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mercoledì 23 maggio 2012

La Psicologia come scienza

A che cosa si riferisce effettivamente il termine “psicologia? È chiaro a tutti che essa si occupa dello studio della mente, ma è lecito domandarsi anche su quali basi, con quali scopi e soprattutto grazie a quale impostazione metodologica. Nel presente capitolo ci si interroga dunque riguardo la scientificità della psicologia e si presentano i principali metodi di indagine utilizzati dagli psicologi nel loro lavoro di ricerca.
Fu Wundt a utilizzare per primo il termine “psicologia”, per definire i propri interessi scientifici. Ma lo studioso tedesco non pensò a correlare questo termine con una definizione precisa. Il suo lavoro e quello degli psicologi che lo hanno seguito ha portato a dare sempre nuovi significati a questo termine che è arrivato ad assumere connotazioni differenti e multisfaccettate.
Per psicologia si intende, in senso generale, la scienza che indaga l'attività psichica e il comportamento umano per definirne le leggi. Tuttavia nel definire la psicologia si può fare riferimento a tre concezioni che storicamente si sono sovrapposte e contrapposte ma che oggi si possono ricondurre a una sostanziale unità.
In primo luogo essa può essere vista come la scienza che studia l'attività psichica degli esseri viventi, intendendosi per “attività psichica” la soggettività individuale, cioè l'insieme dei fenomeni che possono essere direttamente osservati soltanto da colui nel quale si determinano. Alternativamente la psicologia può essere intesa come la scienza che studia il comportamento degli esseri umani, intendendosi per “comportamento” le reazioni obiettivamente osservabili, cioè l'insieme dei fenomeni che possono essere osservati in altri individui e comprendono non soltanto gesti e parole, ma anche l'espressione delle reazioni interiori e l'interpretazione degli atti. Infine essa è la scienza che studia la personalità dei singoli, intendendosi per “personalità” l'individualità bio-psico-sociale nella quale può essere riconosciuto ogni vivente, cioè l'unità dinamica in cui si integrano i tre aspetti (biologico, psicologico e sociale) sotto i quali può essere esaminato ogni individuo. È anche importante sottolineare che la psicologia si propone essenzialmente come una scienza bipolare: biologica e sociale.
La psicologia e il suo metodo
Come risulterà già chiaro da questa prima breve definizione, la psicologia, per quanto si proponga come una disciplina complessa e multisfaccettata, ha un oggetto di studio privilegiato: la mente. In quanto tale la mente era oggetto di studio dei filosofi, ben prima della nascita delle prime scuole psicologiche che si proponessero di elevare la psicologia al rango di una disciplina scientifica.
Volendo avvicinarsi al mondo della psicologia viene dunque spontaneo chiedersi quale sia la differenza tra l'attenzione al mentale propria della psicologia scientifica e quella delle correnti di pensiero precedenti. La diversità sta essenzialmente nella modalità di avvicinarsi allo studio della mente: fin dal suo inizio la psicologia scientifica ha affrontato in modo incisivo il problema della metodologia, in funzione dell'esigenza di definire un'impostazione che rispettasse le caratteristiche fondamentali delle metodologie scientifiche già riconosciute e nel contempo considerasse la peculiarità del suo oggetto di studio. Così la metodologia psicologica si è venuta configurando come una metodologia scientifica specifica, che si avvale dello sviluppo di specifiche concezioni teoriche e dei propri dati empirici.
Ma è comunque legittimo domandarsi: che cosa rende effettivamente scientifica la psicologia?
La psicologia vista come scienza che studia la mente attraverso l'osservazione e l'analisi del comportamento può essere definita in primo luogo come scienza empirica (le sue osservazioni sono dirette e non mediate) e obiettiva (le sue osservazioni non sono mai soggettive, ma devono sempre essere regolate da criteri rigorosi). Di conseguenza le regole che si pongono come guida alla ricerca psicologica sono precise e rigorose, tali da permettere di generalizzare i risultati ottenuti in una singola ricerca. Gli psicologi infatti tendono sempre a verificare ipotesi che potremmo definire “locali” per poi arrivare a formulare teorie che abbiano carattere più generale.
