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lunedì 16 luglio 2012

Adolescenti a rischio...


Viaggio nel mondo del consumo

L’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze di Lisbona (Oedt), lancia l’allarme. Nel 2009 è stato registrato il record di nuove sostanze stupefacenti, tutte sintetiche, tra cui almeno un paio di derivazione farmacologica.
Un mercato in continua evoluzione.
Il rapporto annuale dell’Osservatorio dell’Unione Europea ha individuato 24 nuove sostanze psicoattive.
È il più alto numero registrato fino ad oggi in un solo anno, quasi il doppio rispetto al 2008 (13). Si tratterebbe soprattutto di sostanze sintetiche, “spice”. Sono sostanze tutte diverse tra loro, ma tutte rigorosamente sintetiche.
Nove delle quali si “fumano” essendo composte prevalentemente da cannabinoidi, mentre la maggior parte si assumono per via orale, come l’ecstasy. è specialmente il Nord Europa che detiene il primato per la maggior produzione di quantitativi di droghe chimiche. Anche il target si è modificato, i consumatori sono sempre più giovani, poca è la differenza tra maschi e femmine, status sociale e culturale.
La percezione del rischio si è modificata, e in questo nuovo approccio alla vita maggiormente disinibito anche la sperimentazione occasionale o il consumo frequente entra nella logica della “normalità”.
“Non si usano sostanze perché si sta male, ma si consuma per stare meglio, per stare al passo con i tempi e con i contesti relazionali e di aggregazione”.
Da quanto emerge, quindi, sembra chiaro che ci siano fasce della popolazione più a rischio, ”ipotetici” consumatori, sulle quali il mercato si concentra studiandone gusti e comportamenti, bisogni e rituali, “creando” merce sempre nuova e attuale. Il target è quindi molto giovane: per alcune sostanze possiamo parlare di prima sperimentazione nell’età preadolescenziale, senza marcate differenze di genere e contesti culturali.
Adolescenti e sostanze… menti in ostaggio?
Se l’adolescente è quella istanza di mediazione tra infanzia e età adulta che transita in ricerca della vera immagine di sé, e questa ricerca passa attraverso varie e complesse esperienze, oggi più che mai la “sperimentazione” occasionale di una o più sostanze rientra nel processo evolutivo della maggior parte degli adolescenti.
Tra i frequenti tipi di azioni adolescenziali a rischio di sperimentazione, il consumo di sostanze assume una rilevanza significativa. Le motivazioni e le funzioni inerenti al consumo sono molteplici, legati ad effetti disinibenti, euforici e rilassanti.
Il consumo può diventare per l’adolescente il modo con cui esprimere la propria identità nascente, come modalità trasgressiva, come vistosa affermazione di sé e strategia di accettazione del gruppo.
La pericolosa tendenza ad anticipare sempre più il primo approccio con le droghe rende oggi molto frequente, anche negli adolescenti, l'insorgere di un disturbo da uso di sostanze, caratterizzato da abuso e dipendenza, anche nei confronti di quelle droghe comunemente considerate di "passaggio" o comunque poco additive (scarsamente capaci di dare dipendenza), come ad esempio hashish ed ecstasy.
E’ inoltre ormai risaputo che anche le modalità di acquisto, spaccio o semplicemente contatto, sono entrate nel circuito comunicativo dei giovani attraverso i sistemi relazionali propri dei ragazzi. La tecnologia, infatti, che ha prodotto notevoli progressi che hanno influito enormemente sulla vita e sulle modalità di interagire tra le persone, permettendo comunicazioni a lunga distanza e senza limiti temporali, è ampliamente utilizzata anche nel mercato delle sostanze. Sono 1600 i siti web visitabili per informarsi o acquistare, lo spaccio avviene anche via cavo in modo più veloce e meno visibile, esistono codici che regolamentano i processi comunicativi, che solo gli addetti o gli interessati conoscono. Il mondo adulto è tagliato fuori dalle competenze tecnologiche degli adolescenti, si viaggia su mondi paralleli dove una realtà è attrezzata per starci e l’altra deve arrabattarsi per comprendere. Così mentre in passato il consumo di droghe e alcol risultava solitamente circoscritto a particolari ceti sociali e categorie di persone, da ormai diversi anni stiamo assistendo ad una sorta di "massificazione" del fenomeno. L'uso di sostanze, oltre a risultare in costante aumento sembra, infatti, essersi ampiamente diffuso in tutte le fasce socio-economiche della popolazione. Per quanto concerne i consumi delle varie sostanze, legali o non, nella popolazione studentesca (15-19 anni), riportiamo alcuni dati estratti dalla Relazione Annuale al Parlamento sullo stato delle Tossicodipendenze per l'anno 2007, elaborata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per ogni sostanza è indicata a fianco la percentuale stimata di quante persone, appartenenti alla fascia di età sopracitata, ne hanno fatto uso almeno una volta negli ultimi 12 mesi.
 
