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domenica 13 gennaio 2013

BULLISMO



BULLISMO
Testo di approfondimento n. 1

Fonte:          Tabasso Alessia, CHE COS’E’ IL BULLISMO?,  pp. 1-30.

Tematiche:   Definizione del fenomeno in termini di aggressività, condotta antisociale, disimpegno morale, pregiudizio. Caratteristiche dei protagonisti: profili psicologici, effetti, possibili interventi.


AGGRESSIVITA’
Deriva da ADGREDIOR, dove AD significa “contro, allo scopo di” GRADIOR significa “andare, procedere, avanzare, camminare, aggredire”.
ADGREDIOR = “avvicinarsi a qualcuno o qualcosa, con intenzioni che possono essere benigne od ostili”.
Vi sono due poli dell’aggressività come potenzialità adattiva:
1. AGGRESSIVITA’ ESPANSIVA: attività volta all’autorealizzazione, a esplorare e cercare di vincere l’ambiente, veicolo quindi dell’attività creativa;
2. AGGRESSIVITA’ DIFENSIVA: forza usata per difendere la propria identità quando è minacciata da un pericolo.
AGGRESSIVITA’ ADATTIVA: permette al soggetto di difendere le proprie conquiste.
Quando invece il soggetto ha strutturato un’identità poco solida, la sua aggressività non ha più valore adattivo.
In adolescenza l’aggressività distruttiva trova maggiore espressione nel gruppo di coetanei.
L’aggressività può anche essere suddivisa in due sottotipi:
1. Proattiva: avviene senza provocazione da parte del partner ed è rivolta a perseguire il fine dell’aggressore;
2. Reattiva: si manifesta come reazione a condizioni antecedenti.
Il bullismo è una modalità proattiva.
L’aggressività proattiva può infatti essere suddivisa a sua volta in due sottotipi:
- Bullismo, che, come vedremo, trova la sua motivazione nell’affermazione di dominanza interpersonale;
- Aggressività strumentale, che è un comportamento coercitivo, rivolto ai fini personali.
Questa suddivisione non è sempre valida poiché alcune forme di bullismo possono essere strumentali.
CONDOTTE ANTISOCIALI: comportamenti che infliggono dolore fisico o mentale o che danneggiano le proprietà altrui e che possono costituire o meno un’infrazione alla legge.
DISIMPEGNO MORALE: meccanismi cognitivi che, operando una scissione tra pensiero e azione, permettono al soggetto di restare in pace con la propria coscienza anche quando mette in atto condotte che palesemente ne tradiscono i principi.
Una RISPOSTA AGGRESSIVA è qualunque atto o comportamento che implica, può implicare e/o in qualche misura può essere considerato come avente lo scopo di infliggere danno o
dispiacere; anche le manifestazioni di reazioni interne, quali pensieri o sentimenti che si possa concepire abbiano tali scopi, vengono considerati come risposte aggressive.
L’adolescente impara presto a gestire la propria aggressività attraverso:
- difese cognitive come l’intellettualizzazione, ossia la tendenza a razionalizzare su ogni evento o sentimento, - processi di gruppo come la diffusione del senso di
responsabilità.
Quando l’aggressività non trova vie di uscita, in preadolescenza e in adolescenza potrà essere più esplosiva e non facile da contenere:
_ bullismo
_ violenza
PREGIUDIZIO: giudizio anticipato senza approfondimento, senza una preliminare analisi delle caratteristiche di una persona o di un evento.
E’ una scorciatoia di pensiero.
Frequentemente è il meccanismo alla base del bullismo.
IL BULLISMO
“Il comportamento da bullo è un tipo di azione che mira deliberatamente a far del male o danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base
della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare” S. Sharp e P.K. Smith Il bullismo è una modalità proattiva.
Perché una relazione tra soggetti possa prendere questo nome devono essere soddisfatte tre condizioni:
1) Si verificano comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta;
2) Queste azioni sono reiterate nel tempo;
3) Sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui uno/alcuni sempre in posizione dominante (bulli) ed uno/alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).
3 elementi caratterizzano il bullismo:
- INTENZIONALITA’: il bullo ha lo scopo di danneggiare, di far del male alla sua vittima.
- PERSISTENZA: il comportamento prepotente ha una durata nel tempo, non si esaurisce in un singolo episodio di aggressività.
- ASIMMETRIA: la relazione tra bullo e vittima è caratterizzata da una sproporzione di forze, di tipo fisico o psicologico.
