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martedì 22 maggio 2012

LE SCUOLE DI FORMAZIONE E LE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE

Tesi di Laurea in Sociologia Generale.

 In nome del “dovere”.

Selezione e Formazione degli operatori dell’ordine


Dopo il lavoro di selezione del personale cominciano i corsi di formazione e di specializzazione presso le apposite scuole. Per il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e, più in generale, per l'intero “sistema di sicurezza” del Paese, le Scuole della Polizia di Stato rappresentano uno strumento di importanza strategica e ancor più in una prospettiva europea (1). Attraverso queste strutture si procede alla valorizzazione della professionalità degli operatori della Polizia di Stato, un compito essenziale nel quadro della Riforma dell'Amministrazione voluta dal legislatore con la legge 121/81. Formare gli operatori offrendo moderne metodologie didattiche, solidi orientamenti deontologici e concrete opportunità di sperimentazione, rappresenta un impegno primario che esige la presenza di contenuti sempre più originali e di risorse vieppiù cospicue.
La consapevolezza sempre più diffusa di dover esercitare nella società odierna un ruolo sinergico per la difesa della libertà civile, postula che la formazione rivesta precise caratteristiche di un processo “aperto”, organico e moderno. Aperto, nel senso di inserire, nel tessuto dei valori e dei comportamenti, le istanze nuove che emergono nella comunità civile; organico, per approccio didattico e concretezza; moderno, grazie al supporto di nuove discipline e d’avanzati strumenti d’apprendimento.
Le Scuole di Polizia oggi “rappresentano una realtà profondamente inserita nel territorio, protesa a preparare operatori completi sotto il profilo culturale, deontologico, tecnico-professionale. E’ uno sforzo grandioso basti pensare che solo nel quadriennio ’87-‘90 sono transitati per i corsi di formazione iniziale oltre 35 mila allievi, mentre 10 mila operatori hanno frequentato i corsi di specializzazione”(2). Per il 1991 l’allora Capo della Polizia Vincenzo Parisi previde di destinare risorse finanziarie ancora più rilevanti per il decollo di un progetto innovativo di formazione iniziale, che venne elaborato di concerto dall'Amministrazione e dal mondo accademico esterno, con previsione di corsi intensivi che semplifichino l'insegnamento tradizionale, ampliare il versante della sperimentazione pratica, e stimolare le motivazioni personali al servizio. A questo progetto “si agganciano, ancora oggi, gli interventi sempre più massicci per la formazione del personale direttivo e dirigente, la miglior comunicazione tra le strutture centrali e periferiche, la preparazione nelle lingue straniere. L'insieme di queste innovazioni porta verso quella ricerca della ‘qualità’ che oggi rappresenta il tema dominante della cultura organizzativa; qualità umana e professionale, culturale e tecnica (qualità che è sinonimo di ricchezza interiore prima ancora che d’efficienza, di valori etici e democratici finalizzati all'esercizio di compiti sempre più difficili e vitali per la sicurezza del Paese)”(3).
Le Scuole della Polizia di Stato sono il “cuore di un sistema che si prepara con intelligenza e dedizione a servire la comunità, a fini di progresso. Viene fatto un invito a valutare il valore e la ricchezza di un patrimonio umano e professionale, che trova nelle Scuole di Polizia la sede per dispiegare le proprie potenzialità. Un patrimonio che consente spazi più ampi alla democrazia del nostro Paese, chiamato ad affrontare le sfide del terzo millennio” (4).
L’attività di formazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza si propone di diffondere un patrimonio di conoscenze e l'assimilazione di valori deontologici fondamentali per lo svolgimento dell'attività professionale: in particolare la compostezza, il rispetto delle regole e la consapevolezza di svolgere un'attività delicata quanto preziosa per la collettività. Sono stati organizzati 17 corsi di formazione iniziale nell'arco del ‘98 con 11.393 frequentatori (8.386 nel ‘97): uno per 58 primi dirigenti, uno per 30 vice commissari, uno per 1.167 vice sovrintendenti, sei per 3.766 agenti, quattro per 2.988 agenti ausiliari, altri quattro per 3.384 agenti ausiliari trattenuti in servizio; si è concluso, poi, presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia un corso d’alta formazione per 24 frequentatori.
Per un costante aggiornamento del personale si sono svolti, tra gli altri, presso l'Istituto Superiore di Polizia, corsi articolati in 11 cicli per i responsabili del servizio prevenzione e protezione in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, nonché corsi di aggiornamento per commissari capo e funzionari degli Uffici di frontiera, seminari sull’immigrazione, l’ordine pubblico e la polizia amministrativa. Presso il Centro di Formazione Linguistica di Milano 180 operatori, scelti tra gli appartenenti ai Reparti Mobili e agli Uffici Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico delle Questure, hanno partecipato al corso di aggiornamento per il pronto intervento in caso di propagazione di gas e sostanze pericolose. Tra le novità del ‘98 i corsi di addestramento presso la Scuola di Senigallia, rivolti al personale che svolge servizi di controllo in moto, i seminari sul traffico di veicoli rubati, svolti a cura del Centro Addestramento Polizia Stradale di Cesena, e il corso di aggiornamento sulle indagini grafiche curato dal Servizio Polizia Scientifica. Numerosi poi i corsi nel settore informatico: il primo per formatori di terminalisti, quelli di abilitazione e di aggiornamento su archivi e schedari, per analisti delle informazioni e per coordinatori di elaborazione dati. Infine, di particolare importanza sono stati i corsi per addestrare ufficiali ed operatori della Polizia albanese, previsti dagli accordi tra il nostro Governo e quello albanese (5).
Nella fase di rinnovamento (6) delle strutture politiche istituzionali ed amministrative del Paese, la formazione della Polizia di Stato necessita di attenzione e di riflessione per gli effetti che riverbera nella società attraverso la crescita professionale ed umana degli operatori.
 Secondo il Direttore Centrale per gli Istituti d’Istruzione, il Prefetto Lepri-Gallerano, “oggi, come non mai, la Polizia vive nella consapevolezza di dover esercitare un ruolo fondamentale a garanzia delle Istituzioni Democratiche e Repubblicane, delle libertà civili e della dignità umana. La fase di cambiamento che attraversa il Paese necessita di una altrettanto importante crescita in qualità, efficienza e competenza di chi è tenuto a garantire la stabilità e la sicurezza pubblica”. Il raggiungimento di  questo  risultato  richiede, logicamente, un impegno di non poco conto, e pone la formazione alla base ed al centro del ‘sistema sicurezza’ (7)”.
Grazie a questa consapevolezza, il miglioramento della qualità del personale è stato sempre ben presente nei programmi dell'Amministrazione dell’Interno: già nel 1961 veniva istituita, infatti, nell’ambito dell’allora Direzione Generale della Pubblica Sicurezza la “Divisione Scuole di polizia”, forma embrionale dell'attuale Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione. L’odierna struttura centrale è stata istituita, in attuazione dell'art. 5 della legge 121 del 1981, con il Decreto Ministeriale del 1° Settembre 1982, allo scopo di provvedere, attraverso le sue strutture periferiche, Scuole e Centri di Polizia, all'istruzione, addestramento ed aggiornamento del personale della Polizia di Stato.
Partendo dall'esposizione   delle   caratteristiche   delle   strutture amministrative,   centrali  e  periferiche,   preposte  alla formazione, il Prefetto Lepri Gallerano si propone di evidenziare la filosofia e la metodologia che vengono consegnate quale bagaglio culturale ai singoli operatori di polizia. Le competenze attribuite alla Direzione Centrale possono essere ricondotte in due campi diversi ed interdipendenti al tempo stesso: è infatti rilevabile un’attività di natura sostanziale ed un'altra di natura strumentale. La prima, infatti, “si riconduce alla “tipica” azione di creazione e mantenimento dei livelli di professionalità (formazione, aggiornamento, specializzazione, addestramento), mentre la seconda si sostanzia nello studio, nelle scelte e nella individuazione dei mezzi ritenuti più idonei al conseguimento degli scopi suddetti (studio  sulle metodologie didattiche, scelta dei libri di testo, individuazione dei Docenti), e del livello gerarchico deputato a tale scopo ( Servizio Scuole - Servizio Corsi - l'Ufficio Studi e programmi). Pertanto, con l'articolazione della Direzione Centrale in un Ufficio e due Servizi (Ufficio Studi e Programmi, Servizio Scuole e Servizio Corsi) si è realizzato un trasferimento di competenze (prima concentrate nella Divisione Scuole di Polizia) agli Uffici di nuova istituzione, avendo come punto di riferimento,   ai   fini   della  ripartizione,   le   materie sommariamente   indicate   nel   menzionato    decreto interministeriale 16 ottobre 1984 e, in seguito, individuate in modo più dettagliato (8)”.
Per ciò che concerne l’attività delle strutture centrali, ossia l’Ufficio Studi e Programmi, il Servizio Scuole e il Servizio Corsi, sono così organizzati:
L’Ufficio Studi e Programmi si occupa di Programmi di insegnamento. Effettua studi sui metodi didattici e di addestramento. Sussidi didattici.
 Il Servizio Scuole attraverso la 1° Divisione tratta gli Affari Generali ed ha la Sovrintendenza sugli Istituti e Centri di formazione della Polizia di Stato; attraverso la 2° Divisione gestisce la spesa di funzionamento delle Scuole:
Il Servizio Corsi attraverso la 1° Divisione si occupa dell'organizzazione dei corsi di istruzione e formazione; attraverso la 2° Divisione si occupa dell'organizzazione dei corsi di specializzazione, aggiornamento ed addestramento.
Nell'ambito delle competenze sommariamente esposte, l'Ufficio Studi provvede, in particolare: alla predisposizione dei programmi didattici dei corsi di formazione del personale tutto della Polizia di Stato; alla scelta ed assegnazione dei sussidi didattici e di apprendimento; ad iniziative culturali e di aggiornamento professionale (biblioteche, seminari, convegni e studi).
Le competenze del Servizio Scuole rimandano a tre funzioni fondamentali:
1° Funzione - Affari Generali –
Attività: Affari Generali; Studio di problemi giuridici; Predisposizione di provvedimenti legislativi ed amministrativi; Risposta ad interrogazioni parlamentari.
Le competenze che ne derivano sono esercitate, a livello centrale da una struttura amministrativa finalisticamente adeguata alla vastità e complessità dei compiti che ad essa sono attribuite, articolata in due Servizi ed un Ufficio di pari importanza; 2° Funzione - Sovrintendenza sugli Istituti –  Attività: Coordinamento degli Istituti ai diversi livelli; Rapporti con Istituti di Istruzione di Polizie estere; Documentazione e statistica. 3° Funzione – Supporto burocratico-amministrativo agli Istituti – Attività: Soluzione delle problematiche relative al funzionamento del singolo Istituto, Scuola o Centro, anche con interventi presso gli uffici competenti.  II Servizio Corsi, infine, cura l'istituzione dei corsi e la loro attuazione, sotto il profilo organizzativo e didattico: predispone i relativi decreti di conferimento degli incarichi di insegnamento; emana le direttive inerenti le modalità di chiusura dei corsi e le disposizioni relative agli esami finali.
Focalizzato l'obiettivo primario della Direzione Centrale degli Istituti di Istruzione nella esigenza di curare la “formazione professionale” del personale della Polizia di Stato, va subito chiarito che non solo di una formazione “di base” si tratta, limitata al momento dell'accesso al ruolo dell'operatore di Polizia e ad un ambito ben definito come quello “scolastico”, ma di una formazione che rimanda ad un concetto di professionalità, intesa nel senso più ampio del termine, visto cioè nel suo aspetto dinamico di formazione permanente e di aggiornamento in servizio.
L’Istituto di Abbasanta, ad esempio, è specializzato in corsi per servizi di scorta e sicurezza e per squadriglie antisequestro elitrasportate, le Scuole di Brescia e Pescara per la polizia giudiziaria-amministrativa ed investigativa, e non ultime per capacità ricettiva e per qualità della formazione le Scuole Allievi Agenti di Alessandria, Caserta, Trieste, Peschiera del Garda e Vicenza. La complessa e variegata rete strutturale composta dalle 34 Scuole di Polizia è caratterizzata da un’incessante attività di sviluppo metodologico e da una costante attenzione per l’adeguamento dei contenuti della formazione alle frequenti variazioni del quadro di riferimento normativo.
L’Universo Scuole si presenta come “laboratorio di iniziative ed idee, e contemporaneamente come efficientissima struttura dalla quale scaturisce il prodotto ‘cultura professionale’, non qualificabile attraverso i normali indagatori di misura, una chiaramente riscontrabile in termini di ‘modernizzazione’, ‘democratizzazione’ ed ‘efficienza’ degli operatori della Polizia di Stato” (9). Notevoli risorse, umane professionali ed economiche, sono state indirizzate nella direzione del ‘progetto globale per la nuova formazione della Polizia di Stato’, finalizzato - fin dal 1988- al mutamento delle metodologie didattiche e portato avanti con il supporto scientifico di Enti Culturali, Agenzie Formative e Istituzioni Universitarie. Una ricerca che precedette l'avvio del progetto, e che aveva lo scopo di far emergere le motivazioni che legano gli operatori tra loro e le relazioni fra gli stessi e l'Amministrazione, evidenziò la necessità di incentivare la cultura della formazione negli ambienti operativi e di rendere più concreti gli insegnamenti per meglio farli corrispondere alle attese del servizio attivo.
Vista nel suo insieme, la formazione della Polizia di Stato si avvia in modo deciso verso un traguardo di “apertura”  e  di  “modernità”  attraverso  processi  di apprendimento innovativi e concreti, con il supporto di nuove discipline e di avanzati strumenti didattici. I momenti formativi, nell'ambito dei quali è necessario distinguere fra attività di formazione da una parte ed attività di specializzazione dall'altra, passano attraverso i 34 istituti dislocati sul territorio, fra Scuole di formazione-base e Centri di specializzazione, addestramento e perfezionamento.
