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martedì 22 maggio 2012

POLIZIA DI STATO, SETTORI D’INTERVENTO, TERRITORIO, BILANCI.

Tesi di Laurea in Sociologia Generale.

 In nome del “dovere”. Selezione e Formazione degli operatori dell’ordine.

Noi tutti siamo abituati alla “presenza” della Polizia. La osserviamo nelle volanti o ai “posti di controllo” sulle strade, molte volte di sfuggita, mentre passiamo per andare al lavoro; d’inverno, con il ghiaccio, quando andiamo a sciare, oppure d’estate, quando siamo incolonnati sulle autostrade, in file interminabili, in partenza per le vacanze, o, ancora, alla frontiera.
La sua “presenza” è spesso notata nelle stazioni ferroviarie o negli aeroporti. I media, negli ultimi mesi ce la presentano agli sbarchi dei clandestini… La vediamo impegnata negli stadi o nelle risse all’uscita dalle discoteche, il sabato sera… magari mentre rileva qualche incidente mortale e, ancora, nelle piazze a sedare manifestazioni violente oppure in cortei, a cavallo, nelle manifestazioni pubbliche, in moto nelle scorte a gare ciclistiche…
Queste “manifestazioni” della presenza della polizia sul territorio e nelle più diverse circostanze non sono che la punta dell’iceberg. Un mondo che non siamo abituati a tenere nel debito conto, presi dai nostri pensieri e dalla routine quotidiana… La presenza sul territorio è fatta di tanti piccoli ma grandi “servizi” che la polizia offre per garantire protezione e sicurezza alla nostra vita.
Negli ultimi anni si è sviluppato il crimine informatico e telematico e si è reso necessario l’intervento repressivo nonché l’azione preventiva, anche in questi ambiti, con attività molto meno eclatanti di quelle a cui siamo abituati dai media, ma non per questo meno importanti.
La presenza della Polizia di Stato sul territorio si realizza per mezzo di una rete di reparti, che hanno fini e funzioni diverse, istituiti proprio allo scopo di assicurare e garantire, secondo il proprio motto “sub lege, libertas”, il nostro bene più prezioso.
Le volanti e il “113”, la stradale, la ferroviaria, la polizia di frontiera, quella del mare e della montagna, la postale e delle comunicazioni, il servizio aereo, i reparti mobili, i cinofili, il reparto a cavallo, gli artificieri ed i tiratori scelti, la scientifica, l’U.A.C.V. (unità per l’analisi del crimine violento), i N.O.C.S., la banda musicale, i gruppi sportivi “fiamme Oro”: tutti questi reparti concorrono a garantirci le condizioni di una pacifica e civile convivenza.
Riportiamo, qui di seguito, alcuni dati significativi, relativi ai reparti appena menzionati, allo scopo di passare in rassegna brevemente le attività della polizia ma anche e soprattutto per motivi che attengono alla chiarezza  e completezza del nostro lavoro.
II "113" è il primo contatto tra la Polizia e il cittadino ed è la prima occasione di riferimento e di coordinamento per ogni attività di emergenza e di soccorso. “E’ qui che la Polizia trova, nell'immediatezza, le soluzioni più efficaci alle richieste di tutela e di protezione di tutti coloro che si trovano in condizioni di bisogno. La domanda di sicurezza sempre più crescente rende indispensabile la possibilità per i cittadini di rivolgersi alla Polizia in ogni momento del giorno e della notte, in qualsiasi giorno dell'anno” (1). Il "113" è quindi diventato sempre più anche il punto di riferimento per le categorie più   deboli in questa nostra società: anziani soli, portatori di handicap, tossicodipendenti, donne e minori vittime di violenze. Garantire le condizioni necessarie per assicurare a tutti i cittadini una serena convivenza è l'obiettivo sul quale il Dipartimento della Pubblica Sicurezza punta sistematicamente tutta la sua attenzione impostando nuove strategie, come le Sale Operative interconnesse, che, grazie ad un sistema tecnologicamente avanzato, razionalizzano e coordinano l'impiego delle forze disponibili sul territorio. Prevenire, essere visibili, rendere concreto un elevato livello di sicurezza: tutto questo con la presenza sul territorio di 3.300 pattuglie al giorno a bordo delle "Volanti" (il cui emblema è la mitica pantera) dai noti colori bianco-azzurro. Nel corso del '99 “sono state controllate 2.565.178 persone e 1.312.426 veicoli; 22.435 le persone arrestate e 77.525 quelle denunciate. Gli interventi effettuati sono stati 3.317.239 (+1% rispetto al '98) con una media giornaliera di 9.088 (uno ogni 9 secondi): 2.001-470 gli interventi per attività di polizia, quelli per soccorso sanitario 537.370, per calamità o incidenti 395.672 e quelli di altro genere 382.727” (2).
Per il 1999 la Specialità della Stradale, nel contesto generale dell'attività volta allo sviluppo della sicurezza sulle strade, “ha ulteriormente intensificato il suo impegno assicurando 435.193 pattuglie (+7,4% rispetto al '98) per la vigilanza stradale (225.125 su viabilità extraurbana e 210.068 sui 7.000 chilometri di rete autostradale). 686.009 sono stati i soccorsi ad automobilisti in difficoltà, 116.242 gli interventi i veicoli controllati (+4,6% nei confronti del '98) e 2.660.419 gli illeciti amministrativi contestati (+9,5% rispetto al '98). Nell’attività di contrasto alle infrazioni più diffuse e pericolose per la sicurezza, i servizi mirati con apparecchiature speciali sono stati 21.582 per l’eccesso di velocità; 41.219 per la guida in stato di ebbrezza; 6.671 per il controllo del peso dei veicoli; 1088 per i comportamenti di guida pericolosa e 7.382 per le emissioni sonore dei veicoli.