Il bullismo può esprimersi attraverso forme diverse:
- PSICOLOGICA (esclusione, maldicenza), prevalentemente femminile;
- VERBALE (prese in giro, minacce, insulti), sia maschile che femminile;
- FISICA (aggressioni, tormenti), prevalentemente maschile.
Meccanismi che portano alla formazione del gruppo dei bulli:
_ Contagio sociale;
_ Allenamento delle inibizioni delle tendenze aggressive;
_ Diluizione del senso di responsabilità.
PROTAGONISTI DEL BULLISMO
Tra gli autori di prepotenze si distinguono:
_ Il bullo leader, ideatore delle prepotenze (non sempre perpetratore);
_ I gregari, che partecipano alle prepotenze sotto la sua guida;
_ I sostenitori, coloro che assistono senza prendere parte all’azione, ma sostenendola attivamente con incitamenti, risolini e via di seguito.
Tipi di bullo
BULLO AGGRESSIVO: ha bisogno di un capro espiatorio su cui sfogare la propria rabbia. Non si cura delle conseguenze del suo comportamento, è impulsivo, non condanna la violenza e la sente anzi indispensabile per esprimere il suo bisogno di dominio. E’ fisicamente molto forte e non è dotato di empatia.
BULLO ANSIOSO: è la via di mezzo tra il bullo aggressivo e la vittima ansiosa; attacca, cerca il suo capro espiatorio e fa del male gratuitamente; tuttavia è sufficiente un rimprovero o un’indagine pressante da parte dell’adulto alla ricerca del colpevole perché il bullo ansioso ceda.
BULLO PASSIVO O SOBILLATORE: svolge un ruolo di sostegno per il bullo aggressivo.
Tra le vittime si parla di:
_ Vittima passiva, che subisce le prepotenze senza riuscire a reagire;
_ Vittima provocatrice, che ingaggia duelli serrati con il bullo, stuzzicandolo, fino a che questo non risponde con un’azione di prepotenza.
Infine gli astanti:
_ Gli spettatori neutrali che non prendono una posizione di fronte alle prepotenze o che non sono mai presenti agli episodi;
_ I difensori della vittima, gli unici ad assumersi il rischio di andare contro corrente di fronte all’autorità del più forte e a vivere la scuola con una coerenza di fondo tra ciò che si
mostra nel rapporto con gli adulti e ciò che si incarna nella relazione con i compagni.
PROFILO PSICOLOGICO DEL BULLO
_ Dichiarata autostima (falsa, manca di autocritica)
_ Poco empatico
_ Autogiustificante
_ Dominante
_ Diffidente
_ Ostile verso l’esterno
_ Forte sul piano fisico
Clima di ostilità tipico delle famiglie dei bulli, scarsa accettazione del figlio da parte dei genitori. I genitori del bullo sono spesso poco presenti o incapaci di autorevolezza, inefficaci nel limitare il comportamento del figlio. Possono
essere presenti talvolta modelli educativi autoritari e violenti.
PROFILO PSICOLOGICO DELLA VITTIMA
_ Ansiosa e insicura
_ Sensibile
_ Calma
_ Chiusa
_ Poco assertiva
_ Autocolpevolizzante
_ Permeabile dall’esterno
_ Debole sul piano fisico
Caratteristiche della vittima provocatrice
_ Poco empatico
_ Ansioso e insicuro
_ Diffidente
_ Iperattivo
_ Reattivo
_ Provocatorio
Le famiglie delle vittime sono in molti casi eccessivamente protettive, tendono a sostituirsi al ragazzo o alla ragazza di fronte alle difficoltà tanto da non lasciare spazio ad una crescita autonoma nella gestione dei conflitti tra pari.
INDICATORI PRIMARI: direttamente e chiaramente correlati alla presenza del bullismo.
INDICATORI SECONDARI: rilevano l’esistenza del fenomeno ma non in maniera altrettanto forte.
INDICATORI PRIMARI DI UNA POSSIBILE VITTIMA A
SCUOLA:
- PRESE IN GIRO RIPETUTE;
- INTIMIDAZIONI;
- UMILIAZIONI;
- AGGRESSIONI FISICHE;
- SOTTRAZIONE DI OGGETTI;
- FERITE EVIDENTI, per le quali non è possibile fornire una spiegazione esauriente.