Il “sistema formativo” viene quindi inteso come un insieme integrato di elementi (strutture logistiche, docenti, istruttori, materiali didattici, etc.) che contribuiscono a realizzare l’offerta formativa.
Per dare il “senso dell’impegno del complessivo sistema Scuole bastano pochi dati: nel 1993 hanno preso parte ai corsi per la formazione base ben 16.500 allievi e frequentatori, mentre per corsi di specializzazione, qualificazione ed addestramento si è registrata la presenza di 7.400 unità di personale (10)”.
Sulla base di tali orientamenti, prima i corsi di formazione per allievi agenti, e poi quelli per Ausiliari di leva, per Trattenuti, per Vice Sovrintendenti e Vice-Ispettori sono stati ridisegnati secondo metodologie che vedono l’allievo chiamato a vivere la sua esperienza di formazione come se già operasse concretamente, “spinto” ad essere “poliziotto” fin dall'inizio senza alibi di una situazione formativa “protetta”. A ciò si è giunto attraverso la realizzazione di un sistema formativo “modulare”: sistema ad architettura modulare poiché la professione, che non può essere appresa in un'unica soluzione, viene ripartita in “moduli”, cioè in unità elementari di conoscenza. Tali moduli “sono ‘teorici’ quando forniscono conoscenze teoriche fondamentali, sono ‘tecnici’ se danno la conoscenza pratica delle competenze operative tipiche della professione e ‘professionali’ ove costruiti attorno ai casi tipici della professione, al fine di far apprendere le modalità di intervento necessarie alla loro soluzione (11)”.
Naturalmente per avviare questa nuova tipologia di corsi si è reso necessario riqualificare il Corpo insegnante centrandolo sui nuovi compiti. Questa formazione dei formatori ha come obbiettivo di ottimizzare le situazione di apprendimento, di guidare la scelta e l’utilizzo dei sussidi didattici e di consentire la padronanza degli strumenti di verifica dei risultati. Accanto alle due tradizionali figure di “docente” ed “istruttore” si sono individuate quelle di “Esperto qualificato” e di “Tutor”.
In coerenza con la nuova impostazione modulare gli “Esperti qualificati” della professione altro non sono che Dirigenti, Commissari o Ispettori che svolgono attività operativa e che vengono distaccati presso la Scuola per il tempo necessario ad impostare la soluzione dei casi concreti oggetto di studio e per portare il contributo della propria esperienza.
I Tutor, invece, assistono i singoli Allievi nella formulazione, gestione e verifica del piano formativo individuale e coordinano l’integrazione dei diversi formatori: questa figura rappresenta, come è facile intuire, il più rilevante elemento di novità, il punto cruciale attraverso cui si snodano i nuovi percorsi didattici.
Il sistema Scuole, globalmente considerato, “può contare su alcuni indubbi elementi di forza: - la presenza a tempo pieno di risorse “interne”, cioè stabilmente distaccate presso la sede formativa; - la provenienza dei formatori “interni” da precedenti esperienze di lavoro nell’ambito della Polizia di Stato, e quindi un sicuro possesso della cultura operativa che li costituisce nella funzione di testimoni qualificati della professione, oltre che di didattici o esperti nell’una o nell’altra disciplina o tecnica; - la complessiva polivalenza dei formatori interni, che consente loro di assumere funzioni tecniche, didattiche ed addestrative, e permette quindi di realizzare una prima importante integrazione delle varie componenti formative e professionali a livello della stessa persona del formatore (“formatore unico”); - la consolidata identità istituzionale e professionale dei formatori interni, in quanto appartenenti alla stessa Amministrazione facilita la proposta di obbiettivi formativi, di assunzione dell’identità professionale, la trasmissione di modelli di comportamento deontologici; - la notevole flessibilità organizzativa (soprattutto nella scuola di minori dimensioni), derivante da una complessiva disponibilità alla collaborazione e alla comunicazione, soprattutto informale, tra diverse risorse, uffici, livelli gerarchici; - spazi previsti (o comunque non proibiti) dall’attuale normativa, e non ancora sfruttati appieno, per integrare i percorsi formativi con situazione di “formazione on the job”.
Per contro, l’attuale sistema formativo presenta molti aspetti problematici che tendono a contrastare con le esigenze di efficacia formativa,  di rapido  adeguamento  alle problematiche di una società in continua evoluzione, di diffusione della funzione formativa alle sedi operative e di utilizzo di risorse professionali della P.S. non distaccabili a tempo pieno per questa sola funzione. I punti critici riguardano:
1- La professionalità “in uscita” (output) dal processo formativo è talvolta insufficiente a garantire immediati risultati professionali. La formazione erogata nelle scuole si configura esplicitamente come fase iniziale per la consegna di strumenti e di contenuti, e il compito di far maturare una professionalità compiuta, di risultati e processi viene quindi delegato all’esperienza professionale successiva, senza tuttavia che questa sia formalizzata come successiva fase formativa. La  dimensione   formativa  del   primo   esercizio professionale, infatti non è programmata ne controllata da nessuno: viene lasciata alla spontanea casualità degli accadimenti quotidiani.  
2 - La complessiva scarsità di strumenti e sistemi di verifica della professionalità conseguita, sia durante il corso che dopo la sua conclusione nell'impatto con le prime esperienze professionali (= follow-up), privilegia i test e le prove di verifica interne alle singole discipline o tecniche operative, senza che l’allievo sia aiutato a percepire il grado di idoneità professionale conseguito o il livello di avanzamento raggiunto nel proprio percorso di apprendimento “della professione”: anche per questa strada si rinforza l’immagine di formazione come apprendimento di strumenti separati, o comunque scarsamente collegata con la realtà dell’esercizio professionale.
3 - La deontologia professionale trova spazio, nell’attuale impianto formativo, come materia di insegnamento accanto ad altre materie teoriche, e non come dimensione della professione.
Il passaggio dal modello illustrato verbalmente al comportamento professionale sfugge alla verifica ed alla comparazione con gli standard di efficacia del servizio. La mancanza di traduzione operativa toglie forza al modello deontologico che rimane fondato solo sul pur indispensabile sistema di valori.
4 - La vita di college è talvolta vissuta dagli Allievi come pura soluzione organizzativa per la partecipazione ai Corsi, e non come opportunità formativa e risorsa all’interno di un complessivo itinerario di apprendimento personalizzato” (12).
Sempre secondo l’analisi del direttore dell’Istituto Superiore di Polizia “vengono così sprecate alcune essenziali esperienze di vita comune, di lavoro di gruppo, di organizzazione e pianificazione  di  attività per  il  tempo  libero,  di approfondimenti culturali: tutte situazioni che potrebbero costituire opportunità programmate per l’apprendimento di importanti competenze professionali, da inserire in un percorso individualizzato di apprendimento, a rinforzo di altre attività formative previste formalmente dall’orario didattico” (13).
5 - Sistema Informativo. L’assenza quasi generalizzata di un efficace sistema di codifica, archiviazione e ridistribuzione del know-how professionale e formativo, rende difficoltoso:
- L’aggiornamento   degli   strumenti   conoscitivi professionali (normativa, studi specialistici, bibliografia), -  Il “controllo di qualità” sugli esiti formativi, - Il monitoraggio dei risultati professionali conseguiti o prodotti dagli allievi dopo l’inserimento nelle sedi operative, - L’omogeneità dei materiali professionali e formativi proposti dalle diverse scuole. In definitiva, viene meno il necessario supporto informativo alle attività di progettazione, analisi, ricerca e sviluppo, produzione.
6- Funzione Produttiva. La produzione di materiale didattico è non sempre in linea con le potenzialità delle Risorse presenti all'interno della Polizia di Stato. L’assenza di strumenti e risorse per la codifica del know-how professionale, che consentirebbe le opportune attività di confronto, verifica dell’elaborazione effettuata dai singoli docenti o istruttori, determina il rischio che la produzione di materiale didattico attualmente praticata risponda ad esigenze personali e rispecchi l'esperienza professionale dei singoli autori, senza poter godere del contributo di elaborazione da parte dell'intero monte-risorse della Polizia.
7 - Economie di Scala. La non perfetta integrazione tra diverse strutture di formazione, moltiplica i costi per la produzione di materiali e di strumenti, tanto più onerosi in una contingenza che pone vincoli sempre più stretti all'impiego di risorse finanziarie negli Enti pubblici. Complessivamente,   i  punti  problematici   rilevati stimolano fortemente la ricerca e la proposta di soluzioni sia tecniche sia organizzative adeguate a fornire risposte soddisfacenti e soluzioni ai problemi.
Dal 1998 lo sviluppo di un progetto di informatizzazione delle Scuole di Polizia consente un collegamento telematico con la Direzione Centrale portando ad un abbattimento dei tempi dell’azione amministrativa attraverso la trasmissione di dati, comunicazioni ed istanze in tempo reale. Una volta realizzata la rete informatica, che dovrebbe già funzionare a pieno regime, sarà possibile utilizzare la suddetta infrastruttura anche per le esigenze didattiche, realizzando una circolazione del patrimonio professionale e culturale per mezzo di videoconferenze, approcci multimediali e lezioni simultanee in più strutture.
Utile, sicuramente, alle necessità scaturenti dalla nuova metodologia didattica si rivelerà la prossima entrata in funzione della Scuola di Polizia in Spoleto. Nella città umbra sarà, tra poco, disponibile un Istituto destinato ad accogliere 200 Allievi Agenti, un Centro Nazionale per la formazione dei formatori ed un Centro di documentazione, con una nuova capacità allogiativa globale quantificabile in 450 unità. Un complesso moderno e funzionale che rappresenterà il segno tangibile di una strategia della formazione mirata all’ottimizzazione del risultato.
Per ciò che concerne i 34 Istituti di Istruzione della Polizia di Stato è importante sottolineare che esistono delle peculiarità che li distinguono tra loro, non solo per motivi di dislocazione geografica ma, soprattutto, per le finalità che si prefiggono di raggiungere, a causa delle molteplici aree d’intervento alle quali devono preparare i propri frequentatori. Sono previsti corsi intensivi e “modulari”, che semplificano l’insegnamento tradizionale, ampliano il versante della sperimentazione pratica, e stimolano le motivazioni personali al servizio, interventi sempre più massicci per la formazione del personale direttivo e dirigente, la miglior comunicazione tra le strutture centrali e periferiche con lo sviluppo del “coordinamento” tra tutte le forze di Polizia e la preparazione nelle lingue straniere.
 L’Istituto Superiore di Polizia ha sede a Roma in via Pier della Francesca. Esso è deputato alla formazione dei dirigenti e dei direttivi della Polizia di Stato.
L’Istituto per Sovrintendenti e di Perfezionamento per Ispettori ha sede a Nettuno.
Le Scuole Allievi Agenti sono distribuite sul territorio del Paese: Caserta, Alessandria con sede distaccata a Genova, Bolzano, Roma, Piacenza, Trieste, Peschiera del Garda, Vibo Valentia, Senigallia, Foggia, Campobasso, Vicenza, Spoleto.
La Scuola Tecnica di Polizia ha sede in Roma. Il compito primario della Scuola Tecnica è quello di formare il Personale Tecnico della Polizia di Stato.
Vi sono, poi, i Centri di addestramento e delle Specialità, quali: C.A.P.S. – Centro addestramento Polizia Stradale - con sede a Cesena, il Centro Addestramento Alpino con sede a Moena, il Centro Addestramento Polizia Ferroviaria con sede a Bologna, Il Centro Addestramento Polizia di Frontiera con sede a Duino, il Centro Addestramento Polizia Postale  con sede a Genova, il Centro Addestramento e Standardizzazione al volo  con sede a Pratica di Mare, il Centro Nazionale di Specializzazione e perfezionamento nel tiro con sede a Nettuno, il Centro Nautico e Sommozzatori con sede a La Spezia ed il Centro di Formazione Linguistica con sede a Milano.
Infine le Scuole di Polizia Giudiziaria, Amministrativa e Investigativa con le sedi a Pescara e Brescia e la Scuola di perfezionamento per le Forze di Polizia con sede a Roma.
Tali Istituti possono essere classificati in relazione al tipo di formazione che “producono”. Facendo un parallelo con una organizzazione di tipo piramidale, abbiamo in cima gli Istituti che mirano alla formazione dei Direttivi e dei Dirigenti della Polizia di Stato; seguono gli Istituti che hanno lo scopo di formare gli operatori di Polizia nelle diverse Specialità e Ruoli Tecnici ed infine gli Istituti che si occupano della formazione di base.
Partendo da questi ultimi dell’elenco propri dalla formazione di base, essenziale e primaria, illustreremo le caratteristiche salienti delle diverse Scuole Allievi Agenti dislocate sul territorio Italiano per poi passare alle Scuole di Specializzazione e, infine, all’Istituto Superiore di Polizia (13).
