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martedì 14 maggio 2013

Temi di approfondimento pedagogico. Principi per la prevenzione del disagio.Ascolto attivo come capacità di interazione.




Master in Discipline per la Didattica
  Principi per la prevenzione del disagio
2008-2009
Tesina di Stage
On-line
ascolto attivo come capacità di interazione

Anno Accademico 2008-2009

Ambito: Sostegno
Dott.ssa Giuseppina D’Auria 
Napoli, 28/08/1971
Introduzione
Questo argomento di studio, quale nostro lavoro di chiusura del corso universitario, s’immerge nell’attualità, in “media res”. Abbiamo motivo di augurarci che questi nuovi livelli di conoscenza possano creare ulteriori spazi di reciproca comprensione tra tutti coloro che, per sensibilità personale e professionale, vogliano “documentarsi circa i percorsi strutturali che sorreggono l’edificio dell’attuale assetto dell’ambito del Sostegno.
Ci è sembrato opportuno consultare una serie di lavori concernenti la materia in questione. Dagli autorevoli interventi sono emerse tutte le scottanti problematiche della società in trasformazione, coinvolta nei processi di globalizzazione e stravolta nei suoi più intimi valori etici.
Sempre più spesso gli adulti, gli stessi adulti che sono i nostri genitori o parenti, amici e, qualche volta, semplici conoscenti, che devono insegnarci o per lo meno dirci come crescere nel modo migliore possibile, ci parlano del disagio giovanile, si affannano per noi, si chiedono, forse, cosa si prova a vivere questo disagio. E ciò è giusto, conforme al loro ruolo di genitori, di "guide", di, potremmo anche chiamarli, "maestri di vita", visto che indubbiamente ne sanno molto più di noi giovani con la loro esperienza personale.
L’età adolescenziale, per sua natura, caratterizzata com'è da repentine e tumultuose variazioni ormonali e psico-comportamentali, è un'età caratterizzata da contraddizioni e conflitti. L'adolescente vive una fase di delicata maturazione fisiologica e psicologica in cui, pur non essendo più un bambino, non è ancora un adulto. Si alternano, così, comportamenti ed esigenze di sostegno affettivo e relazionale, talora più infantili, talora più mature. Si vive, conflittualmente, il bisogno d’autonomia ed indipendenza, ma anche, la paura dell'abbandono parentale e genitoriale. L'adolescente vive, in pratica, una crisi, una conflittualità intrapsichica e socio-relazionale, tra bisogno d’emancipazione e desiderio di dipendenza. Come in altre fasi di maturazione psichica, alla fine di una determinata fase di sviluppo lineare, è necessario superare un periodo di relativa turbolenza e di maggiore conflittualità, caratterizzato dall'eterno dilemma del paradiso perduto, tra obbedienza cieca e consapevolezza dolorosa, tra dipendenza infantile e libertà responsabile, tra omologazione ed emancipazione.
        Il disagio adolescenziale ed il malessere diffuso tra i giovani, a livelli ormai preoccupanti, impongono a tutti, in primo luogo alle istituzioni, il dovere di attuare concreti provvedimenti per cercare di ridurne e, se possibile, di eliminarne le cause.
        L’ascolto è dato dalla capacità di comprendere una prospettiva diversa dalla propria, di considerare le caratteristiche dell’altro ed i suoi attributi di ruolo, di tenere presente la prospettiva durante l’interazione. Sono molte le occasioni in cui non ascoltiamo gli interlocutori: si ascolta solo ciò che si vuole sentire (filtro); si pensa a cosa si dirà, non concentrandosi su ciò che sta dicendo l’interlocutore (prove); si riferisce tutto quanto si ascolta alla propria esperienza (identificazione); si snobba o si accantona quanto viene detto perché ritenuto di poca importanza (denigrazione); si esprime accordo per ogni cosa viene detta (accondiscendenza); si cambia troppo rapidamente argomento mostrando disinteresse (deviazione). Nella comunicazione è fondamentale saper ascoltare, ovvero essere centrati sull’interlocutore e sulle sue esigenze.
Ma non basta, occorre qualcosa di diverso: bisogna saper ascoltare attivamente. L’ascolto attivo permette di apprendere informazioni non evidenti e segnali deboli, come potrebbero essere quelli emessi attraverso il linguaggio del corpo. Secondo la manualistica, ma soprattutto seguendo l’esperienza, per praticare l’ascolto attivo occorre seguire questo percorso:silenzio; domande aperte; riformulazione; domande di precisione; incoraggiamento e riassunto. Quest’ultima fase comprende l’analisi di ciò su cui si è d’accordo, su cui non si è d’accordo e su quanto resta da affrontare nella discussione.
Per verificare se i risultati di una comunicazione sono uguali a quelli attesi si impiega il feed back, ovvero una offerta di informazione che lascia il nostro interlocutore libero rispetto all’accettarla o a rifiutarla. Un feed back è efficace quando è immediato - ovvero si verifica in tempo quasi reale rispetto al verificarsi di uno specifico evento - e tende ad evidenziare risultati positivi o, se di tipo negativo, riesce comunque a fornire indicazioni e supporti. Quando si parla, sono comportamenti coerenti nel chiedere feed back: · fornire dati, non opinioni; · confermare informazioni; · impiegare contributi degli altri; · sintetizzare per concludere; · sospendere le divergenze.  
Quando si parla, sono comportamenti incoerenti nel chiedere feed back: · confondere opinioni per dati certi; · seguire stereotipi o pregiudizi; · esprimere giudizi personali; · fornire consigli non richiesti; · proporsi di convincere ad ogni costo.
