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giovedì 10 gennaio 2013

LA FORMAZIONE E IL MUTAMENTO SOCIALE



di Giuseppina D’Auria

Di  fronte  alle  esigenze  di  un  mondo che percepisce la necessità di un sistema  formativo  adeguato  ai  mutamenti,  si  sta  proponendo  un  nuovo  paradigma  formativo  entro  il  quale  reinterpretare  la funzione di un sistema che sembra  aver  perso,  anche  nei  confronti  dei  giovani  e  delle  famiglie,  una  capacità  di  legittimazione.
La tesi che la formazione possa essere un parcheggio di risorse umane ha quasi del  tutto  ceduto  il  posto  alla  concezione  della  formazione  come  investimento  di risorse umane e questo sia da parte delle imprese, sia da parte dei soggetti stessi della formazione (i giovani e le famiglie).
A  questa  concordanza  di  vedute  si  accompagnano,  tuttavia,  alcuni  aspetti problematici:
1)  la difficoltà di comunicazione e di  realizzazione  di  microcollaborazioni  tra mondo scolastico-formativo e mondo aziendale;
2)  l’esigenza di una maggiore integrazione tra soggetti cui compete la funzione di  programmazione  dei sistemi educativo- formativi ed i soggetti che in qualche modo esprimono osservazioni e necessità circa tali indirizzi;
3)    la  definizione  del  disegno  dell’intero  sistema  educativo-formativo,  a  partire    dall’acquisizione dei concetti del policentrismo formativo e della relazionalità. 
Partendo da queste esigenze è possibile  ipotizzare  una  proposta  di ristrutturazione del sistema educativo- formativo secondo i tre diversi livelli della cultura  di  base che  spetta  alla scuola, della base professionale che poggia sulla  collaborazione  tra scuola, sistema di formazione professionale  e realtà aziendale, e, infine, del perfezionamento professionale. in cui appare necessaria una collaborazione tra scuola, centri di formazione professionale ed azienda.
Le  situazioni  educative  sono  chiamate  a  mediare  le  esigenze  avanzate  dall’innovazione  scientifico-tecnologica  con  le  domande  formative  dei  lavoratori, attraverso criteri che vanno analizzati, per verificarne la potenziale produttività.
Rispetto  ai  cambiamenti  strutturali,  la  domanda  di  nuova  professionalità  non vuol  essere  intesa come preponderante dalle istituzioni formative e le capacità connesse  non  sembrano  acquisibili  con  i  normali  curricoli  di  istruzione professionale.
Rispetto ai cambiamenti socioculturali e personali, si rileva una nuova concezione del  lavoro,  riferito  alla  globalità  dell’esistenza  o  visto  come  uno  dei  molteplici ruoli  del  soggetto;  così  come  la  formazione  può  essere  intesa  come  una  delle esperienze del soggetto.
La  domanda  di  formazione  è  sempre  più  soggettiva  e  rivolta  a  diverse  agenzie educative,  mentre  una  cultura  della produttività sembra avere il sopravvento sulla cultura della solidarietà.
L’istituzione  formativa  ha  il  compito di educare ad una cultura professionale integrale,  rivolta  al  bene  comune,  con  una  continua  interazione  formazione-lavoro- formazione.
Gli  obiettivi  sono  definibili  in  specifiche guide  curricolari elaborate recentemente nell’area della formazione professionale.
La valutazione dell’efficacia e efficienza dei modelli formativi è però limitata. Aumenta  il  peso  delle imprese  nella  definizione  dei  percorsi orientati al lavoro, ma si cerca anche di soddisfare gli individui e di garantire un servizio di pubblica utilità.
Con questo lavoro si è cercato di approfondire il rapporto che c’è tra la didattica e la formazione professionale, ponendo l’attenzione sull’importanza di usare una didattica adeguata alla richiesta.
Per fare ciò si è partiti analizzando  il concetto di lavoro, visto sotto il punto di vista storico, sociologico e psicologico.
Esiste una forte interazione tra soggetto, campo e ambiente,  e  le  risorse disponibili.