        Alcol                                                                             68,1%
        Tabacco                                                                      48,4%
    Cannabis                                                                    23,0%
    Psicofarmaci (senza prescrizione medica)                      7,5%
    Cocaina                                                                      4,2%
    Stimolanti (amfetamine, ecstasy ecc.)                      3,2%
    Allucinogeni (lsd, funghetti ecc.)                                       2,7%
    Eroina                                                                        1,4%
    Anabolizzanti (senza prescrizione medica)                  0,67%
 
Come possiamo osservare alcol, tabacco e cannabis risultano essere le sostanze maggiormente diffuse fra i giovani del nostro paese. Rilevanti risultano essere anche i consumi di psicofarmaci, cocaina e stimolanti. Soprattutto per quanto concerne la cocaina si è assistito negli ultimi anni ad un notevole e costante incremento del suo utilizzo in tutte le fasce della popolazione, causato soprattutto dall’accresciuta disponibilità e dal sostanziale ridimensionamento del prezzo di vendita, fattori che hanno contribuito a rendere tale sostanza, il cui utilizzo era fino a qualche anno fa esclusivo appannaggio delle classi più abbienti, accessibile anche ai ceti sociali più bassi. Dunque, non possiamo considerare nessun adolescente immune dal contatto con il mondo delle sostanze stupefacenti, legali od illegali che siano.
La prossimità con le sostanze in particolar modo quelle psicoattive, se può essere simile per molti, per alcuni diventa una “scelta” poco consapevole vissuta sul qui e ora, e sul grande “gup” temporale che fa credere all’adolescente che tutto si verifichi al momento in un’idea di onnipotenza continua e poco aderente alla realtà.
Le ricerche in ambito pedagogico, con particolare riferimento ai dati dell’Osservatorio sull’Infanzia e l’Adolescenza del 2009, indicano che l’approccio alle sostanze da parte della popolazione giovanile non può prescindere da alcuni fattori che vengono definiti “fattori di rischio”.
La prossimità con le sostanze psico-attive date dal contesto culturale sociale e relazionale, la mancanza di controllo genitoriale, la scarsa motivazione alla formazione personale e la propensione ad intraprendere comportamenti rischiosi sono alcuni dei fattori che possono essere tenuti in considerazione nel definire i soggetti a rischio, meritevoli di maggior attenzione.
Così come il non consumo di sostanze “lecite”, una buona stima di sé, un rapporto positivo con il mondo adulto, definiti “fattori protettivi”, possono aiutare l’adolesce-nte a individuare le proprie abilità personali, indicando potenzialità ed energie individuali, fondamentali per la costruzione del sé e la presa di distanza dagli stupefacenti. In questo ambito le istituzioni hanno un ruolo determinante. La scuola, in prima battuta, attivando programmi di prevenzione mira a creare spazi informativi e momenti relazionali dove ciascun attore, ragazzo, insegnante e genitore possa dar voce ai suoi bisogni e alle paure insite nell’argomento. Il ruolo protettivo della scuola e delle istituzioni può trasformarsi in vero e proprio percorso di sostegno alla crescita e prevenzione dei comportamenti a rischio.
Problematica emergente
Parlando di consumi giovanili, con particolare attenzione è da considerare il consumo di alcolici. L’atteggiamento verso l’alcol risulta caratterizzato da un’ambivalenza di fondo, legata sia alla sua appartenenza alla categoria degli alimenti, sia ad un’immagine storico-culturale che lo definisce come sostanza diffusa in tutti gli strati sociali e generalmente associata al divertimento. “Alcool” è un termine che raggruppa una categoria di sostanze che contengono alcol etilico: vino, birra, superalcolici. In altre parole, qualunque liquore ottenuto per distillazione o fermentazione o qualsiasi bevanda o i suoi vapori, contenenti una qualche percentuale di alcol. L’alcol è farmacologicamente una droga che, secondo le dosi, ha effetti euforizzanti, disinibitori, stimolanti o calmanti. Inoltre, se assunto a lungo dà dipendenza. La sindrome di astinenza è più drammatica di quella dell’eroina; negli stadi iniziali si manifesta con il tremore delle mani, nei casi estremi si hanno il delirio e le convulsioni (delirium tremens). L’intossicazione da alcool (ubriachezza) provoca mancata coordinazione dei movimenti, lentezza dei riflessi, difficoltà a parlare e soprattutto tendenza all’aggressività. Secondo le ricerche eseguite in tutti i paesi l’alcol, fra tutte le droghe, è quella che provoca il più alto livello di violenza verso sé. In modo particolare, l’assunzione di alcol tra i giovani ha, attualmente, raggiunto proporzioni “enormi”: il 25% della mortalità dei maschi e il 10% delle donne tra i 18 e i 30 anni è data dal consumo di alcol e patologie correlate. La popolazione giovanile differenzia il consumo a seconda dei luoghi di aggregazione e dei contesti sociali, utilizzando alternativamente birra e superalcolici. La modalità di assunzione è differente, concentrata in gruppo, spesso nel week end è la premessa all’utilizzo di altre sostanze stupefacenti: il cosiddetto policonsumo: più sostanze per una migliore “tenuta” degli effetti. Alcuni