La strategia di prevenzione verso particolari categorie di utenti della strada ha consentito di controllare da maggio a dicembre 207.589 mezzi pesanti, con 166.828 violazioni. Durante il periodo estivo la campagna di sicurezza e prevenzione, allargata anche ai fenomeni della criminalità diffusa nelle aree di servizio delle autostrade interessate dal maggior flusso vacanziero, ha portato al controllo di 91.540 veicoli e 120.032 persone, con l’arresto di 53 individui e la denuncia di 537 reati. Significativi gli interventi per garantire la fluidità ed il passaggio in sicurezza di particolari categorie di veicoli: 27.701 servizi a trasporti eccezionali, 7.315 staffette di viabilità, 1.255 scorte ad opere d’arte e per soccorso sanitario” (3).
Rilevante anche l’attività di polizia giudiziaria con un’attenzione agli esercizi commerciali connessi alla circolazione stradale; 24.512 i posti di controllo attivati, 287.766 veicoli controllati, 367.853 le persone identificate e 10.545 le imprese controllate, con 2.426 illeciti accertati; 5.965 i veicoli provento di reato recuperati e sequestrati beni immobili per circa 24 miliardi.
L’attività della polizia Ferroviaria nel ’99, per “garantire la sicurezza dei viaggiatori e dei beni viaggianti, ha impiegato maggiore tutela a bordo dei treni, sicurezza all’interno delle stazioni e un accentuato controllo lungo l’intera rete ferroviaria. Di rilievo l’impegno per contrastare fenomeni criminosi quali il lancio di sassi e la posa di ostacoli sui binari, anche con l’ausilio di Reparti Volo della Polizia, che ha portato ad una diminuzione di questi episodi” (4). Particolare attenzione è stata rivolta al trasporto di tifosi in occasione di manifestazioni sportive, con decise azioni contro l’abusivismo dei tifosi a bordo dei treni e una sempre maggiore presenza di personale della Specialità che ha consentito una migliore sicurezza e un minor numero di danneggiamenti e di reati.
 Nel corso del ’99, la Polfer “ha assicurato 158.000 servizi di scorta a treni e viaggiatori a fronte dei 123.874 del ’98; una più efficace azione di prevenzione e di controllo ha permesso la diminuzione delle aggressioni a bordo dei treni (179 nel ’99 rispetto alle 330 del ‘98), dei furti nelle stazioni ferroviarie (6.737 contro i 7.246 del ‘98) e dei reati in ambito ferroviario (22.893 a fronte dei 23.958 dell’anno precedente). Importante anche il contributo fornito nel contrasto all’immigrazione clandestina con specifici servizi che hanno permesso di rintracciare in ambito ferroviario oltre 22.000 stranieri in posizione irregolare, circa il 20% in più rispetto al ’98” (5).
Per ottimizzare il lavoro “è in via di realizzazione la completa informatizzazione di tutte le attività della Specialità, anche attraverso nuove tecnologie volte a favorire il coordinamento e l’operatività dei singoli uffici; tra le più importanti le Sale operative centralizzate presso le stazioni ferroviarie di maggiore importanza, la cartografia ferroviaria computerizzata per supportare la gestione di emergenze a seguito di incidenti ferroviari, l’adozione di un nuovo sistema periferico di acquisizione di impronte digitali “Spaid”, l’utilizzo di una valigetta telematica che consentirà di istituire a bordo dei treni uffici “mobili” di Polizia” (6).
Le articolazioni centrali e periferiche del Servizio Polizia di Frontiera “hanno condotto un’azione costante di prevenzione del fenomeno dell’immigrazione clandestina e hanno svolto una complessa attività amministrativa di verifica e di regolarizzazione degli stranieri residenti. Rilevante è stato l’impegno per trattare circa 250.000 domande di regolarizzazione presentate nonché per l’intensificarsi degli sbarchi di profughi kosovari sulle coste delle nostre regioni meridionali con l’adozione di misure di protezione temporanea. Oltre 18.000 i permessi rilasciati a fini umanitari a favore delle persone provenienti dalle zone di guerra nei Balcani” (7). Nel corso del ’99 si è ulteriormente consolidata l’attività per il rimpatrio dei cittadini stranieri irregolarmente presenti sul territorio o giunti clandestinamente, anche in virtù della proficua collaborazione instaurata con le rappresentanze dei Paesi di origine. Una complessa attività che ha permesso il rimpatrio di 72.392 clandestini; 40.489 sono invece gli stranieri intimati da provvedimento di espulsione dal territorio nazionale. A livello internazionale il Servizio si è impegnato anche in una intensa attività per concludere diversi negoziati bilaterali e accordi di riammissione.
L’applicazione dell’accordo di Schengen e, soprattutto, la crescita del fenomeno migratorio, “hanno determinato l’esigenza di procedere ad una attenta verifica delle articolazioni periferiche della Specialità che sono state potenziate negli organici e rafforzate anche sotto il profilo della dotazione di mezzi. L’apertura dell’aeroporto di Malpensa 2000 ha comportato un sensibile potenziamento dell’organico del Reparto” (8). 
Durante il ’99 la tipica attività di polizia di frontiera “si è sviluppata, attraverso 36.937 provvedimenti di respingimento, 826 persone arrestate, 8.364 denunciate, con 375 kg. di sostanze stupefacenti sequestrate, la scoperta di 6.712 documenti falsi o contraffatti, l’effettuazione di 18.784 riammissioni passive e 6.522 attive e l’elevazione di 18.830 sanzioni amministrative” (9).
