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lunedì 21 maggio 2012

TIPOLOGIA DI INFORMAZIONE SULLA FORMAZIONE IN ITALIA


di Giuseppina D’Auria

Frequentare un corso di formazione è una scelta importante ed in alcuni casi determinante; deve, dunque, fare parte di un progetto mirato all’acquisizione di una professionalità non solo spendibile sul mercato del lavoro ma verso la quale si ha una reale propensione.
Per essere ammessi ad un corso di formazione è necessario presentare copia del titolo di studio, una certificazione di disoccupazione; a volte sono richiesti requisiti specificati nei bandi (età, sesso, titolo di studio, ecc.). Ogni corso prevede la partecipazione di un numero variabile di allievi e generalmente è preceduto da una prova di selezione che può consistere in test, colloqui attitudinali o altro.
Informazioni sull'esistenza dei corsi e degli Enti promotori e attuatori sono reperibili presso: Assessorati alla Formazione Professionale, regionali e provinciali; Centri di Orientamento e Informagiovani; i bandi di ammissione ai corsi sono anche pubblicati sulla stampa nazionale e locale.
La vita degli studenti, delle loro famiglie e di quanti lavorano nel campo dell’istruzione e nella formazione professionale è stata profondamente mutata da due Leggi dello Stato (n .9 e n. 144 del 1999) che hanno introdotto nell’ordinamento italiano l’obbligo di frequenza ad attività formative fino a 18 anni di età.
Con l’istituzione dell’obbligo formativo si stabilisce che, dopo aver assolto l’obbligo d’istruzione, innalzato a 15 anni dall’anno scolastico 1999/2000, è necessario sviluppare ulteriori conoscenze e competenze prima di inserirsi nel mondo del lavoro. Vengono, così, garantiti percorsi formativi post-obbligo scolastico parificabili a quelli degli altri paesi dell’Unione Europea.
L’obbligo formativo può essere assolto scegliendo tra tre strade alternative:
- Proseguendo il corso degli studi con l’istruzione superiore
- Frequentando corsi di formazione professionale regionale; l’obbligo viene, così, assolto con il conseguimento di una qualifica di durata biennale
- Inserendosi al lavoro con un contratto di apprendistato e la frequenza ad attività di formazione previste da questa tipologia di contratto.
La formazione professionale[1] è lo strumento principale che permette l’acquisizione di competenze e qualifiche richieste dal mercato del lavoro che è in continua evoluzione.
Per questo motivo il Fondo Sociale Europeo con il Ministero del Lavoro e/o le Regioni[2] finanziano corsi di formazione professionale e azioni di orientamento che possono essere organizzati da enti privati convenzionati, da imprese e da centri di formazione professionale pubblici. Esistono vari tipi di corsi: post-scuola dell'obbligo, post-diploma, diplomi universitari, master.
Il Fondo Sociale Europeo pone anche particolare attenzione a quei lavoratori minacciati dalla disoccupazione, in cassa integrazione o in mobilità, alle trasformazioni industriali e all'evoluzione dei sistemi produttivi attraverso il cofinanziamento di azioni di formazione e riqualificazione professionale, attività di orientamento (formazione continua). I destinatari di tali azioni sono: giovani e adulti in cerca di occupazione, portatori di handicap, ex detenuti, extracomunitari, tossicodipendenti, emarginati, lavoratori in Cassa Integrazione o liste di mobilità, lavoratori da riqualificare/aggiornare in alcuni settori ed in alcuni comuni.
L’obbligo formativo, che ha tenuto conto dell’avvio della Riforma generale del sistema d’istruzione, sta entrando in vigore gradualmente.
L’anno scolastico 2001/2002 ha interessato i giovani che, avendo quindici o sedici anni, avevano assolto l’obbligo d’istruzione.
I Centri per l’impiego[3] avranno un ruolo importante, attraverso i colloqui di orientamento ed informazione, nell’aiutare i ragazzi che hanno meno di 18 anni e hanno difficoltà nel trovare la modalità più idonea per assolvere all’obbligo formativo.
Chi cerca lavoro[4] o maggiori opportunità formative ha imparato ad usare Internet per navigare nei siti regionali o provinciali[5] contenenti i corsi di formazione. Non tutte le regioni ne hanno uno e non sempre c’é un aggiornamento costante.
La ricerca del primo impiego, pone i ragazzi, per la prima volta, in contatto con il mondo del lavoro. Questo momento può arrivare sia mentre si stanno ancora terminando gli studi, sia dopo il conseguimento di un titolo, che può essere un diploma, una laurea o un attestato di un corso di formazione.