Questa possibilità di generalizzare, grazie al rigore metodologico, i risultati delle ricerche condotte in ambito psicologico, oltre alla possibilità di elaborare un modello sulla base del quale gli studiosi potranno produrre predizioni corrette relativamente a fenomeni analoghi a quelli indagati, è anche uno dei criteri di garanzia di scientificità del metodo psicologico.
Naturalmente una ricerca scientifica è composta da più momenti e da diversi altri fattori che contribuiscono alla sua completezza e alla sua validità scientifica. Proviamo ad andare ad analizzare come gli psicologi procedono concretamente nel loro lavoro.
Una ricerca o un esperimento nascono sempre da un'ipotesi. Questa può essere a sua volta originata da una curiosità del singolo ricercatore, dalle sue conoscenze, dalle teorie a cui fa riferimento, o dal confronto con ricerche precedenti di altri studiosi, o ancora dall'osservazione di fenomeni particolari sulle cui cause o sul cui significato vuole indagare. Se vuole essere scientifica, un'ipotesi dovrà essere poi confermata o smentita dalla ricerca scientifica che da essa avrà tratto origine.
Generalmente un'ipotesi viene formulata con il supporto di una teoria, cioè di una struttura concettuale che si propone di organizzare le conoscenze esistenti rispetto a uno o più argomenti. Il ricercatore potrà quindi stabilire quale metodo di ricerca e quale metodo per la raccolta dei dati preferirà utilizzare per verificare la sua ipotesi (ricreare una situazione specifica in laboratorio, effettuare una ricerca sul campo, compiere una serie di osservazioni...). I diversi metodi di indagine scientifica, permettono di raccogliere e confrontare (mettendoli in rapporto) dati empirici in modo da poterli interpretare.
La correlazione è il termine statistico che indica il grado di associazione tra due variabili. Se i valori di una variabile sono associati in modo diretto con i valori dell'altra variabile si ha una correlazione positiva, se i valori x e y di due variabili sono in relazione inversa allora la correlazione è negativa; quando non c'è relazione tra i valori delle due variabili la correlazione è zero.
In psicologia con metodo correlazionale si intende una metodologia di ricerca che è volta a indagare la misura in cui due determinati eventi (o categorie di eventi) sono in relazione tra loro. Questo metodo indaga la relazione tra i fenomeni senza stabilire se uno è la causa dell'altro, perché della relazione causale, come vedremo, si occupa il metodo sperimentale. Con il metodo correlazionale, per esempio, si potrebbe indagare il rapporto tra l'essere nati in un determinato paese e la competenza musicale nel suonare determinati strumenti, ma non si potrebbe dire che è il clima freddo la ragione delle qualità musicali.
Il numero che ci permette di sapere se i nostri due fattori sono tra loro collegati in qualche modo è detto coefficiente di correlazione: da esso potremmo capire se i nostri oggetti di studio sono correlati positivamente (al crescere di uno cresce anche l'altro: per esempio, potremmo scoprire che l'essere nati in paesi molto freddi porta gli abitanti a essere ottimi suonatori di violino), negativamente (al crescere di uno diminuisce l'altro: potremmo scoprire che gli abitanti di paesi molto freddi non sono ottimi suonatori di bongo), oppure che non esiste correlazione tra di loro (la temperatura media dei paesi di origine non influisce sul sapere suonare meglio determinate categorie di strumenti).
Volendo però andare anche a stabilire non solamente dei rapporti di covarianza tra due fattori, ma dei precisi rapporti di causa-effetto si utilizzerà il metodo sperimentale.
Il metodo sperimentale si basa sul rapporto tra variabili (dove per variabile si intendono attributi o condizioni di persone o situazioni che possono variare a seconda delle condizioni): la variabile indipendente (quella che viene manipolata dallo sperimentatore, su cui egli agisce) e la variabile dipendente (quella che subisce gli effetti dei cambiamenti agiti sulla variabile indipendente).
