La relazione d’aiuto
La
relazione d’aiuto si caratterizza come incontro fra due persone, una delle
quali si trova in una condizione di bisogno ( riferita alla necessità di
risolvere un problema di varia natura:
emotivo-affettiva,
di lavoro, educativo, di salute) e l’altra ha una competenza/abilità e capacità
di adattamento che si sono rivelate efficaci rispetto a situazioni
problematiche da affrontare.
La
relazione d’aiuto (continua)
Se la
relazione d’aiuto si instaura primariamente come relazione autentica allora
l’aiuto si esplicherà nei termini del favorire la crescita dell’utente in un
rapporto di interscambio con il
consulente
che offre aiuto.
L’aiuto
infatti non va inteso come elargizione di consigli o suggerimenti risolutivi ma
come attivazione di risorse di cui la persona dispone ma che al momento non
riesce a recuperare
dentro
di sé o ad impararne di nuove. Per attivare tali risorse o sostenere
l’apprendimento di nuove abilità occorre capire quali ostacoli, e di che natura
( cognitiva, emotiva, pratica)
impediscono alla
persona il pieno sviluppo del Sé. Carl Rogers, uno dei maggiori teorici della
relazione d’aiuto, pose l’attenzione sulla necessità che la relazione d’aiuto
fosse centrata sul cliente, sulla persona quindi che chiede aiuto e il cui bisogno
va letto nella peculiarità del suo originarsi in quella persona e non in
un’altra. Non si tratta infatti di generalizzare tecniche procedurali acquisite
ma di inserirsi nella relazione portando quelle abilità che il cliente chiede
di sviluppare e di maturare.
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