INDICATORI SECONDARI DI UNA POSSIBILE VITTIMA A SCUOLA:
- ISOLAMENTO DAL GRUPPO DEI PARI;
- ATTACCAMENTO ALL’ADULTO PIUTTOSTO CHE AI PROPRI COMPAGNI;
- DIFFICOLTA’ A PARLARE IN CLASSE;
- APPARIRE ABBATTUTI, DEPRESSI, PIAGNUCOLOSI;
- PEGGIORAMENTO NEL RENDIMENTO SCOLASTICO.
INDICATORI PRIMARI DELLA POSSIBILE VITTIMA A CASA:
- RITORNO DALLA SCUOLA CON VESTITI
STRACCIATI E SGUALCITI E CON LIBRI ROVINATI;
- HA LIVIDI, FERITE, TAGLI E GRAFFI.
INDICATORI SECONDARI DELLA POSSIBILE VITTIMA A CASA:
- SOLITAMENTE NON PORTA A CASA COMPAGNI O ALTRI COETANEI DOPO LA SCUOLA E RARAMENTE TRASCORRE DEL TEMPO CON ESSI;
- NON HA NESSUN AMICO CON CUI TRASCORRERE IL TEMPO LIBERO;
- RARAMENTE O MAI E’ INVITATA ALLE FESTE;
- HA PAURA DI ANDARE A SCUOLA LA MATTINA, HA SCARSO APPETITO, RICORRENTI MAL DI TESTA O MAL DI STOMACO;
- SCEGLIE PERSORSI PIU’ LUNGHI E TORTUOSI PER ANDARE A SCUOLA E TORNARE A CASA;
- DORME MALE E FA BRUTTI SOGNI;
- PERDE INTERESSE NELLE ATTIVITA’ SCOLASTICHE E RIPORTA VOTI BASSI;
- SEMBRA INFELICE, TRISTE E DEPRESSA O MOSTRA INASPETTATI CAMBIAMENTI DI UMORE,
MANIFESTANDO IRRITAZIONE O SCATTI D’IRA;
- CHIEDE O RUBA DENARO ALLA FAMIGLIA.
Indici che permettono di identificare i soggetti direttamente e realmente coinvolti nel bullismo
1. i cambiamenti improvvisi dell’umore manifestati dagli alunni;
2. il progressivo deterioramento del loro rendimento scolastico;
3. il sempre più marcato disinteresse per la scuola;
4. l’accusare malesseri di vario tipo per non andare più a scuola;
5. il perdere di frequente libri, quaderni ed oggetti personali.
A cosa serve il bullismo. Alcune tipologie sulla base del vantaggio ricercato dal più forte e della funzione del bullismo nel gruppo.
_ FUNZIONE : di inclusione verso i nuovi membri
ESEMPIO: riti di iniziazione ai primini
SCOPO DI CHI AGISCE LE PREPOTENZE: mantenere il controllo sui meccanismi di entrata in un gruppo. Affermare il gruppo sopra la persona.
RUOLO DEL GRUPPO, EFFETTI SULLE DINAMICHE
INTERNE: bullo e gruppo possono coincidere pur con ruoli diversificati all’interno.
SIGNIFICATO DELLA RIPETIZIONE: la ripetizione riguarda il comportamento, non la persona che ne è oggetto. Il comportamento, umiliante in sé, lo è doppiamente poiché spersonalizza la vittima.
_ FUNZIONE: di inclusione verso chi provoca.
ESEMPIO: scambio di attenzioni tra bullo e vittima provocatrice.
SCOPO DI CHI AGISCE LE PREPOTENZE: nutrire il proprio dominio sulla situazione. Fare giustizia rispetto ad un comportamento che anche il gruppo percepisce come fastidioso ma allo stesso tempo ammettere alla vittima l’ingresso in negativo nelle dinamiche del gruppo.
RUOLO DEL GRUPPO, EFFETTI SULLE DINAMICHE
INTERNE: il gruppo può attraversare fasi diverse, di divertimento, compassione, rifiuto e ostilità aperta verso la vittima provocatrice. Il problema generalmente esplode quando il gruppo ha un atteggiamento diffuso di non sopportazione.
SIGNIFICATO DELLA RIPETIZIONE: la ripetizione è assicurata dalla attiva collaborazione della vittima provocatrice.
_ FUNZIONE: di esclusione; di tipo espressivo.
ESEMPIO: meccanismo del capro espiatorio.
SCOPO DI CHI AGISCE LE PREPOTENZE: nutrire la propria leadership nei confronti degli astanti. Ridurre, squalificare punire la diversità attraverso chi ne è portatore.