Le variabili possono poi essere distinte tra quelle quantitative o qualitative, dove le prima variano in grandezza mentre le seconde cambiano il genere – un buon esempio di variabile quantitativa potrebbe essere il tempo di reazione a uno stimolo, mentre una variabile qualitativa potrebbe essere la professione dei soggetti che partecipano a una ricerca. Vi sono poi variabili continue o discontinue (in questo le prime possono assumere qualsiasi valore, mentre le seconde non prevedono valori intermedi, l'altezza di una persona può essere considerata una variabile continua perché generalmente si misura con precisione, senza arrotondare, mentre il colore dei capelli, che può assumere solo determinati valori, è discontinua).
Il ricercatore che decide di utilizzare il metodo sperimentale, che gli offre l'opportunità di andare ad agire su determinate variabili, si pone come scopo quello di stabilire un preciso rapporto di causa effetto tra due o più caratteristiche o eventi. Non ci si accontenterà più dunque di vedere se due aspetti sono tra loro in qualche modo correlati, ma si cercherà, manipolando uno dei due fattori (variabile indipendente), di vedere come e se variano di conseguenza gli attributi del secondo fattore interessato dalla ricerca (variabile dipendente).
Per esempio, un ricercatore potrebbe decidere di andare a indagare l'influenza della temperatura ambientale sull'apprendimento. Egli varierà dunque la temperatura delle classi dove gli studenti apprendono e andrà poi a misurare quanto i ragazzi dicono di aver compreso delle spiegazioni relative a una determinata materia, oppure a controllare i risultati di test di verifica sull'apprendimento di argomenti studiati durante il periodo sperimentale. Un altro psicologo potrebbe decidere di provare a vedere se e come la quantità di tempo passata davanti alla televisione e il tipo di programmi seguiti agiscono sul livello di aggressività dei bambini. In questo caso egli andrà ad agire sul numero di ore che i bambini passano davanti al video e controllerà anche i programmi che vedono e andrà poi a misurare il livello di aggressività che essi manifestano a scuola, nei giochi con gli amici o in famiglia.
Il controllo
Naturalmente tutto questo dovrà essere fatto mantenendo stabili, per quanto possibile, tutte le condizioni di contorno, in modo da poter essere certi che eventuali cambiamenti registrati dopo o durante l'intervento siano dovuti solamente all'intervento dello sperimentatore e non da situazioni di contorno. Questo controllo potrà essere effettuato con l'introduzione di un termine fisso di paragone, affiancando quindi alla situazione sperimentale (situazione dove lo sperimentatore agisce) una situazione di controllo (dove tutto è paragonabile alla situazione sperimentale, a parte l'intervento dello sperimentatore sulla variabile indipendente), i cui cambiamenti – dovuti a variabili non controllabili come il passare del tempo, l'influenza di fattori esterni o altro – saranno poi paragonati a quelli del gruppo sperimentale, avendo così la possibilità di concludere che ogni cambiamento aggiuntivo del gruppo sperimentale potrà essere ragionevolmente imputabile alle condizioni sperimentali. Naturalmente le influenze esterne possono (e dovrebbero) essere controllate anche cercando di limitare o guidare in qualche modo le possibili sorgenti di variabilità. Per esempio, se sto svolgendo una ricerca volta a indagare l'influenza di materiale visivo come supporto ai libri di testo per la comprensione di materie particolarmente ostiche per gli studenti, seguendo gruppi di studio di ragazzi liceali, cercherò di tenere fissi durante il corso della ricerca aspetti che potrebbero influire sul rendimento dei ragazzi coinvolti nella ricerca: li farò, per esempio, studiare tutti in ambienti simili come livello di rumorosità, e in orari paragonabili.
Spesso si verificano situazione tali per cui è importante rilevare dati in un contesto naturale e senza l'intromissione più o meno diretta dello sperimentatore: per esempio, se un ricercatore si proponesse di condurre una ricerca sugli stili di conversazione dei bambini in gita di classe, sarebbe importante non alterare in alcun modo (né a livello di organizzazione e neanche con la presenza diretta dello sperimentatore, che sarebbe visto come figura esterna e probabilmente finirebbe per sfalsare i dati raccolti) il setting naturale della gita di classe.