Per far sì che questa interazione sia produttiva bisogna investire  sulla formazione,  intesa  non  come  semplice  trasmissione  di  informazioni, che rimane peraltro  importante, ma  un  processo di sviluppo e di crescita della persona, un progressivo  liberarsi  delle  potenzialità  soggettive  che  permettano  la  piena realizzazione di ognuno come essere umano. Bisogna, quindi, lavorare sull’uomo.
Questo tipo di formazione intesa come elemento regolativo di un sistema è un’integrazione tra un aspetto funzionale e intenzionale.
Il primo acquista spessore dall’urgenza irrevocabile di adattarsi alla rapidità del cambiamento della società attuale.  Il secondo si riferisce invece all. esigenza di creare una continuità significativa, pur  rimanendo  diversi  gli approcci metodologici dei vari tipi di formazione in relazione ai cicli vitali, nel modo stesso di concepire il senso della formazione.
Gli ultimi  venti-trenta anni sono stati caratterizzati da un vertiginoso sviluppo tecnologico che ha portato ad una trasformazione di settori lavorativi classici, al complessificarsi  dello  stile  di  vita  delle  persone  a  tutti  livelli  (esistenziale, professionale e sociale) e della nascita di nuove figure professionali.
Si è parlato anche dell’importanza che riveste l’educazione permanente in ogni ambito.
Le situazioni entro le quali i progetti di educazione permanente devono  essere collocati inducono, in primo luogo, all. individuazione di enti trainanti.
I poli dell’analisi sono individuati in:
1)  il mondo della cultura;
2)  il mondo della scuola o dell’educazione formale.
Per quanto concerne il mondo del lavoro, occorre facilitare l’informazione degli occupati, stimolare il loro interesse a conoscere, in un processo di crescita nella prospettiva della democrazia industriale; elaborare progetti che abbiano lo scopo di far scoprire capacità e attitudini.
Per  quanto  riguarda  l’aspetto  cultura/educazione  permanente,  si  impone  un coordinamento  tra  i  vari  servizi,  le  varie  istituzioni  e  i  movimenti  spontanei,  nella  direzione  di  una corretta e funzionale utilizzazione di tutta le risorse finanziarie, naturali e umane disponibili.
Per  ciò  che  concerne  il  ruolo della scuola, in un progetto di educazione permanente,  è convinzione generale che, in una società in continua trasformazione, non può giocare un ruolo positivo se  resta  staccata  dalle conquiste  della  scienza  e  dei  cambiamenti  che  si  verificano  nella  realtà  socio culturale.  
La formazione ha il compito di creare persone capaci di immettere sul mercato prestazioni efficaci ed efficienti, deve promuovere tutte le risorse dell’uomo, realizzare  una  vera  e  propria cultura di impresa che esalti le risorse umane e promuova  una  gestione  innovativa  delle  stesse  rispetto  ai modelli  aziendali del passato,  puntando  sulla  natura  delle  relazioni  che  si  instaurano  nel  processo produttivo  e  nella  realtà  lavorativa  quotidiana,  sviluppando  la  creatività  dell’uomo.
L’azienda  così deve diventare un organismo compatto, formato da persone che hanno ognuna compiti, competenze e responsabilità definiti, ma, che nello stesso tempo, interagiscono tra loro per favorire l’avanzamento dell’azienda-organismo.
Guilford  distingue  il  pensiero  umano  in  divergente  e  convergente,  mentre  il pensiero convergente procede verso una risposta e una soluzione limitate, il pensiero divergente prende in considerazione risposte diverse, tutte appropriate alla domanda. Ciò fa sì che il pensiero divergente venga associato e identificato con il concetto di creatività.
Esiste  quindi  uno  stretto  rapporto di creatività o pensiero divergente e innovazione.
