Viaggio nel mondo del consumo
L’Osservatorio
Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze di Lisbona (Oedt),
lancia l’allarme. Nel 2009 è stato registrato il record di nuove
sostanze stupefacenti, tutte sintetiche, tra cui almeno un paio di
derivazione farmacologica.
Un mercato in continua evoluzione.
Il rapporto annuale dell’Osservatorio dell’Unione Europea ha individuato 24 nuove sostanze psicoattive.
È
il più alto numero registrato fino ad oggi in un solo anno, quasi il
doppio rispetto al 2008 (13). Si tratterebbe soprattutto di sostanze
sintetiche, “spice”. Sono sostanze tutte diverse tra loro, ma tutte
rigorosamente sintetiche.
Nove
delle quali si “fumano” essendo composte prevalentemente da
cannabinoidi, mentre la maggior parte si assumono per via orale, come
l’ecstasy. è specialmente il Nord Europa che detiene il primato per la
maggior produzione di quantitativi di droghe chimiche. Anche il target
si è modificato, i consumatori sono sempre più giovani, poca è la
differenza tra maschi e femmine, status sociale e culturale.
La
percezione del rischio si è modificata, e in questo nuovo approccio
alla vita maggiormente disinibito anche la sperimentazione occasionale o
il consumo frequente entra nella logica della “normalità”.
“Non
si usano sostanze perché si sta male, ma si consuma per stare meglio,
per stare al passo con i tempi e con i contesti relazionali e di
aggregazione”.
Da
quanto emerge, quindi, sembra chiaro che ci siano fasce della
popolazione più a rischio, ”ipotetici” consumatori, sulle quali il
mercato si concentra studiandone gusti e comportamenti, bisogni e
rituali, “creando” merce sempre nuova e attuale. Il target è quindi
molto giovane: per alcune sostanze possiamo parlare di prima
sperimentazione nell’età preadolescenziale, senza marcate differenze di
genere e contesti culturali.
Adolescenti e sostanze… menti in ostaggio?
Se
l’adolescente è quella istanza di mediazione tra infanzia e età adulta
che transita in ricerca della vera immagine di sé, e questa ricerca
passa attraverso varie e complesse esperienze, oggi più che mai la
“sperimentazione” occasionale di una o più sostanze rientra nel processo
evolutivo della maggior parte degli adolescenti.
Tra
i frequenti tipi di azioni adolescenziali a rischio di sperimentazione,
il consumo di sostanze assume una rilevanza significativa. Le
motivazioni e le funzioni inerenti al consumo sono molteplici, legati ad
effetti disinibenti, euforici e rilassanti.
Il
consumo può diventare per l’adolescente il modo con cui esprimere la
propria identità nascente, come modalità trasgressiva, come vistosa
affermazione di sé e strategia di accettazione del gruppo.
La
pericolosa tendenza ad anticipare sempre più il primo approccio con le
droghe rende oggi molto frequente, anche negli adolescenti, l'insorgere
di un disturbo da uso di sostanze, caratterizzato da abuso e dipendenza,
anche nei confronti di quelle droghe comunemente considerate di
"passaggio" o comunque poco additive (scarsamente capaci di dare
dipendenza), come ad esempio hashish ed ecstasy.
E’
inoltre ormai risaputo che anche le modalità di acquisto, spaccio o
semplicemente contatto, sono entrate nel circuito comunicativo dei
giovani attraverso i sistemi relazionali propri dei ragazzi. La
tecnologia, infatti, che ha prodotto notevoli progressi che hanno
influito enormemente sulla vita e sulle modalità di interagire tra le
persone, permettendo comunicazioni a lunga distanza e senza limiti
temporali, è ampliamente utilizzata anche nel mercato delle sostanze.
Sono 1600 i siti web visitabili per informarsi o acquistare, lo spaccio
avviene anche via cavo in modo più veloce e meno visibile, esistono
codici che regolamentano i processi comunicativi, che solo gli addetti o
gli interessati conoscono. Il mondo adulto è tagliato fuori dalle
competenze tecnologiche degli adolescenti, si viaggia su mondi paralleli
dove una realtà è attrezzata per starci e l’altra deve arrabattarsi per
comprendere. Così mentre in passato il consumo di droghe e alcol
risultava solitamente circoscritto a particolari ceti sociali e
categorie di persone, da ormai diversi anni stiamo assistendo ad una
sorta di "massificazione" del fenomeno. L'uso di sostanze, oltre a
risultare in costante aumento sembra, infatti, essersi ampiamente
diffuso in tutte le fasce socio-economiche della popolazione. Per quanto
concerne i consumi delle varie sostanze, legali o non, nella
popolazione studentesca (15-19 anni), riportiamo alcuni dati estratti
dalla Relazione Annuale al Parlamento sullo stato delle
Tossicodipendenze per l'anno 2007, elaborata dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri. Per ogni sostanza è indicata a fianco la
percentuale stimata di quante persone, appartenenti alla fascia di età
sopracitata, ne hanno fatto uso almeno una volta negli ultimi 12 mesi.