RUOLO DEL GRUPPO, EFFETTI SULLE DINAMICHE
INTERNE: molti membri del gruppo sostengono o assistono alle prepotenze senza opporsi e ammettendole. Il gruppo rafforza la propria identità nella condivisione del valore che ordina la gerarchia interna e differenziandosi dal suo opposto, incarnato nel ragazzo vittima.
SIGNIFICATO DELLA RIPETIZIONE: mantenere e confermare l’identità del gruppo e il carisma del leader.
_ FUNZIONE: di esclusione; di tipo utilitaristico.
ESEMPIO: furti ripetuti, estorsioni, ricatti sui compiti da copiare.
SCOPO DI CHI AGISCE LE PREPOTENZE: acquisire un vantaggio ben preciso ed oggettivabile.
RUOLO DEL GRUPPO, EFFETTI SULLE DINAMICHE
INTERNE: non è sempre al corrente. Se lo è, oscilla tra indifferenza e riprovazione. Spesso chi non è d’accordo non si espone per paura di ripercussioni.
SIGNIFICATO DELLA RIPETIZIONE: mantenere nel tempo quel tipo di vantaggio.
Gli effetti espressivi delle prepotenze
Effetti delle prepotenze: Effetti sé.
In chi le compie: Sono forte, furbo, capace, infrangibile.
In chi le subisce passivamente: Sono debole, ho paura, sono diverso dagli altri. Non mi piaccio, non voglio essere così.
In chi le provoca fino a subirle: Non mi arrendo, non sono invisibile, non subisco la mia diversità.
In chi assiste con indifferenza: Sono adeguato alla situazione, sono una persona tranquilla, so stare al mio posto.
Effetti delle prepotenze:Effetti di relazione.
In chi le compie:Ho assunto un ruolo di comando, tutti mi stimano o mi temono, sono il capo.
In chi le subisce passivamente:Tutti possono mettermi alle corde, sono l’ultimo della classe.
In chi le provoca fino a subirle:Gli altri mi riconoscono, parlano di me, mi rispondono. / Tutti ce l’hanno con me, mi fanno i dispetti.
In chi assiste con indifferenza:Gli altri facciano quello che vogliono, io preferisco non prendere parte ad azioni che, del resto, non mi riguardano.
Effetti delle prepotenze:Effetti di controllo.
In chi le compie:Non succede niente che io non voglia, niente mi sfugge.
In chi le subisce passivamente:Non sono capace di reagire e di controllare quello che succede, decidono gli altri.
In chi le provoca fino a subirle:Posso decidere io come e quando condurre il gioco. /Sono sempre io a perdere.
In chi assiste con indifferenza:Riesco a mantenere la mia posizione nella classe, nessuno verrà a disturbare me.
Effetti delle prepotenze:Effetti di cambiamento.
In chi le compie:Sono io che decido la direzione del cambiamento. Se in passato ho subito prepotenze e ho avuto paura, ora non succederà più, sono un’altra persona…
In chi le subisce passivamente:Vorrei tanto cambiare la mia situazione ma non ne sono capace.
In chi le provoca fino a subirle:Non voglio cambiare il mio comportamento o perdere la mia posizione, ma non voglio neppure che qualcuno mi opprima. Tutti ce l’hanno con me, aiutatemi.
In chi assiste con indifferenza:Vorrei che i miei compagni fossero più maturi, che la vittima imparasse a difendersi e il bullo a rispettarla. Io comunque non c’entro e non posso fare niente per cambiare le cose.
MECCANISMI DI DISIMPEGNO MORALE
I meccanismi che rielaborano il significato dell’azione di
prepotenza sono:
_ Giustificazione morale: quella che può essere interpretata come prepotenza risponde ad una morale non condivisa dagli osservatori, ma rilevante per chi agisce (es. razzismo, omofobia..).
_ Confronto vantaggioso: la gravità dell’azione si riduce nel confronto con comportamenti più pesanti o valutando i vantaggi che l’azione stessa offre, ad es., nella risoluzione di un conflitto.
_ Uso di eufemismi: un uso ben educato del linguaggio trasforma e rende rispettabile anche una condotta dannosa.
Le giustificazioni che intervengono sulla percezione del danno
prodotto dalle prepotenze:
_ Negazione: non c’è stato nessun danno.
_ Minimizzazione: un danno può esserci ma non tale da provocare provvedimenti o condanne morali.
_ Inconsapevolezza: se anche un danno c’è stato, chi ha compiuto le prepotenze non lo sapeva e quindi non ne è responsabile.
