I disturbi fittizi sono caratterizzati da sintomi fisici o psichici
che sono prodotti o simulati intenzionalmente al fine di assumere il ruolo di
malato. La valutazione dell'intenzionalità di un certo sintomo viene fatta sia
attraverso l'evidenza diretta, sia attraverso l'esclusione di altre cause. I
disturbi fittizi vanno differenziati dagli atti di simulazione in cui i sintomi
sono sempre prodotti intenzionalmente, ma hanno uno scopo connesso alle
circostanze ambientali (per es. i sintomi sono prodotti per evitare obblighi
legali, per evitare di sottoporsi a prove, per avere un ritorno economico). La
simulazione può essere considerata un comportamento adattivo normale in certe
circostanze; al contrario, nei disturbi fittizi la motivazione è il bisogno
psicologico di assumere il ruolo di malato, come è dimostrato dall'assenza di
incentivi esterni che motivino tale comportamento.
La letteratura è ricca di malanni simulati, basti pensare a Sherlock
Holmes nell'avventura del poliziotto morente, dove finge di essere stato
contagiato da un moderno e terribile untore, poiché questo appare essere l'unico
sistema per indurre il suo rivale ad una piena confessione; oppure ai fratelli
Karamazov, dove il malvagio Smerdiakov simula attacchi epilettici a scopo
omicida. I disturbi fittizi prendono comunemente il nome di sindrome di
Munchausen. L'omonimo barone (1720-1797), dopo anni di servizio nella
cavalleria, ormai in ritiro nelle sue terre, amava distrarre gli amici con
racconti in cui si attribuiva straordinarie prodezze. Il termine di sindrome di
Munchausen fu utilizzato per la prima volta nel 1951 da Lancet per comprendere
situazioni caratterizzate dal ripetuto verificarsi di ricoveri ospedalieri per
la cura di malattie apparentemente acute, di cui il paziente riferiva una
storia e una causa plausibile, ma che si rivelavano tutte false.
Il DSM IV definisce la sindrome come disturbo cronico fittizio con
segni e sintomi fisici predominanti. Le patologie fittizie hanno alcune
caretteristiche comuni, fra cui:
sono difficili da sospettare
e diagnosticare;
vengono solitamente
individuate nel tentativo di escludere la malattia che è simulata;
causano spreco economico per
indagini diagnostiche, visite mediche, consulenze specialistiche, lunghezza
delle procedure;
i pazienti sembrano essere
resistenti a sottoporsi a terapia psichiatrica la quale, a sua volta, non dà
risultati incoraggianti e non mette al riparo da un'alta frequenza di recidive;
possono dar luogo a
procedimenti legali lunghi e difficili, specialmente in caso di violenze
simulate;
possono simulare violenza o
causare la morte del paziente, anche se queste evenienze sono rare;
i pazienti inducono
sentimenti di indignazione, irritazione e disistima nei curanti;
le persone affette
coinvolgono spesso i familiari, il personale sanitario (medico di famiglia,
specialisti, laboratoristi, anatomopatologi e infermiere) e il personale
sociale (assistenti sociali, volontariato eccetera);
talvolta la patologia
fittizia può essere provocata sul paziente da altre persone, solitamente dalla
madre su un figlio (sindrome di Munchausen per procura o sindrome di Polle).
La storia clinica inventata dalla persona è solitamente credibile e
plausibile, anche se i dettagli sono quasi sempre vaghi e inconsistenti.
Possono ritrovarsi nella narrazione dell'anamnesi anche atti eroici. I pazienti
portano spesso con sé una documentazione clinica molto densa, persino con
interventi chirurgici multipli, quasi volessero sfidare le abilità del medico
che si trovano davanti. L'età di insorgenza solitamente è quella del giovane
adulto. Durante l'ospedalizzazione i pazienti sono tipicamente e
particolarmente pignoli, esigenti, ostili e in cerca di attenzione e, a loro
volta, ricevono poche visite. Un aspetto comune della patologia fittizia è che
i pazienti si sottopongono a esami continui, senza fine e persino a indagini
invasive disturbanti, come se ci fosse in loro una sorta di autolesionismo.
Sindrome di Munchausen per procura: in questo caso la malattia viene
provocata su un'altra persona. Può accadere per esempio che una madre, spinta
dal desiderio di essere al centro dell'attenzione, attribuisca una malattia che
in realtà non esiste alla figlia, costringendola ad assumere farmaci e a
svolgere continue visite mediche, intaccando realmente la sua salute.
Riferimenti bibliografici:
Asher R. Munchausen
syndrome. Lancet, 1951; 1: 339.
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