In
anni recenti si è avviato un ripensamento strategico delle politiche sociali
che ha interessato tutte le Regioni ed ha trovato conferma e piena legittimità
normativa nella legge 328/00.
Questa
costituisce un tassello importante per lo sviluppo qualitativo delle politiche
di welfare, verso un modello di società solidale che si auto-organizza
promuovendo essa stessa erogazione di servizi.
L’affermazione
del principio di sussidiarietà, attuato attraverso le sinergie fra tutti gli
attori sociali, pubblici e privati, sancisce infatti il passaggio dal
precedente modello di welfare state, basato sul principio di pubblico sinonimo
di istituzionale (D.P.R. n. 616/1977) al nuovo modello di welfare mix, basato
su di un sistema di interventi a rete dove pubblico svolge attività di
programmazione, monitoraggio e valutazione del sistema, mentre la definizione,
l’organizzazione e l’erogazione dei servizi e degli interventi vedono la
partecipazione di una molteplicità di attori a livello locale.
Il
modello che viene promosso fa in altri termini riferimento allo sviluppo del
welfare delle responsabilità, ovvero di un welfare che può essere definito
plurale, perché costruito e sorretto da responsabilità condivise, in una logica
di sistema allargato di governo, che valorizza il federalismo solidale in cui:
-
tutti livelli di governo, Comuni, Province, Regioni e Stato, ognuno nell'ambito
delle proprie competenze, concorrono a formulare, realizzare e valutare le
politiche sociali;
-
le organizzazioni sindacali e le associazioni sociali e di tutela degli utenti
partecipano a formulare gli obiettivi di benessere sociale e a valutarne il
raggiungimento;
-
le comunità locali, le famiglie, le persone sono soggetti attivi delle
politiche sociali e, in quanto tali, svolgono un ruolo da protagonista nella
progettazione e nella realizzazione del sistema;
-
l'aggregazione e l'autorganizzazione degli utenti, delle famiglie, delle
persone è fattore di arricchimento della rete dei servizi;
-
le Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza che operano in campo
socio-assistenziale partecipano alla programmazione regionale del sistema;
-
le Onlus, la cooperazione, il volontariato, le associazioni e gli enti di
promozione sociale, le fondazioni, gli enti di patronato e gli enti
riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato
accordi, concorrono alla realizzazione, all'organizzazione e alla gestione del
sistema integrato;
-
le Onlus, la cooperazione, il volontariato, le associazioni e gli enti di
promozione sociale, le fondazioni, gli enti di patronato e gli altri soggetti
privati provvedono, insieme ai soggetti pubblici, all'offerta e alla gestione
dei servizi.
Tali
innovazioni hanno avviato una ridefinizione dell’asse strategico delle
politiche sociali in cui:
-
i servizi sociali vengono aperti non solo ai soggetti deboli, ma alla
generalità della popolazione;
-
i trasferimenti monetari perdono centralità, a favore di un mix di assegni
economici e aiuti personalizzati;
-
gli interventi per categorie (minori, disabili, anziani, ecc.) vengono superati
da interventi che pongono al centro i nuclei familiari, con le diverse esigenze
che mutano nell’arco della vita;
-
gli interventi riparativi, che mantengono l’assistito in uno stato di
passività, vengono trasformati in aiuti che valorizzano la responsabilità e le
capacità proprie di ogni persona.
Tutto
ciò allarga i confini del comparto sociale e lo colloca in asse non solo con il
comparto sanitario, come è stato per tanti anni, ma anche con le politiche
attive del lavoro e della formazione.
In
questa prospettiva il sociale diventa un fattore indispensabile per la
costruzione del benessere dei singoli abitanti, ma anche favorire lo sviluppo
locale attraverso sinergie in grado di produrre lavoro di qualità producendo al
tempo stesso inclusione sociale.
Ciò
implica un sostanziale mutamento nel sistema di ruoli e forse anche
nell’identità di molti operatori del sociale, un allargamento della prospettiva
professionale che si traduce in una maggiore onerosità dell’attività svolta cui
tuttavia non corrisponde un adeguato riconoscimento ed una adeguata visibilità
sociale.
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