“Formatore” è portatore di caos. E’ un pungolo. L’entropia
di un sistema statico come quello attuale è bassa. Caos vuol dire rimescolare
cose apparentemente perenni. Facendolo con energia sufficiente si ottiene una
nuova possibile combinazione: non sempre migliore, ma almeno “altra”. La carte
da gioco ancora sigillate sono rigidamente e razionalmente accorpate, ma per
giocare bisogna metterci il caos dentro. (La legge dell’entropia è talmente
affascinante che mi ha stregato.) Senza caos la mente umana ingloba come una
spugna cose vecchie dentro cassetti vecchi. “Formatore” toglie la polvere e fa
prendere aria.
“Formatore” non è codardo. Non si aspetta di piacere, di
avere complimenti. Diventa sospettoso se viene subissato da sorrisi di
ammirazione e strette di mano. Non è che non ha mai paura, è che ha coraggio,
quindi osa, quindi si espone. Di-aloga. Racconta mentre ascolta. Se non piace
non importa. Non è timoroso, e solo così trasmette di non avere timore. Non è
importante non suscitare giudizi di sè, è importante farli esprimere e
lavorarli come la creta, insieme.
“Formatore” non è in vendita. Questa cosa ha due facce di
medaglia, ossia è una di quelle contraddizioni insanabili, da accettare. Da una
parte senza un manipolo di formandi non c’è un formatore. E’ come la danza, non
esiste senza il danzatore. Quindi nella relazione – necessaria - con un tot di
persone che hanno un ruolo “dato” non c’è mai un alto gradiente di libertà, le
variabili sono economiche, lavorative, sociali, politiche… troppe, per poter
buttare le catene. Dall’altra parte, però, non può certo lasciare le cose come
stanno, se non cambia niente dopo il suo passaggio e i “formati” (uni-formati?)
tornano a casa intatti, ha venduto qualcosa, se non se stesso direttamente. E
questo mestiere si chiama venditore.
“Formatore” è un extraterrestre. Nella formazione
manageriale si parlava una volta della “overview”, la visione di insieme, per
non cadere nella giungla dei dettagli. Ormai non basta. Un nuovo umanesimo
necessita di uno sguardo sereno sulla terra intera, come farebbe un qualunque
marziano. Senza questa pacatezza, silenzio, galleggiamento nello spazio, come
può essere vero quello che trasmette?
“Formatore” non è un orologio. Ha tempo, ha sempre tempo.
Grandi civiltà hanno partorito cose buone solo con lo scorrere degli anni, dei
lustri, dei secoli. I peripatetici passeggiavano, mica correvano. Adesso la
moda desidera “moduli” concisi, brevi, anzi brevissimi. Che per natura cozzano con
la biochimica, la fisiologia, la bellezza e la crescita. Prova a dire a un
albero di mettere su dieci foglie entro la pausa caffè delle 10,30.
“Formatore” è onesto. Quasi esagerato. Qualche volta è
passato con il rosso, ma poco altro (scherzo). Sa di avere la responsabilità
dell’esempio, e se sbaglia lo dice e se ne pente. Nello spazio di una sessione
è come se fosse il puro succo di “tutto quello che avreste voluto sapere…”. Il
fatto che spesso un formatore dica male degli insegnanti della scuola, proprio
in merito allo scarso valore che danno al loro ruolo, di gente che “plasma” le
menti del domani, è imperdonabile, se fa altrettanto, cioè se ne frega. Che poi
le menti siano già maggiorenni non toglie nulla al fatto che la relazione è
sbilanciata.
“Formatore” è un anticalcare. Scrosta, non aggiunge, pulisce
le scorie, de-programma, de-struttura, così escono le cose reali. Altrimenti è
un ulteriore agente inquinante. Il costo della propria (costante) pulitura non
va fatturato.
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