Lavorare  con  la  strategia  della  qualità,  puntare  sulla  cultura  d’impresa  per innovare  ed  essere  competitivi,  significa  creare  del  potenziale  creativo  delle persone, puntare sulla formazione del pensiero divergente, stimolare il pensiero produttivo capace di trasformare, strutturare e risolvere problemi, aumentare il coinvolgimento e la motivazione al lavoro, puntare sulla realizzazione personale dei soggetti; significa, quindi, permettere ad ognuno di partecipare attivamente e propositivamente al processo produttivo e alla creazione di conoscenza di cui si fa carico  l’organizzazione  nel  suo  insieme,  attraverso  la  possibilità  di  rendere esplicito il proprio punto di vista, confrontare le proprie soluzioni con quelle  di altri  soggetti,  affinare  le proprie capacità divergenti per realizzare progetti e percorsi innovativi.
L’intento  è allora la partecipazione e la responsabilizzazione di ognuno nell’interesse  di  tutti  e  dell’azienda-organismo;  di  conseguenza,  l’abbattimento auspicato,  e  in  alcuni  casi  realizzato,  di  soluzioni  gestionali  gerarchicamente rigide  all’interno  dell’organizzazione,  presuppone  la  formazione,  nei  soggetti coinvolti, di capacità nuove di tipo decisionale, relazionale e comunicativo.
Gli ingredienti, che consentono una soluzione ai problemi di comunicazione  tra persone, funzioni e ruoli e di responsabilizzazione e motivazione dei singoli attori dell’organizzazione  stessa,  attraverso  la  partecipazione  agli  obiettivi  dell’impresa da parte di tutto il personale, sono il coinvolgimento, la capacità e la volontà di dialogo, la collaborazione.
Il clima, cioè l’esistere di un ambiente fenomenologico ed interpersonale, idoneo allo sviluppo di determinate situazioni e interrelazione, quindi, una dimensione soggettiva, ha  a  che  fare  con i sentimenti, gli atteggiamenti, le percezioni delle persone.
L’instaurarsi di un rapporto costruttivo tra le variabili clima, creatività e qualità degli interventi legati a particolari contesti è, dunque, il requisito fondamentale che la formazione deve assumere come obiettivo, per realizzare un cambiamento sostanziale nelle consuetudini professionali.
Per far questo è necessario pensare e realizzare percorsi formativi  che  non prescindano, da una parte, dai criteri  propri  della  comunicazione  educativa,  e, dall’altra,  dalla  conoscenza  delle  tecniche  e  delle  teorie  psico-sociologiche  più accreditate  in  relazione  agli  abiti comunicativi e comportamentali dell’uomo, soprattutto agiti in ambito professionale.
D’altra parte, poiché ogni comunicazione ha luogo in un contesto, risulta evidente  il  valore che, in un discorso siffatto, acquista la relazione significativa tra comunicazione e contesto ambientale.
Il  concetto  di  comunicazione  è inteso, in questa sede, come comunicazione interpersonale  (verbale  e  non  verbale) che si rivolge, in particolare, alle caratteristiche e alla natura delle interazioni individuali, duali e collettive, che si evidenziano nel processo di realizzazione del lavoro delle persone inserite in un’organizzazione,  ma  anche  agli  atteggiamenti,  ai  comportamenti  e  alle  relazioni che scaturiscono dalla condivisione di più soggetti del medesimo ambiente.
Allo  stesso  modo  il  concetto  di  ambiente,  di  contesto,  non  va  inteso  come  mera cornice, ma assume in sé contenuti significativi per la comunicazione e lo scambio tra  gli  esseri  umani;  diventa  necessario  per  leggere  il  grado  di  sviluppo,  di adattamento e di percezione dell’ambiente da  parte  dei  soggetti  e  ha  l’importante funzione di realizzare comportamenti creativi.
E’ stato affrontato l’argomento dell’orientamento professionale e l’importanza che rivestono gli stage in questo campo. L’attività dell’orientare viene vista come il nuovo modo  di  educare  e  deve muoversi  sia  sul  terreno  della  lettura  dei  bisogni,  sia  su  quello  della  ricerca di possibili risposte operative.