Alcol 68,1%
Tabacco 48,4%
Cannabis 23,0%
Psicofarmaci (senza prescrizione medica) 7,5%
Cocaina 4,2%
Stimolanti (amfetamine, ecstasy ecc.) 3,2%
Allucinogeni (lsd, funghetti ecc.) 2,7%
Eroina 1,4%
Anabolizzanti (senza prescrizione medica) 0,67%
Come
possiamo osservare alcol, tabacco e cannabis risultano essere le
sostanze maggiormente diffuse fra i giovani del nostro paese. Rilevanti
risultano essere anche i consumi di psicofarmaci, cocaina e stimolanti.
Soprattutto per quanto concerne la cocaina si è assistito negli ultimi
anni ad un notevole e costante incremento del suo utilizzo in tutte le
fasce della popolazione, causato soprattutto dall’accresciuta
disponibilità e dal sostanziale ridimensionamento del prezzo di vendita,
fattori che hanno contribuito a rendere tale sostanza, il cui utilizzo
era fino a qualche anno fa esclusivo appannaggio delle classi più
abbienti, accessibile anche ai ceti sociali più bassi. Dunque, non
possiamo considerare nessun adolescente immune dal contatto con il mondo
delle sostanze stupefacenti, legali od illegali che siano.
La
prossimità con le sostanze in particolar modo quelle psicoattive, se
può essere simile per molti, per alcuni diventa una “scelta” poco
consapevole vissuta sul qui e ora, e sul grande “gup” temporale che fa
credere all’adolescente che tutto si verifichi al momento in un’idea di
onnipotenza continua e poco aderente alla realtà.
Le
ricerche in ambito pedagogico, con particolare riferimento ai dati
dell’Osservatorio sull’Infanzia e l’Adolescenza del 2009, indicano che
l’approccio alle sostanze da parte della popolazione giovanile non può
prescindere da alcuni fattori che vengono definiti “fattori di rischio”.
La
prossimità con le sostanze psico-attive date dal contesto culturale
sociale e relazionale, la mancanza di controllo genitoriale, la scarsa
motivazione alla formazione personale e la propensione ad intraprendere
comportamenti rischiosi sono alcuni dei fattori che possono essere
tenuti in considerazione nel definire i soggetti a rischio, meritevoli
di maggior attenzione.
Così
come il non consumo di sostanze “lecite”, una buona stima di sé, un
rapporto positivo con il mondo adulto, definiti “fattori protettivi”,
possono aiutare l’adolesce-nte a individuare le proprie abilità
personali, indicando potenzialità ed energie individuali, fondamentali
per la costruzione del sé e la presa di distanza dagli stupefacenti. In
questo ambito le istituzioni hanno un ruolo determinante. La scuola, in
prima battuta, attivando programmi di prevenzione mira a creare spazi
informativi e momenti relazionali dove ciascun attore, ragazzo,
insegnante e genitore possa dar voce ai suoi bisogni e alle paure insite
nell’argomento. Il ruolo protettivo della scuola e delle istituzioni
può trasformarsi in vero e proprio percorso di sostegno alla crescita e
prevenzione dei comportamenti a rischio.