fenomeni stanno prendendo piede in modo sempre più veloce. L’uso di Smart Drink, ovvero gli aperitivi studiati e pensati per la popolazione giovanile al femminile, con bottiglie accattivanti dai colori sgargianti e nomi impronunciabili, e il Binge Drinking: una vera problematica psico-sociale emergente, definibile come il bere ripetutamente in modo compulsivo, fino ad ubriacarsi. Si ingeriscono volutamente quantità ripetute di alcol in misura maggiore rispetto alle capacità psicologiche e fisiologiche e al contesto nel quale ci si trova. Altro patologico obbiettivo, oltre quello di provare ebbrezza, è quello di arrivare all’ubriacatura completa. Il consumo è almeno di 5 - 6 bicchieri (e comunque molto al di sopra delle proprie caratteristiche di tolleranza), molte volte in modo quasi consecutivo e rapido, ovvero senza sorseggiare, ma trangugiando l'alcol tutto d'un fiato. In tal modo, non vi è soltanto la pericolosità indotta dalla quantità eccessiva, ma anche quella dovuta alla modalità di ingestione, che amplifica l'impatto negativo sulla capacità e sulla salute, sia psico-cognitiva che organica.
A riprova di ciò vi sono recenti studi americani, apparsi su affidabili riviste scientifiche, i quali dimostrano che l'alcol bevuto velocemente ha effetti maggiormente deleteri rispetto alla stessa quantità assunta con più dilazione temporale.
Ulteriori studi hanno posto in evidenza il fatto che bere grosse quantità di alcol in tempi rapidi, in particolare durante, ad esempio, il fine settimana, o comunque in concomitanza di feste o ritrovi, e poi mantenere durante il resto dei giorni sobrietà dagli alcolici, è molto pericoloso, in quanto può aumentare gli effetti negativi dei momenti di Binge Drinking e, in generale, tale modalità di assunzione può indurre all’alcolismo. Se i compiti evolutivi dell’adolescente, i cambiamenti radicali della propria personalità e la ricerca compulsiva del proprio sé portano l’adolescente a sperimentazioni che aumentino sempre più le abilità personali, c’è un fenomeno che riguarda da vicino molte realtà giovanili, ma con un grande “contributo”del mondo adulto: il “doping”.
Il doping
È l'assunzione di sostanze che porta i parametri fisiologici dell'atleta al di fuori degli intervalli di normalità. I recenti avvenimenti, che hanno visto coinvolti nel doping atleti famosi, hanno fortemente scosso l'opinione pubblica e mai come oggi il fenomeno doping è stato oggetto di tanto interesse da parte della stampa. Il termine "doping" ha un'etimologia incerta.
Probabilmente, deriva dal verbo inglese "to dope", che significa "somministrare stimolanti" e dal sostantivo "dope", che ha il significato di "sostanza stimolante".
L'introduzione del termine doping in ambito sportivo sembra risalire alla fine dell'ottocento: con tale vocabolo si indicava una particolare miscela a base di oppio, altri narcotici e tabacco, che veniva somministrata ai cavalli da corsa in Nord America. Il doping ha una storia antica forse quanto lo sport, ma, negli ultimi anni, ha adottato tecniche farmacologiche sempre più sofisticate, che hanno cambiato radicalmente la situazione rispetto a quella degli anni '70 e '80. Si tratta di un fenomeno molto complesso, che coinvolge aspetti medici, farmacologici, sportivi e di costume e che pone numerosi quesiti, quali: i tipi di trattamento e le sostanze usate, le dosi, i tempi e le modalità di somministrazione, le persone coinvolte (non solo atleti, ma anche medici, allenatori ecc.), le modalità dei controlli anti-doping (qualità delle competizioni, criteri di selezione e numero degli atleti da sottoporre ai controlli), le sanzioni da applicare, la prevenzione e l'elaborazione di valide strategie anti-doping. La dimensione del fenomeno appare tutt'altro che trascurabile, alla luce del fatto che i dati relativi alla diffusione del doping non rispecchiano la reale entità del problema. Si consideri, a questo proposito, che solo una minima parte degli sportivi viene sottoposta ai controlli anti-doping e che gli esami di laboratorio non consentono di accertare tutte le forme di doping, anche a causa della diffusione di sistemi, più o meno noti, che permettono di eludere i controlli. Aldilà della violazione dell'etica sportiva, altri aspetti preoccupanti del doping riguardano la tutela della salute della popolazione sportiva e le scarse conoscenze circa gli effetti dei farmaci assunti da un soggetto sano. Se, da una parte, l'uso dei farmaci per la cura di determinate patologie corrisponde a protocolli diagnostico-terapeutici riconosciuti e validati da studi scientifici rigorosi, non altrettanto si può dire a proposito della somministrazione di farmaci a soggetti integri dal punto di vista psico-fisico, come gli atleti. In queste circostanze l'impiego di farmaci ed i dosaggi scelti costituiscono spesso una pratica empirica non sostenuta da alcun fondamento scientifico. A questo si aggiunga che molti atleti assumono contemporaneamente più farmaci. Ad esempio, l'uso di anabolizzanti è spesso associato all'assunzione di gonadotropina corionica, per stimolare le funzioni testicolari inibite dagli anabolizzanti, di diuretici per ridurre la ritenzione di sodio, di liquidi indotta dagli steroidi e di potassio, per rimpiazzare la perdita di questo sale, indotta dal diuretico.
P. L. O. C. R. S.
Provincia Lombarda
Ordine Chierici Regolari Somaschi
 