In  base  a  ciò,  si è parlato di un nuovo corso, il percorso di Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)[1], che presenta delle caratteristiche  fortemente innovative nel panorama del sistema formativo italiano, in quanto si tratta di un percorso:
-  progettato e gestito in modo integrato tra diversi soggetti: scuola, formazione professionale, università, impresa;
-  definito    con  la partecipazione delle Parti Sociali, in particolare nelle fasi di programmazione, monitoraggio e valutazione, per assicurare un raccordo  tra contenuti formativi e mondo del  lavoro;
-  molto flessibile, modulare, aperto ad utenze differenziate;
-  rivolto  alla  preparazione  di  una  tipologia  di  figure  professionali  che  finora aveva  ricevuto  limitata  attenzione  da  parte  dell’offerta  formativa  del  nostro Paese.
Anche se non mancano sul territorio nazionale iniziative che rispondono a questi requisiti è sicuramente la prima volta che viene predisposta un'offerta di questo tipo così consistente ed articolata. Una innovazione di  questa  portata  richiede necessariamente tempi di rodaggio adeguati ed una forte assistenza tecnica, che accompagni la sperimentazione e ne irrobustisca lo spessore, in modo da renderla più significativa in vista di una successiva messa a regime. 
Per  queste  ragioni,  nel  varare  l'avvio  delle  iniziative,  il  Comitato  nazionale  di progettazione  del  FIS[2]  ha ritenuto opportuno predisporre e distribuire degli strumenti che sostenessero lo sforzo che viene prodotto da coloro che stanno progettando la nuova offerta formativa.
Le Linee guida, predisposte dall’Isfol su incarico del Comitato di Progettazione, si pongono in questa prospettiva;  il  loro  obiettivo  è  fornire  un  sostegno metodologico  a  tutti  coloro  che  sono  impegnati,  a  vario  titolo,  nella progettazione di questo nuovo percorso. 
Esse hanno lo scopo di  fornire  una  serie  di  suggerimenti  ed esemplificazioni su come affrontare le varie fasi della progettazione.
La  guida  viene  consegnata  agli  operatori  nel  momento  in  cui  la  prima  fase  del percorso di progettazione è stata già compiuta, in quanto è stato già predisposto un primo progetto approvato a livello regionale e nazionale. Ciò nondimeno essa affronta tutto l'iter della progettazione, a partire dalla fase iniziale, consistente nell’analisi del fabbisogno di figure professionali da parte del territorio. Si tratta di  indicazioni  che  alcuni  potranno  considerare  già  acquisite,  ma  che  per  molti potranno  risultare  utili  per  approfondire  la  progettazione  già  compiuta  ed arrivare ad una definizione di maggiore dettaglio.
Le  Linee guida si rivolgono principalmente agli operatori che progettano e gestiscono le iniziative a livello locale. 
Tuttavia il percorso della progettazione di  un  nuovo  intervento  formativo,  in particolare di un intervento formativo così complesso come quello dell’Istruzione e  Formazione  Tecnica  Superiore,  richiede anche l'intervento di altri soggetti a livello  regionale,  nazionale  ed  internazionale;  pertanto  la  guida,  nell’esaminare tutte le diverse fasi del percorso di progettazione, prende in considerazione anche compiti che ricadono sotto la responsabilità di tali soggetti. 
Infine, così come i progetti sono sperimentali anche la guida[3] è sperimentale. 
Si tratta cioè di un prodotto predisposto per fornire in tempi rapidi un supporto ai responsabili  dei  progetti,  ma  che  in  futuro  potrà  e  dovrà  essere  rivisto  e perfezionato  sulla  base  dell’evoluzione  della  sperimentazione  e  delle  indicazioni che proverranno dagli stessi utilizzatori. L'obiettivo finale è quello di predisporre uno strumento sempre più completo ed accurato,  concertato  tra  tutti  i  soggetti  che  partecipano  al  sistema integrato,  in grado non solo di fornire un efficace sostegno a tutti gli operatori coinvolti, fin dall’inizio del percorso progettuale, ma anche di far consolidare una cultura della formazione tecnica superiore. 



[1] Guspini Marco-Vespa Gino, Progettare l'I.T.F.S., Roma, Anicia S.r.l., 2001.

[2] FIS da leggere Formazione e istruzione Superiore, in www.isfol.it
[3] Guida all’IFTS, in www.isfol.it

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