Problematica emergente
Parlando
di consumi giovanili, con particolare attenzione è da considerare il
consumo di alcolici. L’atteggiamento verso l’alcol risulta
caratterizzato da un’ambivalenza di fondo, legata sia alla sua
appartenenza alla categoria degli alimenti, sia ad un’immagine
storico-culturale che lo definisce come sostanza diffusa in tutti gli
strati sociali e generalmente associata al divertimento. “Alcool” è un
termine che raggruppa una categoria di sostanze che contengono alcol
etilico: vino, birra, superalcolici. In altre parole, qualunque liquore
ottenuto per distillazione o fermentazione o qualsiasi bevanda o i suoi
vapori, contenenti una qualche percentuale di alcol. L’alcol è
farmacologicamente una droga che, secondo le dosi, ha effetti
euforizzanti, disinibitori, stimolanti o calmanti. Inoltre, se assunto a
lungo dà dipendenza. La sindrome di astinenza è più drammatica di
quella dell’eroina; negli stadi iniziali si manifesta con il tremore
delle mani, nei casi estremi si hanno il delirio e le convulsioni
(delirium tremens). L’intossicazione da alcool (ubriachezza) provoca
mancata coordinazione dei movimenti, lentezza dei riflessi, difficoltà a
parlare e soprattutto tendenza all’aggressività. Secondo le ricerche
eseguite in tutti i paesi l’alcol, fra tutte le droghe, è quella che
provoca il più alto livello di violenza verso sé. In modo particolare,
l’assunzione di alcol tra i giovani ha, attualmente, raggiunto
proporzioni “enormi”: il 25% della mortalità dei maschi e il 10% delle
donne tra i 18 e i 30 anni è data dal consumo di alcol e patologie
correlate. La popolazione giovanile differenzia il consumo a seconda dei
luoghi di aggregazione e dei contesti sociali, utilizzando
alternativamente birra e superalcolici. La modalità di assunzione è
differente, concentrata in gruppo, spesso nel week end è la premessa
all’utilizzo di altre sostanze stupefacenti: il cosiddetto policonsumo:
più sostanze per una migliore “tenuta” degli effetti. Alcuni fenomeni
stanno prendendo piede in modo sempre più veloce. L’uso di Smart Drink,
ovvero gli aperitivi studiati e pensati per la popolazione giovanile al
femminile, con bottiglie accattivanti dai colori sgargianti e nomi
impronunciabili, e il Binge Drinking: una vera problematica
psico-sociale emergente, definibile come il bere ripetutamente in modo
compulsivo, fino ad ubriacarsi. Si ingeriscono volutamente quantità
ripetute di alcol in misura maggiore rispetto alle capacità psicologiche
e fisiologiche e al contesto nel quale ci si trova. Altro patologico
obbiettivo, oltre quello di provare ebbrezza, è quello di arrivare
all’ubriacatura completa. Il consumo è almeno di 5 - 6 bicchieri (e
comunque molto al di sopra delle proprie caratteristiche di tolleranza),
molte volte in modo quasi consecutivo e rapido, ovvero senza
sorseggiare, ma trangugiando l'alcol tutto d'un fiato. In tal modo, non
vi è soltanto la pericolosità indotta dalla quantità eccessiva, ma anche
quella dovuta alla modalità di ingestione, che amplifica l'impatto
negativo sulla capacità e sulla salute, sia psico-cognitiva che
organica.
A
riprova di ciò vi sono recenti studi americani, apparsi su affidabili
riviste scientifiche, i quali dimostrano che l'alcol bevuto velocemente
ha effetti maggiormente deleteri rispetto alla stessa quantità assunta
con più dilazione temporale.
Ulteriori
studi hanno posto in evidenza il fatto che bere grosse quantità di
alcol in tempi rapidi, in particolare durante, ad esempio, il fine
settimana, o comunque in concomitanza di feste o ritrovi, e poi
mantenere durante il resto dei giorni sobrietà dagli alcolici, è molto
pericoloso, in quanto può aumentare gli effetti negativi dei momenti di
Binge Drinking e, in generale, tale modalità di assunzione può indurre
all’alcolismo. Se i compiti evolutivi dell’adolescente, i cambiamenti
radicali della propria personalità e la ricerca compulsiva del proprio
sé portano l’adolescente a sperimentazioni che aumentino sempre più le
abilità personali, c’è un fenomeno che riguarda da vicino molte realtà
giovanili, ma con un grande “contributo”del mondo adulto: il “doping”.
Il doping
È
l'assunzione di sostanze che porta i parametri fisiologici dell'atleta
al di fuori degli intervalli di normalità. I recenti avvenimenti, che
hanno visto coinvolti nel doping atleti famosi, hanno fortemente scosso
l'opinione pubblica e mai come oggi il fenomeno doping è stato oggetto
di tanto interesse da parte della stampa. Il termine "doping" ha
un'etimologia incerta.
Probabilmente,
deriva dal verbo inglese "to dope", che significa "somministrare
stimolanti" e dal sostantivo "dope", che ha il significato di "sostanza
stimolante".