La PLOCRS è un ente giuridico che accorpa le attività nella Provincia Religiosa Lombarda dei Padri Somaschi, i quali, seguendo le orme del Fondatore, si sono contraddistinti dalla stretta vicinanza a tutte le forme di disagio, in particolare agli orfani, ai malati e alle donne che, senza alternativa, vengono condotte all’esercizio della prostituzione.
Finalità della PLOCRS è quella di servire le fasce più deboli e bisognose dei territori in cui opera (in Italia e all’estero), con particolare attenzione alla popolazione giovanile. Per realizzare tale obiettivo si è nel tempo articolata in azioni diversificate non solo per area di disagio, ma anche per soglia di intervento (strada, diurno, residenzialità, semi-autonomia).
Cardini della filosofia educativa, comuni ai diversi tipi di disagio e alle differenti soglie di intervento, sono:
• Trasversalità delle modalità di intervento (dalla prevenzione alla residenzialità) e dei tipi di disagio (minori, dipendenze, donne in condizioni di fragilità, malati di AIDS e terminali).
• Specializzazione dei servizi o dei moduli all’interno dello stesso servizio.
• Approccio multidisciplinare integrato e complementarietà delle diverse figure educative coinvolte.
• Attenzione alle forme di povertà emergenti dal contesto storico e sociale.
Rispetto all’impostazione terapeutica delle opere residenziali:
• L’idea di vivere “con”, prima che vivere prima che vivere “per” i poveri.
• Il taglio medio piccolo delle comunità (10/15 ospiti).
• L’importanza del binomio formazione-lavoro, come base per l’emancipazione dalle situazioni di disagio.
• La residenzialità dei religiosi o dei responsabili laici in comunità.
 
Settori in cui opera
La PLOCRS è attiva, in Lombardia, con numerosi servizi raggruppabili in funzione alle relative aree di intervento.
Area minori
7 comunità educative, suddivise per fasce d’età, un centro diurno, un pronto intervento (province di Como e Lecco).
7 appartamenti per il reinserimento abitativo di minori senza prosieguo amministrativo (province di Como e Lecco).
1 centro di consulenza e di mediazione familiare (provincia di Lecco).
1 nido aziendale ed un centro prima infanzia (provincia di Lecco).
3 scuole parificate ed 1 centro di formazione professionale.
Attività di bassa soglia in alcuni campi nomadi presenti sul territorio del Comune di Milano e nelle situazioni di maggior disagio sociale legate all’immigrazione.
1 centro di aggregazione giovanile (provincia di Milano).
Area dipendenze
1 centro diurno per tossicodipendenti e senza fissa dimora.
3 comunità terapeutiche residenziali, con moduli specialistici per alcolisti e cocainomani.
Attività di prevenzione e promozione alla salute presso scuole e luoghi informali.
Servizi di reinserimento lavorativo ed abitativo.
Area donne e fragilità sociale
Pronto intervento ed interventi di bassa soglia (unità di strada, servizio indoor per donne che lavorano negli appartamenti, percorsi art. 18).
2 case di seconda accoglienza per nuclei monoparentali e donne in condizioni di fragilità.
15 alloggi per l’autonomia sociale per nuclei familiari, donne sole o con minori a carico, uomini in condizioni di fragilità sociale.
Area Aids
Casa alloggio mista per malati in AIDS a doppia tipologia: Alta Integrazione Sanitaria (tipo “C”) e Bassa Intensità Assistenziale (tipo “A”)
Centro diurno e mini-alloggi protetti per housing sociale.
 