La polizia del mare garantisce il controllo delle acque territoriali marine  e di quelle interne, nonché la vigilanza delle coste, per prevenire e contrastare diversi reati, in particolare quelli legati all’immigrazione clandestina. La Polmare contribuisce, insieme alle altre forze di Polizia, nell’attività di ricerca e di soccorso di natanti e delle persone in difficoltà e nell’azione di controllo delle attività nautiche  e della circolazione delle navi. “Le Squadre nautiche, di nuova costituzione, dipendono operativamente dalle questure e assicurano l’attività di prevenzione e controllo dei mari, dei laghi e dei fiumi.
I 570 poliziotti del mare, tra comandanti d’altura, costieri e motoristi, con 143 unità navali sono dislocati nelle 45 Squadre nautiche distribuite su tutto il territorio nazionale. Le ore di navigazione effettuate nel ’99 sono state 57.921, nel corso delle quali la Polizia Marittima ha soccorso 337 natanti e 935 persone in difficoltà; contollato 16077 natanti e 36.442 persone; sequestrato 80 unità navali; 54 persone sono state arrestate e 576 denunciate; 958 sono state le infrazioni amministrative contestate e 423 tra strumenti di pesca e altro sottoposti a sequestro” (10).
Nell’ambito della Polizia del mare opera anche il Centro Nautico e Sommozzatori di La Spezia, organo di specializzazione per l’addestramento del personale, l’impiego operativo dei sommozzatori, nonché il concorso nell’attività delle Squadre nautiche. Il Nucleo Sommozzatori “costituito da 27 specialisti, nel ’99 ha effettuato 17.041 ore di immersione in occasione di missioni di polizia giudiziaria, per la ricerca di persone scomparse, di armi e minizioni, e per altre attività di ricerca e recupero di beni archeologici in collaborazione con Enti scientifici (11). Il continuo sbarco di immigrati clandestini, in particolare lungo le nostre coste meridionali, ha duramente impegnato per tutto il ’99 gli uomini e i mezzi della Polmare che, molto spesso, sono stati costretti ad intervenire anche con condizioni meteorologiche proibitive pur di salvare vite umane in pericolo.
La vacanza invernale è diventata una consuetudine per un numero crescente di Italiani, e quindi “sempre più forte è l’impegno della Polizia di Stato a tutela dei turisti e degli amanti della montagna. Con una presenza capillare e qualificata, tanto da essere considerati da sciatori e rocciatori come degli “angeli custodi” in divisa, gli operatori del Cenro Addestramento Alpino di Moena assicurano il mantenimento dell’ordine e della sicurezza sulle piste da sci” (12). Svolgono inoltre attività di polizia giudiziaria per quei fatti che assumono rilevanza civile o penale. Un’attività complessa e delicata, a cui se ne aggiunge un’altra fondamentale, quella della formazione, dell’addestramento e della specializzazione per preparare i giovani operatori allo svolgimento di compiti particolari del soccorso alpino.
La sicurezza degli sciatori e degli escursionisti, “nella stagione 1999/2000, è stata garantita dagli uomini del Centro, che hanno prestato servizio in ben 53 stazioni sciistiche alpine ed appenniniche con l’impiego di 188 operatori, selezionati tra sciatori di provata capacità, che hanno portato a termine 12.134 interventi (9.437 nella stagione ‘98/’99)” (13). Il Centro addestramento di Moena ha inoltre collaborato con il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, con molti alpinisti e con il Distaccamento cinofili (formato da quattro unità addestrate per la ricerca di persone travolte da valanga o disperse) in occasione di operazioni di soccorso alpino sia in roccia che in valanga. Nel corso della stagione invernale, sono state contestate numerose violazioni amministrative nei confronti di che ha sottovalutato con comportamenti temerari, i gravi rischi insiti nella disciplina sciistica. Grazie al continuo pattugliamento sulle piste, gli agenti infatti avvicinano ed ammoniscono quegli sciatori che con la loro condotta, mettono a repentaglio l’incolumità altrui e, in taluni casi, viene sporta denuncia all’autorità giudiziaria, mentre in altri viene contestata solo la sanzione amministrativa.
Il servizio polizia Postale e delle Comunicazioni ha proseguito l’attività di contrasto alla criminalità informatica e telematica, divenendo punto di riferimento per l’azione preventiva e repressiva delle violazioni delle norme che regolano la materia delle comunicazioni. Il personale selezionato con criteri di particolare rigore, altamente qualificato ed in possesso di specifiche conoscenze tecniche e giuridiche, costantemente aggiornato anche grazie alla partecipazione a corsi specifici presso università e “stages”, operativi con collaterali ogani di Polizia di altri Paesi, oltre che all’utilizzo di tecnologie d’avanguardia e di appropriate metodologie di indagine sono fattori che hanno consentito di raggiungere nel corso del ’99 notevoli successi.
Tra le più rilevanti attività investigative, “l’operazione “Preteen”, condotta in più di 40 città italiane, finalizzata alla repressione della diffusione di materiale pedepornografico attraverso Internet; l’operazione “Chathedral”, su iniziativa della Polizia britannica, che ha individuato in 16 nazioni personaggi dediti alla prostituzione e al traffico su Internet di materiale pornografico e che ha visto personale della Specialità scoprire ed arrestare una consolidata rete di pedofili; l’operazione”Amos”, con cui è stata sgominata una complessa organizzazione criminale dedita alla illecita duplicazione  e al commercio di programmi per P.C. e l’operazione “Bancomat”, che ha consentito di sequestrare sofisticatissime apparecchiature ed arrestare i responsabili di truffe mediante prelievi presso sportelli automatici per svariati miliardi di danno di Istituti di credito” (14).