L'introduzione
del termine doping in ambito sportivo sembra risalire alla fine
dell'ottocento: con tale vocabolo si indicava una particolare miscela a
base di oppio, altri narcotici e tabacco, che veniva somministrata ai
cavalli da corsa in Nord America. Il doping ha una storia antica forse
quanto lo sport, ma, negli ultimi anni, ha adottato tecniche
farmacologiche sempre più sofisticate, che hanno cambiato radicalmente
la situazione rispetto a quella degli anni '70 e '80. Si tratta di un
fenomeno molto complesso, che coinvolge aspetti medici, farmacologici,
sportivi e di costume e che pone numerosi quesiti, quali: i tipi di
trattamento e le sostanze usate, le dosi, i tempi e le modalità di
somministrazione, le persone coinvolte (non solo atleti, ma anche
medici, allenatori ecc.), le modalità dei controlli anti-doping (qualità
delle competizioni, criteri di selezione e numero degli atleti da
sottoporre ai controlli), le sanzioni da applicare, la prevenzione e
l'elaborazione di valide strategie anti-doping. La dimensione del
fenomeno appare tutt'altro che trascurabile, alla luce del fatto che i
dati relativi alla diffusione del doping non rispecchiano la reale
entità del problema. Si consideri, a questo proposito, che solo una
minima parte degli sportivi viene sottoposta ai controlli anti-doping e
che gli esami di laboratorio non consentono di accertare tutte le forme
di doping, anche a causa della diffusione di sistemi, più o meno noti,
che permettono di eludere i controlli. Aldilà della violazione
dell'etica sportiva, altri aspetti preoccupanti del doping riguardano la
tutela della salute della popolazione sportiva e le scarse conoscenze
circa gli effetti dei farmaci assunti da un soggetto sano. Se, da una
parte, l'uso dei farmaci per la cura di determinate patologie
corrisponde a protocolli diagnostico-terapeutici riconosciuti e validati
da studi scientifici rigorosi, non altrettanto si può dire a proposito
della somministrazione di farmaci a soggetti integri dal punto di vista
psico-fisico, come gli atleti. In queste circostanze l'impiego di
farmaci ed i dosaggi scelti costituiscono spesso una pratica empirica
non sostenuta da alcun fondamento scientifico. A questo si aggiunga che
molti atleti assumono contemporaneamente più farmaci. Ad esempio, l'uso
di anabolizzanti è spesso associato all'assunzione di gonadotropina
corionica, per stimolare le funzioni testicolari inibite dagli
anabolizzanti, di diuretici per ridurre la ritenzione di sodio, di
liquidi indotta dagli steroidi e di potassio, per rimpiazzare la perdita
di questo sale, indotta dal diuretico.
P. L. O. C. R. S.
Provincia Lombarda
Ordine Chierici Regolari Somaschi
La
PLOCRS è un ente giuridico che accorpa le attività nella Provincia
Religiosa Lombarda dei Padri Somaschi, i quali, seguendo le orme del
Fondatore, si sono contraddistinti dalla stretta vicinanza a tutte le
forme di disagio, in particolare agli orfani, ai malati e alle donne
che, senza alternativa, vengono condotte all’esercizio della
prostituzione.
Finalità
della PLOCRS è quella di servire le fasce più deboli e bisognose dei
territori in cui opera (in Italia e all’estero), con particolare
attenzione alla popolazione giovanile. Per realizzare tale obiettivo si è
nel tempo articolata in azioni diversificate non solo per area di
disagio, ma anche per soglia di intervento (strada, diurno,
residenzialità, semi-autonomia).
Cardini della filosofia educativa, comuni ai diversi tipi di disagio e alle differenti soglie di intervento, sono:
•
Trasversalità delle modalità di intervento (dalla prevenzione alla
residenzialità) e dei tipi di disagio (minori, dipendenze, donne in
condizioni di fragilità, malati di AIDS e terminali).
• Specializzazione dei servizi o dei moduli all’interno dello stesso servizio.
• Approccio multidisciplinare integrato e complementarietà delle diverse figure educative coinvolte.
• Attenzione alle forme di povertà emergenti dal contesto storico e sociale.
Rispetto all’impostazione terapeutica delle opere residenziali:
• L’idea di vivere “con”, prima che vivere prima che vivere “per” i poveri.
• Il taglio medio piccolo delle comunità (10/15 ospiti).
• L’importanza del binomio formazione-lavoro, come base per l’emancipazione dalle situazioni di disagio.
• La residenzialità dei religiosi o dei responsabili laici in comunità.
Settori in cui opera
La PLOCRS è attiva, in Lombardia, con numerosi servizi raggruppabili in funzione alle relative aree di intervento.
Area minori
7 comunità educative, suddivise per fasce d’età, un centro diurno, un pronto intervento (province di Como e Lecco).
7 appartamenti per il reinserimento abitativo di minori senza prosieguo amministrativo (province di Como e Lecco).
1 centro di consulenza e di mediazione familiare (provincia di Lecco).
1 nido aziendale ed un centro prima infanzia (provincia di Lecco).
3 scuole parificate ed 1 centro di formazione professionale.
Attività
di bassa soglia in alcuni campi nomadi presenti sul territorio del
Comune di Milano e nelle situazioni di maggior disagio sociale legate
all’immigrazione.
1 centro di aggregazione giovanile (provincia di Milano).
Area dipendenze
1 centro diurno per tossicodipendenti e senza fissa dimora.
