Abuso e dipendenza da alcol: il DSM IV opera una distinzione tra abuso
di alcol e dipendenza da alcol. La dipendenza da alcol in chi ne è affetto
provoca i primi sintomi negativi verso i 30-40 anni; tali manifestazioni di
astinenza possono produrre effetti drammatici in un bevitore cronico, poiché
l'organismo è ormai completamente assuefatto alla sostanza. Sul piano
soggettivo l'individuo è spesso ansioso, depresso, debole, nervoso e non riesce
a dormire. I tremori muscolari, soprattutto nella piccola muscolatura delle
falangi, del volto, delle palpebre, delle labbra e della lingua possono essere
marcati e si registra un'accelerazione delle pulsazioni, un innalzamento della
pressione arteriosa e della temperatura corporea. Un bevitore cronico ha
bisogno di fare uso di alcol tutti i giorni ed è incapace di smettere e di
ridurre la quantità di alcol, nonostante i ripetuti tentativi di astenersi
completamente o di limitare il consumo ad alcuni momenti della giornata. Può
accadere che egli prenda delle "sbornie" rimanedo poi intossicato per
giorni; in questo caso si parla di abuso. Un sintomo frequente
dell'intossicazione è la perdita del ricordo degli eventi verificatisi durante
la fase acuta dell'intossicazione. Un comportamento di questo tipo provoca
chiaramente difficoltà di ordine sociale e professionale, liti in famiglia o
con gli amici, comportamenti violenti durante la fase di intossicazione,
frequenti assenze dal lavoro con rischio di perdere il posto e arresti per
ubriachezza molesta.
Nicotina e sigarette: la nicotina, il principale alcaloide del
tabacco, è l'agente che produce dipendenza. Essa stimola i recettori, detti
ricettori nicotinici, che si trovano nei centri cerebrali del piacere. Secondo
alcune ricerche del Ministero della Sanità degli Stati Uniti, il tabacco uccide
più americani dell'AIDS, degli incidenti automobilistici, della cocaina,
dell'eroina, degli omicidi e dei suicidi messi assieme (Shultz, 1991). I figli
dei fumatori hanno maggiori probabilità di soffrire di infezioni alle alte vie respiratorie,
di bronchite e di infezioni auricolari rispetto ai loro coetanei i cui genitori
non fumano. I rischi per la salute sono significativamente inferiori per i
fumatori di pipa e di sigari, poiché solo raramente essi inalano il fumo nei
polmoni, ma questo tipo di consumo accresce il rischio di cancro alla bocca.
Tra i problemi di ordine medico associati all'abitudine del fumo di sigarette e
quasi certamente causati o esacerbati da essa vi sono il cancro polmonare,
l'enfisema, il cancro della laringe e dell'esofago e diverse malattie
cardiovascolari. Dopo aver smesso di fumare, i rischi per la salute
diminuiscono drasticamente nell'arco di 5-10 anni, fino a raggiungere livelli
solo leggermente superiori rispetto ai non fumatori, sebbene la distruzione del
tessuto polmonare sia irreversibile (Jaffe, 1985). Altro aspetto importante del
fenomeno del consumo delle sigarette è il fumo passivo. Il fumo proveniente
dalla sigaretta accesa si diffonde e viene respirato anche dai non fumatori.
Essi possono subire danni polmonari, forse anche permanenti, in seguito
all'esposizione prolungata al fumo di sigaretta. Molti non fumatori non
sopportano l'odore del tabacco combusto, che in alcuni casi provoca reazioni
allergiche.
Marijuana: è ottenuta dalla lavorazione della Cannabis Sativa e può
essere fumata, masticata, bevuta in infusione o ingerita sotto forma di
prodotti da forno. L'hashish, molto più forte della marijuana, viene prodotto
anch'esso dalla Cannabis Sativa, attraverso un processo di lavorazione diverso.
Gli effetti intossicanti di queste due sostanze dipendono in parte dalla sua
concentrazione e dal dosaggio. I fumatori di marijuana trovano che la sostanza
li fa sentire rilassati e socievoli ed è stato riferito che alte dosi producono
rapide alterazioni delle emozioni, riducono il livello di attenzione, causano
difficoltà ad eseguire processi mentali complessi e determinano compromissione
della memoria. Sono possibili anche allucinazioni e attacchi di panico. Studi
di laboratorio condotti soprattutto negli anni '60 hanno evidenziato che la
marijuana interferisce con un'ampia gamma di funzioni cognitive, fra cui la
memoria. Inoltre l'intossicazione riduce le complesse abilità psicomotorie
necessarie alla guida degli autoveicoli. Da uno studio più recente sembra
emergere che l'utilizzo di marijuana e hashish negli anni dell'adolescenza
contribuisce alla comparsa di problemi psicologici in età adulta (Kandel e
altri, 1986). Tali sostanze generano anche numerosi effetti somatici a breve
termine fra cui occhi arrossati ed irritati, secchezza delle fauci e della gola
e aumento dell'appetito. Vi è un aumento del battito cardiaco che può
rappresentare una fonte di pericolo per chi presenta una funzionalità cardiaca
già alterata.