I meccanismi che si basano sull’identità della vittima:
_ Deumanizzazione: la vittima di prepotenze non è considerata una persona alla pari degli altri, quindi non merita rispetto, non ha una dignità da calpestare.
_ Colpevolizzazione: il compagno che subisce è il vero colpevole delle prepotenze, per quello che fa
(provocazioni) e per quello che non fa (passività).
Le giustificazioni relative all’attribuzione di responsabilità:
_ Diffusione: le azioni compiute all’interno del gruppo sono imputabili a tutti e a nessuno. Il meccanismo di diffusione funziona sia durante l’azione sia successivamente, posti di fronte alla necessità di giustificarsi.
_ Spostamento: in un gruppo guidato da un leader o in presenza di un’autorità che si accoda alle prepotenze si giustifica addossando la responsabilità a chi comanda.
GLI AUTORI DI PREPOTENZE SI CONTRADDISTINGUONO PER LA DIFFICOLTA’ A METTERSI IN CONTATTO CON LE PROPRIE EMOZIONI E A RICONOSCERE QUELLE DEGLI ALTRI.
CON LORO E’ NECESSARIO LAVORARE SULL’EMPATIA.
CON LA VITTIMA E’ INVECE NECESSARIO POTENZIARE L’AUTOSTIMA E L’ASSERTIVITA’, CIOE’ LA CAPACITA’ DI RISPONDERE ALLE PROVOCAZIONI AFFERMANDO I PROPRI DIRITTI E I PROPRI BISOGNI, SENZA CALPESTARE QUELLI ALTRUI.
POSSIBILITA’ DI INTERVENTO
Genitori delle vittime e dei bulli
_ Valorizzare il figlio per i suoi aspetti positivi e aiutarlo a costruirsi un diverso ruolo all’interno della scuola;
_ Riflettere sul fatto che essere forti non significa essere violenti, e che la fragilità o la differenza non sono cose di cui vergognarsi;
_ Aiutare il figlio a mettere a fuoco eventuali atteggiamenti che possono risultati provocatori e aggressivi, o venire percepiti come tali;
_ Stimolare il figlio a riconoscere aspetti positivi dei compagni e ad intrecciare amicizie alla pari;
_ Incontrare, se è il caso, i genitori di chi agisce/subisce le prepotenze;
_ Continuare ad interessarsi dell’esperienza scolastica del figlio anche quando non ci sono fatti eclatanti.
Il bullismo è caratterizzato da elementi distinti:
1. Intenzione di far del male e mancanza di compassione: il “persecutore” trova piacere nell’insultare, nel picchiare o nel cercare di dominare la “vittima” e continua anche quando è evidente che la vittima sta molto male ed è angosciata;
2. Intensità e durata: il bullismo continua per un lungo periodo di tempo e la quantità di prepotenze fa diminuire la stima di sé da parte della vittima;
3. Potere del “bullo”: il bullo ha maggiore potere della vittima a causa dell’età, della forza, della grandezza o del genere;
4. Vulnerabilità della vittima: la vittima è più sensibile degli altri coetanei alla presa in giro, non sa o non può difendersi adeguatamente ed ha delle caratteristiche fisiche o psicologiche che la rendono più incline alla vittimizzazione;
5. Mancanza di sostegno: la vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di bullismo perché teme rappresaglie e vendette;
6. Conseguenze: il danno per l’autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona ad un considerevole disinvestimento dalla scuola oppure alcune vittime diventano a loro volta aggressori.
Bibliografia
FRANCO MARINI, CINZIA MAMELI (2004), Bullismo e adolescenza, Carocci Editore.
ELENA BUCCOLIERO, MARCO MAGGI (2005), Bullismo, Bullismi- Le prepotenze in adolescenza dall’analisi dei casi agli strumenti d’intervento, Franco Angeli Editore.
SONIA SHARP, PETER K. SMITH (1994), Bulli e prepotenti nella scuola- Prevenzione e tecniche educative, Erickson Editore.
ERSILIA MENESINI (2000), Bullismo che fare?- Prevenzione e strategie d’intervento nella scuola, Giunti Editore.
Il presente documento è stato realizzato dalla dott.ssa Alessia Tabasso, psicologa, che attualmente collabora con l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Enrico De Nicola” nell’ambito del progetto “Educazione alla salute: SERVIZIO PSICOLOGICO” e presentato a genitori e docenti il 09/02/2006 in occasione dell’incontro “CHE COS’E’ IL BULLISMO ?”.


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