La Scuola Allievi Agenti di Caserta è la più antica d’Italia ed ha sede in un complesso monumentale, nel quale si può ammirare la magnifica cappella del Vanvitelli. La Scuola, intitolata al Vice-bregadiere Nicola Mignogna, medaglia d’argento al valor militare, è sorta nel 1927 come Scuola tecnica di Polizia, ed ha ospitato, nel corso della sua lunga attività, corsi per Allievi Agenti e corsi di qualificazione per Ufficiali e Sottufficiali. L’indirizzo metodologico seguito presso l’Istituto è stato studiato in modo da consentire ai futuri operatori di polizia di sviluppare in modo equilibrato ed organico le capacità conoscitive ed operative. Nello stesso contesto di apertura e sensibilità si pone il rapporto con la comunità locale, che è particolarmente vivo e si manifesta nell’assidua partecipazione del personale e degli allievi della Scuola alle cerimonie, alle manifestazioni, agli incontri di carattere culturale, sociale e sportivo organizzati dalle istituzioni e dalle formazioni sociali presenti sul territorio. La struttura, che ha una capacità ricettiva di 398 posti, dispone di diciotto aule. Tre aule sono opportunamente attrezzate per la dattilografia, la scuola-guida e per l’addestramento all’uso delle armi; una quarta aula è dotata di un sistema di computers “audiovideomatic”. Circa duemila volumi sono consultabili presso la biblioteca dagli allievi e dal personale. La palestra è fornita di varie attrezzature sportive, di due sale TV, una sala di ricreazione con un bar e un’aula magna attrezzata di 350 posti.
 La Scuola Allievi Agenti di Alessandria, istituita l’11 agosto 1961, è ubicata in un vasto complesso già sede della caserma “Antonio Cardile”. La Scuola cura lo svolgimento di corsi di formazione per Allievi Agenti; recentemente si sono tenuti corsi di formazione per Sovrintendenti e per Formatori della Polizia di Stato. Il complesso della Scuola, che ha una capacità ricettiva di 794 posti, si articola secondo criteri di funzionalità e di efficienza. Comprende: la zona studio (trenta aule), la zona-mensa, la zona-allogiamenti (tre palazzine), la zona-tempo libero, due padiglioni di tiro, l’armeria, l’officina e l’infermeria. Per lo svolgimento delle attività didattiche l’Istituto è dotato di due aule fornite di computer, di un impianto TV a circuito chiuso, di aule attrezzate per dattilografia, per scuola-guida, oltre che dell’aula magna e della biblioteca-emeroteca. Per lo sport e il tempo libero la Scuola dispone di due palestre, un campo di calcio, e uno da tennis, una piscina coperta, un cinema, un bar, dieci sale TV, una sala di lettura, una sala di ricreazione. Nel corso degli anni la Direzione della Scuola ha seguito con speciale attenzione i processi formativi globali degli allievi e l’aggiornamento del personale del quadro permanente, promovendo e favorendo tutte le iniziative volte ad elevarne la coscienza civile e la preparazione professionale.
La Scuola Allievi Agenti di Bolzano, istituita nel 1961, ha sede nella caserma “Giuseppe Garibaldi”. La Scuola ospita corsi per Allievi Agenti e per Allievi Agenti Ausiliari. Inoltre, in considerazione della speciale condizione linguistica che caratterizza la comunità stanziata nell’Alto Adige, presso la stessa struttura si svolgono corsi di lingua tedesca “full-immersion” della durata di venti settimane, e corsi per interpreti e traduttori che durano sette mesi e comprendono un soggiorno di circa sessanta giorni in Austria. La capacità ricettiva della scuola è di 350 posti (144 riservati a personale femminile). I programmi didattici e gli orari delle lezioni sono articolati in modo da consentire a tutti gli allievi di svolgere, oltre alle normali ore di studio, anche un corso di scuola guida per il conseguimento della patente, nonché un’adeguata attività di esercitazioni a fuoco con armi di dotazione, e l’addestramento al nuoto propedeutico al brevetto di salvamento. La struttura dispone di dieci aule con trentacinque posti ciascuna, oltre all’aula magna con duecento posti. Vi sono, inoltre, aule per l’insegnamento di lingue, dattilografia, scuola-guida e computer, oltre ad un’ampia biblioteca-emeroteca. Oltre alle strutture ricreative, le Scuola dispone di tre palestre e del poligono di tiro (sotterraneo, con tunnel di 50 metri) ha quattro postazioni ed una cabina isolata acusticamente per il direttore di tiro.
La Scuola Allievi Agenti di Roma, inaugurata nel novembre 1987, è ubicata in un vasto e funzionale complesso edilizio sito alla periferia della città. Essa, che per efficienza e modernità si pone tra le più avanzate d’Europa ed ha perciò una forte e positiva utenza rappresentativa, è oggetto di frequenti visite da parte delle maggiori autorità del settore, provenienti dagli USA, dalla Germania, dall’Austria e da altri Paesi. Presso la scuola si sono finora svolti diversi corsi per allievi agenti, oltre a diversi seminari di aggiornamento degli Ispettori sul nuovo codice di procedura penale, al primo corso sperimentale per la preparazione dei formatori del personale della Polizia di Stato, al primo corso sperimentale per Allievi Agenti. La struttura attualmente ospita anche la Seconda Sezione dell’Istituto Superiore di Polizia. L’indirizzo didattico seguito presso la Scuola prevede, ad integrazione dell’insegnamento teorico, la effettuazione di visite presso strutture e reparti di diversi livelli e specialità, al fine di far avvicinare gli allievi in modo graduale e guidato al funzionamento dei servizi di polizia. La scuola occupa una superficie complessiva di circa 85 mila mq., ed ha una capacità ricettiva di 903 posti. La zona riservata all’insegnamento comprende 12 aule e un’aula magna, mentre altre 17 aule sono state messe a disposizione della  II sezione dell’Istituto Superiore di Polizia. Fra le attrezzature didattiche disponibili vanno ricordati, oltre all’aula per dattilografia e le due per scuola-guida, i tre laboratori polivalenti computerizzati, l’impianto TV a circuito chiuso con relativa sala di regia, l’unità didattica mobile, la biblioteca e il poligono di tiro. Le palestre sono tre: una grande attrezzata anche per giochi di squadra e due più piccole adatte per le arti marziali e gli esercizi individuali. La zona-benessere comprende bar, sale TV e sale di ricreazione situate ai vari piani della zona alloggiamenti. L’infermeria comprende l’ambulatorio e adeguate strutture per la degenza. La struttura di telecomunicazioni ha 10 linee urbane, 150 derivazioni interne, un impianto ricetrasmittente e apparecchi portatili. Il parco macchine dispone di automezzi di vario tipo usati per esercitazioni di guida e per le tecniche operative.
La Scuola Allievi Agenti di Piacenza ha sede nella caserma “Cesare Battisti”. A partire dagli anni ’50 è stata usata come sede di vari reparti di polizia. Dal 1959 al ’61 ha ospitato il Centro di Addestramento per la Polizia Stradale e nello stesso periodo si sono svolti corsi propedeutici per i servizi di Polizia Ferroviaria e di Polizia di Frontiera. Essa ha quindi acquistato una sempre più marcata fisionomia di organismo didattico preposto alla formazione degli Agenti di Polizia. L’Istituto, presso il quale si svolgono ordinariamente  corsi per la preparazione di base  degli Agenti della Polizia di Stato, ha recentemente ospitato corsi di aggiornamento, di qualificazione e di formazione tra cui il primo corso sperimentale per Allievi Agenti. Inoltre, esso fornisce a Reparti di polizia di altre sedi, e talvolta ad altri corpi di Polizia, i propri istruttori ed i propri impianti per le esercitazioni di tiro. L’Istituto dispone di 410 posti letto, 12 aule convenzionali con impianto TV a circuito chiuso, tre aule specialistiche, un’aula magna con 420 posti a sedere, una sala-mensa, tre sale-TV, sale-bar e per il tempo libero, due poligoni di tiro, una grande palestra dotata di tribune per il pubblico ed una seconda palestra di dimensioni minori.
La Scuola Allievi Agenti di Trieste è stata istituita nel 1962 ed ha sede nella caserma “Duca d’Aosta”. Occupa un’area di circa 45 mila mq., sulla quale sono funzionalmente distribuiti uffici, aule, altre strutture didattiche, alloggiamenti e servizi ed ha una capacità ricettiva di 850 posti. La Scuola ospita corsi per Allievi Agenti  e per Agenti ausiliari, nonché corsi di qualificazione. Nell’organizzazione della didattica è stata adottata una programmazione settimanale, che assicura organicità e continuità nella formazione culturale e pratica degli Allievi.  La Scuola dispone di 25 aule, distribuite in tre diversi edifici e dotate di apparecchi televisivi collegati con una sala di regia. Vi sono inoltre due aule-computer, per dattilografia, scuola-guida e un’aula per telecomunicazioni. La biblioteca-emeroteca comprende oltre 2000 volumi. La palestra è attrezzata per la pallacanestro, la pallavolo, lo judo, il karate, la lotta e la difesa personale. La zona-benessere comprende varie sale e la sala mensa. All’interno della scuola è operativo uno sportello bancario. Per l’addestramento al tiro sono disponibili il poligono e un’aula speciale.
La Scuola Allievi Agenti di Peschiera del Garda (Verona) ha sede nella caserma XXV aprile. Nata nel 1970 come sede distaccata della Scuola Allievi Agenti di Bolzano, ha acquisito autonomia nel 1986. L’Istituto presso il quale si svolgono ordinariamente corsi per la preparazione di base di Allievi Agenti, ha ospitato altresì, corsi di istruzione per Agenti ausiliari trattenuti e corsi di specializzazione nell’attività di Polizia Giudiziaria. L’attività didattica è caratterizzata dall’attuazione di scelte metodologiche mirate a stimolare la capacità di apprendimento giovanile degli allievi, che lavorano abitualmente in team con il coordinamento di un docente  o di un istruttore e svolgono relazioni sia individuali che di gruppo sui temi di studio trattati. Nella formazione di unità didattiche si seguono i criteri della massima omogeneità tra le diverse classi e della massima eterogeneità all’interno di ciascuna. Ad integrazione e completamento dell’insegnamento sono utilizzati sussidi audiovisivi e vengono sovente effettuate visite presso località di particolare interesse. La struttura, che ha una capacità ricettiva di 190 posti, occupa una superficie di 18.000 mq. Le attrezzature didattiche sono formate da sei aule ordinarie, un’aula per la dattilografia e una per scuola-guida (aula-motori), un’aula-computer, un’aula multimediale, un’aula magna ed un’ampia biblioteca, un poligono di tiro. Oltre alla palestra coperta  e ad un ampio cortile esterno utilizzato per le esercitazioni, la Scuola dispone di un campo di pallacanestro e uno di pallavolo. Per il tempo libero vi sono salette TV, bar e sala giochi.
La Scuola Allievi Agenti di Vibo Valentia è stata istituita nel 1981 ed ha sede nella caserma “Andrea Campagna”. Presso la struttura, che ha una capacità ricettiva di 430 posti, vengono svolti corsi per agenti ausiliari di leva, per agenti effettivi e per ausiliari trattenuti, nonché corsi di formazione per istruttori di scuola guida e di Squadre volanti. L’attività didattica è opportunamente integrata con lo svolgimento di conferenze, di esercitazioni pratiche e con visite guidate presso Uffici, reparti operativi e uffici giudiziari. Le lezioni teoriche sulle tecniche operative e sull’uso delle armi sono accompagnate dalla proiezione di filmati sul corretto impiego delle armi e sui metodi di intervento più appropriati in situazioni specifiche. La scuola che occupa una superficie complessiva di circa 15.000 mq. Dispone di dodici aule didattiche, di un’aula multimediale, di un’aula per dattilografia, di una per disegno e di una per scuola-guida. Per l’attività sportiva e l’esercizio degli allievi sono disponibili una palestra adeguatamente attrezzata, un campo da calcio, uno da pallacanestro ed uno da tennis, una pista a sei corsie per corsa veloce ed una sauna. Gli allievi possono frequentare durante il tempo libero la biblioteca, il cinema-auditorium, la sala-bar, la sala-TV, la sala-giochi e la sala-biliardo. Completano le strutture della scuola il poligono di tiro, l’infermeria, il parco veicolare, due officine per la manutenzione degli automezzi.
La Scuola Allievi Agenti di Senigallia (Ancona), che ha sede nella caserma “Avogadro” è stata istituita  nel 1985.Già dal luglio 1984, tuttavia, si erano tenuti presso questa struttura 14 corsi di aggiornamento sulla prevenzione e il pronto intervento per operatori di Squadre volanti, e nel 1985 un corso per la promozione ad Assistente capo. I corsi per Allievi Agenti  e per Agenti Ausiliari, iniziati nel 1986 sono organizzati in modo da assicurare la massima continuità didattica ed un razionale collegamento interdisciplinare. L’insegnamento è inoltre integrato da visite presso la Questura, il Gabinetti di Polizia Scientifica di Ancona, i Commissariati, le Specialità ed altri Uffici operativi della Polizia di Stato presenti sul territorio. La Scuola che ha una capacità ricettiva di 220 posti, dispone di un’aula magna, di aule per la dattilografia, per scuola-guida, per telecomunicazioni e di otto aule per l’insegnamento, tutte dotate di apparecchi TV e di video-registrazione. Completano l’attrezzatura didattica dieci computer, un sistema-TV a circuito chiuso, la biblioteca e la sala lettura. Per le attività degli allievi sono disponibili una palestra, una sala di ricreazione (fornita di ping-pong, calcio balilla ed altri passatempi), una sala cinematografica, due sale-TV ed un bar.
La Scuola Allievi Agenti di Foggia ha sede nella caserma “Miale da Troia”, intitolata ad uno degli italiani che presero parte alla disfida di Barletta. La struttura a causa dei gravi danni subiti durante la seconda guerra  mondiale fu interamente ricostruita negli anni ’47-48 e, successivamente, venne utilizzata come Scuola per Agenti Autisti e dal ’76 al ’79 come Scuola Allievi guardie di P.S. La definitiva trasformazione in scuola Allievi Agenti è avvenuta nel 1985. Negli anni ’85-86 sono state eseguite importanti opere di ristrutturazione e ammodernamento, al fine di potenziarne la funzionalità complessiva. La Scuola ospita lo svolgimento di corsi di formazione per Allievi Agenti e per Allievi Agenti Ausiliari. Negli ultimi anni vi si sono tenuti, inoltre, alcuni corsi di aggiornamento professionale riservati al quadro permanente. L’impostazione dell’attività didattica risponde alla primaria esigenza degli allievi di acquisire una equilibrata preparazione professionale. La Scuola ha una capacità ricettiva di 250 allievi; essa dispone di un’aula magna, di aule per l’attività didattica, un’aula di dattilografia, una per la scuola-guida, per telecomunicazioni e un’altra dotata di computer. Funziona, inoltre, una sala regia  per il doppiaggio e la duplicazione delle video-cassette. Oltre alla biblioteca-emeroteca la scuola dispone di palestra, infermeria, poligono di tiro, aree per il tempo libero e di ampie sale di ricreazione.