Un metodo che non si propone di intervenire sulle variabili intervenienti è il metodo osservativo che si propone di indagare le relazioni realmente esistenti tra una o più variabili. Questo metodo riveste un ruolo particolarmente importante anche perché non sempre nel campo della ricerca psicologica si verificano le condizioni per rispettare i vincoli posti da una ricerca sperimentale condotta in laboratorio (come risulterà chiaro dall'esempio citato poco sopra), e spesso, quindi, la ricerca osservazionale può essere considerata una valida alternativa. Inoltre essa può essere effettuata sia per verificare ipotesi precise sia anche con uno scopo meramente descrittivo.
Diversi tipi di osservazione
L'osservazione, a seconda degli scopi della ricerca, potrà essere occasionale (spesso quando la progettazione del disegno sperimentale è ancora in fase preliminare e l'osservazione è vista come un primo approccio per la raccolta di dati) oppure sistematica (quando segue un progetto e dei criteri ben definiti). Potrà poi essere naturalistica (il controllo da parte dei ricercatori è minimo, l'osservazione si svolge in ambiente famigliare, e gli sperimentatori sono nascosti oppure visibili ma senza interagire in alcun modo con il gruppo o i fenomeni osservati), partecipante (condizioni analoghe alle precedenti, ma in questo caso i ricercatori partecipano al gruppo che vogliono osservare entrando a farne parte con atteggiamento di apertura e senza cercare la minima autorità sui soggetti) oppure controllata (la ricerca prevederà un certo controllo della variabile dipendente, senza però che si vada in alcun modo a manipolare la variabile indipendente).
Le osservazioni possono essere condotte o in ambienti naturali, oppure anche in laboratorio, limitandosi a osservare comportamenti spontanei, oppure predisponendo situazioni o stimoli che facilitino la produzione di particolari risposte da parte degli osservati. Ancora si potrà decidere di registrare in maniera completa tutti i fenomeni che si manifestano, oppure di concentrarsi su alcuni aspetti specifici.
Passando rapidamente in rassegna i diversi metodi di ricerca in psicologia sarà senz'altro emerso come la base della psicologia scientifica poggi essenzialmente su una serie di dati che i ricercatori devono raccogliere, secondo modalità diverse, correlate agli scopi dei loro lavori, e possano poi produrre a modo di “prove” di quanto da loro postulato. Infatti quale che sia il metodo di ricerca scelto da uno sperimentatore egli si troverà a dover raccogliere dei dati. Come può muoversi? Quali strade ha a sua disposizione?
Dati comportamentali
Esaminando il metodo osservativo, abbiamo già incontrato un tipo di dati decisamente importanti per la ricerca: i dati comportamentali (cioè dati collegati alla rilevazione del comportamento umano in quanto tale), che possono essere raccolti appunto tramite osservazione, oppure misurando i tempi di reazione, cioè i tempi di risposta dei soggetti a un determinato stimolo. La validità e l'utilità della raccolta di dati comportamentali poggiano sull'assunto che ciò che le persone fanno dipenda e sia ricollegabile in maniera più o meno diretta ai loro processi psichici. Registrando le azioni delle persone sarà dunque legittimo trarre conclusioni sul loro mentale.
Dati verbali
Un'altra tipologia di dati che è possibile raccogliere sono i dati verbali. Con questa definizione ci si riferisce a descrizioni (più o meno libere) che le persone fanno riguardo a quanto accade nella propria mente. Una prima modalità di raccolta di questa tipologia di dati consiste nel chiedere ai soggetti di descrivere a parole i pensieri nel momento stesso in cui li stanno sperimentando (in questo caso si parla di thinking aloud, pensiero ad alta voce), oppure si può chiedere un resoconto a posteriori – rispetto al compito in cui le persone coinvolte nella ricerca sono impegnate – dei propri processi mentali (resoconti introspettivi).
