Quattro
secoli prima di Ippocrate, i racconti epici contenuti nell’Iliade e
nell’Odissea, testimoniano le significative conoscenze dell’epoca sulle
patologie dell’antichità; le descrizioni delle ferite, ad esempio, sono
caratterizzate da precisione anatomica. Omero descrive le fratture del femore,
parla della prognosi, riporta tecniche di intervento chirurgico, prospetta
anche interessanti ipotesi di fisiologia ma, soprattutto, utilizza la metafora
per descrivere lo stato di salute come quello della gioia di Ulisse che vede un
approdo come la guarigione alla malattia. Ulisse è uomo maturo, un uomo che
molto ha dovuto soffrire e soprattutto molto deve viaggiare; così l’uomo
contemporaneo sembra assomigliare all’Ulisse di Omero. Ulisse torna per non
tornare, per non essere riconosciuto, per non riconoscere. Il ritorno di Ulisse
è il viaggio, non è il suo approdo; così l’individuo è alla ricerca della
salute come esperienza definitiva poiché la salute non sembra essere uno stato
ideale ma una costruzione, un fatto.
Probabilmente,
in questa prospettiva la sociologia ha iniziato ad interessarsi alla salute,
avviando quel percorso scientifico che si sviluppa come dominio scientifico
particolare della sociologia della salute.
I
rapporti fra salute e sociologia hanno origine nella metafora organicistica e
dunque nel parallelismo delle due scienze come scienze del corpo.
Emile
Durkheim ha individuato i collegamenti fra salute e società. I problemi posti
dal Nostro fanno riferimento alla coesione sociale, alla regola,
all’educazione; la società che funziona si basa un corpo sociale sano mentre
una società disgregata sembra configurarsi come una società malata. Più in
generale sembra opportuno rifarsi proprio al concetto di fatto sociale, «è ogni
modo di fare, fissato o meno, suscettibile di esercitare sull’individuo una
costrizione esterna», per identificare quel complesso sistema di relazioni che
configurano la salute dell’individua della collettività come “cose sociali”.
Vilfredo
Pareto ha concentrato la sua opera all’individuazione dei nessi esistenti fra
salute e società. Nel Trattato di Sociologia Generale, infatti, egli ha
mostrato che l’analisi sociale doveva fare i conti con una sempre presente
discrepanza tra il succedersi oggettivo degli eventi ed i fini oggettivi che
dovrebbero guidarli, ma che ne risultano sopraffatti, in cui la ricerca del
benessere sociale raggiungibile, concetto evidentemente collegato alla salute,
i comporsi attraverso una posizione di equilibrio da cui è impossibile spostare
un qualsiasi individuo verso un maggior benessere.
Tale
approccio sembra, in qualche modo, rispecchiare il dualismo di fondo della
sociologia stessa che si traduce in due paradigmi conoscitivi praticamente
alternativi: da un lato il paradigma dell’azione sociale, basato sulla
soggettività e dall’altro il paradigma del sistema sociale, localizzato sulle
strutture sociali oggettivate.
La
sociologia deve connettere questi paradigmi per pervenire così a modalità più
profonde e meno riduttive di comprensione del mondo sociale. Infatti, se
partiamo dall’idea di identificare l’approccio sociologico alla salute come un
esempio applicativo di costruzione di oggetto della teoria sociologica
generale, nei suoi tre aspetti di epistemologia, paradigma e pragmatica, il
nostro problema è di vedere come un fatto lo stato di salute/malattia,
ricondotto dalle scienze mediche a variabili di tipo biologico, e quindi
apparentemente lontano dall’analisi sociologica, in quanto non rileva o rimanda
in modo diretto e palese a fenomeni sociali possa diventare tema ed oggetto
della sociologia come disciplina scientifica autonoma
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