La Scuola Allievi Agenti di Campobasso è sorta come sezione della Scuola Allievi Agenti di Caserta nel 1986. Le è stata conferita autonomia e rango di Istituto di Istruzione nel 1990; occupa una superficie di 8.000 mq. In occasione del giuramento degli Allievi, nel luglio 1987, con una solenne cerimonia la Scuola è stata intitolata alla Guardia di P.S. Giulio Rivera, perita nella strage di Via Fani. Finora sono stati espletati corsi per Ausiliari, con la partecipazione di allievi in maggioranza in possesso di diploma superiore. I corsi vengono svolti in aule didattiche modernamente attrezzate ed in aule specialistiche secondo i programmi ministeriali, ampliati con visite conoscitive presso gli Uffici operativi della Questura. Inoltre il vicino campo del CONI consente d’integrare le attività ginniche che hanno luogo nella palestra dell’Istituto. Per l’Impiego del tempo libero vengono messe a disposizione la biblioteca e le attrezzature sportive-ricreative. La ricettività della Scuole è di circa 300 unità.
La Scuola Allievi Agenti di Vicenza è stata istituita nel settembre del ’70.L’Istituto occupa una superficie di 18.700 mq ed ha una capacità ricettiva di 350 allievi. Ha sede nella caserma “Marco Sasso”. Nella Scuola si svolgono corsi di istruzione per allievi agenti e per allievi agenti ausiliari trattenuti. Nella attuazione degli indirizzi didattici una particolare attenzione è dedicata al collegamento interdisciplinare tra le aree della formazione deontologica, giuridica ed operativa. Inoltre, al fine d’integrare l’insegnamento teorico si tengono frequenti esercitazioni pratiche, vengono proiettati filmati e svolti dibattiti e conferenze con la partecipazione di esponenti del mondo accademico e degli ordini giudiziario e forense. Accanto all’insegnamento e all’addestramento tecnico-professionale, gli allievi vengono stimolati a partecipare ad attività di carattere sociale, culturale, sportivo.   
Passo, ora, molto brevemente alla rassegna  delle Scuole di Specializzazione delle Specialità della Polizia di Stato, ovvero Il Centro Addestramento Polizia Stradale con sede a Cesena, il Centro Addestramento Alpino con sede a Moena, il Centro Addestramento Polizia Ferroviaria di Bologna, il Centro Addestramento Polizia di Frontiera con sede a Duino e il Centro Addestramento Polizia Postale con sede a Genova. Le Scuole di Specializzazione hanno il fine di preparare il personale frequentante ai particolari ruoli delle Specialità di Polizia.
 Il CAPS di Cesena (Forlì) ha sede nella caserma “Decio Raggi”ed è stato istituito per addestrare il personale da impiegare nei servizi della Polizia Stradale, la cui importanza negli ultimi quaranta anni è cresciuta proporzionalmente al notevolissimo sviluppo che nello stesso periodo ha avuto la circolazione stradale. Oltre agli ordinari corsi di specializzazione che durano 6 mesi e comprendono materie giuridiche e tecnico-professionali, il Centro ha ospitato lo svolgimento dei corsi per agenti della Polizia civile della Repubblica di San Marino, un corso di tiro per magistrati, numerosi corsi di aggiornamento per il personale del quadro permanente. Il Centro si sviluppa su un’area di 33 mila mq.,di cui 8.500 coperti e 24.500scoperti ed ha una capacità ricettiva di 420 posti. Esso dispone di 12 aule ordinarie, 2 aule per scuola-guida e motori, 2 aule multimediali e sussidi audiovisivi, un’aula computer, un laboratorio, un’aula apparati e l’aula magna, la biblioteca, la sala lettura, la palestra. L’area scoperta è occupata in gran parte da spazi per esercitazioni alla guida automobilistica e motociclistica, oltre che da un campo di pallacanestro e pallavolo. Il poligono è dotato di una sala regia con monitore l’infermeria è dotata di ambulatori per medicazioni e fisioterapia. Un ampio parco veicoli è munito di doppi comandi per l’addestramento alla guida. Il Centro è inoltre fornito di una sala ricreazione con bar e TV, ed un’aula magna adatta a proiezioni cinematografiche.
Il Centro addestramento Alpino per il personale di Polizia venne istituito nel 1948 in San Candido (Bolzano); fu trasferito a Moena (Trento) nel 1952 ed ha sede attualmente nella caserma intitolata a “Giuseppe Moschitz”, un Agente caduto in servizio. Il Centro ha lo scopo di addestrare il personale destinato a svolgere in zone di montagna i propri compiti istituzionali, comprendenti anche l’opera di soccorso in caso di incidenti. Pertanto esso assolve ad una triplice funzione: è Istituto di Istruzione, perfezionamento e specializzazione della Polizia di Stato; è Reparto operativo sia per compiti di Polizia giudiziaria in zona montagnosa, che per servizi di sicurezza e di soccorso; è sede del gruppo sportivo “Fiamme Oro”(sports invernali) e del Gruppo Rocciatori della P.d.S. Presso il Centro  si svolgono corsi di aggiornamento e perfezionamento sciistico e alpinistico, con i quali si acquisisce la qualifica di Istruttore, e con una certa frequenza si tengono corsi di addestramento per sopravvivenza in montagna. Negli ultimi anni la struttura ha ospitato lo svolgimento di corsi di addestramento per Agenti ausiliari. Nello svolgimento dell’attività didattica un particolare spazio è riservato all’apprendimento delle tecniche di soccorso in roccia e su neve. Oltre ai normali corsi di addestramento, presso il Centro si sono tenuti corsi per servizi di sicurezza in zona di montagna, corsi operativi sciistici e alpinistici del NOCS e della polizia di Frontiera, corsi sciistici per il personale dell’Ispettorato di polizia del Vaticano.
Istruttori del Centro di Moena sono stati inviati presso vari reparti dio Polizia, per insegnare tecniche alpinistiche applicabili ad operazioni di Polizia giudiziaria. La superficie complessiva occupata dal Centro è di circa 18.500 mq., di cui 3021 mq. coperti. La sua capacità ricettiva è di 80 posti. Vi sono sei aule di dattilografia e di scuola-guida, un laboratorio fotografico e una biblioteca fornita di oltre millecento volumi. Uno dei quattro piazzali antistanti  il Centro è adibito ad esercitazioni tecnico-operative; inoltre vi sono due palestre coperte, un campo da tennis all’aperto, un campo di calcio e la “palestra di roccia”. Per il tempo libero sono state attrezzate due sale TV, una sala con cineproiettore e videoproiettore a schermo gigante, un bar, un tennis da tavolo e la sala di lettura della biblioteca. Completano la struttura del Centro il Museo della montagna, il poligono di tiro, la centrale radio e telefonica, il parco veicolare.  
Il Centro Addestramento Polizia Ferroviaria di Bologna è stato istituito nel gennaio 1959 allo scopo di fornire una preparazione specifica e differenziata al personale destinato ad operare nel settore ferroviario ed ha sede, dal 1961, in un complesso messo a disposizione dalle Ferrovie dello Stato sito in località Bologna-Ravone. Gli indirizzi metodologici e didattici seguiti presso l’Istituto sono connessi alla funzione propria della polizia Ferroviaria, che prevede servizi di scorta a treni viaggianti, a valori postali, a comitive di tifosi, verifiche della piombatura dei carri merci e controlli a persone nell’ambito ferroviario. Fanno parte del corpo docente della Scuola ingegneri e funzionari delle Ferrovie dello Stato. Oltre ai corsi di specializzazione nei vari servizi di polizia Ferroviaria, presso il Centro si sono svolti corsi di aggiornamento professionale per Assistenti della Polizia di Stato e corsi di formazione per Allievi Agenti. Il Centro occupa un’area di circa 1560 mq. ed ha una ricettività di 100 posti. Esso dispone di un’aula magna, di quattro aule convenzionali e di cinque aule specialistiche; la biblioteca-emeroteca è dotata di duemila volumi. Per le attività sportive e ricreative, sono disponibili il campo di calcio regolamentare, la palestra, sale di ricreazione e di proiezione.
Il Centro di Addestramento della Polizia di Frontiera di Duino (Trieste)è stato istituito nel 1986, ed ha sede nel complesso strutturale che anteriormente ospitava il distaccamento della Scuola Allievi Agenti di Trieste. Pur curando principalmente la specializzazione del personale della Polizia di Frontiera, il Centro ospita anche lo svolgimento dei corsi per Allievi Agenti , per Allievi Agenti Ausiliari Trattenuti. La didattica seguita si fonda su alcuni principi di organizzazione e metodo, in modo da promuovere un rapporto immediato e diretto tra ciascun allievo ed i docenti, ed il massimo collegamento interdisciplinare tra le materie. Il Centro si estende su un’area di circa 2.300 mq. ed ha una ricettività di 150 posti. Dispone di quattro aule per la didattica generale, una per la scuola-guida, per dattilografia e per radiocollegamenti. La palestra è dotata della necessaria attrezzatura ginnica. Vi è un cospicuo parco macchine e l’area benessere comprende servizi e sale per il tempo libero.
Il Centro Addestramento Polizia Postale e delle Telecomunicazioni  di Genova  è stato istituito nel 1987 ed ha sede in un complesso di proprietà dell’amministrazione postale ubicato alla periferia della città. Il Centro tiene corsi di specializzazione per Allievi Agenti e Allievi Ausiliari Trattenuti, da assegnare alla Polizia postale. Nello svolgimento dei programmi realizzati con numerosi supporti audiovisivi, uno spazio e un’attenzione speciali sono dedicati a tutti i temi che l’esperienza concreta dei servizi di polizia ha messo in evidenza. La superficie occupata dal Centro è di circa 11mila mq., di cui 7 mila costituiti dalla parte coperta, sviluppata su otto piani dell’edificio, e 4 mila riservati alle attività pratiche, al parcheggio e agli spazi verdi. Oltre alle cinque aule ordinarie vi sono un’aula per scuola guida, un’aula per dattilografia e lingua straniera, ciascuna dotata di 120 posti, fornita di schermo panoramico per proiezioni cinematografiche. Alla biblioteca che dispone di circa duecento volumi è annessa un’ampia sala per la consultazione e la lettura. Per l’attività sportiva vengono utilizzati la palestra e il campo da calcio. Per il tempo libero è disponibile un ampio salone, nel quale trova posto la zona di ricreazione.
Tra gli altri Centri di Addestramento e Formazione  professionale della Polizia posso annoverare quegli Istituti che sono finalizzati  a fini particolari. Il Centro di formazione linguistica di   Milano, istituito nel 1989, è la struttura addestrativi permanente della Polizia di Stato finalizzata alla formazione linguistica del personale di polizia, al coordinamento e alla verifica di tutta l’attività didattica. Esso costituisce la punta avanzata del programma di formazione linguistica che il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha attuato in vista del processo di integrazione europea del ’92. Il Centro ha iniziato la sua attività nel 1989 con lo svolgimento del primo corso di lingua inglese riservato al personale proveniente dalla specialità della polizia di frontiera, stradale e ferroviaria. I corsi, per la cui partecipazione non è richiesta alcuna conoscenza particolare o specifica, in quanto un test iniziale permette la formazione delle varie unità didattiche in modo omogeneo, secondo il livello di conoscenza della lingua, si svolgono nell’arco di sette settimane, in modo intensivo, esclusivamente con insegnanti di madrelingua provenienti da diverse zone del Regno Unito, degli Stati Uniti e del Canada. Questo per ottimizzare la conoscenza dello studente attraverso la comprensione delle diverse pronunce e delle varie espressioni dialettali in uso. Parte  del corso è riservata all’apprendimento di situazioni di uso frequente o di vocaboli tecnici per l’operatore di polizia. Le unità didattiche sono formate da un massimo di 5 persone, al fine di consentire ai frequentatori un costante colloquio in lingua con il docente.
La serietà e la preparazione del corpo docente, unite all’impegno ed alla serietà dei frequentatori, oltre alle attrezzature tra le più moderne sofisticate, permettono il raggiungimento degli scopi istituzionali prefissati. La verifica dell’apprendimento è affidata ad un test finale, che permette la conoscenza di quanto è stato appreso durante il programma. Il Centro è anche dotato di una sala video ed è fornito di una biblioteca in via di completamento in cui si possono trovare testi e riviste in lingua, oltre ad uno specifico settore di volumi in lingua inerenti le problematiche dell’operatore di Polizia.
Il Centro Addestramento e Istruzione Professionale di Abbasanta (Oristano), istituito nel 1970, ha raccolto le eredità e sviluppato le esperienze professionali del disciolto 2° Battaglione del Reparto celere di Padova, che negli anni ’60 venne inviato in Sardegna allo scopo di contrapporre una valida controffensiva al fenomeno del banditismo. Il Centro che ha una ricettività di 191 posti, cura l’addestramento e l’istruzione professionale del personale della Polizia di Stato, attraverso lo svolgimento di corsi della durata di 4-5 settimane. Tra i corsi di addestramento che si svolgono presso il Centro vanno ricordati quelli interforze riguardanti i servizi di scorta e sicurezza e quelli per squadriglie antisequestro eliportate. Altre iniziative di rilievo del Centro sono i periodi di applicazione destinati ai vice-commissari in prova, i periodi di addestramento intensivo riservati al personale di Reparti ad alto addestramento ed i seminari interforze sulla sicurezza internazionale, ai quali partecipano elementi di reparti di varie polizie europee. Il Centro si estende su un’area di circa 180.000 mq., di cui 22.500 coperti. Per esigenze didattiche ed addestrative sono disponibili due aula da 40 posti, una sala con 135 posti ed un sistema di traduzione simultanea, un’aula motorizzazione, un’aula magna da 100 posti, un’aula per teoria nell’uso delle armi. Completano il Centro una biblioteca-cineteca con sale di consultazione e sale di lettura e il poligono di tiro. Alle attività ginnico-sportive sono riservati ampi spazi polivalenti tra i quali due palestre, un campo di calcio e un campo da tennis.