3 comunità terapeutiche residenziali, con moduli specialistici per alcolisti e cocainomani.
Attività di prevenzione e promozione alla salute presso scuole e luoghi informali.
Servizi di reinserimento lavorativo ed abitativo.
Area donne e fragilità sociale
Pronto
intervento ed interventi di bassa soglia (unità di strada, servizio
indoor per donne che lavorano negli appartamenti, percorsi art. 18).
2 case di seconda accoglienza per nuclei monoparentali e donne in condizioni di fragilità.
15
alloggi per l’autonomia sociale per nuclei familiari, donne sole o con
minori a carico, uomini in condizioni di fragilità sociale.
Area Aids
Casa
alloggio mista per malati in AIDS a doppia tipologia: Alta Integrazione
Sanitaria (tipo “C”) e Bassa Intensità Assistenziale (tipo “A”)
Centro diurno e mini-alloggi protetti per housing sociale.
L’attività
della Congregazione non si limita al territorio italiano dove sono
attive numerose esperienze di lavoro educativo e scolastico con i minori
ed adulti in difficoltà (Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia e Sardegna). I
Padri Somaschi lavorano a favore delle parti più deboli ed esposte
dell’umanità (poveri, minori, orfani e giovani a rischio di devianza) in
Filippine, India, Sri Lanka, U.S.A., Messico, El Salvador, Honduras,
Guatemala, Colombia, Equador, Brasile, Spagna, Romania, Polonia,
Albania, Mozambico ed Australia. Per un quadro esaustivo dello stato
dell’arte degli interventi nelle diverse provincie religiose, in Italia e
nel resto del mondo, è possibile consultare il sito:
www.somaschi.it - www.somascos.org
Il carisma del Fondatore
Una
caratteristica peculiare del carisma di san Girolamo, fondatore della
Congregazione dei Padri Somaschi, è sintetizzabile nel seguente
pensiero: “Con questi ultimi voglio vivere e morire”.
Le
regole e lo stile di vita della Congregazione hanno la loro peculiarità
nella cura e nella educazione degli orfani e dei poveri: incarnare il
carisma di san Girolamo significa decidere di accogliere gli “ultimi”
per condividere con essi un'esperienza totalizzante, a partire dalla
quotidianità.
Questa
scelta comporta l'attivazione di servizi con una forte valenza
educativa, mantenendo lo sguardo amorevole di “padre” (attenzione al
percorso evolutivo e alle regole) e di “madre” (dimensione
dell'accudimento e della cura).
Oggi,
questo richiede la capacità di portare avanti interventi utilizzando
modalità flessibili e in continua trasformazione, in quanto essi devono
essere pensati all'interno delle opere educativo-assistenziali, ma,
necessariamente, devono tener conto anche del contesto esterno in cui
tali realtà sono inserite.
L’operatore
somasco, quindi, è chiamato ad acquisire un ruolo, un modo di essere
presente accanto alla persona, tenendola nel cuore e nella mente, ma
anche a valorizzare l'appartenenza territoriale, con lo scopo di
progettare strategie di intervento che consentano l'offerta di risposte
concrete e mirate ai reali bisogni emergenti.
La
necessità di ottimizzare le risorse esistenti richiede, infatti, di
superare la dimensione dell'individualismo, a favore della costruzione
di percorsi condivisi con altre agenzie ed istituzioni private e
pubbliche operanti a livello socio-pedagogico. In altri termini, si
tratta di mantenere un atteggiamento di costante attenzione e lettura
degli eventi attuali, per pensare e progettare modalità sempre nuove,
attraverso le quali testimoniare oggi la cultura somasca e incarnare il
patrimonio lasciato in dono dal Fondatore.
Nell'insegnamento
di san Girolamo emerge l’importanza dell’azione, ma al contempo la
sollecitazione è quella di dare valore ai gesti semplici e di puntare
all’essenzialità, in un cammino autentico in cui sia possibile rendere
straordinari i gesti della vita di ogni giorno, accogliendo e
valorizzando la persona con la sua storia, senza giudicare, e offrendo
alla stessa la possibilità di vivere in “un ambiente affettivamente
valido, che abbia il sapore di casa e di famiglia, ….dove venga favorita
una serena convivenza” (dalla Carta d’identità dell’agire somasco).
Un'altra specificità del carisma somasco che costituisce tuttora un
elemento essenziale nelle opere è l'attenzione alla crescita globale
della persona: “San Girolamo andò in cerca dei fanciulli orfani e
concepì per loro una assistenza specifica. Ai ragazzi non somministrava
solo il cibo e il vestito, ma impartiva loro, con l’educazione
cristiana, anche l’insegnamento umano e l’ap-prendimento di un
mestiere”.
