La
sociologia della salute dovrebbe produrre il proprio approccio pratico nel
paradigma relazionale, ovvero in una ricerca, teorica-pratica, in grado di
mediare la relazione al valore della vita anche perché, sempre di più, la
salute è percepita come “un insieme di valori, di norme sociali e di modelli
culturali, pensati e vissuti dagli individui”.
Il
fatto sociologico delle modalità di osservazione del rapporto salute/malattia
sembra essere ulteriore rispetto alla sociologia della medicina o, ancora alla
sociologia clinica.
Per
Durkheim, la regola di studiare i fatti sociali come cose a un obiettivo:
«quello di limitare i danni, esigendo dall’osservatore di non giudicare i fatti
che egli osservava attraverso le sue preoccupazioni specifiche».
In
particolare, la medicina, la sanità e le attività di ricerca e di produzione;
connesse al sistema salute hanno oggi l’esigenza di trovare un nuovo, reale,
quadro di riferimento concettuale che consenta di integrare e di connettere i
saperi e le esperienze oltre la contrapposizione fra strategie epidemiologico-
sanitarie, biomediche-sperimentali o di costruzione sociale.
Infatti,
per la sociologia la salute non è soltanto un fatto biologico che ha anche
origini e rilevanza sociale, ne solo un fatto culturale, ma è un fenomeno
sociale complesso, che consiste di relazioni ed è prodotto socialmente, è un
modo di essere e di vivere degli individui e dei gruppi nel sistema di azione
sociale.
La
salute è, in altri termini, una relazione sociale. In tale direzione, il
primato della sociologia sembra essere costituito dal fatto che ha compreso che
l’attore sociale «è in grado di raffigurarsi i contenuti dell’immagine del
mondo prescindendo dalla sua reale esistenza o non esistenza, quindi dalla sua
natura.
Da
questi e da altri sforzi più recenti, la sociologia partecipa alla
interpretazione del concetto di salute ed alla definizione delle sue forme in
modo diverso rispetto alle altre scienze mettendo al centro dell’interesse non
l’attore sociale con le sue potenzialità fisiche e psichiche, ma anche gli
stati di salute ed i loro determinanti sociali, le relazioni fra il medico ed
il malato, e, più in generale, l’esperienze della malattia nei diversi luoghi
della vita sociale.
Una
lettura sociologica della salute non sembra essere perciò semplice non solo per
l’altissimo numero di variabili e per la dinamicità che caratterizza la ricerca
scientifica ma anche e soprattutto per il fatto che l’individuo è al suo centro
con risposte sempre diverse a domande mai uguali in uno sviluppo che spesso
«disconosce i suoi limiti».
In
sintesi, l’itinerario scientifico che realizza la sociologia, attraverso i suoi
strumenti, è quello di sottolineare la necessità di una visione di insieme,
connettiva, non colta da altre discipline perché “la conoscenza della realtà,
tanto sociale che fisica, si attua attraverso tutta una serie di disillusioni”.
Salute
non come stato fisico e psichico interno, o almeno non solo, ma come un
processo dinamico e relazionale, di scambio, fra il proprio ambiente ed il
mondo vitale.
Questo
passaggio si rende ancora più necessario con il diffondersi sia delle pratiche
basate sulla Evidence Based Medicine,
sia delle cosiddette teorie economicistiche della salute che sembrano
costituire un rischio nella definizione della salute in relazione alla società
stessa: non è un caso che siano proprio i due temi oggetto di un vivace
dibattito fra i sociologi, lo strumento dell’Evidence
Based Medicine e le implicazioni derivanti dai crescenti costi economici
dei sistemi sanitari, due temi fra loro
lontani ma che sembrano ricondurre l’osservazione alla domanda sociale, ai
bisogni di salute, alle aree di solidarietà e di partecipazione.
La
salute è un fatto sociale, prima di ogni altra cosa e tale dimensione implica
una partecipazione per così dire “regolata” e «regulation virtually defines a profession» è un fatto sociale
perché al cuore del problema salute si trovano da una parte le relazioni
dell’individuo con la socialità, dall’altro perché, latu senso, vi sono i
meccanismi di integrazione odi esclusione; di tolleranza o di emarginazione, in
una società che tende ad operare sempre diversamente nel suo divenire.
In
tale prospettiva, affinché i problemi della salute siano al centro delle
attenzioni, è necessaria una partecipazione del cittadino, partecipazione possibile
solo in modelli “aperti” di comprensione della salute in relazione, soprattutto,
alla sempre maggiore richiesta di informazione e di partecipazione alle scelte
terapeutiche.
Nella
definizione della Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la
salute si realizza come uno di completo benessere fisico, psichico e sociale e
non semplice assenza di malattia e viene considerata un diritto e come tale si
pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle
persone come stabilito dalla dichiarazione universale dai diritti dell’uomo.
La
definizione della salute dell’OMS e della promozione della salute stessa supera
il modello, per così dire, ideale della salute, quello che si costituisce come
la assenza di malattia: la salute diventa una condizione di cui si ha
un’esperienza quasi inconsapevole, sembra coincidere con lo scorrere stesso
della vita. La malattia, come agente che interferisce con questo fluire, sembra
svelarla come una condizione perduta. Questo modello della relazione fra salute
e malattia sembra essere quello prevalente nei paradigmi medici e nelle
strutture sanitarie. La logica che sembra caratterizzare i paradigma medici
sembra svilupparsi secondo un complesso sistema di modalità diverse. Una prima
modalità è quella lineare in cui un determinato danno provoca una condizione di
malattia e le cure diventano un sistema atto alla riparazione del danno avuto.
Una seconda modalità è quella individualista: la salute e la malattia sono
determinate dalla assenza/presenza di risorse nell’individuo e le cure
costituiscono interventi diretti esclusivamente all’individuo. Una ultima
espressione è quella a-storica: si ignora l’interazione dell’individuo con il
suo ambiente, la sua cultura, la sua storia, la sua condizione sociale. In
questa direzione, i fattori I fattori macrosociali, le differenze culturali, gli
eventi esterni ed estremi, le condizioni socio-economiche, la mancanza di un
supporto sociale adeguato, l’ambiente relazionale avverso, sono tutti, fattori
totalmente o relativamente indipendenti dalle caratteristiche biologiche o
psicologiche di un individuo. I contesti micro-sociali e macrosociali hanno un
ruolo cruciale nell’insorgenza e nell’evoluzione dello stato di salute degli
individui.
Le
reti di relazioni interpersonali possono
favorire la creazione di meccanismi informali di protezione contro la malattia
e la vecchiaia oppure, attraverso lo stimolo dell’azione collettiva, possono
migliorare l’efficienza e l’efficacia della fornitura di determinati servizi da
parte del settore pubblico.
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