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martedì 14 maggio 2013

ATTACCAMENTO E SVILUPPO PATOLOGICO



Un bisogno fondamentale del bambino è quello di ritrovare i propri pensieri, le proprie intenzioni, nella mente dell'oggetto. Per il bambino, l'internalizzazione di questa immagine esercita una funzione di "contenimento", descritta da Winnicott come "restituire al bambino il proprio Sé".
Il fallimento di questa funzione porta a una disperata ricerca di modalità alternative di contenere i pensieri e gli intensi sentimenti che essi generano.
L'ipotesi è che la ricerca di modalità alternative di contenimento mentale possa produrre soluzioni patologiche, fra cui il prendere la mente dell'altro, con la sua distorta, assente o maligna immagine del bambino, come parte integrante del proprio senso di identità. Quest'immagine diviene poi il germe di un oggetto potenzialmente persecutorio che ha sede nel Sé, ma è estraneo e non assimilabile; si presenterà il disperato desiderio di separazione nella speranza di stabilire un'identità o un'esistenza autonoma. Tuttavia, tragicamente, questa identità è imperniata su uno stato mentale che non può riflettere la mutevolezza degli stati emotivi e cognitivi dell'individuo, dal momento che è basata su una rappresentazione arcaica dell'altro.
Dal punto di vista evolutivo, una crisi nasce quando la spinta proveniente dall'esterno verso la separazione diviene irresistibile, nella tarda adolescenza o nella prima età adulta.
In quel periodo, il comportamento autodistruttivo e, nei casi estremi, suicidario è percepito come l'unica soluzione all'insolubile dilemma: la liberazione del Sé dagli altri attraverso la distruzione degli altri nel Sé.
In alcune persone, per le quali la condizione di separatezza è un problema cronico, crediamo che l'esperienza di Sé (self-hood) possa essere raggiunta solo trovando un altro fisico su cui "l'altro interno al Sé" possa essere proiettato. Naturalmente, questo aumenta il bisogno della presenza fisica dell'oggetto.
E' per questo che molte di queste persone trovano particolarmente difficile lasciare la famiglia e se, alla fine, riescono a raggiungere la separazione fisica è solo perché hanno trovato una figura alternativa simile su cui proiettare "l'altro interno al Sé". Se quest'altro muore o abbandona il soggetto, può innescarsi un processo patologico di lutto, per il quale l'individuo si trova costretto a conservare un'immagine vivente dell'altro, allo scopo di conservare l'integrità del Sé.
Un altro possibile esito dovuto allo scarso sviluppo del Sé psicologico, con conseguente conflitto di separazione, è che il corpo può essere usato per contenere e agire stati mentali. In questi casi il corpo del bambino assume la funzione di metarappresentazione di sentimenti, idee e desideri.
La violenza del Sé verso il proprio corpo (per esempio l'automutilazione, cioè l'infliggersi dei tagli) o quello degli altri [aggressioni apparentemente non provocate o "violenze gratuite" (mindless violence)] può essere un modo di "controllare" stati mentali investiti in stati del corpo (ad esempio, la madre vista come parte del proprio corpo) o di distruggere "idee" vissute come dentro il corpo dell'altro.
Se il bambino non troverà un altro contesto interpersonale dove essere concepito come capace di mentalizzare, il suo potenziale in questo aspetto non sarà soddisfatto.
Nei casi di relazioni con genitori ostili o del tutto assenti affettivamente, il bambino può deliberatamente allontanarsi dall'oggetto mentalizzante perché prendere in considerazione la mente di quell'oggetto può rivelarsi intollerabile, come se esso ospitasse intenzioni apertamente ostili verso il Sé del bambino. Questo potrebbe portare a un generale evitamento degli stati mentali che in seguito riducono la possibilità di identificare e stabilire legami intimi con un oggetto comprensivo.
Come mostrano gli studi sulla vulnerabilità alla patologia, anche una singola relazione di attaccamento sicuro può essere sufficiente allo sviluppo di processi riflessivi e quindi a "salvare" il bambino. Il monitoraggio metacognitivo è biologicamente preparato ed emergerà spontaneamente, a meno che il suo sviluppo venga inibito dal doppio svantaggio dell'assenza di una relazione sicura e dell'esperienza di maltrattamenti nel contesto di una relazione intima.
Il trauma al di fuori del contesto di un legame di attaccamento avrebbe pervasivi effetti inibitori sulla mentalizzazione.

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