Sedativi: i sedativi, spesso chiamati anche calmanti, rallentano le
attività dell'organismo e i tempi di reazione. Questo gruppo di sostanze
comprende gli oppiacei (oppio e derivati: morfina, eroina e codeina),
barbiturici e i tranquillanti. Gli oppiacei rappresentano un gruppo di sedativi
che producono dipendenza e in dosi moderate alleviano il dolore e inducono il
sonno. Il più importante è l'oppio, dal quale derivano la morfina e l'eroina.
Tali sostanze producono euforia, sonnolenza, fantasticherie e talvolta deficit
della coordinazione. Gli oppiacei producono il loro effetto stimolando i
recettori neurali del sitema oppioide dell'organismo. L'organismo, infatti,
produce oppioidi chiamati endorfine ed encefaline, e l'oppio e i suoi derivati
si adattano ai loro recettori, stimolandoli. Essi inducono dipendenza e
tolleranza, ovvero l'aumento della quantità di sostanza tollerata
dall'organismo. In caso di astinenza compaiono dolori muscolari, sternuti
ripetuti, sudorazione, lacrimazione e frequenti sbadigli. I sintomi sono
analoghi a quelli dell'influenza, però dopo circa 36 ore di astinenza si
aggravano; possono manifestarsi condizioni muscolari incotrollabili, crampi,
brividi di freddo alternati a vampate di calore, tachicardia e aumento della
pressione arteriosa. Questi sintomi hanno una durata di 72 ore circa, poi
diminuiscono gradualmente.
I barbiturici sono invece sedativi di sintesi e vengono utilizzati
come coadiuvanti del sonno. Rilassano i muscoli, riducono l'ansia e in piccole
dosi producono una leggera euforia. Se utilizzati in dosi elevate causano un
eloquio indistinto e difficoltà a mantenere l'equilibrio. Chi ne fa uso perde
il controllo delle proprie emozioni e può diventare irritabile e aggressivo,
prima di cadere in un sonno profondo. Dosi molto elevate possono risultare
mortali poiché rilassano eccessivamente il muscolo diaframmatico provocando
soffocamento. Le reazioni di astinenza durano molti giorni e possono provocare
anche morte improvvisa.
Amfetamine: esse producono il loro effetto stimolando il rilascio di
noradrenalina e dopamina (vedi glossario). Possono indurre dipendenza e
riducono il bisogno di sonno, inibiscono le funzioni intestinali e riducono la
sensazione di appetito. Aumentano la frequenza cardiaca, provocano vigilanza,
euforia, estroversione e aumento dell'energia e della resistenza. Chi ne fa un
uso consistente diventa spesso sospettoso e ostile, tanto da risultare
pericoloso per gli altri. Dosi massicce per periodi prolungati generano uno
stato paragonabile a quello della schizofrenia di tipo paranoide. Inoltre lo
stato di grande energia che provocano lascia il posto ad un completo
esaurimento psicofisico al temine dell'effetto.
Cocaina: viene estratta dalle foglie di una pianta, la coca,
originaria degli altipiani andini. Esplica un'azione analgesica e, agendo sulla
dopamina (vedi glossario), intensifica la percezione sensoriale e induce uno
stato di euforia. Il desiderio sessuale aumenta e l'individuo è pervaso da una
sensazione di fiducia in se stesso, di benessere e di infaticabilità.
Un'intossicazione causata da una dose troppo elevata produce brividi, nausea,
insonnia, crisi di tipo paranoide e allucinazioni. L'uso abituale porta a
cambiamenti di personalità, i quali comprendono irritabilità, relazioni sociali
disfunzionali, ideazione paranoide, alterazioni dell'alimentazione e del sonno
(Scientific Perspective on Cocaine Abuse, 1987). La cessazione di un prolungato
uso di cocaina sembra causare una grave sindrome di astinenza. Inoltre, se
consumata in gravidanza, causa nel neonato una chiara dipendenza.
Lsd e altri allucinogeni: l'LSD è una sostanza chimica prodotta in
laboratorio che viene definita allucinogena per via degli effetti che produce.
Provoca appunto allucinazioni di vario tipo e altre sensazioni come la
sinestesia (vedi glossario), ma i suoi effetti dipendono in gran parte da
variabili psicologiche individuali. Si ritiene che la situazione complessiva
dell'individuo, cioè gli atteggiamenti, le aspettative e le motivazioni
concernenti l'uso di droghe, sia un fattore determinante ai fini delle sue
reazioni alla sostanza. Tra i principali pericoli derivanti dalla sua
assunzione vi è la possibilità di vivere un'esperienza estremamente negativa,
la quale può assumere i contorni di un attacco di panico. Una minoranza di
individui entra in uno stato psicotico che richiede il ricovero ospedaliero e
un trattamento prolungato. Oltre all'LSD esistono diverse altre sostanze
allucinogene, fra cui la mescalina, psilocibina, l'MDA e l'MDMA.
Riferimenti bibliografici:
Jaffe, J.H. (1985). Drug
addiction and drug abuse. In Goodman and Gilman's the pharmacological basis of
theurapeutic behavior. New York: Macmillan.
Kandell, D.B.,
Davies, M., Karus, D., Yamaguchi, K. (1986). The consequences in young
adulthood og adolescent drug involvement. Archives of General
Psychiatry, 43, 746-754.
Schultz, J. (1991).
Smoking-attributable mortality and years of potential life lost: U.S. Morbidity
and Mortality Weekly Report, 40, 63-71.
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