Nel ’99 “sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria 3.143 reati (+ 36.6% rispetto all’anno precedente), con la denuncia di 2.350 persone e l’arresto di 192 individui; 21.024 gli apparati radioelettrici sequestrati (circa il 50% in più nei confronti del ‘98) e 15.668 le contravvenzioni amministrative contestate con i proventi di oltre 25 miliardi” (15).
L’impiego degli elicotteri e degli aerei leggeri per la rapida mobilità e le ampie potenzialità operative dei mezzi è diventato indispensabile nelle operazioni di Polizia Giudiziaria, nell’attività di osservazione e coordinamento dei servizi di ordine pubblico, nella vigilanza stradale, nella ricerca e soccorso, nella ricognizione, nell’addestramento di squadriglie e nei trasporti di sicurezza.
Costituito 30 anni fa “il Servizio Aereo della Polizia di Stato opera attraverso 11 Reparti volo. Sono dislocati nelle città di Roma, Milano, Bologna, Palermo, Reggio Calabria, Napoli, Firenze, Abbasanta in provincia di Oristano, Bari, Venezia e Pescara, e assicurano il pronto iontervento su tutto il territorio nazionale. I 195 piloti e i 278 specialisti, con gli 83 tra elicotteri ed aerei leggeri hanno effettuato nel corso del 1999, 10.597 missioni (di cui 6.850 operative e 3.747 per voli tecnici) per un totale di 9.970 ore di volo (6.330 operative e 3.641 per voli tecnici). In particolare sono stste svolte 1.448 missioni di polizia giudiziaria, 1.718 di vigilanza stradale, 1.282 di ordine pubblico, 611 di soccorso, 1.231 missioni per trasporto e sicurezza e 1.768 per addestramento” (16). E’ anche proseguita l’attività di controllo per contrastare il fenomeno dell’immigrazione clandestina lungo le coste delle regioni meridionali della penisola e in prossimità delle zone di confine. Rilevante è stato, inoltre, il supporto operativo fornito alle altre forze impegnate per il conflitto in Kosovo.
Nella pianificazione dei nuovi sistemi di sicurezza integrati, l’impiego di mezzi aerei, in particolare quello degli elicotteri, per il controllo e la ricognizione delle aree urbane e delle zone particolarmente sensibili è destinato ad assumere una rilevanza ancora maggiore di quella attuale.
I  13 Reparti Mobili, “dislocati nelle principali città  (Roma, Torino, Firenze, Reggio Calabria, Milano, Genova, Napoli, Palermo, Catania, Bologna, Padova, Cagliari e Bari con un distaccamento a Taranto), concorrono anche all’espletamento dei servizi di istituto svolti da altri organismi territoriali, sia nel settore della prevenzione, antiterrorismo e protezione di obiettivi sensibili, sia nelle operazioni di polizia giudiziaria” (17).
Furono istituiti per la tutela dell’ordine pubblico e per le esigenze di soccorso pubblico. Oggi “si presentano come strutture duttili, dotate di altissima efficienza organizzativa ed operativa, sono preparati ad affrontare ampie tipologie di intervento “in emergenza” e offrono prezioso supporto in numerose attività istituzionali (Nuclei Antisequestro, Reparti prevenzione Crimine, ecc.)” (18). Di rilievo il concorso nei servizi antisequestro in Sardegna, in quelli di sorveglianza delle coste adriatiche e la partecipazione, in Albania, alla missione “Arcobaleno”. Nel 1999, i Reparti Mobili “hanno impegnato in ambito nazionale 654.700 unità. In particolare: 66.000 sono state impiegate per la sicurezza nei più importanti processi a carico di elementi eversivi e della criminalità organizzata; 222.000 per servizi di prevenzione, vigilanza e controllo del territorio, 4.000 per servizi in località turistiche e di villeggiatura durante la stagione estiva; 211.000 in servizi di ordine e sicurezza pubblica fuori sede per periodi di media e lunga durata” (19).
Massiccio l’impegno nelle competizioni sportive, esteso alle scorte ai treni e ai pullmann dei tifosi e agli interventi volti a prevenire atti di vandalismo, e nelle manifestazioni e riunioni nazionali ed internazionali, nonché nei servizi in occasione dei viaggi del Presidente della Repubblica, di presenza di personalità estere in Italia e durante le visite pastorali del Sommo Pontefice. In ogni occasione di servizio il personale dei Reparti Mobili ha dato testimonianza di elevata professionalità. Senso del dovere, spirito di sacrificio, conducendo con grande sensibilità ed umanità quei servizi che comportano il contatto con la gente.
Il Servizio Cinofili della Polizia di Stato con i suoi cani, che si possono considerare degli autentici specialisti, fornisce un prezioso supporto quotidiano nell’attività di polizia giudiziaria, antidroga, antisabotaggio e nel soccorso in montagna. Sono 181 le unità cinofile distribuite sul tutto il territorio nazionale, suddivise in 20 distaccamenti regionali e in un centro per l’allevamento e l’addestramento a Nettuno. Nel ’99 le unità cinofile “sono state impiegate complessivamente ben 27.099 volte; 12.164 i servizi suddivisi in 4.182 interventi per attività di polizia giudiziaria, 2.612 per operazioni antidroga e 5.370 per quelle antisabotaggio. Nelle operazioni di soccorso in montagna, i cani impegnati in questo prezioso servizio hanno salvato tre persone disperse” (20).
Ormai non è più solo il pastore tedesco ad essere utilizzato nell’attività; di recente sono state individuate altre razze canine che pur non sostituendo il pastore tedesco lo affiancano in alcuni servizi: per quelli di polizia giudiziaria hanno fatto la loro prima comparsa i rottweiler e i dobermann; nei servizi antidroga troviamo il boxer, il labrador, il pastore belga francese, cani dotati di particolari doti olfattive e di agilità.