Sempre nella famiglia dei dati verbali rientrano i più diffusi strumenti utilizzati per indagini qualitative: questionari, interviste, colloqui. I dati raccolti secondo queste modalità potranno poi essere utilizzati sia a scopo di ricerca, oppure (soprattutto in ambito clinico) a scopo diagnostico e/o valutativo. Naturalmente utilizzando strumenti come i questionari bisognerà prestare attenzione a formulare domande precise e coerenti con quanto si vuole andare a indagare, ed esprimere le domande sempre in maniera chiara e in modo che sia facile dare una risposta. È anche importante formulare il questionario in modo tale che risulti il più possibile interessante e motivante per coloro che sono chiamati a compilarlo. Conviene anche dare spiegazioni sugli scopi della ricerca (in modo che non si formino false ipotesi) e chiarire se il questionario è valutativo o meno e se i dati raccolti saranno trattati in forma anonima.
Dati psicometrici
Ma forse gli strumenti che nell'immaginario comune più si associano alla ricerca psicologica sono i test. Essi permettono di rilevare i cosiddetti dati psicometrici: sono strumenti che registrando determinati comportamenti (che possono variare da risposte a domande precise all'interpretazione di disegni, alle reazioni davanti a stimoli non previsti) ricavano previsioni su altri comportamenti futuri. I test possono essere utilizzati non solamente a scopo di ricerca ma anche per rilevare determinati aspetti della psicologia di un individuo (come per esempio l'intelligenza o l'emotività), e possono anche essere utilizzati per prevedere lo sviluppo delle caratteristiche in esame. Per poter essere ritenuto affidabile un test dovrà essere standardizzato (dovrà esserci una procedura di somministrazione stabilita e sempre uguale, e i dati raccolti dovranno essere codificati in maniera standard, in modo da poter sempre confrontare i punteggi ottenuti), attendibile (dati raccolti da sperimentatori diversi in tempi diversi devono sempre essere costanti), valido (lo strumento deve essere in grado di misurare effettivamente la variabile che si propone di misurare; la validità può essere considerata anche sulla base di quanto e come un test è in grado di differenziare le persone).

In sintesi

Psicologia...Per psicologia si intende la scienza che indaga l'attività psichica e il comportamento umano per definirne le leggi. In particolare la psicologia può essere intesa
 come la scienza che studia l'attività psichica degli esseri viventi
 come la scienza che studia il comportamento degli esseri viventi
 come la scienza che studia la personalità degli esseri viventi.
La psicologia ha sempre e comunque come oggetto di studio privilegiato la MENTE.
...come scienzaLa psicologia è scientifica in quanto
 empirica (si basa su osservazioni dirette e non mediate)
 obiettiva (le sue osservazioni non sono oggettive ma si basano su criteri rigorosi);
Gli psicologi tendono sempre a verificare ipotesi che potremmo definire "locali" per poi arrivare a formulare teorie che abbiano carattere e valenze più generali. Il tutto appoggiandosi a una metodologia di ricerca particolarmente rigorosa.
Metodi correlazionaliMetodologia di ricerca che è volta a indagare la misura in cui due determinati eventi (o categorie di eventi) sono in relazione – non causale – tra di loro.
Metodo sperimentaleSi pone come scopo quello di stabilire un preciso rapporto di causa effetto tra due o più caratteristiche o eventi: si cercherà, manipolando uno dei due fattori (variabile indipendente), di vedere come e se variano di conseguenza gli attributi del secondo fattore interessato dalla ricerca (variabile dipendente).
Metodo osservativoSi propone di indagare le relazioni realmente esistenti tra una o più variabili, rilevando dati in un contesto naturale e senza l'intromissione più o meno diretta dello sperimentatore.
Raccolta dei datiComportamentali (dati collegati alla rilevazione del comportamento umano in quanto tale).
Verbali (descrizioni – più o meno libere – che le persone fanno riguardo a quanto accade nella propria mente).
Psicometrici (strumenti che registrando determinati comportamenti – che possono variare da risposte a domande precise all'interpretazione di disegni, alle reazioni davanti a stimoli non previsti – ricavano previsioni su altri comportamenti futuri).




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