorse di cui la persona dispone ma che al momento non riesce a recuperare
dentro di sé o ad impararne di nuove. Per attivare tali risorse o sostenere l’apprendimento di nuove abilità occorre capire quali ostacoli, e di che natura ( cognitiva, emotiva, pratica)
impediscono alla persona il pieno sviluppo del Sé. Carl Rogers, uno dei maggiori teorici della relazione d’aiuto, pose l’attenzione sulla necessità che la relazione d’aiuto fosse centrata sul cliente, sulla persona quindi che chiede aiuto e il cui bisogno va letto nella peculiarità del suo originarsi in quella persona e non in un’altra. Non si tratta infatti di generalizzare tecniche procedurali acquisite ma di inserirsi nella relazione portando quelle abilità che il cliente chiede di sviluppare e di maturare.

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