L’accoglienza,
secondo lo stile di san Girolamo, consiste innanzitutto nel “risanare e
vestire”, che possiamo paragonare ad un intervento in cui viene
bonificata la storia del ragazzo: si tratta dell'azione volta a
rispondere ai bisogni primari di ciascuno, sia a livello materiale che
relazionale. D'altro lato, la configurazione dei servizi deve
necessariamente tener conto che l'obiettivo finale di ogni progetto
educativo consiste nell'offerta di strumenti che consentano a ciascuno
di andare nel mondo con dignità, superando la mentalità di tipo
assistenzialistico, che si pone come elemento di grande rischio per chi
proviene da storie familiari particolarmente complesse. San Girolamo
sollecita a “vivere non mendicando, ma delle proprie fatiche. Ognuno
deve sostentarsi con i propri sudori, secondo quel detto “chi non lavora
non mangi”.
Il
lavorare si declina, da un lato, nel riflettere su ciò che facciamo
nelle nostre opere e, dall’altro, sul progetto che pensiamo per le
persone a noi affidate.
“Chi
avete in casa atti a lavorare? E chi avete che voglia loro insegnare
(…)? E che arte avete a questo proposito? Il lavoro è un bene e
continuamente lo vado cercando, ma ancora non ne vedo né via, né modo
eccetto una (…) : fare delle trecce per cappelli”. O ancora: “Alcuni
maestri artigiani, fatti venire appositamente, li addestrava nell’arte
di produrre brocche di ferro. Anche Girolamo lavorava con loro... Eletti
alcuni fanciulli di quelli che andavano mendicando, pigliò una bottega
appresso San Rocco, ove aperse una tal scola qual mai fu degno di veder
Socrate con tutta la sua sapienza”. San Girolamo, attento ai bisogni di
ciascuno, mantiene un pensiero costante e creativo, sia rispetto
all’organizzazione delle realtà da lui fondate, che rispetto alla
persona.
La
riflessione che si sta portando avanti, in particolare all’interno
delle comunità educative per minori, prende spunto dall'esperienza
vissuta nella Bottega di San Rocco (Venezia) per dare avvio a percorsi
di risocializzazione a favore di ragazzi in condizioni di forte
fragilità personale e che non hanno la possibilità di ricevere sostegni
né dal loro nucleo familiare, né a livello istituzionale.
Nel
campo educativo la sfida consiste, quindi, nella capacità costante di
fare un bilancio tra i rischi e le risorse di ogni persona, per aiutare
la stessa ad avvicinarsi al significato dei propri legami di
appartenenza, per dare avvio ad un percorso di individuazione, per
recuperare autostima e fiducia, per poter affrontare il mondo con
dignità. Questo è ciò che faceva san Girolamo, nella misura in cui non
attuava un puro e semplice assistenzialismo, ma accompagnava i ragazzi a
divenire autonomi e “padroni” della propria storia.
Esperienza nel settore delle dipendenze
I
Centri Accoglienza dei Padri Somaschi sono nati nel 1978 per offrire un
contributo alla soluzione dei problemi legati alla tossicodipendenza.
Il
contesto sociale degli ultimi anni settanta chiamava a raccolta nel
contrastare, ma soprattutto nell’accogliere, i disagi emergenti dal
dilagare dell’eroina.
Il
primo Centro aperto fu quello di Cavaione di Truccazzano, tutt’ora in
attività. Con l’espandersi del fenomeno e con il progressivo
interessamento di forze laiche, i Centri Accoglienza si sono
moltiplicati anche in altre regioni dell’Italia, diversificando il loro
intervento per tipo di disagio, collocazione geografica, soglia di
intervento.
Alcune
comunità sono gestite da responsabili religiosi, altre da operatori
laici, mantenendo però viva l’ispirazione somasca ad una collaborazione
tra clero e laici. Nel corso degli anni è stata particolarmente curata
la formazione degli Operatori, per permettere la condivisione dei valori
primi per uno sviluppo armonico e significativo della persona.
Il
coordinamento dei centri è affidato ad un Gruppo Esecutivo che è
anch’esso testimonianza dell’armonica collaborazione di forze religiose e
forze laiche.
La
formulazione di idee, lo scambio di pratiche, la fucina del pensiero
trova luogo nel Coordinamento dei Responsabili delle diverse sede
operative.
Strutture dei Centri Accoglienza attive in Lombardia negli interventi sulle tossicodipendenze
DROP IN DIPENDENZE - MILANO
TIPOLOGIA Centro diurno per tossico/alcooldipendenti e senza fissa dimora
CAPIENZA 40 ingressi al giorno suddivisi in due turni
ANNO DI APERTURA 2004
TERRITORIO
DI RIFERIMENTO Il bacino di utenza fa riferimento alla ASL della Città
di Milano ed ai Servizi Sociali del Comune di Milano.