Nel primo caso, di solito, il lavoro è visto esclusivamente come fonte di reddito e l’occupazione cercata non deve necessariamente rispondere a requisiti di stabilità o coerenza con il proprio percorso formativo.
Diverso é il caso in cui, ragazze e ragazzi, giunti alla conclusione del loro ciclo di studi, ambiscano a trovare un lavoro che permetta loro di mettere in pratica quanto hanno appreso e richieda le competenze che hanno provveduto ad acquisire.
Comune a queste due situazioni, solcate al loro interno da numerose sfumature, resta la difficoltà di orientarsi e scegliere i percorsi adatti per condurre a buon fine la ricerca.
Le strade da seguire sono tante, ma proprio per questo una corretta informazione, un know-how sulle diverse possibilità, diventa essenziale per non perdere tempo ed energie.
La risposta ad annunci di lavoro su quotidiani, riviste e periodici specializzati, l’invio di curricula alle aziende, l’autocandidatura per un determinato impiego, l’inserimento del proprio curriculum in banche dati, pubbliche o private, che svolgono il servizio di far incontrare domanda e offerta di lavoro, l’iscrizione ad agenzie interinali, sono alcune delle modalità utilizzate per iniziare la ricerca.
Chiaramente, ogni modo é più funzionale per alcune esigenze e meno per altre, lo stesso curriculum dovrà essere redatto differentemente a seconda dell’uso che se ne deve fare.
Tutte queste considerazioni hanno fatto sì che, nel tempo, sia stata creata una rete di strutture che aiutino i giovani a muovere i primi passi nelle realtà lavorative, sempre più mobili ed in continua evoluzione.
Per ciò che concerne la riforma del collocamento (non più così recente ma ancora poco conosciuta) è opportuno approfondire l’argomento. E’ stata introdotta una nuova modalità strategica per prevenire e combattere la disoccupazione che prevede una funzione e un ruolo attivo degli uffici pubblici che hanno il compito di erogare servizi per l’impiego. Tali servizi, infatti, non hanno più un ruolo meramente burocratico ma si stanno man mano trasformando in strutture che accompagnano l’utenza nella ricerca del lavoro, offrono consulenze e colloqui di orientamento, proposte di inserimento lavorativo, formazione e riqualificazione.
Vanno, inoltre, in soffitta sia le liste di collocamento, sia il libretto di lavoro che non si timbra più, per fare spazio ad un servizio che sarà on-line e che, ovviamente, si avvarrà di diverse modalità di registrare e catalogare i disoccupati.
Le Regioni, infatti, si stanno attrezzando per allestire l’elenco anagrafico e la carta elettronica da consegnare al lavoratore il quale avrà un codice di accesso per il Sistema Informativo Lavoro (SIL) che è la banca dati generale del Ministero del Lavoro dove saranno inserite le richieste e le offerte di impiego. Il SIL dovrà essere collegato anche con le agenzie di collegamento private, le società di lavoro temporaneo e nell’elenco confluiranno sia i dati dei disoccupati (che si iscrivono autonomamente) sia degli occupati (inseriti dal datore di lavoro entro cinque giorni dall’assunzione). Un modello unico consentirà alle imprese (anche di lavoro temporaneo) di assolvere agli obblighi di comunicazione previsti.
I destinatari degli interventi volti a prevenire la disoccupazione sono suddivisi tra adolescenti, compresi tra i 15 e i 18 anni non più soggetti all’obbligo scolastico, giovani, da i 18 e i 25 anni e disoccupati di lunga durata, cioè persone che abbiano perso un posto di lavoro o cessato un attività autonoma e siano alla ricerca di un nuovo da oltre 12 mesi. Sono compresi anche gli inoccupati di lunga durata, cioè persone che non hanno mai lavorato e cercano un posto da oltre 12 mesi  e le donne in reinserimento lavorativo, cioè donne che intendano rientrare nel mercato del lavoro dopo almeno due anni di inattività.



[1] Regione Emilia Romagna, Sezione corsi di formazione, in www.regione.emilia-romagna.it/formazione/corsi
[2] Regione Campania, sezione corsi di formazione, in www.agora.stm.it/campaniasops/corsifp.htm

[4] Servizi per l'Impiego: la sfida delle province per l'occupazione" - EURO P.A.,Convegno organizzato dal Formez e da UPI a Rimini, 11-13 aprile 2002, in www.formez.it, link http://spi.formez.it.
[5] Centri per l'Impiego: la sfida delle Province per l'occupazione, in www.formez.it, 11/04/2002

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