Master in Discipline per la Didattica
Principi per la prevenzione
del disagio
2008-2009
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Anno Accademico 2008-2009
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Dott.ssa
Giuseppina D’Auria
Napoli,
28/08/1971
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Introduzione
Questo
argomento di studio, quale nostro lavoro di chiusura del corso universitario,
s’immerge nell’attualità, in “media res”. Abbiamo motivo di augurarci che
questi nuovi livelli di conoscenza possano creare ulteriori spazi di reciproca
comprensione tra tutti coloro che, per sensibilità personale e professionale,
vogliano “documentarsi circa i percorsi strutturali che sorreggono l’edificio
dell’attuale assetto dell’ambito del Sostegno.
Ci
è sembrato opportuno consultare una serie di lavori concernenti la materia in
questione. Dagli autorevoli interventi sono emerse tutte le scottanti
problematiche della società in trasformazione, coinvolta nei processi di
globalizzazione e stravolta nei suoi più intimi valori etici.
Sempre più spesso gli
adulti, gli stessi adulti che sono i nostri genitori o parenti, amici e,
qualche volta, semplici conoscenti, che devono insegnarci o per lo meno dirci
come crescere nel modo migliore possibile, ci parlano del disagio giovanile, si
affannano per noi, si chiedono, forse, cosa si prova a vivere questo disagio. E
ciò è giusto, conforme al loro ruolo di genitori, di "guide", di,
potremmo anche chiamarli, "maestri di vita", visto che indubbiamente
ne sanno molto più di noi giovani con la loro esperienza personale.
L’età adolescenziale, per sua natura, caratterizzata
com'è da repentine e tumultuose variazioni ormonali e psico-comportamentali, è
un'età caratterizzata da contraddizioni e conflitti. L'adolescente vive una
fase di delicata maturazione fisiologica e psicologica in cui, pur non essendo
più un bambino, non è ancora un adulto. Si alternano, così, comportamenti ed
esigenze di sostegno affettivo e relazionale, talora più infantili, talora più
mature. Si vive, conflittualmente, il bisogno d’autonomia ed indipendenza, ma
anche, la paura dell'abbandono parentale e genitoriale. L'adolescente vive, in
pratica, una crisi, una conflittualità intrapsichica e socio-relazionale, tra
bisogno d’emancipazione e desiderio di dipendenza. Come in altre fasi di
maturazione psichica, alla fine di una determinata fase di sviluppo lineare, è
necessario superare un periodo di relativa turbolenza e di maggiore
conflittualità, caratterizzato dall'eterno dilemma del paradiso perduto, tra
obbedienza cieca e consapevolezza dolorosa, tra dipendenza infantile e libertà
responsabile, tra omologazione ed emancipazione.
Il disagio adolescenziale
ed il malessere diffuso tra i giovani, a livelli ormai preoccupanti, impongono
a tutti, in primo luogo alle istituzioni, il dovere di attuare concreti
provvedimenti per cercare di ridurne e, se possibile, di eliminarne le cause.
L’ascolto
è dato dalla capacità di comprendere una prospettiva diversa dalla propria, di
considerare le caratteristiche dell’altro ed i suoi attributi di ruolo, di
tenere presente la prospettiva durante l’interazione. Sono molte le occasioni
in cui non ascoltiamo gli interlocutori: si ascolta solo ciò che si vuole
sentire (filtro); si pensa a cosa si dirà, non concentrandosi su ciò che sta dicendo
l’interlocutore (prove); si riferisce tutto quanto si ascolta alla propria
esperienza (identificazione); si snobba o si accantona quanto viene detto
perché ritenuto di poca importanza (denigrazione); si esprime accordo per ogni
cosa viene detta (accondiscendenza); si cambia troppo rapidamente argomento
mostrando disinteresse (deviazione). Nella comunicazione è fondamentale saper
ascoltare, ovvero essere centrati sull’interlocutore e sulle sue esigenze.
Ma non basta, occorre qualcosa di diverso:
bisogna saper ascoltare attivamente. L’ascolto attivo permette di apprendere
informazioni non evidenti e segnali deboli, come potrebbero essere quelli
emessi attraverso il linguaggio del corpo. Secondo la manualistica, ma
soprattutto seguendo l’esperienza, per praticare l’ascolto attivo occorre
seguire questo percorso:silenzio; domande aperte; riformulazione; domande di
precisione; incoraggiamento e riassunto. Quest’ultima fase comprende l’analisi
di ciò su cui si è d’accordo, su cui non si è d’accordo e su quanto resta da
affrontare nella discussione.
Per verificare se i risultati di una
comunicazione sono uguali a quelli attesi si impiega il feed back, ovvero una
offerta di informazione che lascia il nostro interlocutore libero rispetto
all’accettarla o a rifiutarla. Un feed back è efficace quando è immediato -
ovvero si verifica in tempo quasi reale rispetto al verificarsi di uno
specifico evento - e tende ad evidenziare risultati positivi o, se di tipo
negativo, riesce comunque a fornire indicazioni e supporti. Quando si parla,
sono comportamenti coerenti nel chiedere feed back: · fornire dati, non
opinioni; · confermare informazioni; · impiegare contributi degli altri; ·
sintetizzare per concludere; · sospendere le divergenze.
Quando si parla, sono comportamenti
incoerenti nel chiedere feed back: · confondere opinioni per dati certi; ·
seguire stereotipi o pregiudizi; · esprimere giudizi personali; · fornire
consigli non richiesti; · proporsi di convincere ad ogni costo.