DESTINATARI Persone con comportamenti di dipendenza a rischio di deriva sociale. Senza fissa dimora sia italiani che stranieri
CENTRO ACCOGLIENZA “CASCINA MAZZUCCHELLI”
SAN ZENONE AL LAMBRO (MI)
TIPOLOGIA
Comunità terapeutica residenziale maschile per soggetti
tossicodipendenti poliabusatori con modulo specialistico per
alcool-dipendenti nel trattamento integrato delle patologie alcool
correlate (modulo Zero Gradi).
CAPIENZA 30 posti di cui 10 per il modulo specialistico “Zero Gradi”
ANNO DI APERTURA 1982
TERRITORIO
DI RIFERIMENTO La struttura opera in regime di convenzione con l’ASL
della Provincia di Milano 2 ed è accreditata come Ente Ausiliario della
Regione Lombardia con d.g.r. 3387 del 26/10/2006.
Collabora
inoltre con i Noa della Città di Milano e della Regione Lombardia per
quanto concerne il trattamento degli alcooldipendenti.
DESTINATARI
Soggetti tossicodipendenti già in carico ai SERT di competenza
territoriale; Soggetti con problemi di dipendenza alcolica, inviati dai
NOA territoriali.
CENTRO ACCOGLIENZA DI CAVAIONE (MI)
TIPOLOGIA Comunità terapeutica residenziale maschile per soggetti dipendenti da cocaina
CAPIENZA 19 posti
ANNO DI APERTURA 1978 – specializzazione per cocainomani: 2000
TERRITORIO
DI RIFERIMENTO La struttura opera in regime di convenzione con l’ASL
della Provincia di Milano 2 ed è accreditata come Ente Ausiliario della
Regione Lombardia con d.g.r. 18842 del 30/09/2004.
DESTINATARI
La struttura è specializzata per accogliere giovani cocainomani, in
genere tra i 18 e 35 anni di età che abusano di sostanze psicostimolanti
(prevalentemente estasi e cocaina).
CENTRO ACCOGLIENZA DI PONZATE (CO)
TIPOLOGIA Comunità terapeutica residenziale maschile per tossicodipendenti poliabusatori e modulo di reinserimento.
CAPIENZA 21 posti e 8 posti di semiautonomia destinati ai progetti di reinserimento sociale ed abitativo
ANNO DI APERTURA 1987
TERRITORIO
DI RIFERIMENTO La struttura opera in regime di convenzione con l’ASL
della Provincia di Como ed è accreditata come Ente Ausiliario della
Regione Lombardia con d.g.r. 15562 del 12/12/2003.
DESTINATARI
Tossicodipendenti di genere maschile con particolare orientamento a
percorsi di reinserimento per soggetti pluritrattati.
SERVIZI DI PREVENZIONE - MILANO
TIPOLOGIA
Attività di prevenzione delle dipendenze e promozione della salute
presso istituti medi inferiori, superiori e in luoghi informali
ANNO DI APERTURA 2001
TERRITORIO
DI RIFERIMENTO Il bacino di utenza fa riferimento alla ASL di Milano 2
ed ai plessi scolastici attivi sui comuni che fanno capo alla stessa
ASL.
Enti locali, docenti delle scuole medie inferiori e superiori.
DESTINATARI Preadolescenti ed adolescenti.
Giovani inseriti in ambienti formali e/o informali.
Scuole e Università
COOPERATIVA DI LAVORO TEAM WORK – TAVERNERIO (CO)
TIPOLOGIA Cooperativa sociale di lavoro per soggetti tossicodipendenti
ANNO DI APERTURA 2005
TERRITORIO
DI RIFERIMENTO Il bacino di utenza fa riferimento alla ASL della
provincia di Como ed ai Servizi Sociali dei Comuni limitrofi.
DESTINATARI Persone che hanno concluso un programma terapeutico e/o segnalati dai Servizi competenti
Tutti
i servizi descritti sono radicati nel territorio di origine, in
particolare grazie alla collaborazione con i Servizi pubblici delle
singole realtà.
La
partecipazione ai Tavoli Programmatori Provinciali (legge 45 e 328)
sanciscono la capacità di agire sul territorio non solo come servizio ma
anche come attori delle politiche locali in tema di dipendenza.
La
PLOCRS ha inoltre gestito fino al 2004 numerose strutture terapeutiche e
servizi di prevenzione in altre Regioni, ora raccolti sotto una diversa
ragione sociale (Consorzio CAPS – Centri Accoglienza Padri Somaschi) ma
sempre afferenti alle attività della Congregazione.