Le Scuole di Polizia Giudiziaria, Amministrativa e investigativa di Brescia e di Pescara curano, la prima, la creazione di investigatori per le Squadre mobili e la Digos, attraverso corsi di preparazione di base, di specializzazione, di aggiornamento e di perfezionamento aperti a tutti i livelli: Allievi Ausiliari, Agenti, Sovrintendenti, Funzionari; mentre la seconda cura la specializzazione, l’aggiornamento e il perfezionamento del personale appartenente a tutti i ruoli della Polizia di Stato nelle discipline della polizia giudiziaria, amministrativa e investigativa. Entrambe le Scuole, pur avendo capacità ricettive diverse, sono dotate di aule specialistiche (tecnica investigativa, tecnica criminale, tecniche operative, tiro), laboratori, aule per dattilografia e computer, aule-motori, aule-telecomunicazioni e aula magna. Tutte le aule sono collegate con un sistema a circuito chiuso e con la sala regia; vi sono inoltre gabinetti fotografici e do polizia scientifica, poligoni di tiro, palestre, piscine, biblioteche, sale lettura, sale TV, sala cinema e bar.
Il Centro Nazionale di Specializzazione e Perfezionamento nel tiro di Nettuno è stato istituito nel 1985 ed ha sede presso la ex caserma “Piave”di Nettuno, nello stesso complesso che ospita l’Istituto per Sovrintendenti e di Perfezionamento per Ispettori. Presso la struttura si svolgono corsi di specializzazione per tiratori scelti di arma lunga e per istruttori e direttori di tiro, e corsi di aggiornamento al tiro. Il Centro dispone di due aule ordinarie e delle più avanzate strutture didattiche specifiche. I frequentatori del Centro utilizzano tutti i servizi e gli spazi messi a disposizione dall’Istituto per sovrintendenti e di perfezionamento per ispettori.
Fino alla seconda guerra mondiale l’addestramento del personale della Polizia di Frontiera marittima è stato curato presso la Scuola di Polizia Marittima della Marina Militare con sede in Pola. Dopo la guerra gli stessi compiti addestrativi sono stati svolti dalle Scuole del Corpo Equipaggi della Marina Militare di Portoferraio e della Maddalena. Cresciute le necessità di un’adeguata preparazione del personale della Polizia di Stato in questo settore, nel 1963 è stato istituito il Centro Nautico Sommozzatori di La Spezia, che ha sede nella caserma Saletti, dove sono situati gli alloggiamenti e vengono svolte le attività didattiche. L’addestramento pratico e le esercitazioni navali vengono invece attuati presso la base navale di Punta del Pezzino. La principale attività svolta dal Centro consiste in: -indagini di polizia giudiziaria che comportano ricerche in mare; -interventi in operazioni di soccorso in ambiente marino; -valutazioni e giudizi su nuovi materiali e attrezzature nautiche e subacquee; -dichiarazioni di fuori servizio delle imbarcazioni giudicate non più idonee; -selezione del personale da avviare ai corsi di specializzazione per sommozzatori, -addestramento ed impiego del personale tecnico.
I sommozzatori della Polizia di Stato, istituiti nel 1958, fanno parte integrante del Centro Nautico e svolgono attività operative specialistiche di: -ricerca e recupero di materiale di contrabbando e droga;-ricerca e recupero in mare di corpi e oggetti in caso di incidenti;-operazioni di soccorso e salvataggio in mare e in caso di allagamenti e alluvioni;-indagini di Polizia Giudiziaria e rilievi fotografici subacquei;-immersioni e permanenza in canali, pozzi, cisterne, ecc.;-interventi in caso di collisioni, incidenti o falle a natanti;-servizi di sicurezza antisabotaggio e antiattentati nei porti;-interventi subacquei di interesse archeologico, scientifico, speleologico e sportivo. I corsi per Sommozzatori della P. d. S. svolti al Centro Nautico sono propedeutici all’acquisizione del brevetto finale, che viene conseguito dopo un ulteriore corso di cinque mesi presso il Comando Sub. In. della Marina Militare.
Il Centro di Standardizzazione al Volo è stato istituito nel 1988 ed è ubicato presso l’aeroporto di Pratica di Mare (Roma). Risponde all’esigenza di realizzare una struttura permanente per l’addestramento ed il mantenimento di un elevato standard di volo da parte del personale della Polizia di Stato. La struttura ospita lo svolgimento di corsi della durata media di 3 mesi, finalizzati al conseguimento delle abilitazioni al volo sui vari tipi di aeromobili e delle relative qualificazioni professionali; al perfezionamento, ossia al rinnovo o reintegro delle precedenti abilitazioni e qualificazioni; alla standardizzazione dell’addestramento al volo. Per le attività sportive e il tempo libero e per i servizi si utilizzano le strutture gestite dal Comando dell’Aeroporto e dal 1° Reparto Volo della Polizia di Stato. Il Centro si preoccupa di armonizzare i contenuti dei propri programmi di studio e di esercitazioni con le esigenze operative rilevate nei servizi d’istituto.
La Scuola Tecnica di Polizia è stata istituita nel 1946 ed ha sede nella caserma “Ferdinando di Savoia” di Roma. Dal compito iniziale di curare l’addestramento teorico-pratico degli Allievi Guardie di P.S., la Scuola venne preposta dal 1964 all’addestramento del personale nei servizi della motorizzazione e delle telecomunicazioni, allo svolgimento di Corsi per interpreti, rilevatori statistici, infermieri, ecc. dipende dalla Scuola tecnica il personale in servizio presso la Banda musicale e quello di alcuni Gruppi sportivi delle “Fiamme Oro”. La caserma “Ferdinando di Savoia” copre un’area di circa 26.500 mq. ed ha una capacità ricettiva di 334 posti. Nella struttura hanno sede anche il primo Reparto Mobile; la direzione della Rivista Polizia Moderna; il Centro Psicotecnico che si occupa della selezione psico-attitudinale dei candidati ai concorsi per l’accesso ai ruoli della Polizia di Stato; il Centro Elaborazione Dati. La Scuola dispone di nove aule didattiche e di quattro aule multimediali dotate di sussidi audiovisivi. La biblioteca è fornita di 4210 volumi; oltre alla videoteca la Scuola dispone di aree per il tempo libero e l’attività sportiva, di un’infermeria, che serve anche tutti i reparti di Polizia della capitale e di un poligono di tiro.
L’Istituto Superiore di Polizia è stato creato con D.P.R. nell’aprile dell’82, unificando la Scuola Superiore di Polizia (istituita nel 1904) e l’Accademia del Corpo delle Guardie di P.S. (fondata nel 1964) e dando forma e contenuti organici alla nuova struttura. L’Istituto che ha sede in Roma e si articola in tre Sezioni, cura principalmente la formazione, la specializzazione e l’aggiornamento del personale appartenente ai ruoli dirigenziali e direttivi della Polizia di Stato. Presso la Direzione dell’Istituto si trova una biblioteca computerizzata ricca di circa 20.000 volumi. La prima Sezione dell’Istituto Superiore di Polizia è preposta allo svolgimento dei corsi quadriennali per la nomina di Vice Commissario in prova. Questi corsi sono suddivisi in due bienni e si articolano in una serie di insegnamenti e materie universitarie e tecnico-professionali specifiche. Per le discipline universitarie l’insegnamento è affidato a docenti universitari ordinari ed associati, coadiuvati da professori di ruolo aggiunti ed associati. Per gli allievi Vice Commissari vengono periodicamente realizzati cicli di addestramento professionale presso il Centro di Addestramento Alpino di Moena (TN) e presso il Centro di Addestramento e Istruzione Professionale della Polizia di Stato di Abbasanta (OR). Al termine del corso quadriennale gli allievi possono conseguire la laurea in giurisprudenza o in scienza politiche, previo il superamento di alcuni esami integrativi. La Sezione ha una capacità ricettiva di 310 posti. Essa dispone, per i corsi quadriennali, di tre aule di 90 posti ciascuna, di un’aula da 150 posti e di un’aula magna da 340 posti, tutte dotate di monitor, oltre che di due aule da 25 posti e di un’aula polivalente. E’ inoltre dotata del sistema per la traduzione simultanea, di un’aula professionale computerizzata, di un laboratorio per l’apprendimento della lingua inglese, di un’aula per scuola-guida, di una sala-regia. La Sezione dispone, infine, di una piccola palestra, di una “zona benessere” con bar e sala TV e di un’infermeria. La seconda Sezione dell’Istituto Superiore di Polizia cura lo svolgimento dei corsi di formazione per Vice Commissari in prova, cui accedono, oltre agli allievi provenienti dal corso quadriennale, i laureati esterni vincitori di apposito concorso pubblico. Questi corsi hanno la durata di 9 mesi e sono specificamente mirati a fornire ai giovani funzionari la formazione giuridica e tecnico-professionale necessaria ad affrontare il servizio attivo. Presso la seconda Sezione si svolgono anche i corsi per i medici della Polizia di Stato. La Sezione ha una capacità ricettiva di 360 posti ed è dotata di un’aula con 80 posti e di quattro aule da 45 posti ciascuna. Essa dispone di una palestra attrezzata, di una zona-benessere con bar e di sale-TV. La terza Sezione dell’Istituto Superiore di Polizia è preposta alla specializzazione ed all’aggiornamento del personale appartenente ai ruoli dirigenziali e direttivi della Polizia di Stato, nonché allo svolgimento dei corsi di formazione per l’accesso ai ruoli dirigenziali. La Sezione ha recentemente curato lo svolgimento  di diversi seminari di aggiornamento sul nuovo codice di procedura penale; di seminari sulla violenza alle donne, ai minori e agli anziani, sulle problematiche relative agli immigrati e sui fenomeni criminogeni e criminali della Calabria; un corso di perfezionamento per la lotta al terrorismo; di vari corsi di addestramento all’uso del personal computer riservati al personale appartenente all’Amministrazione civile dell’Interno in servizio presso gli Uffici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. La Sezione dispone di due aule magne della capienza di 80 e 200 posti nonché 3 aule di 40 posti. La biblioteca è composta di circa ottomila volumi.
La necessità di essere sempre al passo con i cambiamenti dei valori, degli uomini e della società in generale, ha portato la Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione ad analizzare e ad affrontare, negli ultimi mesi, attraverso due progetti di ricerca, altrettanti argomenti che, con diverso peso, incideranno sui processi di perfezionamento del comparto formativo: una ricerca comparativa sui diversi sistemi formativi delle principali Polizie Europee, e attraverso il CENSIS, un’indagine tendente ad appurare l’adeguatezza degli attuali modelli formativi alle effettive necessità professionali dei ruoli direttivi (14). La prima ricerca si è svolta secondo l'intento di:
- Rilevare i processi di reclutamento a formazione praticati in diversi Paesi europei dell'area comunitaria, accertando nel contempo anche il profilo assunto dal lavoro di Polizia nei differenti contesti nazionali.
- Confrontare  i profili emersi nel panorama internazionale, al fine di identificare le affinità e le divergenze fra i sistemi adottati, nonché gli elementi per avviare un processo di maggiore cooperazione ed integrazione per le forze di Polizia europee.
L’analisi dei dati emersi a livello internazionale (15) ci ha fornito numerosi spunti per migliorare la politica della formazione in Italia. In particolare appare ormai necessario riportare, compatibilmente con le necessità operative scaturenti dalle continue emergenze in atto nel Paese, i tempi di formazione iniziale in linea con la media Europea. In effetti i 12 mesi attualmente previsti non rappresentano la migliore soluzione disponibile.
E’ altresì auspicabile una più efficace alternanza fra la parte teorica e quella applicativa del periodo formativo. L’attuale previsione di 6 mesi di teoria più 6 mesi di applicazione non presenta il carattere dell’armonicità. Un buon modello potrebbe essere rappresentato da quello inglese, nell’ambito del quale è prevista una formazione cosiddetta “sandwich” che alterna fasi teoriche e pratiche di un dato livello, per poi passare ad altri cicli teoria/pratica di livello più avanzato.
Dare all’aggiornamento e alla formazione in servizio attenzione meno episodica. Allo stato attuale le occasioni di aggiornamento vanno sempre contemperate alle esigenze di servizio e ciò rende difficile unificare i seminari o gli stage per non distogliere contemporaneamente ingenti quantitativi di personale dalle attività operative. Un buon criterio per migliorare la situazione potrebbe essere quello francese che mette a disposizione dei dipendenti un monte ore da utilizzare secondo le indicazioni in parte volontarie e in parte imposte. Prevedere una maggiore selettività per i formatori ed una più attenta valutazione dei risultati. In tale direzione già sono state intraprese numerose iniziative, quali l’avvio dei corsi sperimentali, la definizione dei parametri per valutare l’efficacia dell’insegnamento, nonché l’istituzione, entro il prossimo anno, di un Centro a Spoleto che unifichi le funzioni connesse alla selezione, formazione e valutazione dei formatori.
Infine, in adesione alle esigenze di rinnovamento anche delle politiche formative previste per il personale direttivo della Polizia di Stato, la Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione ha avviato, attraverso il CENSIS, un’indagine tendente ad appurare l’adeguatezza degli attuali modelli formativi alle effettive necessità professionali dei ruoli direttivi. La ricerca, svolta su base nazionale, è stata condotta secondo il criterio di:
1.              Ricostruire uno scenario complessivo delle funzioni direttive, con particolare riguardo ai contenuti tecnici, gestionali e relazionali del lavoro;
2.              Recepire direttamente dagli interessati (tramite interviste strutturate) un parere circa la cultura del ruolo direttivo, gli impegni ed i carichi che esso richiede, il tipo di aspettative che sottende, le difficoltà che comporta, le esigenze formative che implica;
3.              Interpellare i subordinati circa i rapporti che si instaurano con i direttivi ed il clima di lavoro che complessivamente si genera;