L’attività di polizia giudiziaria “ha portato al sequestro di oltre 458 kg di sostanze stupefacenti, al rinvenimento di un numero rilevante di armi, munizioni, materiale esplosivo e di valuta, nonché all’arresto di 268 persone” (21).
La coppia uomo-cane come del resto l’esperienza di tutte le polizie del mondo insegna, forma una vera squadra di poliziotti, operativa, duttile, di rapido impiego, adatta a fronteggiare le più diverse situazioni: dal contenimento di folle di azione contro singoli individui particolarmente pericolosi o che si sono barricati in ambienti chiusi, come banche, edifici pubblici, aerei. I cani di polizia sono impegnati nella ricerca di persone e oggetti; nelle perlustrazioni ed appostamenti; nella vigilanza e prevenzione dei delitti; nelle operazioni di soccorso in montagna; nella ricerca di esplosivi ed armi da fuoco; nella ricerca di sostanze stupefacenti e psicotrope.
Al servizio cinofili della Polizia di Stato si accede dopo aver frequentato un corso mentre la formazione  del personale nei servizi antidroga ed antiesplosivo prevede oltre la frequenza di corsi anche di successive specializzazioni. “Dal 1963 al 1999 il Centro ha effettuato 61 corsi di specializzazione, qualificando oltre 1000 operatori” (22).
I 206 artificieri della Polizia di Stato, operatori altamente specializzati, “si distinguono tra artificieri antisabotaggio e artificieri ordinari. I primi, con un organico complessivo di 137 operatori, provvedono a disinnescare, rimuovere e distruggere ordigni esplosivi; i 68 artificieri ordinari, hanno invece compiti di bonifica, conservazione, trasporto, revisione e ripristino di munizioni e di manufatti esplosivi. Operano individualmente o inseriti in apposite squadre antisabotaggio,  conosciute  anche a  livello  internazionale  per la  loro professionalità; costantemente aggiornati sui materiali, mezzi e tecniche di intervento, sono dotati di apparecchiature sofisticate, come caschi antiesplosione, valigie completamente attrezzate per il pronto intervento, veicoli filoguidati che permettono di operare a distanza, rilevatori antiesplosivo” (23).
Gli 87 tiratori scelti della Polizia di Stato sono perfettamente addestrati all'uso dell'arma lunga e svolgono in prevalenza compiti di protezione, a distanza, di personalità ed obiettivi sensibili. Utilizzano un particolare armamento, dotato anche di strumentazione sofisticata, che garantisce un'altissima precisione nel tiro.
La formazione e il costante addestramento sono gli elementi essenziali per questi specialisti la cui selezione avviene, oltre che sulla base delle predisposizioni individuali, soprattutto considerando l'equilibrio psico-fisico. Questo genere di intervento è richiesto infatti soltanto in situazioni di particolare rischio per la collettività e quando, in presenza di fatti criminali di elevata gravita e urgenza, non vi è alcuna possibilità di riuscita di un altro tipo di azione.
La completa padronanza e conoscenza della situazione, la perfetta sintonia con gli altri operatori coinvolti, oltre che l'assoluto controllo della scena e dei personaggi che in essa si muovono, costituiscono elementi essenziali per l'azione del tiratore. Si avvalgono di costose e sofisticate attrezzature   che   “costituiscono   la dotazione dei pari specialisti di altri  paesi europei, con i quali è mantenuto un continuo scambio di informazioni e tecniche di intervento; da alcuni anni, infatti,     anche     gli     artificieri antisabotaggio della Polizia di Stato adottano le procedure d'intervento secondo stanag NATO”(24).
 Gli aspiranti da avviare al corso di artificiere, vengono selezionati tra il personale dei ruoli esecutivi, con almeno cinque anni di servizio, previa domanda e requisito di volontarietà. Il personale selezionato, dopo essere stato sottoposto a severissimi accertamenti psicofisici e attitudinali per l'impiego nel particolare settore di intervento, viene inviato a frequentare un corso. La formazione degli specialisti antisabotaggio prevede attualmente due diversi momenti di formazione svolti presso strutture del Ministero della Difesa. Una volta conseguito la specializzazione, gli operatori, effettuano periodicamente corsi, stage, meeting multidisciplinari, anche all'estero, e presso Enti civili e militari. Di recente il Dipartimento della P.S. ha avviato, altresì, scambi professionali con i pari specialisti che operano in ambito internazionale.
La necessità di utilizzare un corretto approccio scientifico, oltre che investigativo, in tutte le attività di polizia giudiziaria, ha dato spazio, nel tempo, ad un delicato settore che si è imposto all’attenzione della comunità sociale per la sua professionalità e competenza a supporto di indagini spesso anche delicate e difficili.
L’Unità per l’analisi del crimine violento (Uacv), è intervenuta in numerose attività relative a fatti delittuosi di rilievo, tra cui il caso del serial killer dei treni in Liguria e l’omicidio Cesaretti. Tra i servizi effettuati nell’ambito di indagini particolari, vanno menzionati quelli svolti in occasione delle ricerche dei sequestratori di Alessandra Sgarella, Giuseppe Soffiantini e Silvia Melis e quelli di ausilio per la cattura di numerosi latitanti tra i quali Licio Gelli e Pasquale Cuntrera.