Quando si ascolta, sono comportamenti coerenti nel dare feed back: · formulare domande specifiche; · lasciar parlare e concludere; · approfondire i fatti; · chiedere conferme sulle proprie percezioni; · apprezzare contributi utili.
Quando si ascolta, sono comportamenti incoerenti nel dare feed back: · controbattere; · cercare auto-conferme personali; · giustificare; · rinunciare al disaccordo; · subire informazioni errate.
La comprensione intellettuale si concentra sui fatti, indaga come stiano realmente le cose e ricostruisce l’esatta dinamica dell’accaduto. La comprensione empatica è più sottile e complessa di quella intellettuale e richiede una sensibilità molto fine e rara per essere attuata.
Naturalmente l’ascolto non può e non deve assolutamente essere freddo e impersonale ma basato sull’empatia, altrimenti non produce alcun effetto. L’empatia è la focalizzazione sul mondo interiore dell’interlocutore, è la capacità di intuire cosa si agiti in lui, come si senta in una situazione e cosa realmente provi al di là di quello che esprime verbalmente. L’empatia è la capacità di leggere fra le righe, di captare le spie emozionali, di cogliere anche i segnali non verbali indicatori di uno stato d’animo e di intuire quale valore rivesta un evento per l'interlocutore, senza lasciarsi guidare dai propri schemi di attribuzione di significato. La trasparenza è l’accordo tra i sentimenti manifestati e quelli realmente provati. Se l’interlocutore percepisce trasparenza, si apre con fiducia, altrimenti si chiude difensivamente. 
Trasparenza non significa rivelare impulsivamente tutti i sentimenti, ma implica il non simulare un sentimento quando in realtà se ne prova un altro, perché l’interlocutore capterebbe la dissonanza. La comprensione empatica consiste nell’immedesimarsi nell’interlocutore per comprendere il suo punto di vista, senza assumerlo come proprio, ma mantenendo l'autocontrollo: un infermiere che si calasse nei panni del malato lasciandosi sopraffare dal dolore per le sue sofferenze renderebbe il malato emotivamente più abbattuto invece di offrirgli un sostegno. 
L’accettazione incondizionata consiste nell'astensione da valutazioni, da approvazioni o disapprovazioni e da correzioni. La comprensione empatica implica la sospensione dei giudizi morali suoi sentimenti riferiti dall’interlocutore: l’ascoltatore non ne misura la conformità alle norme, né indica il modo giusto di comportarsi, né illustra la situazione oggettivamente per indurre l’altro a rendersi conto di non averla affrontata con la dovuta maturità. L’ascolto empatico non impone una direttiva, ma pone l’altro nella condizione di esplorarsi per trovare la sua verità. L'obiettivo che dobbiamo prefiggerci è di favorire la formazione di un giovane, che da adulto troverà in sè la forza per non essere sconfitto dalla vita, per non fondare la ragione del proprio vivere sull'avere ma sull'essere se stesso, per non cercare fuori di sé, nella droga e nel rifiuto della vita, la risoluzione dei propri problemi. Da simili premesse consegue che dobbiamo rivedere, con modestia e con l'uso di tutta la ragione e di tutta la sensibilità di cui siamo capaci, anche l'insieme dei servizi sociali e sanitari che abbiamo finora creato. E' un problema sociale e culturale prima ancora d’avere anche risvolti economici. Meritare la fiducia non implica aderire ad una linea rigidamente coerente, ma richiede autenticità e congruenza tra i sentimenti manifestati e quelli effettivamente provati.
Nell'ambito dell'insegnamento la freddezza del docente si ripercuote negativamente sulla motivazione ad apprendere e sull'interesse dello studente verso la materia. In ambito psicoterapeutico il formalismo del dottore impedisce al paziente di essere completamente se stesso e in generale nelle relazioni umane porsi come modello di perfezione a cui l'altro debba ispirarsi e dai cui l'altro debba dipendere rende tesa la relazione e la snatura, facendole perdere la sua essenza paritetica e facendole assumere connotati gerarchici. Una relazione empatica è promotrice della crescita, del benessere e dell'indipendenza di entrambe le parti ed è incondizionata e priva di valutazioni.
"Questo è buono, questo è cattivo, questo vale un Ottimo e giudizi simili forse hanno una certa utilità in istituzioni come la scuola o le professioni, ma secondo la mia esperienza, non sono per niente utili per una crescita personale." (C.Rogers, in "A therapist's view of Theraphy").
Nel nostro tempo, un'ottica clinica che consideri i disturbi comportamentali degli adolescenti in modo dinamico ed integrato con i fattori sociali ed ambientali è sempre più necessaria. Un intervento formativo ed informativo dove ogni ragazzo può trovare uno spazio per le proprie esigenze. Una struttura di servizio dove trovare un sostegno sociale in un momento particolare della vita dell'individuo, per sviluppare gli aspetti positivi della personalità, compensandone le debolezze le frustrazioni ed i conflitti tipici dell'età adolescenziale. Soltanto sospendendo il giudizio sull'altro si sollecita in lui il senso di responsabilità e di indipendenza interiore.
Risulta, perciò, opportuna una strategia preventiva a supporto della stima di sé, per meglio affrontare il senso d’ansia che invade l'adolescente “sano” in questo periodo di transizione, ma anche  per ridurre l'insorgere di più gravi disturbi del comportamento sociale, dell'individuo in maturazione.

Bibliografia e Sitografia
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