CAPS
REGIONE DENOMINAZIONE LUOGO Tipo SERVIZIO
Calabria L’Ulivo Tortora (CS) Comunità
terapeutica
per tossicodipendenti
Emilia Romagna “Rupe Maschile” Sasso Marconi (BO) Comunità
terapeutica
per tossicodipendenti
“Rupe Femminile” Bologna Comunità
terapeutica
per tossicodipendenti
“Rupe Dormitorio” Bologna Riduzione
del danno
“Rupe Integrat” Bologna Appartamenti
per il reinserimento
“Rupe Abbastanza” Bologna Drop in
“Quadrifoglio Ozzano” Ozzano (BO) Comunità
terapeutica
per tossicodipendenti
“Quadrifoglio Fresatore” Bologna Comunità
terapeutica
per tossicodipendenti
“Rupe Arcoveggio” Bologna Comunità
terapeutica
per tossicodipendenti
“Rupe Prevenzione” Sasso Marconi (BO) Attività di
prevenzione
“RupeFormazione” Sasso Marconi (BO) Formazione
sulle tossico dipendenze
“Caronte” Sasso Marconi (BO) Cooperativa sociale
di reinserimento lavorativo
per
tossicodipendenti
Liguria “Cascina Piana” Millesimo (SV) Comunità
terapeutica
per tossicodipendenti
Piemonte “Cascina Martello” Briaglia (CN) Comunità
terapeutica
per tossicodipendenti
“Il Veliero” Mondovì (CN) Cooperativa sociale
di reinserimento lavorativo
per tossicodipendenti
Sguardo verso il futuro
La
capacità di creare un circolo virtuoso tra l’attività ordinaria ed il
protendersi verso le nuove forme di disagio sociale è la caratteristica
fondante delle politiche di intervento dei Padri Somaschi. L’avvio di
ogni nuova opera è stata sempre frutto di una logica attenta di
auto-sostentamento attraverso l’oculata gestione delle risorse garantite
per la gestione delle attività ordinarie. Questo rapporto di
circolarità tra gli interventi ordinari ed il sostegno straordinario di
azioni, in particolare là dove la risposta pubblica era ancora
inesistente, è stato alla base dell’avvio delle comunità terapeutiche
per tossicodipendenti alla fine degli anni settanta, dei servizi a
sostegno dei malati di AIDS e delle vittime della tratta negli anni
novanta ed ora con le sacche di emarginazione grave del mondo rom..Lo
start up di ogni attività innovativa viene sempre connotato da:
1)
La capacità di attingere alle risorse non solo economiche che il
territorio rende disponibili per le realtà sociali, attraverso azioni
coordinate di ricerca di canali di finanziamento (Fondazioni, Enti
Privati e Aziende Profit).
2)
L’essere parte integrante di reti nazionali, regionali e provinciali di
coordinamento che facilitano la scambio di buone prassi e di pratiche
di intervento nonché forniscono validi strumenti di supporto per le
l’avvio di progettazioni partecipate. Ad esempio i Servizi
socio-assistenziali somaschi sono inseriti nel Coordinamento Nazionale
delle Comunità di Accoglienza – il CNCA – che raccoglie oltre duecento
gruppi attivi in ambito sociale (nella fattispecie il gruppo ad hoc
sull’emarginazione grave).
A
livello regionale partecipa ai tavoli di programmazione degli
interventi ed è attiva nella costruzione di gruppi di coordinamento
territoriale.
3)
La forte aspirazione al riconoscimento istituzionale di nuovi servizi
da parte dell’Ente pubblico, attraverso un lavoro di sollecitazione
degli amministratori locali.
Il
risultato di questa attività è testimoniata dall’aver trasformato le
idee progettuali in nuovi servizi ancor oggi attivi in Italia e nel
resto del mondo.
aprile giugno 2010
http://www.vitasomasca.it/vitasomasca/Dossier/A9E76FFA-3B58-4B6D-AE9D-C87F23150E55.html
Forse si chiama “solitudine”,
quella specie di virus… che sta attaccando i nostri quasi-bambini e adolescenti.
Un
virus dai vari componenti nocivi quali: confusione, angoscia,
smarrimento, assenza di interrelazioni significative, dialogo
superficiale, non gestione delle emozioni, non accompagnamento
adeguato; infine, solitudine…
L’iniziazione all’uso di sostanze tossiche
è una mano alzata e un SOS.
è la richiesta urgente di aiuto per non precipitare nel vuoto ed esserne inghiottiti.
è la richiesta di attenzione, comprensione e un po’ più di ascolto…
Contatti
Per richieste di aiuto e progetti di inserimento
e-mail: help@somaschi.it cell. 3203305847
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