La Polizia Scientifica è una struttura della Polizia di  Stato  che  svolge,  in generale,  compiti  di supporto  tecnico-specialistico  in  alcune  attività  di Pubblica  Sicurezza  ed,   in  particolare,   compiti   di investigazione     tecnico-scientifica     come     settore specialistico  della  Polizia  Giudiziaria  attraverso  il reperimento ed il riscontro di elementi certi di prova per mezzo   di   rilevazioni,   sperimentazioni   ed   analisi scientifiche. L’analisi   scientifica   di   documenti,    la rilevazione  delle  impronte  digitali,  la  loro  ricerca computerizzata,    1'analisi    di    tracce    biologiche identificabili con un grado di certezza pari a quello delle impronte   digitali,   le   indagini   informatizzate   per 1'identificazione della voce, le indagini balistiche,  le indagini  chimiche  nel   settore  della  droga,   quelle merceologi che, rappresentano, tra gli altri, i tanti aspetti di una realtà operativa in crescita, volta ad affiancare i settori più avanzati della ricerca ed a vivere giornalmente, con professionalità, tecnologia e scienza, il servizio alla collettività, contro ogni forma di crimine. In tale ambito, la Polizia Scientifica si colloca quale espressione più moderna e tecnologicamente avanzata dell'impiego investigativo dispiegato dalla P.di S., in un quadro di sintesi che coniuga, alle potenzialità promananti dalla scientificità delle metodiche e dei mezzi impiegati, le più ampie garanzie di legalità risalenti all’inoppugnabilità dei riscontri probatori,  per tale tramite conseguiti.
Lo scorso anno la Polizia Scientifica “ha   svolto   numerose   indagini specialistiche,    tra    cui    8.128 biologiche,   707   grafiche,   854 balistiche, 281 fisiche, 410 chimiche, 1.998 merceologiche e 513 medico-legali; alcune hanno riguardato casi di     rilevanza     nazionale     e internazionale. Inoltre sono stati effettuati   263   accertamenti   su pistole, revolver e fucili, 448 su bossoli e 143 su proiettili, nonché 48 analisi su esplosivi, 6.110 evidenziazioni di impronte latenti, 27 comparazioni vocali e 59 filtraggi ed accertamenti di integrità su nastri magnetici. Al Casellario centrale d'identità sono pervenuti 200.293 cartellini segnaletici, cui sono conseguite 48.487 identificazioni; il controllo di fascicoli di rilievi tecnici ha permesso di accertare che 6.108 impronte papillari erano utili per risalire ai soggetti di provenienza ed i conseguenti confronti dattiloscopici hanno condotto all'identificazione di 2.006 impronte, di cui 122 effettuati su iniziativa della Sezione identità giudiziaria e 713 dai Gabinetti Regionali di Polizia Scientifica” (25).
L’Unità per l’analisi del crimine violento  (Uacv) “è stata interessata a fatti delittuosi di rilievo, tra cui gli omicidi di floride Cesaretti, Stefano Pompeo, Massimo D’Antona e Gaetano Scroppo, per i quali ha applicato le nuove metodologie per la ricostruzione tridimensionale computerizzata della dinamica dell’evento e il Sistema per l’analisi della scena del crimine (Sasc)” (26).
Nel ’99 è stato “reso operativo il nuovo Sasc Rapine, che ha permesso di effettuare 178 ricerche di comparazione tra rapine avvenute in tempi e luoghi differenti e 82 comparazioni antropometriche per il riconoscimento degli autori. E’ stato realizzato il progetto World Facts per lo sviluppo del sistema informativo tecnico scientifico per il contrasto al fenomeno del terrorismo, mediante un collegamento telematico ad alta velocità” (27) tra l’Uacv, la Sezione indagini balistiche e la Divisione laboratori del Federal Bureau of Investigation a Washington. Sono ulteriori segnali della forte spinta a crescere che viene da uno dei settori dell’Amministrazione più votato alla continua evoluzione, in continuo contatto con realtà scientifiche all’avanguardia nei diversi settori riguardanti l’attività di Polizia giudiziaria.
Il Reparto a cavallo, con i suoi 414 cavalieri e 197 cavalli contribuisce in modo qualificato e significativo ai servizi di prevenzione e vigilanza soprattutto nelle zone verdi e archeologiche della Capitale e delle maggiori città. “Ha la sua sede a Roma, dove sono presenti anche un distaccamento e il Centro ippico delle Fiamme Oro, e cinque distaccamenti operativi sono dislocati a Milano, Firenze, Napoli, Catania, e Palermo; in Aspromonte, a Oliena in provincia di Nuoro, il Reparto opera con gruppi per servizi continuativi. Nel '99 è stato impegnato in 26.399 servizi” (28).
 Istituito nel 1860, il "Corpo dei militi a cavallo" si era distinto nella Tutela dell'ordine pubblico e nella repressione del banditismo. Successivamente i Reparti a cavallo raggiunsero una considerevole efficienza organizzativa nell'ambito del Corpo della Regia Guardia per la sicurezza, fino ad avere, nel primo dopoguerra, una notevole diffusione su tutto il territorio nazionale. Il Reparto risulta particolarmente congeniale all'impiego in ordine pubblico specie nelle manifestazioni sportive, per la vigilanza nelle isole pedonali dei centri storici e dovunque larghi spazi renderebbero necessaria la presenza di molti uomini appiedati.
Le    pattuglie    a    cavallo    hanno efficacemente contribuito ai servizi di controllo del territorio in Calabria, ai servizi antisequestro in Sardegna, dove è tuttora impegnato un consistente contingente ed a quelli di vigilanza ed ordine pubblico in numerose sedi; in occasione di manifestazioni culturali, solenni    ricorrenze,    hanno    svolto apprezzati servizi di sicurezza e di rappresentanza.