L’attività della Congregazione non si limita al territorio italiano dove sono attive numerose esperienze di lavoro educativo e scolastico con i minori ed adulti in difficoltà (Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia e Sardegna). I Padri Somaschi lavorano a favore delle parti più deboli ed esposte dell’umanità (poveri, minori, orfani e giovani a rischio di devianza) in Filippine, India, Sri Lanka, U.S.A., Messico, El Salvador, Honduras, Guatemala, Colombia, Equador, Brasile, Spagna, Romania, Polonia, Albania, Mozambico ed Australia. Per un quadro esaustivo dello stato dell’arte degli interventi nelle diverse provincie religiose, in Italia e nel resto del mondo, è possibile consultare il sito:
www.somaschi.it - www.somascos.org
 
Il carisma del Fondatore
Una caratteristica peculiare del carisma di san Girolamo, fondatore della Congregazione dei Padri Somaschi, è sintetizzabile nel seguente pensiero: “Con questi ultimi voglio vivere e morire”.
Le regole e lo stile di vita della Congregazione hanno la loro peculiarità nella cura e nella educazione degli orfani e dei poveri: incarnare il carisma di san Girolamo significa decidere di accogliere gli “ultimi” per condividere con essi un'esperienza totalizzante, a partire dalla quotidianità.  
Questa scelta comporta l'attivazione di servizi con una forte valenza educativa, mantenendo lo sguardo amorevole di “padre” (attenzione al percorso evolutivo e alle regole) e di “madre” (dimensione dell'accudimento e della cura).
Oggi, questo richiede la capacità di portare avanti interventi utilizzando modalità flessibili e in continua trasformazione, in quanto essi devono essere pensati all'interno delle opere educativo-assistenziali, ma, necessariamente, devono tener conto anche del contesto esterno in cui tali realtà sono inserite.
L’operatore somasco, quindi, è chiamato ad acquisire un ruolo, un modo di essere presente accanto alla persona, tenendola nel cuore e nella mente, ma anche a valorizzare l'appartenenza territoriale, con lo scopo di progettare strategie di intervento che consentano l'offerta di risposte concrete e mirate ai reali bisogni emergenti.
La necessità di ottimizzare le risorse esistenti richiede, infatti, di superare  la dimensione dell'individualismo, a favore della costruzione di percorsi condivisi con altre agenzie ed istituzioni private e pubbliche operanti a livello socio-pedagogico. In altri termini, si tratta di mantenere un atteggiamento di costante attenzione e lettura degli eventi attuali, per pensare e progettare modalità sempre nuove, attraverso le quali testimoniare oggi la cultura somasca e incarnare il patrimonio lasciato in dono dal Fondatore.
Nell'insegnamento di san Girolamo emerge l’importanza dell’azione, ma al contempo la sollecitazione è quella di dare valore ai gesti semplici e di puntare all’essenzialità, in un cammino autentico in cui sia possibile rendere straordinari i gesti della vita di ogni giorno, accogliendo e valorizzando la persona con la sua storia, senza giudicare, e offrendo alla stessa la possibilità di vivere in “un ambiente affettivamente valido, che abbia il sapore di casa e di famiglia, ….dove venga favorita una serena convivenza” (dalla Carta d’identità dell’agire somasco). Un'altra specificità del carisma somasco che costituisce tuttora un elemento essenziale nelle opere è l'attenzione alla crescita globale della persona: “San Girolamo andò in cerca dei fanciulli orfani e concepì per loro una assistenza specifica. Ai ragazzi non somministrava solo il cibo e il vestito, ma  impartiva loro, con l’educazione cristiana, anche l’insegnamento umano e l’ap-prendimento di un mestiere”.
L’accoglienza, secondo lo stile di san Girolamo, consiste innanzitutto nel “risanare e vestire”, che possiamo paragonare ad un intervento in cui viene bonificata la storia del ragazzo: si tratta dell'azione volta a rispondere ai bisogni primari di ciascuno, sia a livello materiale che relazionale. D'altro lato, la configurazione dei servizi deve necessariamente tener conto che l'obiettivo finale di ogni progetto educativo consiste nell'offerta di strumenti che consentano a ciascuno di andare nel mondo con dignità, superando la mentalità di tipo assistenzialistico, che si pone come elemento di grande rischio per chi proviene da storie familiari particolarmente complesse. San Girolamo sollecita a “vivere non mendicando, ma delle proprie fatiche. Ognuno deve sostentarsi con i propri sudori, secondo quel detto “chi non lavora non mangi”.
Il lavorare si declina, da un lato, nel riflettere su ciò che facciamo nelle nostre opere e, dall’altro, sul progetto che pensiamo per le persone a noi affidate.
“Chi avete in casa atti a lavorare? E chi avete che voglia loro insegnare (…)? E che arte avete a questo proposito? Il lavoro è un bene e continuamente lo vado cercando, ma ancora non ne vedo né via, né modo eccetto una (…) : fare delle trecce per cappelli”. O ancora: “Alcuni maestri artigiani, fatti venire appositamente, li addestrava nell’arte di produrre brocche di ferro. Anche Girolamo lavorava con loro... Eletti alcuni fanciulli di quelli che andavano mendicando, pigliò una bottega appresso San Rocco, ove aperse una tal scola qual mai fu degno di veder Socrate con tutta la sua sapienza”. San Girolamo, attento ai bisogni di ciascuno, mantiene un pensiero costante e creativo, sia rispetto all’organizzazione delle realtà da lui fondate, che rispetto alla persona.
La riflessione che si sta portando avanti, in particolare all’interno delle comunità educative per minori, prende spunto dall'esperienza vissuta nella Bottega di San Rocco (Venezia) per dare avvio a percorsi di risocializzazione a favore di ragazzi in condizioni di forte fragilità personale e che non hanno la possibilità di ricevere sostegni né dal loro nucleo familiare, né a livello istituzionale.
Nel campo educativo la sfida consiste, quindi, nella capacità costante di fare un bilancio tra i rischi e le risorse di ogni persona, per aiutare la stessa ad avvicinarsi al significato dei propri legami di appartenenza, per dare avvio ad un percorso di individuazione, per recuperare autostima e fiducia, per poter affrontare il mondo con dignità. Questo è ciò che faceva san Girolamo, nella misura in cui non attuava un puro e semplice assistenzialismo, ma accompagnava i ragazzi a divenire autonomi e “padroni” della propria storia.
 