4.              Acquisire il punto di vista dei dirigenti sul tipo di comportamenti che richiedono ai direttivi, sulle lacune che riscontrano, sulle necessità formative che emergono dalla prassi di lavoro.  Dal confronto fra le diverse prospettive, è emerso un panorama organizzativo e culturale abbastanza composito, in cui: La smilitarizzazione sembra ormai riuscita; i direttivi mostrano, infatti, gli atteggiamenti tipici dei lavoratori in genere. L’attività dei quadri implica l’assunzione di molte responsabilità e comporta frequenti scelte; il loro margine di discrezionalità è però circoscritto alle questioni investigative continenti, mentre, per il resto, la decisionalità è accentrata ai vertici ed il lavoro risulta molto burocratizzato. In termini di prestazioni, i direttivi si trovano a vivere un ruolo abbastanza difficile: dal basso, si chiede loro di essere dei capi, mentre, dall’alto, i dirigenti si aspettano la loro obbedienza e fedeltà; compressi fra queste diverse esigenze, i ruoli intermedi difficilmente riescono a realizzare le proprie aspettative.  II tipo di ricompense auspicate dai direttivi è quello di ricevere riconoscimenti di status ed incentivi simbolici piuttosto che meramente economici; si sentono non abbastanza valorizzati, o comunque sminuiti nella possibilità di esaltare le loro reali capacità; ciò equivale ad una debolezza strutturale del sistema e si traduce in una difficoltà di identificazione e di gratificazione (17).
5.              Il Prefetto Lepri Gallerano, Direttore Centrale per gli Istituti d’Istruzione, pur essendo stata messa in discussione la doppia modalità di accesso al ruolo direttivo (cioè attraverso il corso quadriennale dell’Istituto Superiore ed il Concorso Pubblico per Laureati), ritiene che “le difficoltà dal punto di vista della futura coesistenza in servizio non siano particolarmente significative. La doppia modalità di accesso è una risorsa e non un handicap per l'Amministrazione. Può essere pur vero che coloro che intraprendono il percorso quadriennale alla fine abbiano una maggiore padronanza degli aspetti tecnici del lavoro rispetto a coloro che provengono dal percorso Universitario, così come questi ultimi possano avere una maggiore sensibilità sociale ed un atteggiamento culturale più aperto, ma in definitiva sono differenze che tendono ad azzerarsi di fronte alla realtà operativa. E’ un punto di forza, e non di debolezza, la diversità di bagaglio culturale di base, di esperienza formativa, di aspettative professionali”. Ritiene, pertanto, “insopprimibile la doppia modalità di accesso pur se perfezionabile nella direzione di un completo rinnovamento della Polizia di Stato” (18).
Il Prefetto Aldo Gianni, Direttore dell’Istituto Superiore di Polizia, tirando le conclusioni relativamente alla ricerca sulla doppia modalità di accesso ai ruoli direttivi sostiene una tesi, sulla formazione del funzionario della Polizia di Stato, sostanzialmente diversa da quella del Prefetto Lepri Gallerano, e ne spiega le motivazioni prima in una relazione presentata alla Direzione Centrale e poi in un intervento tenuto il 28 luglio 1999 al cospetto dell’uscente Capo della Polizia Masone.
Durante le ricerche svolte per la nostra Tesi di Laurea, ho avuto modo di conoscere personalmente il Prefetto Gianni e il Questore Signoretti, entrambi in servizio presso l’Istituto Superiore di polizia. Ricordo che si parlava della progettazione di un Corso di laurea in Scienze della Sicurezza, mirante alla formazione dei funzionari di polizia. A pochi mesi di distanza, mentre scrivo, il Corso è stato attivato presso l’Ateneo di Venezia. Secondo Aldo Gianni “la riforma dei percorsi di formazione superiore, in tutti i settori professionali, è oggi esigenza ineludibile a fronte delle pressanti e veloci trasformazioni in ambito sociale (interculturalità e flussi migratori, frammentazioni, problematiche generazionali), ma anche economico (globalizzazione dei mercati, new economy, benessere e qualità della vita), tecnologico (informatizzazione, mass media, perfezionamento di impianti e strumenti). Infine, per quanto concerne in particolare le Forze di polizia, a fronte della maggiore complessità sul piano giuridico e criminologico, ma soprattutto a fronte di una domanda di sicurezza, da parte della collettività, in continua crescita. Se infatti vivere sicuri è da sempre diritto inalienabile, personale, sociale e politico, quest'esigenza è tanto più avvertita nelle società moderne, ricche, complesse ed articolate, al punto che la sicurezza è oggi considerata uno dei principali indicatori della qualità della vita nelle nostre città. In questa prospettiva già da diversi anni, mentre negli Atenei si percepiva un bisogno di mutamento per riparametrare la formazione sulle esigenze di antiche e nuove professioni, sfociato nella riforma degli studi universitari in corso di attuazione, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza avviava, da parte sua, una profonda riflessione sui sistemi di selezione e di formazione dei funzionari di polizia, per adeguarli alle esigenze di una società sempre più complessa ed in continua modificazione”. Gianni e Signoretti, concordi sul fatto che “prima che sul modello da adottare, sulle metodologie didattiche e sui contenuti curricolari, sostengono che in materia una seria riflessione deve prendere le mosse dall’analisi del profilo professionale del funzionario di polizia, per modellare conseguentemente su quello il profilo formativo in uscita dell’allievo. Il passo ulteriore consisterà nella definizione delle ipotesi curricolari atte a delinearne i percorsi formativi funzionali al raggiungimento del profilo atteso” (19).
Il punto d’avvio è dunque dato dalla definizione delle performance reali nel lavoro che determineranno la selezione delle competenze professionali da inserire in aree di insegnamento/apprendimento. Se vero, come vero, che sicurezza significa qualità della vita, va allora ricordato che per quanto grande sia il mondo in cui si abita, la quotidianità del vivere passa per la dimensione locale. Ne consegue che l’azione di prevenzione deve privilegiare una dimensione “locale”, la più decentrata possibile: il riferimento deve essere il “quartiere”.
L’azione di prevenzione deve essere effettuata sempre “localmente”, coordinata da un polo centrale che ne indichi le linee strategiche di fondo e sia costantemente in grado di valutarne l’efficacia. La scelta di attuare un’attività di prevenzione consente di individuare la figura professionale del funzionario di polizia necessario per gestirla: si impone un funzionario culturalmente idoneo ad interagire con tutti i livelli istituzionali e sociali presenti sul territorio, in grado di percepire in tempo utile l’insorgenza di malesseri sociali a rischio criminale, di adottare le misure di propria competenza e stimolare le sinergie ambientali utili a contrastarli, pur nella consapevolezza che società come la nostra, caratterizzate da un’infinità di interconnessioni e sistemi complessi, non consentono il raggiungimento di una  condizione di piena e assoluta sicurezza.
Un funzionario pienamente consapevole del fatto che la qualità dei livelli di sicurezza pubblica nel Paese può e deve essere garantita dall’impegno corale delle decine di migliaia di appartenenti alle Forze di polizia e non dal diretto contributo operativo sul campo di poche centinaia di quadri direttivi, tanto più ove si rivelasse a discapito della prioritaria funzione di intelligente regia dell’attività e di accorta gestione delle risorse umane e materiali dell'Istituzione. Un funzionario sensibile invece alla propria funzione di guida e di esempio del personale, capace di esercitare una leadership autorevole ed incisiva nel motivare e valorizzare i propri dipendenti.
La retorica tende spesso ad esaltare il valore dell’impegno “silenzioso”, fatto di perseveranza e di sacrificio oscuro. Ma oscuro non può significare cieco, passivo, bovino: ricevere gratificazione dal lavoro compiuto è esigenza primaria di ogni essere umano. La verità è che troppo spesso invece il personale di polizia viene impiegato in  servizi di Istituto, soprattutto nel campo della prevenzione, della vigilanza, dell’ordine pubblico, che non comportano alcun “feed-back” immediatamente gratificante per chi è chiamato a svolgerli, per come è chiamato a svolgerli, spesso con la mera prescrizione di orari e località ma senza alcuna indicazione sul significato del servizio da compiere, sul contesto operativo in cui si inquadra, sugli obiettivi complessivi da conseguire, sui livelli di responsabilità e di iniziativa che ci si attendono dall’interessato.
Da tutto ciò, purtroppo, spesso derivano disimpegno, apatia, disaffezione per l’Istituzione di appartenenza, percepita come incapace di consentire la realizzazione della personalità dell’operatore.  Al contrario il poliziotto potrebbe sempre ricevere soddisfacente gratificazione anche dallo svolgimento del servizio più oscuro ed umile, quando fosse posto in grado di rivalutare il proprio lavoro in termini di contributo, modesto ma significativo, offerto al funzionamento di un apparato nel suo insieme di rilevante prestigio e valore sociale, di cui sentirsi parte efficiente. Deve poter vivere l’orgoglio di appartenere all’Istituzione, ma anche sentirsi personalmente coinvolto e responsabilizzato quale parte attiva di uno specifico progetto, inserito in un dispositivo di servizi tesi a migliorare i livelli di sicurezza in un contesto determinato, conoscendone finalità, modi di attuazione e di verifica dei risultati.
La fierezza di rappresentare l’Istituzione agli occhi dei cittadini implica la volontà di difenderne l’immagine, come difesa dell’immagine di sé, l’appagamento per aver saputo partecipare ad un progetto comprendendone gli obiettivi e verificandone i risultati comporta il desiderio di migliorare la propria professionalità per rimanere all’altezza del ruolo rivestito. I riflessi sulla qualità del servizio fornito da un operatore così motivato sono di troppa evidenza per meritare commenti: in questo senso i “valori” diventano strumenti di efficienza operativa e anticorpi che contrastano lo sviluppo di fenomeni di devianza.
In questo contesto risulta del tutto evidente l’importanza del ruolo del funzionario: per far sì che il sentimento dell’appartenenza si sviluppi tra il personale è necessario che sia prima vissuto dai capi e quindi da loro incentivato e coltivato nei dipendenti. Questi si convinceranno della dignità del proprio ruolo solo se il loro capo sarà pronto a riconoscerla, esaltarla e valorizzarla.
Le insufficienze e gli angusti limiti di tale modello erano già stati autorevolmente stigmatizzati dal CENSIS che, nel proporre i risultati di una ponderosa ricerca sul tema della formazione dei funzionari di Polizia, commissionata dal Dipartimento nell’ormai lontano 1992, rilevava: “ora la cultura professionale del commissario è orientata decisamente verso una cultura giuridica... ciò che sembra assente nel curriculum previsto dall’Istituto Superiore di Polizia è quindi un’area complementare di discipline sociali di supporto alle materie giuridiche, che contribuisca a formare una sensibilità nei confronti dei fenomeni sociali con i quali il commissario è destinato a confrontarsi e che costituiscono l’oggetto delle prestazioni di servizio…In genere, inoltre, tali tematiche tendono ad essere affrontate in connessione a materie tecnico-operative di prevenzione e repressione, o trattate con approccio normativo giuridico-formale, riducendo i fenomeni sociali a fenomeni clinici di devianza o a comportamenti illeciti. Non traspare certamente la possibilità di coltivare, in questi termini, una cultura del servizio sociale ed una sensibilità per le dinamiche sociali che appaiono essere elemento centrale ed inderogabile del profilo professionale…”
Questa cultura dell’umanizzazione della professione sottolinea opportunamente una necessità già profondamente avvertita dagli stessi funzionari e forse troppo a lungo ignorata: pur senza disconoscere l’importanza della competenza tecnico-giuridica, la formazione dei funzionari di Polizia non può non privilegiare tematiche quali l’economia, la sociologia, la psicologia, le lingue straniere nonché nuove metodologie di lavoro (comunicazione, gestione delle risorse, cultura dell’informatica) ed in particolare la cultura dell’organizzazione, senza la quale qualsiasi risorsa, per quanto ampia, non potrà mai produrre risultati concreti in termini di efficienza e di efficacia.
Si impone dunque un nuovo modello di formazione, non più autoreferenziale, bensì eteroreferenziale, capace di proiettare il funzionario in una dimensione culturale/professionale che superi la concezione giuridico-criminalistica delle attività di Polizia e che prefiguri il funzionario di polizia come professionista della prevenzione e della sicurezza.
Ciò significa che la centralità dei percorsi formativi non risiede specificamente nei saperi giuridici, pur importanti e necessari, ma funzionali ai compiti professionali del funzionario (in caso contrario, il funzionario si troverebbe a competere con il magistrato o con l’avvocato); non risiede neppure nei saperi psico-sociali, anch’essi indispensabili, ma funzionali all’operatività relazionale (in caso contrario, il funzionario si troverebbe nei panni dello psicologo o dell’assistente sociale). Il focus scientifico-disciplinare dei curricoli per i funzionari risiede nelle Scienze della Sicurezza, ovvero nei fondamenti epistemologici che interpretano ad hoc le attività e le competenze richieste al personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato. In quest’ottica occorre operare un grosso sforzo di contestualizzazione e selezione dei contenuti di tutte le discipline inserite nel piano di studi, anche di quelle giuridiche o psico-sociali più tradizionali, perché risultino funzionali all’obiettivo formativo proposto. Il traguardo formativo, utilizzando tale procedura, non è più rappresentato dal ‘sapere in sé, ma dalle potenzialità d’uso delle competenze acquisite.
Una tale linea di riforma richiede un curricolo non pedissequamente scolastico, dove si deve sapere per sapere, ma un curricolo professionalizzante, dove si deve sapere per decidere e per agire.  Si tratta in realtà di costruire una nuova “cultura di polizia” (con tutti i problemi di sistematizzazione e di codificazione dei saperi e delle professionalità per insegnarli), a partire da un modello formativo di base non reperibile all’interno delle tradizionali aree disciplinari accademiche. Di qui l’ipotesi, negli ultimi anni oggetto di attenta valutazione, di istituire, in regime di convenzione e di stretta collaborazione con uno o più Atenei, un completo ed originale corso di laurea in “Scienze della Sicurezza” da attivare e gestire all’interno dell’Istituto Superiore di Polizia.
