Un bisogno fondamentale del
bambino è quello di ritrovare i propri pensieri, le proprie intenzioni, nella
mente dell'oggetto. Per il bambino, l'internalizzazione di questa immagine
esercita una funzione di "contenimento", descritta da Winnicott come
"restituire al bambino il proprio Sé".
Il fallimento di questa funzione
porta a una disperata ricerca di modalità alternative di contenere i pensieri e
gli intensi sentimenti che essi generano.
L'ipotesi è che
la ricerca di modalità alternative di contenimento mentale possa produrre
soluzioni patologiche, fra cui il prendere la mente dell'altro, con la sua
distorta, assente o maligna immagine del bambino, come parte integrante del
proprio senso di identità. Quest'immagine diviene poi il germe di un oggetto
potenzialmente persecutorio che ha sede nel Sé, ma è estraneo e non
assimilabile; si presenterà il disperato desiderio di separazione nella
speranza di stabilire un'identità o un'esistenza autonoma. Tuttavia,
tragicamente, questa identità è imperniata su uno stato mentale che non può
riflettere la mutevolezza degli stati emotivi e cognitivi dell'individuo, dal
momento che è basata su una rappresentazione arcaica dell'altro.
Dal punto di vista evolutivo, una
crisi nasce quando la spinta proveniente dall'esterno verso la separazione
diviene irresistibile, nella tarda adolescenza o nella prima età adulta.
In quel periodo, il comportamento
autodistruttivo e, nei casi estremi, suicidario è percepito come l'unica
soluzione all'insolubile dilemma: la liberazione del Sé dagli altri attraverso
la distruzione degli altri nel Sé.
In alcune persone, per le quali
la condizione di separatezza è un problema cronico, crediamo che l'esperienza
di Sé (self-hood) possa essere
raggiunta solo trovando un altro fisico su cui "l'altro interno al
Sé" possa essere proiettato. Naturalmente, questo aumenta il bisogno della
presenza fisica dell'oggetto.
E' per questo che molte di queste
persone trovano particolarmente difficile lasciare la famiglia e se, alla fine,
riescono a raggiungere la separazione fisica è solo perché hanno trovato una
figura alternativa simile su cui proiettare "l'altro interno al Sé".
Se quest'altro muore o abbandona il soggetto, può innescarsi un processo
patologico di lutto, per il quale l'individuo si trova costretto a conservare
un'immagine vivente dell'altro, allo scopo di conservare l'integrità del Sé.
Un altro possibile esito dovuto
allo scarso sviluppo del Sé psicologico, con conseguente conflitto di
separazione, è che il corpo può essere usato per contenere e agire stati
mentali. In questi casi il corpo del bambino assume la funzione di
metarappresentazione di sentimenti, idee e desideri.
La violenza del Sé verso il
proprio corpo (per esempio l'automutilazione, cioè l'infliggersi dei tagli) o
quello degli altri [aggressioni apparentemente non provocate o "violenze
gratuite" (mindless violence)]
può essere un modo di "controllare" stati mentali investiti in stati
del corpo (ad esempio, la madre vista come parte del proprio corpo) o di
distruggere "idee" vissute come dentro il corpo dell'altro.
Se il bambino non troverà un
altro contesto interpersonale dove essere concepito come capace di
mentalizzare, il suo potenziale in questo aspetto non sarà soddisfatto.
Nei casi di relazioni con
genitori ostili o del tutto assenti affettivamente, il bambino può
deliberatamente allontanarsi dall'oggetto mentalizzante perché prendere in
considerazione la mente di quell'oggetto può rivelarsi intollerabile, come se
esso ospitasse intenzioni apertamente ostili verso il Sé del bambino. Questo
potrebbe portare a un generale evitamento degli stati mentali che in seguito
riducono la possibilità di identificare e stabilire legami intimi con un
oggetto comprensivo.
Come mostrano
gli studi sulla vulnerabilità alla patologia, anche una singola relazione di
attaccamento sicuro può essere sufficiente allo sviluppo di processi riflessivi
e quindi a "salvare" il bambino. Il monitoraggio metacognitivo è
biologicamente preparato ed emergerà spontaneamente, a meno che il suo sviluppo
venga inibito dal doppio svantaggio dell'assenza di una relazione sicura e dell'esperienza
di maltrattamenti nel contesto di una relazione intima.
Il trauma al di
fuori del contesto di un legame di attaccamento avrebbe pervasivi effetti
inibitori sulla mentalizzazione.
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