Esperienza nel settore delle dipendenze
I Centri Accoglienza dei Padri Somaschi sono nati nel 1978 per offrire un contributo alla soluzione dei problemi legati alla tossicodipendenza.
Il contesto sociale degli ultimi anni settanta chiamava a raccolta nel contrastare, ma soprattutto nell’accogliere, i disagi emergenti dal dilagare dell’eroina.
Il primo Centro aperto fu quello di Cavaione di Truccazzano, tutt’ora in attività. Con l’espandersi del fenomeno e con il progressivo interessamento di forze laiche, i Centri Accoglienza si sono moltiplicati anche in altre regioni dell’Italia, diversificando il loro intervento per tipo di disagio, collocazione geografica, soglia di intervento.
Alcune comunità sono gestite da responsabili religiosi, altre da operatori laici, mantenendo però viva l’ispirazione somasca ad una collaborazione tra clero e laici. Nel corso degli anni è stata particolarmente curata la formazione degli Operatori, per permettere la condivisione dei valori primi per uno sviluppo armonico e significativo della persona.
Il coordinamento  dei centri è affidato ad un Gruppo Esecutivo che è anch’esso testimonianza dell’armonica collaborazione di forze religiose e forze laiche.
La formulazione di idee, lo scambio di pratiche, la fucina del pensiero trova luogo nel Coordinamento dei Responsabili delle diverse sede operative.
 
Strutture dei Centri Accoglienza attive in Lombardia negli interventi sulle tossicodipendenze
DROP IN DIPENDENZE - MILANO
TIPOLOGIA Centro diurno per tossico/alcooldipendenti e senza fissa dimora
CAPIENZA 40 ingressi al giorno suddivisi in due turni
ANNO DI APERTURA 2004
TERRITORIO  DI RIFERIMENTO Il bacino di utenza fa riferimento alla ASL della Città di Milano ed ai Servizi Sociali del Comune di Milano.
DESTINATARI Persone con comportamenti di dipendenza a rischio di deriva sociale. Senza fissa dimora sia italiani che stranieri
 