La Fanfara, costituita da 32 elementi selezionati per l'impiego di strumenti a fiato e a percussione, è stata impegnata in diverse manifestazioni, intervenendo in formazione organica negli schieramenti degli squadroni a cavallo in parate o particolari celebrazioni.
Cavalli e cavalieri della Polizia di Stato hanno partecipato a 113 concorsi ippici nazionali ed internazionali, offrendo elevate prestazioni e conseguendo brillanti risultati (32 le vittorie ottenute).

Notevole è il contributo fornito all'immagine della Polizia di Stato dalla Banda Musicale e le Fiamme Oro.
Depositaria di una lunga tradizione che affonda le sue radici all'epoca risorgimentale “la Banda Musicale, istituita nel 1928, ha oggi un organico di un direttore, un vice direttore e 103 esecutori. Le sue esibizioni, sia nei più prestigiosi teatri che all'aperto, sono particolarmente apprezzate e il vasto repertorio comprende, oltre alle tradizionali marce militari, anche brani originali e trascrizioni di musica classica antica e contemporanea. Frequenti gli interventi in occasione di trasmissioni televisive e le registrazioni discografiche, molto apprezzate fra gli intenditori. La presenza nel Complesso di diversi solisti conferisce all'armonia dell'insieme spiccate qualità artistiche ed originalità interpretativa anche nelle esecuzioni più impegnative” (29).
Il Gruppo sportivo Fiamme Oro, istituito nel 1954, si è sempre distinto per i suoi importanti successi sia a livello nazionale che internazionale. Nel '99 è stata firmata la nuova convenzione tra l'Amministrazione e il Comitato Olimpico Nazionale Italiano per lo sviluppo dell'attività sportiva.
Gli atleti cremisi hanno partecipato a numerosissime competizioni, a tutti i livelli, ottenendo importanti risultati. “Tra questi, a livello mondiale ed europeo, Vincenzo Modica campione del mondo a squadre e medaglia d'argento nella maratona; Daniele Di Spigno campione mondiale per il tiro a volo; titoli mondiali militari per Massimo Guglielmi nel canottaggio, Ivan Bernasconi e Maurizio Checcucci nell'atletica leggera, Valentina Vezzali nell'individuale e a squadre di fioretto, Francesca Bortolozzi nel fioretto a squadre. La Vezzali ha anche vinto la coppa del mondo e si è laureata campione europeo individuale e a squadre nella spada; sempre nella scherma sono campioni europei Elisa Uga, Margherita Zaiaffi, Sandro Cuomo e Paolo Milanoli. Nei mondiali dì canottaggio hanno vinto 2 bronzi Valter Molea e 1 ciascuno Davide Carboncini e Lorenzo Bertini; per il pattinaggio Nicola Franceschina ha vinto 2 medaglie d'oro alle Universiadi nello short track; Karen Putzer è vincitrice nello sci della coppa del mondo di super G.; nel kata troviamo Roberta Soderò campione europeo individuale e medaglia d'argento a squadre, nello judo Giuseppe Maddaloni è campione europeo. David Landi, Roberto Fiorucci, Andrea Mangherini e Francesco Turcato hanno vinto la medaglia d'argento a squadre nella coppa europea per il nuoto pinnato; Landi è anche due volte campione europeo individuale e Turcato 2 volte vice campione. Innumerevoli, infine, i titoli italiani individuali e a squadre in tutte le discipline” (30).
Siamo giunti al momento in cui è naturale fare un bilancio operativo dell’Istituzione Polizia di Stato. Innanzitutto è da registrare una presenza costante in tutti i settori e con le più varie ed appropriate modalità d’intervento.
Massima è stata l'attenzione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza per garantire quotidianamente la sicurezza dei cittadini attraverso una maggiore, capillare e più funzionale presenza sul territorio di tutte le componenti operative della Polizia; nel contempo si è andato consolidando sempre più il rapporto di fiducia tra società civile ed Istituzioni, tra i cittadini e la Polizia di Stato. Il Dipartimento ha messo in atto dispositivi di prevenzione e di presidio del territorio sempre più efficaci aggiornando e rendendo più flessibili la dislocazione e l'impiego sul territorio delle risorse disponibili, ottimizzando l'impiego delle Volanti, delle autoradio dei Commissariati, delle pattuglie delle Specialità e dei Reparti Prevenzione Crimine.
E' continuata l'attività per attuare un nuovo modello organizzativo dei  Commissariati  di  Pubblica Sicurezza, un presidio territoriale, snello e sburocratizzato, che, nel privilegiare le attività di vigilanza, prevenzione   e   controllo   del territorio,     garantisca     una maggiore presenza e visibilità della Polizia di Stato. Si prevede un  Commissariato "coordinatore" (con compiti investigativi e burocratici-amministrativi) e uno o più Commissariati "coordinati", prevalentemente per il controllo del territorio. Negli anni scorsi questa trasformazione aveva riguardato Roma, Napoli e Palermo e le province di Reggio Calabria e Siracusa, nel '99 è stata attuata a Torino e Milano ed è proseguita anche per i presidi territoriali della Sardegna.
Per ottimizzare i servizi di prevenzione generale uno specifico impulso è stato inoltre dato alla realizzazione   delle   sale   operative   comuni interconnesse. E’ un sistema tecnologicamente avanzato, attraverso il quale le rispettive centrali operative delle Forze di Polizia possono conoscere esattamente la posizione delle risorse sul territorio con la radiolocalizzazione delle pattuglie operanti.
Per una più incisiva azione di contrasto alla criminalità un ruolo importante rivestono i 10 Reparti Prevenzione Crimine che partecipano con le Forze territoriali alla realizzazione di efficaci servizi per la tutela della sicurezza, attraverso l’impiego operativo di circa 800 unità al giorno.
