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sabato 27 aprile 2013

DEPRESSIONE - STUDIO DI CONSULENZA SOCIOPEDAGOGICA D'AURIA

La depressione costituisce una risposta universale dell'uomo ad eventi particolarmente dolorosi o emotivamente stressanti, permettendogli di superare frustrazioni, delusioni e perdite. Non è quindi necessariamente una condizione patologica, è piuttosto un'esperienza emotiva di profonda tristezza e di dolore che rientra nella dimensione della normalità. Non è sempre facile definire la linea di confine tra tristezza, demoralizzazione e depressione.
Essendo entrato nel linguaggio comune, il termine depressione presenta un alto tasso di ambiguità che richiede l'individuazione di criteri diagnostici precisi per distinguere tra normalità e patologia, in modo da evitare, da un lato, una patologizzazione eccessiva di situazioni che rientrano nella comune esperienza umana, dall'altro il non riconoscimento di stati patologici che, se non trattati, comportano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti della vita, compromettendone la qualità.
La differenza risiede fondamentalmente nella durata e nel grado di disabilità che questo malessere produce, influendo sul funzionamento sociale e lavorativo della persona.
Inoltre, poiché la depressione è una condizione psicologica che può esprimersi con una sintomatologia molto diversificata, molte forme depressive non vengono riconosciute o vengono confuse con altre problematiche: la depressione nel bambino può venire scambiata per iperattività, nell'adolescente per inquietudine, nell'anziano può essere confusa con la demenza.

Le cause di una risposta depressiva possono essere molteplici e riguardano, da un lato, l'assetto biologico della persona (in particolare, la depressione endogena è caratterizzata da un' elevata percentuale di vulnerabilità biologica), dall'altro, aspetti psico-sociali come l'educazione familiare, il contesto socio-culturale, l'assetto della personalità, (ossia quei particolari modi di interpretare e leggere gli eventi, di rapportarsi con se stessi e col mondo circostante e le personali opinioni che guidano questi processi).

La depressione si può definire "uno stato di sofferenza soggettiva caratterizzata da un insieme di sintomi cognitivi, comportamentali, somatici e affettivi capaci di produrre un abbassamento del tono dell'umore: il tono affettivo di base, che colora l'intera esperienza del soggetto".
Il tono dell' umore ha, normalmente, oscillazioni di lieve entità, mantenendo, nell'insieme una certa stabilità. Negli stati depressivi si ha invece una flessione del tono dell'umore, che volge verso l'abbattimento, il pessimismo, la disperazione.

È di Ippocrate (IV secolo a.c.) la prima descrizione clinica della depressione: "avversione per l'alimentazione, disperazione, insonnia, irritabilità, agitazione, tristezza, ansia, abbattimento morale, tendenza al suicidio".

Nell'ambito dei disturbi dell'umore, la depressione presenta una molteplicità di manifestazioni cliniche che variano in funzione dell'eventuale ipotesi eziopatogenetica, psicogena o endogena, primaria o secondaria, e della struttura di personalità sottostante.

Per semplificare possiamo distinguere una depressione di tipo "reattivo", correlata ad avvenimenti emotivamente stressanti, che si esaurisce in seguito all'elaborazione del vissuto causante. E' caratterizzata dalla consapevolezza dello stato di profondo abbattimento, dall'esasperazione dei tratti caratteriali e da rallentamento psicomotorio. L'individuo esprime lamentele e recriminazioni dettate dal risentimento nei confronti dell'ambiente.
Esiste, invece, un tipo di depressione più associata alla vulnerabilità biologica che agli eventi esistenziali e tende ad associarsi ad un maggior numero di episodi depressivi, presentando la tendenza a recidivare. E' caratterizzata dall'interruzione del continuum esistenziale, si può provare profonda tristezza immotivata, percepita come una frattura del divenire. L'individuo prova profondi sensi di colpa, accompagnati da autoaccusa e disprezzo per se stesso, fino a strutturare veri e propri deliri di colpa.

A livello nosografico possiamo distinguere principalmente due grandi tipologie depressive:
- Disturbo Depressivo Maggiore
- Disturbo Distimico

IL DISTURBO DEPRESSIVO MAGGIORE
Il Disturbo Depressivo Maggiore si caratterizza per la comparsa di uno o più Episodi Depressivi Maggiori.
L'insorgenza dell'episodio è spesso preceduta da sintomi della durata di alcuni giorni (quali labilità emotiva, insonnia, calo degli interessi, astenia, difficoltà di concentrazione, inappetenza), che possono essere attribuiti ad eventi stressanti recenti o a malattie somatiche.
Il decorso è generalmente acuto con tendenza alla recidiva. Negli intervalli tra un episodio e l'altro le persone recuperano un soddisfacente livello di adattamento psicosociale.
Un Episodio Depressivo Maggiore è caratterizzato da umore depresso o perdita d'interesse o di piacere, e dalla presenza di almeno altri cinque sintomi, che devono essere presenti per almeno due settimane.
L'umore è depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno. Si prova una marcata diminuzione di interesse o piacere per le attività, che prima erano invece fonte di interesse. A questi due sintomi possono associarsi alterazioni del ritmo sonno-veglia, dell'appetito (con significativa perdita o aumento di peso), agitazione o rallentamento psicomotorio, affaticabilità o sensazione di scarsa di energia e stanchezza. Sono presenti sentimenti di autosvalutazione e di colpa eccessivi o immotivati.
Possono presentarsi disturbi cognitivi, come diminuita capacità di pensare, di concentrarsi, di prendere decisioni e disturbi della memoria
Molto spesso sono presenti sentimenti di congelamento doloroso del presente e di retrospezione dolorosa nei confronti del passato. L'esperienza del tempo è alterata con la sensazione di un suo arrestarsi, di un presente dilatato e immutabile, di un passato segnato da errori o colpe non riparabili, di un futuro percepito inesistente o comunque privo di speranze con caduta di ogni progettualità.
La depressione maggiore è associata ad un elevato rischio suicidario: possono presentarsi pensieri ricorrenti di morte, propositi di suicidio senza un piano specifico o con progettazione di piani specifici per attuarlo, fino a tentativi di suicidio veri e propri (10-15% dei casi).
IL DISTURBO DISTIMICO

La distimia si distingue non per episodi di malattia, quanto per la costante presenza dei sintomi, sebbene la gravità dei sintomi sia minore rispetto alla depressione maggiore. Il disturbo distimico è dunque un disturbo cronico, caratterizzato dalla presenza di umore depresso (sentirsi triste, "giù di corda", "vedere tutto nero") e dalla perdita (o calo) di interesse per le abituali attività, che persiste per la maggior parte del giorno ed è presente nella maggior parte dei giorni.
Le manifestazioni più caratteristiche del disturbo sono: sentimenti di inadeguatezza, colpa, irritabilità e rabbia, ritiro sociale, perdita di interesse, inattività e mancanza di produttività. I sintomi associati comprendono alterazioni dell'appetito e del sonno, calo dell'autostima, perdita di energia, rallentamento psicomotorio, pulsione sessuale ridotta, preoccupazione ossessiva per i problemi di salute. Le persone con disturbo distimico possono spesso essere sarcastiche, nichiliste, meditabonde, esigenti e reclamanti.
Il decorso è fluttuante ma tende a protrarsi nel tempo. Tuttavia, la gravità dei sintomi può presentare variazioni temporali.
 

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