CENTRO ACCOGLIENZA “CASCINA MAZZUCCHELLI”
SAN ZENONE AL LAMBRO (MI)
TIPOLOGIA Comunità terapeutica residenziale maschile per soggetti tossicodipendenti poliabusatori con modulo specialistico per alcool-dipendenti nel trattamento integrato delle patologie alcool correlate (modulo Zero Gradi).
CAPIENZA 30 posti di cui 10 per il modulo specialistico “Zero Gradi”
ANNO DI APERTURA 1982
TERRITORIO  DI RIFERIMENTO La struttura opera in regime di convenzione con l’ASL della Provincia di Milano 2 ed è accreditata come Ente Ausiliario della Regione Lombardia con d.g.r. 3387 del 26/10/2006.
Collabora inoltre con i Noa della Città di Milano e della Regione Lombardia per quanto concerne il trattamento degli alcooldipendenti.
DESTINATARI Soggetti tossicodipendenti già in carico ai SERT di competenza territoriale; Soggetti con problemi di dipendenza alcolica, inviati dai NOA territoriali.
 
CENTRO ACCOGLIENZA DI CAVAIONE (MI)
TIPOLOGIA Comunità terapeutica residenziale maschile per soggetti dipendenti da cocaina
CAPIENZA 19 posti
ANNO DI APERTURA 1978 – specializzazione per cocainomani: 2000
TERRITORIO  DI RIFERIMENTO La struttura opera in regime di convenzione con l’ASL della Provincia di Milano 2 ed è accreditata come Ente Ausiliario della Regione Lombardia con d.g.r. 18842 del 30/09/2004.
DESTINATARI La struttura è specializzata per accogliere giovani cocainomani, in genere tra i 18 e 35 anni di età che abusano di sostanze psicostimolanti (prevalentemente estasi e cocaina).
 
CENTRO ACCOGLIENZA DI PONZATE (CO)
TIPOLOGIA Comunità terapeutica residenziale maschile per tossicodipendenti poliabusatori e modulo di reinserimento.
CAPIENZA 21 posti e 8 posti di semiautonomia destinati ai progetti di reinserimento sociale ed abitativo
ANNO DI APERTURA 1987
TERRITORIO  DI RIFERIMENTO La struttura opera in regime di convenzione con l’ASL della Provincia di Como ed è accreditata come Ente Ausiliario della Regione Lombardia con d.g.r. 15562 del 12/12/2003.
DESTINATARI Tossicodipendenti di genere maschile con particolare orientamento a percorsi di reinserimento per soggetti pluritrattati.
 
SERVIZI DI PREVENZIONE - MILANO
TIPOLOGIA Attività di prevenzione delle dipendenze e promozione della salute presso istituti medi inferiori, superiori e in luoghi informali
ANNO DI APERTURA  2001
TERRITORIO  DI RIFERIMENTO Il bacino di utenza fa riferimento alla ASL di Milano 2 ed ai plessi scolastici attivi sui comuni che fanno capo alla stessa ASL.
Enti locali, docenti delle scuole medie inferiori e superiori.
DESTINATARI Preadolescenti ed adolescenti.
Giovani inseriti in ambienti formali e/o informali.
Scuole e Università
 
COOPERATIVA DI LAVORO TEAM WORK – TAVERNERIO (CO)
TIPOLOGIA Cooperativa sociale di lavoro per soggetti tossicodipendenti
ANNO DI APERTURA 2005
TERRITORIO  DI RIFERIMENTO Il bacino di utenza fa riferimento alla ASL della provincia di Como ed ai Servizi Sociali dei Comuni limitrofi.
DESTINATARI Persone che hanno concluso un programma terapeutico e/o segnalati dai Servizi competenti
 
Tutti i servizi descritti sono radicati nel territorio di origine, in particolare grazie alla collaborazione con i Servizi pubblici delle singole realtà.
La partecipazione ai Tavoli Programmatori Provinciali (legge 45 e 328) sanciscono la capacità di agire sul territorio non solo come servizio ma anche come attori delle politiche locali in tema di dipendenza.
La PLOCRS ha inoltre gestito fino al 2004 numerose strutture terapeutiche e servizi di prevenzione in altre Regioni, ora raccolti sotto una diversa ragione sociale (Consorzio CAPS – Centri Accoglienza Padri Somaschi) ma sempre afferenti alle attività della Congregazione.
 