Quando si ascolta, sono comportamenti
coerenti nel dare feed back: · formulare domande specifiche; · lasciar parlare
e concludere; · approfondire i fatti; · chiedere conferme sulle proprie
percezioni; · apprezzare contributi utili.
Quando si ascolta, sono comportamenti
incoerenti nel dare feed back: · controbattere; · cercare auto-conferme
personali; · giustificare; · rinunciare al disaccordo; · subire informazioni
errate.
La comprensione intellettuale si concentra
sui fatti, indaga come stiano realmente le cose e ricostruisce l’esatta
dinamica dell’accaduto. La comprensione empatica è più sottile e complessa di
quella intellettuale e richiede una sensibilità molto fine e rara per essere
attuata.
Naturalmente l’ascolto non può e non deve
assolutamente essere freddo e impersonale ma basato sull’empatia, altrimenti
non produce alcun effetto. L’empatia è la focalizzazione sul mondo interiore
dell’interlocutore, è la capacità di intuire cosa si agiti in lui, come si
senta in una situazione e cosa realmente provi al di là di quello che esprime
verbalmente. L’empatia è la capacità di leggere fra le righe, di captare le spie
emozionali, di cogliere anche i segnali non verbali indicatori di uno stato
d’animo e di intuire quale valore rivesta un evento per l'interlocutore, senza
lasciarsi guidare dai propri schemi di attribuzione di significato. La
trasparenza è l’accordo tra i sentimenti manifestati e quelli realmente
provati. Se l’interlocutore percepisce trasparenza, si apre con fiducia,
altrimenti si chiude difensivamente.
Trasparenza non significa rivelare
impulsivamente tutti i sentimenti, ma implica il non simulare un sentimento
quando in realtà se ne prova un altro, perché l’interlocutore capterebbe la
dissonanza. La comprensione empatica consiste nell’immedesimarsi
nell’interlocutore per comprendere il suo punto di vista, senza assumerlo come
proprio, ma mantenendo l'autocontrollo: un infermiere che si calasse nei panni
del malato lasciandosi sopraffare dal dolore per le sue sofferenze renderebbe
il malato emotivamente più abbattuto invece di offrirgli un sostegno.
L’accettazione incondizionata consiste
nell'astensione da valutazioni, da approvazioni o disapprovazioni e da
correzioni. La comprensione empatica implica la sospensione dei giudizi morali
suoi sentimenti riferiti dall’interlocutore: l’ascoltatore non ne misura la
conformità alle norme, né indica il modo giusto di comportarsi, né illustra la
situazione oggettivamente per indurre l’altro a rendersi conto di non averla
affrontata con la dovuta maturità. L’ascolto empatico non impone una direttiva,
ma pone l’altro nella condizione di esplorarsi per trovare la sua verità. L'obiettivo
che dobbiamo prefiggerci è di favorire la formazione di un giovane, che da
adulto troverà in sè la forza per non essere sconfitto dalla vita, per non
fondare la ragione del proprio vivere sull'avere ma sull'essere se stesso, per
non cercare fuori di sé, nella droga e nel rifiuto della vita, la risoluzione
dei propri problemi. Da simili premesse consegue che dobbiamo rivedere, con
modestia e con l'uso di tutta la ragione e di tutta la sensibilità di cui siamo
capaci, anche l'insieme dei servizi sociali e sanitari che abbiamo finora
creato. E' un problema sociale e culturale prima ancora d’avere anche risvolti
economici. Meritare la fiducia non implica aderire ad una linea rigidamente
coerente, ma richiede autenticità e congruenza tra i sentimenti manifestati e
quelli effettivamente provati.
Nell'ambito dell'insegnamento la freddezza
del docente si ripercuote negativamente sulla motivazione ad apprendere e
sull'interesse dello studente verso la materia. In ambito psicoterapeutico il
formalismo del dottore impedisce al paziente di essere completamente se stesso
e in generale nelle relazioni umane porsi come modello di perfezione a cui
l'altro debba ispirarsi e dai cui l'altro debba dipendere rende tesa la
relazione e la snatura, facendole perdere la sua essenza paritetica e facendole
assumere connotati gerarchici. Una relazione empatica è promotrice della
crescita, del benessere e dell'indipendenza di entrambe le parti ed è
incondizionata e priva di valutazioni.
"Questo è buono, questo è cattivo,
questo vale un Ottimo e giudizi simili forse hanno una certa utilità in
istituzioni come la scuola o le professioni, ma secondo la mia esperienza, non
sono per niente utili per una crescita personale." (C.Rogers, in "A
therapist's view of Theraphy").
Nel nostro tempo, un'ottica clinica che
consideri i disturbi comportamentali degli adolescenti in modo dinamico ed
integrato con i fattori sociali ed ambientali è sempre più necessaria. Un
intervento formativo ed informativo dove ogni ragazzo può trovare uno spazio
per le proprie esigenze. Una struttura di servizio dove trovare un sostegno
sociale in un momento particolare della vita dell'individuo, per sviluppare gli
aspetti positivi della personalità, compensandone le debolezze le frustrazioni
ed i conflitti tipici dell'età adolescenziale. Soltanto sospendendo il giudizio
sull'altro si sollecita in lui il senso di responsabilità e di indipendenza
interiore.
Risulta, perciò, opportuna una strategia
preventiva a supporto della stima di sé, per meglio affrontare il senso d’ansia
che invade l'adolescente “sano” in questo periodo di transizione, ma anche per ridurre l'insorgere di più gravi disturbi
del comportamento sociale, dell'individuo in maturazione.
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- www.aspei.it
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