Rispetto alle difficoltà di ordine tecnico-normativo riscontrate in passato, oggi la riforma universitaria in fase di attuazione offre nuove e forse irripetibili opportunità; dallo stesso mondo accademico giungono forti segnali di disponibilità e di stimolo a porre mano al progetto. In questo quadro, la Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione, con il concorso della Direzione Centrale del Personale e la consulenza della cattedra di Scienze della Formazione dell'Università Cà Foscari di Venezia, già dal 1997 aveva sviluppato una nuova ricerca per avanzare proposte di riforma dell’istruzione superiore della Polizia di Stato.
La ricerca, condotta anche attraverso interviste ad addetti ai lavori ed un confronto comparativo con i sistemi adottati da altre polizie europee e dall’FBI, portò alla stesura di un rapporto conclusivo nel quale si prospettava l’ipotesi di trasformare il corso quadriennale dell’Istituto Superiore di Polizia in corso di laurea in Scienze della Sicurezza, di durata sempre quadriennale, cui ammettere, previa selezione concorsuale, giovani con diploma di scuola media superiore: il superamento del corso avrebbe dato titolo al conferimento di un diploma di laurea e all’accesso nei ruoli direttivi della Polizia di Stato. Quale ipotesi alternativa si prospettava la possibilità di attivare, presso l’Istituto Superiore di Polizia, una Scuola di Specializzazione in Scienze per la Sicurezza, alla quale avviare laureati in giurisprudenza, scienze politiche, economia e commercio ed equipollenti, per la frequenza di un corso biennale finalizzato all’acquisizione di un titolo di specializzazione post-universitario.
La questione, da ultimo, è stata affidata alla riflessione di un comitato di studio, istituito ai massimi livelli dirigenziali, il quale, tenuto conto anche di quanto emerso da specifici contatti con il Dipartimento della Funzione Pubblica ed il Ministero dell'Università, ha ritenuto di poter formulare le seguenti considerazioni preliminari, da considerare ormai punti acquisiti della riflessione: I processi formativi destinati ai nuovi funzionari devono essere presidiati con puntualità e coerenza, perché rappresentano uno degli strumenti primari per assicurare alla Polizia di Stato un ‘management’ di alto profilo, in condizione di governare le logiche ed i meccanismi di un’organizzazione estremamente complessa (20). L’esigenza di coniugare l’obiettivo di un livello culturale superiore con standard elevati di formazione professionale fa propendere per un percorso che assicuri risultati di livello universitario, acquisiti, però, attraverso un contesto a forte caratterizzazione professionalizzante, e deve senz’altro comprendere il conseguimento di un titolo di laurea di secondo livello.
Quanto ai contenuti del percorso formativo, appare opportuno propendere per soluzioni che allarghino gli orizzonti culturali oltre i tradizionali saperi giuridici, per comprendere discipline criminologiche, psico-sociali, economiche, di gestione delle risorse umane e materiali, della comunicazione, informatiche e tecnologiche, linguistiche. Ne deriverebbe un percorso specifico, configurabile come “Scienze della Sicurezza”, ritagliato quasi su misura sulla figura del funzionario di polizia alla quale si è fatto cenno.
Dalle considerazioni che precedono emerge un’acquisita sostanziale convergenza circa l’esigenza di un percorso formativo che includa l’acquisizione della laurea di secondo livello ai fini dell’accesso alla carriera direttiva della Polizia di Stato. Anche sui contenuti e, quindi, sulla specificità del percorso, è stata raggiunta un’univocità di vedute. Si è, invece, avuto un ampio dibattito circa le modalità di articolazione del percorso formativo universitario e professionalizzante: un primo orientamento, infatti, prevedeva un periodo di cinque anni utile anche al conseguimento, presso l’Istituto Superiore di Polizia, delle lauree di primo e secondo livello; un secondo orientamento ipotizzava invece un periodo di due anni che avrebbe consentito l’acquisizione della laurea di secondo livello, sempre presso l’Istituto Superiore di Polizia, con accesso riservato ai giovani già in possesso di generica laurea di primo livello in discipline giuridico-socio-politiche (21). In tal senso è ora oggetto di considerazione l’ipotesi di prevedere per l’accesso al ruolo ordinario un unico sistema di immissione dall’esterno, mediante pubblico concorso riservato a candidati in possesso del titolo universitario di secondo livello, con successivo corso biennale a carattere professionalizzante ma volto anche al conseguimento di un titolo post-universitario (master in Scienze della Sicurezza).
Per quanto attiene al corso di base per l’accesso al nuovo ruolo della carriera direttiva, riservato agli ispettori, la questione ha già costituito oggetto di esame da parte di precedenti gruppi di studio che hanno formulato diverse ipotesi. La più accreditata sembra optare per l’attivazione presso l’Istituto Superiore di Polizia di un apposito corso di durata triennale che dovrebbe consentire il conseguimento della laurea di primo livello (laurea breve in scienze giuridiche). Volendo rapidamente confrontare le due possibili ipotesi previste per l’accesso al ruolo ordinario, occorre considerare, con grande senso di responsabilità, che l’eventuale scelta di non gestire l’intero ciclo quinquennale e di rivolgere l’attenzione a laureati di relativa “anzianità”, implicherebbe anche notevoli difficoltà a svolgere una significativa azione “formativa” nel senso più pregnante del termine. Valgano in proposito alcune riflessioni non “sospette”, per l’autorevolezza della fonte, rilevabili nella già citata ricerca del CENSIS del 1992. “Un corso formativo non serve solo a trasmettere delle competenze, delle abilità e delle conoscenze, ma anche e soprattutto a costruire e veicolare l’immagine di una professionalità, che poi rappresenta la cultura professionale peculiare di ciascuna specialità lavorativa… Questa attività infatti, non è assimilabile con quella di nessuna altra amministrazione dello Stato, e in molti casi richiede delle prestazioni lavorative che possono essere garantite solo da un personale ricco di valori e fortemente motivato...
Tale osservazione introduce la riflessione sui meccanismi di trasmissione valoriale. Già si è detto di come la formazione professionale riguardi sia il contenuto dell’attività lavorativa, sia il sistema di valori che definisce tale professione. Questa considerazione di carattere generale acquista ancora maggiore rilevanza ed evidenza se applicata all’esperienza delle forze di Polizia, in virtù della peculiare “vocazione” che deve possedere chi appartiene al corpo e per il coinvolgimento morale che essa comporta. Solo la formazione può garantire che la trasmissione valoriale avvenga attraverso modalità formalizzate e quindi controllate... Non la si può infatti delegare alle occasioni di collaborazione e di interazione professionale che dipendano, in ultima analisi, accidentalità dei rapporti interpersonali...”.
Appare ovvio allora che la soluzione rappresentata da un corso residenziale quinquennale destinato a giovani diplomati, non solo permetterebbe di far loro acquisire una preparazione teorica nelle discipline gestionali ma una sensibilità ed una “cultura” della gestione del personale e, complessivamente, dell’organizzazione, difficilmente conseguibile per altre vie. Inoltre, consentirebbe di attuare un’azione formativa di elevato profilo etico-valoriale, con ragionevoli prospettive di successo, considerato l’adeguato tempo a disposizione e la minore strutturazione caratteriale dei frequentatori, in grado di innescare un circuito virtuoso fra qualificazione professionale, consapevolezza del proprio ruolo, senso di appartenenza, senso della responsabilità e della piena professionalità rispetto alla “missione” cui si è chiamati. E’ fuorviante sostenere che “queste cose non si possono insegnare”. Non si potranno insegnare come normali discipline scolastiche, ma richiedono un’attenzione formativa particolare perché rappresentano i fondamenti su cui poggiano le competenze che l’allievo va acquisendo.
Certamente il fattore tempo è determinante: un’efficace azione formativa al  riguardo necessita di “vivere insieme a lungo”. Solo per completezza espositiva si ricorda infine che questa soluzione offrirebbe inoltre: maggiori possibilità di selezione delle caratteristiche e delle qualità personali ritenute desiderabili nei candidati, in virtù della base molto più ampia di partecipanti al concorso per il quale sarebbe richiesto il solo diploma di maturità anziché di laurea; la possibilità di fissare limiti di età per l’accesso alla carriera molto più bassi rispetto a quelli previsti per i laureati (la norma fissa attualmente 21 anni per l’accesso al sospeso corso quadriennale contro i 32 anni dei concorsi per laureati) garantendo così all’Amministrazione mediamente almeno 5 anni di prestazioni lavorative supplementari per ogni funzionario assunto; la possibilità per l’Amministrazione di disporre di funzionari nelle qualifiche iniziali dall’età più giovane e quindi più coerente con le funzioni operative attribuite, che soprattutto all’inizio di carriera richiedono la maggiore profusione di energie fisiche e psicologiche; maggiore facilità di gestire le assegnazioni e i trasferimenti dei giovani funzionari che, almeno nei primi anni di carriera, risulterebbero meno condizionati da legittime esigenze personali e familiari.
Dall’altra parte, a sostegno dell'ipotesi di un corso biennale riservato a laureati, in linea di sintesi vengono prospettate le seguenti considerazioni salienti: Una prima selezione degli aspiranti avverrebbe in un ambiente esterno, certamente molto selettivo (soltanto il 20% degli iscritti arrivano alla laurea) e senza i condizionamenti di un contesto molto caratterizzato in termini istituzionali e, quindi, esposto a rischi di autoreferenzialità; i candidati risulterebbero pertanto già orientati e selezionati nelle diverse università, in quanto queste ultime gestirebbero i processi di apprendimento delle discipline teoriche fondamentali e, soprattutto, di quelle giuridiche, evitando altresì un appesantimento degli oneri dell’Istituto Superiore di Polizia che potrebbe così più marcatamente concentrarsi sulla formazione professionale; l’adozione di un impianto universitario quinquennale, richiede un ingente investimento in termini di risorse umane e finanziarie; acquisito il principio che la formazione generale viene affidata alle università, diviene possibile focalizzare il curricolo formativo del biennio da svolgersi presso l’Istituto Superiore di Polizia sui problemi della sicurezza, sulle discipline professionali e professionalizzanti, sulle tecniche gestionali ed organizzative e su laboratori di addestramento.
Si otterrebbe così un’ottimizzazione dei risultati formativi in quanto concentrati nell’arco di un biennio. In un percorso di cinque anni, invece, lo sviluppo del curricolo potrebbe risultare eccessivamente diluito, con rischi di contrazione dell’efficacia formativa; puntare su giovani provenienti da un percorso universitario significa anche poter contare su persone già mature ed orientate, che hanno superato il delicato passaggio dall’adolescenza alla giovinezza e che esplicitano con evidenza le loro qualità umane e di carattere. Un periodo di formazione quinquennale rivolto a giovani appena maggiorenni accresce il rischio d’insuccesso e di ripensamento degli orientamenti iniziali.
Conseguentemente aumenterebbe l’esigenza di una selezione ‘in itinere’ con riflessi negativi sulla tenuta dell’intero ambiente e sulle motivazioni individuali di ciascun aspirante; l’ottica europea, infine, che presiede alla formazione dei funzionari di polizia (Inghilterra, Francia, Germania), insiste sulla caratterizzazione breve del periodo di formazione iniziale, considerandolo come primo tassello di una formazione continua che deve accompagnare il funzionario durante il servizio. Alla base di siffatto orientamento vi sarebbe la presa d’atto che periodi lunghi e costosi di formazione iniziale finiscono di fatto per  restare separati, per problemi successivi di servizio e di mobilità del funzionario dai conseguenti bisogni di formazione continua del singolo. La separazione inoltre tra una formazione iniziale, lunga e costosa ed una formazione continua, che rischia di farsi casuale ed erratica, acuisce le difficoltà della Polizia ad aggiornare continuamente, ed in modo massivo, le proprie basi di conoscenza in materia di scienze della sicurezza, con crescenti rischi di depotenziamento della propria azione. La soluzione alternativa al problema consisterebbe appunto nell’adottare un principio di contiguità/continuità tra formazione iniziale e formazione in servizio, reclutando ovviamente i migliori (sia per conoscenze che per carattere) dalla formazione universitaria maturata all’esterno dell’Istituzione.
Quale che si riveli la scelta del percorso formativo, resta la necessità di rinnovare profondamente, in termini di contenuti, la formazione dei funzionari e di tutti gli operatori della Polizia di Stato per adeguarla alle esigenze di una società a dimensione europea sempre più complessa. Se si accetta il presupposto per cui il cambiamento è condizione sociale strutturale, non si può non condividere la scelta di valore strategico di una formazione che sia leva essenziale per l’evoluzione professionale della figura e del ruolo del funzionario di polizia.
A conclusione di questo capitolo dobbiamo constatare l’enorme crescita della consapevolezza che gli alti dirigenti della Polizia di Stato hanno maturato a fronte dei numerosi problemi che esplodono nella nostra società sottoforma di emergenze continue. Avere questa coscienza, conoscere le interdipendenze sul piano europeo ed internazionale, apprestare strutture di formazione, coltivare le risorse umane costituiscono nel loro insieme un gran passo in avanti per l’ordine e la sicurezza dei cittadini in una società che voglia e possa dirsi ancora “civile”.