CAPS
REGIONE                  DENOMINAZIONE    LUOGO             Tipo SERVIZIO
Calabria                           L’Ulivo                Tortora (CS)                Comunità    
                                                                                                                        terapeutica
                                                              per tossicodipendenti
Emilia Romagna      “Rupe Maschile”               Sasso Marconi (BO)        Comunità
                                                                                                                        terapeutica
                                                              per tossicodipendenti
                     “Rupe Femminile”        Bologna                        Comunità
                                                                                                                        terapeutica
                                                              per tossicodipendenti
                   “Rupe Dormitorio”      Bologna                  Riduzione
                                                                                                                        del danno
                   “Rupe Integrat”              Bologna                        Appartamenti
                                                                 per il reinserimento
                   “Rupe Abbastanza”     Bologna                          Drop in
                   “Quadrifoglio Ozzano”    Ozzano (BO)                    Comunità
                                                                                                                        terapeutica
                                                              per tossicodipendenti
                 “Quadrifoglio Fresatore” Bologna                        Comunità
                                                                                                                        terapeutica
                                                              per tossicodipendenti
                 “Rupe Arcoveggio”        Bologna                         Comunità
                                                                                                                        terapeutica
                                                              per tossicodipendenti
                    “Rupe Prevenzione”        Sasso Marconi (BO)        Attività di
                                                                                                                        prevenzione
                “RupeFormazione”            Sasso Marconi (BO)        Formazione
                                                         sulle tossico dipendenze
                  “Caronte”                Sasso Marconi (BO)        Cooperativa sociale
                                             di reinserimento lavorativo                                                               per tossicodipendenti
Liguria            “Cascina Piana”                    Millesimo (SV)          Comunità
                                                                                                                      terapeutica
                                                                                                         per tossicodipendenti
Piemonte         “Cascina Martello”        Briaglia (CN)                    Comunità
                                                                                                                       terapeutica
                                                                    per tossicodipendenti
                   “Il Veliero”            Mondovì (CN)    Cooperativa sociale
                                            di reinserimento lavorativo                                                                per tossicodipendenti
 
Sguardo verso il futuro
La capacità di creare un circolo virtuoso tra l’attività ordinaria ed il protendersi verso le nuove forme di disagio sociale è la caratteristica fondante delle politiche di intervento dei Padri Somaschi. L’avvio di ogni nuova opera è stata sempre frutto di una logica attenta di auto-sostentamento attraverso l’oculata gestione delle risorse garantite per la gestione delle attività ordinarie. Questo rapporto di circolarità tra gli interventi ordinari ed il sostegno straordinario di azioni, in particolare là dove la risposta pubblica era ancora inesistente, è stato alla base dell’avvio delle comunità terapeutiche per tossicodipendenti alla fine degli anni settanta, dei servizi a sostegno dei malati di AIDS e delle vittime della tratta negli anni novanta ed ora con le sacche di emarginazione grave del mondo rom..Lo start up di ogni attività innovativa viene sempre connotato da:
1) La capacità di attingere alle risorse non solo economiche che il territorio rende disponibili per le realtà sociali, attraverso azioni coordinate di ricerca di canali di finanziamento (Fondazioni, Enti Privati e Aziende Profit).
2) L’essere parte integrante di reti nazionali, regionali e provinciali di coordinamento che facilitano la scambio di buone prassi e di pratiche di intervento nonché forniscono validi strumenti di supporto per le l’avvio di progettazioni partecipate. Ad esempio i Servizi socio-assistenziali somaschi sono inseriti nel Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza – il CNCA – che raccoglie oltre duecento gruppi attivi in ambito sociale (nella fattispecie il gruppo ad hoc sull’emarginazione grave).
A livello regionale partecipa ai tavoli di programmazione degli interventi ed è attiva nella costruzione di gruppi di coordinamento territoriale.
3) La forte aspirazione al riconoscimento istituzionale di nuovi servizi da parte dell’Ente pubblico, attraverso un lavoro di sollecitazione degli amministratori locali.
Il risultato di questa attività è testimoniata dall’aver trasformato le idee progettuali in nuovi servizi ancor oggi attivi in Italia e nel resto del mondo.
 
Vita somasca
Portale di informazione dei Padri Somaschi
aprile giugno 2010 
http://www.vitasomasca.it/vitasomasca/Dossier/A9E76FFA-3B58-4B6D-AE9D-C87F23150E55.html

Forse si chiama “solitudine”,
quella specie di virus… che sta attaccando i nostri quasi-bambini e adolescenti.
Un virus dai vari componenti nocivi quali: confusione, angoscia, smarrimento, assenza di interrelazioni significative, dialogo superficiale, non gestione delle emozioni, non  accompagnamento adeguato; infine, solitudine…
L’iniziazione all’uso di sostanze tossiche
è una mano alzata e un SOS.
è la richiesta urgente di aiuto per non precipitare nel vuoto ed esserne inghiottiti.
è la richiesta di attenzione, comprensione e un po’ più di ascolto…
dossier

Contatti
Per richieste di aiuto e progetti di inserimento    
 e-mail: help@somaschi.it     cell. 3203305847

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