NOTE AL TERZO CAPITOLO

1.                    Per la stesura di questo capitolo della nostra Tesi ci è stata di grande aiuto una raccolta di documenti provenienti da fonti diverse. La maggior parte da materiali ciclostilati e contatti avuti presso La Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione, l’Istituto Superiore di Polizia e l’Ufficio Relazioni Esterne della Segreteria del Capo della Polizia.

2.                    Parisi Vincenzo, Le scuole di polizia, Roma, Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza-Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione, 1990, p.2 (Introduzione).

3.                    Ibidem, cit., p. 3.

4.                    Ibidem, cit., p. 3. 

5.                    Per un più dettagliato elenco delle discipline e dei relativi contenuti V. Appendice n. I.

6.                    Lepri Gallerano Michele, Assetto centrale e periferico degli Istituti di istruzione, Roma, Ministero dell’Interno-Dipartimento della Pubblica Sicurezza, 1999, dattiloscritto.

7.                    Dal Servizio Scuole deriva l’attuale denominazione del sistema organizzativo della Direzione Generale della Pubblica Sicurezza preesistente alla legge 121/1981, nel quale i settori del reclutamento degli agenti e quello preposto alla formazione, addestramento e qualificazione del personale erano attribuiti, rispettivamente, alle due Divisioni del Servizio Arruolamento e Scuole di Polizia. La legge sul nuovo ordinamento dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza ha istituito la Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione, riconducendo la materia del reclutamento degli agenti nell'ambito delle competenze della Direzione Centrale del Personale. Sta di fatto, che fino al decreto interministeriale 16 ottobre 1984, con il quale è stata determinata l'articolazione delle Direzioni ed Uffici Centrali del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, la Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione si è, in pratica, identificata esclusivamente nella Divisione Scuole di Polizia. Ovviamente, rimaneva la distinzione delle persone dei dirigenti preposti ai due diversi livelli di responsabilità, mentre, per effetto del nuovo ordinamento, la concezione “globale” della materia inerente la formazione e l’addestramento del personale di Polizia postulava un diverso e più stretto rapporto della Direzione Centrale con gli Istituti di Istruzione individuati nell’art. 60, compreso l’Istituto Superiore di Polizia, deputato alla formazione ed aggiornamento del personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato. V. Lepri Gallerano Michele, Assetto centrale e periferico degli Istituti di istruzione-Cenni storici, Roma, Ministero dell’interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione,1998, cit., p. 1, dattiloscritto.

8.                    Lepri Gallerano Michele, Assetto centrale e periferico degli Istituti di istruzione-Cenni storici, cit., p. 2.

9.                    Ibidem, cit., p. 8.

10.                 Ibidem, cit., p. 7.

11.                 Ibidem, cit., p. 9.

12.                 Gianni Aldo, La formazione del funzionario della Polizia di Stato, Roma, Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Istituto Superiore di Polizia, Aprile 2000, dattiloscritto.

13.                 Ibidem, cit.

14.                 Per ulteriori notizie e dati relativi alla Scuole di Polizia v. Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Le scuole di polizia, Roma, Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza-Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione, 1990,

15.                 Lepri Gallerano Michele, Assetto centrale e periferico degli Istituti di istruzione-Cenni storici, cit.

16.                 Il Dott. Gianni precisa cosa deve conoscere e come deve comportarsi un commissario che si trovi ad operare nel suo ruolo. “Date per acquisite, una serie di risposte tradizionali e pur sempre valide, vorrei ricordare una definizione che mi pare sintetizzi icasticamente la figura dell’operatore di polizia come un professionista dell’emergenza. Se quest'ultima infatti caratterizza da sempre l'intervento di polizia, è la capacità di gestirla professionalmente che le impedisce di trasformarsi in  situazione di crisi. La sicurezza, in particolare nelle realtà urbane, rappresenta probabilmente la principale emergenza che siamo chiamati a gestire e nella quale si gioca tutta la  professionalità del funzionario di polizia. La crescente domanda sociale di sicurezza dalla criminalità, come riflesso delle insicurezze soggettive - a prescindere se esse siano una conseguenza di situazioni di minore sicurezza oggettiva - oggi si costruisce come contestazione della risposta istituzionale, e pertanto pubblica, di difesa sociale. La tutela della sicurezza dalla criminalità sociale appare - altra cosa se effettivamente lo sia - inadeguata alla domanda sociale di sicurezza”. Il fenomeno, di norma percepito come diffusione del panico sociale, è indice, quindi, di una sproporzione socialmente sofferta. Il bisogno di sicurezza insoddisfatto produce una domanda di sicurezza; a questa si è usualmente portati a rispondere in un duplice modo: elevando ancora di più il sistema penale repressivo da un lato e rivendicando dall'altro uno spazio sempre più privato -o meglio non pubblico- alla difesa della sicurezza sociale. Ma da qualche anno una "nuova" parola serpeggia nel dibattito criminologico e nelle politiche criminali: la prevenzione. Continuando il suo intervento, il Dott. Gianni argomenta che “il logico presupposto della strategia di lotta alla criminalità condotta dalle Forze di polizia è che essa vada esplicata, innanzitutto, lungo i fondamentali canali della prevenzione, il ‘controllo del territorio’ e ‘l’investigazione’, riferita questa alla fase prima che avvenga il delitto, costituiscono due momenti determinanti per la costruzione di un solido sistema anticrimine. Ovviamente, ai fini del controllo di polizia, il territorio non corrisponde ad un concetto fisico, ma all'ambiente ricompreso in un'area. Non vi è dubbio allora che la sola dislocazione di forze mobili, per quanto ampia, con compiti di mera vigilanza, risulta del tutto inadeguata o quantomeno non rispondente ad un’efficace azione di contrasto alla criminalità”. “Il ‘controllo del territorio’ deve basarsi su processi cognitivi dinamici a fini operativi, significando con ciò che l’attività svolta dalla Polizia nel territorio ai fini del controllo deve muovere da un indirizzo informativo incisivo, costante, che consenta di avere la cognizione e la comprensione di tutto ciò che nel territorio vive, muove ed interagisce. La conoscenza dell'ambiente, dei contesti relazionali in cui opera la criminalità è la condizione indispensabile per un'attività di prevenzione che miri, se non ad anticipare l'insorgere dei fenomeni criminali, quantomeno a ridurre i tempi di risposta nei confronti di questi ultimi da parte delle Forze di polizia”. Massimo decentramento, quindi, dell'attività di polizia in modo che quest’ultima risulti integrata nel territorio in cui opera, al punto da non rappresentare una sovrastruttura, ma da costituire essa stessa parte del tessuto urbano, sociale, istituzionale ed in modo che l'attività di relazione a tutti i livelli possa consentirle di ricercare la collaborazione dei cittadini e di quelle forme istituzionali decentrate che rappresentano una delle principali e più preziose fonti informative. L’azione di prevenzione è efficace se è in grado di suscitare un ampio consenso sociale e ciò è possibile se la dimensione locale dell'azione di prevenzione è in grado di servirsi di osservatori capaci di registrare attentamente i bisogni, le domande sociali di sicurezza ed i mutamenti di questi in ragione del procedere delle attività di polizia. Attività di prevenzione ed anche di repressione che non devono più essere caratterizzate dalla istintività ed occasionalità degli interventi, ma essere sempre conseguenza di una valutazione di fattori relativi all’ambiente ricompreso nell'ambito della giurisdizione dell'Ufficio territoriale di polizia. Ciò significa oculata predeterminazione delle finalità dei servizi in relazione alle specifiche locali esigenze di sicurezza, adeguata e flessibile organizzazione degli stessi, attenta e costante valutazione degli obiettivi conseguiti, continua disponibilità a rimodularne scopi e modalità esecutive in relazione ai risultati raggiunti ed al mutamento dei bisogni monitorati nell'ambiente. L’ampia premessa fin qui esposta dovrebbe rendere chiaro come la professionalità del funzionario di polizia, oltre che tecnica, sia primariamente un problema di deontologia, di mentalità, di relazione, di decisionalità, di gestione. Ne deriva che la formazione dei funzionari della Polizia di Stato, per non incorrere nelle opposte perniciose opzioni di irrigidirsi in schemi scolastici ben presto obsoleti o, per contro, di correre appresso alle trasformazioni con adeguamenti superficiali e non coordinati, va ripensata nello scenario di una profonda e sistemica riforma culturale. Non è sufficiente inseguire il nuovo, aggiungendo nuove conoscenze e nuove discipline nei curricoli; è l'intero sistema della formazione che va rivisto, sia sul piano dello sviluppo organizzativo che sul piano metodologico e didattico. Dalla riflessione in corso all'interno dell'Amministrazione, dagli studi e dalle ricerche commissionate in merito, emerge un convincente profilo professionale del funzionario di polizia, schematicamente rappresentabile in quattro ordini complementari di conoscenze e di competenze, riferibili a quattro sistemi di padronanze professionali. Il sistema valoriale, riguarda il mondo dei valori personali del funzionario, così come vengono esplicitati nel servizio. Comprende la deontologia e l'etica professionale, il proprio modo di sentire di vivere il ruolo direttivo (autostima e senso di sé), lo spirito di appartenenza e la valorizzazione dell'immagine della Polizia, il senso di responsabilità nel servizio per l'ottimizzazione dei risultati. Il sistema relazionale, riguarda gli stili interpersonali del funzionario nel suo rapportarsi quotidiano con gli altri all'interno e all'esterno dell'Amministrazione: comprende l’equilibrio psicologico, la capacità di gestire lo stress personale ed altrui, la consistenza e la direzionalità della comunicazione, l’esercizio equilibrato della leadership ed il governo delle risorse umane e degli ambienti organizzativi. Il sistema gestionale, riguarda la padronanza organizzativa e gestionale dell’Ufficio o del Reparto che il funzionario è chiamato a dirigere. Comprende le capacità decisionali, le abilità di analisi e sintesi dei fenomeni complessi e dei problemi (specie in emergenza), le capacità organizzative e di gestione economica dell’Ufficio assegnato, la conoscenza e la manipolazione delle modalità di rapporto con Enti ed Organizzazioni, internazionali e nazionali, che interagiscono con le attività della Polizia di Stato. Il sistema cognitivo, riguarda l’insieme di conoscenze appositamente richieste al funzionario. Comprende l'approfondimento mirato delle scienze giuridiche (in rapporto alla loro funzionalità nel servizio), le scienze della sicurezza e l’articolato ventaglio delle tecniche connesse, le scienze umane e quelle dell'organizzazione. Queste ultime rappresentano la specifica "novità" formativa dei funzionari, e caratterizzano il loro percorso formativo, a differenza di quello delle qualifiche inferiori. L'equilibrio tra vari sistemi e d'obbligo. La prevalenza di un sistema può determinare una non tollerabile carenza dei sistemi complementari. Nella realtà appare invece difficilmente contestabile il fatto che sinora le politiche di formazione, per ragioni generali e profonde tradizioni culturali, nonché per comprensibili motivi contingenti di aggiornamento “tecnico”, siano state essenzialmente orientate verso la riproduzione di un modello di professionalità a dominanza giuridico-tecnica. V. Gianni Aldo, La formazione del funzionario della Polizia di Stato, cit.

17.                 Tali dati, statisticamente accertati, sono il risultato di un sondaggio effettuato, tra il personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato, ad opera del CENSIS nel 1992; sono ripresi dal Direttore dell’Istituto Superiore di Polizia a sostegno delle proprie argomentazioni per uno studio, interno all’Istituto stesso, relativo alla formazione del funzionario di polizia. La fonte cartacea da cui ho tratto queste argomentazioni è un dattiloscritto. V. Gianni Aldo, La formazione del funzionario della Polizia di Stato, cit.

18.                 “Per assicurare un risultato di così accentuate qualità bisogna puntare a far assumere all’Istituto Superiore di Polizia un ruolo ancora più forte e di assoluta centralità. L'Istituto va considerato la sede naturale nella quale collocare e gestire la formazione iniziale dei funzionari di polizia e tutte le altre opportunità formative destinate svilupparsi in parallelo con il percorso di carriera. Con il contributo di risorse attinte dalle più avanzate esperienze di istruzione superiore ed universitaria, l’Istituto deve puntare ad assumere contorni di un autonomo ed originale centro di produzione della cultura della sicurezza e, nello stesso tempo, di una qualificata agenzia per la formazione professionale”. V. Gianni Aldo, La formazione del funzionario della Polizia di Stato, cit.


19.                 “Quest’ultima soluzione, che pur è stata oggetto di accurato approfondimento, appare al momento accantonata come riduttiva ed inadeguata, anche per l'oggettiva difficoltà, in questa fase ancora incompiuta della riforma universitaria, di ideare un biennio di dottorato quale momento di approfondimento, perfezionamento ed ampliamento di un corso di laurea di base di cui si ignorano ancora le caratteristiche. Appare di tutta evidenza il rischio di progettare i piani superiori di un edificio prescindendo delle sue basi: ove pure non si ponessero problemi di stabilità, difficilmente potrebbe risultarne un'opera architettonicamente coerente. Nel frattempo sono invece intervenute una serie di implicazioni critiche per effetto del mutato quadro di riferimento costituito dalla legge delega del 4 aprile ultimo scorso attinente tra l'altro al riordino dei ruoli dei direttivi e dei dirigenti della Polizia di Stato, soprattutto ove si consideri la prevista istituzione di un nuovo ruolo direttivo riservato a personale dei ruoli inferiori in possesso del diploma di scuola media superiore e la possibile riduzione delle qualifiche previste dalle attuali carriere. In relazione ai sopravvenuti aspetti problematici è, quindi, emersa l'esigenza di sviluppare un’innovativa ipotesi riformatrice tesa a delineare una carriera direttiva caratterizzata, sin dai presupposti per l'accesso dall'esterno, da un’accentuata qualificazione culturale dei candidati, che non può prescindere dal più elevato titolo accademico (futura laurea di secondo livello di durata quinquennale)”. V. Gianni Aldo, La formazione del funzionario della Polizia di Stato, cit.

20.                 Ibidem, cit.

21.                 Ibidem, cit.

 

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