La concessione della medaglia d’oro al Merito Civile alla Bandiera della Polizia di Stato per l’attività in occasione dei numerosi sbarchi di immigrati clandestini negli anni , insieme al ricordo dei 9 caduti, 1.551 feriti e 60 riformati dal 1° aprile ’99, testimoniano, ancora una volta, gli innumerevoli atti di valore compiuti dalle donne e dagli uomini della Polizia di Stato al servizio della libertà e del rispetto della legge.
La concessione della Medaglia d'oro al Merito Civile alla Bandiera della Polizia di Stato per l'attività in occasione dei numerosi sbarchi di immigrati clandestini negli anni, insieme al ricordo dei 9 Caduti, 1.551 feriti e 60 riformati dal aprile '99, testimoniano, ancora una volta, gli innumerevoli atti di valore compiuti dalle donne e dagli uomini della Polizia di Stato al servizio delta libertà e del rispetto della legge.
Primi tra gli obiettivi della nostra Polizia sono l’ordine e la sicurezza pubblica. Un impegno costante e delicato, quello svolto ogni giorno dagli operatori a tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, e a garanzia di una ordinata e serena convivenza, obiettivi prioritari del Dipartimento della Pubblica Sicurezza nel quadro più generale del coordinamento delle Forze di Polizia. Nel corso del '99 quotidiana è stata l'attenzione alle situazioni nazionali, dall'immigrazione clandestina ai grandi eventi pubblici e le continue esigenze di ordine e sicurezza pubblica hanno comportato un continuo e impiego di forze.
Particolare “rilevanza ha assunto la problematica occupazionale, specie nel Sud, dove la carenza dei posti di lavoro e le continue crisi aziendali hanno  dato  luogo  a  numerose manifestazioni   di   piazza,  spesso degenerate in blocchi stradali e ferroviari. In questo contesto, i segnali di più diffuso malessere si sono registrati nella provincia di Napoli, dove  le  quotidiane  iniziative  di protesta dei disoccupati organizzati e dei lavoratori socialmente utili hanno comportato l'impiego di numerosi contingenti di rinforzo. Analogo lo sforzo per gli avvenimenti di interesse internazionale, i cui sviluppi hanno avuto riflessi sull'ordine pubblico; la vicenda del leader curdo Ocalan e l'inizio delle operazioni belliche nel Kosovo” (30) hanno comportato un notevole impegno, sia per attuare un'attenta azione di prevenzione e vigilanza, connessa alla presenza di numerosi obiettivi a rischio, sia per garantire il regolare svolgimento delle numerose manifestazioni di piazza organizzate antagoniste.
Affinché le attività siano tra loro sinergiche è necessario se non addirittura fondamentale il supporto fornito dal C.E.D.
Il Ced è la banca dati che fornisce il supporto informatico per l'attività operativa delle Forze di Polizia ed assicura la classificazione, l'analisi e la valutazione delle informazioni e dei dati significativi sia per la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, che per la prevenzione e la repressione dei reati. A questo delicato e peculiare servizio, le Forze di Polizia accedono attraverso un sistema informativo interforze. Il Ced è interconnesso tramite un collegamento in tempo reale, con gli altri centri elettronici delle Forze di Polizia. Inoltre, per il 2001, sarà operativo il nuovo sistema informativo interforze Sdi (sistema d'indagine) che faciliterà la consultazione della Banca dati interforze tramite terminale da parte di tutti gli organi operativi ed investigativi. Il sistema consente di esplorare anche banche dati esterne collegate con il Ced e permette di accedere ad una massa considerevole d'informazioni, tanto che l'utente, assistito da strumenti di ricerca particolarmente sofisticati, può svolgere sìa ricerche specifiche su singoli fatti, sia ricerche integrate. Nel corso del '99 i collegamenti con la banca dati “sono stati effettuati da 9.769 terminali video-stampanti (+12,1% rispetto al '98). Complessivamente il Ced ha gestito oltre 75 milioni di messaggi; negli schedari sono state memorizzate oltre 45 milioni di interrogazioni con una media giornaliera di 123.350 accessi, mentre sono stati oltre 5 milioni gli aggiornamenti (+4,8% nei confronti dell'anno precedente). La Polizia di Stato ha 7.458 terminali video (+6 / 6% rispetto al '98)” (32).
Nei 905.534 archivi a testo libero sono stati memorizzati 36.067 nuovi documenti, di cui 23.731 relativi alla criminalità (+2,1% nei confronti del '98). Nello schedario delle persone sono stati memorizzati circa 45 milioni di accessi e in quello delle auto rubate quasi 5 milioni. Gli accessi agli archivi delle armi sono stati 751.272, agli archivi delle banconote 102.703. Le persone memorizzate per aver preso alloggio in esercizi ricettivi nazionali sono 9.053.567 (+5% rispetto al ‘98).
Alcuni dati statistici forniti proprio dagli archivi del C.E.D. ci fanno comprendere quali sono state le attività principali nel nostro passato recente le operazioni effettuate dalla Polizia per la lotta alla criminalità e al terrorismo…
Nel '99 il quadro complessivo della sicurezza nazionale ha evidenziato l'efficacia della sinergia degli interventi tra tutte le componenti istituzionali impegnate nella lotta al crimine. Si è registrato, anche lo scorso anno, un'apprezzabile contrazione dei delitti tentati e consumati (2.373.380, con una diminuzione del 2,2% rispetto al '98). Nell'azione  di  “contrasto  alla  criminalità (33) comune e organizzata sono stati conseguiti notevoli risultati che hanno portato alla cattura di 7.134 ricercati - 379 di particolare dalla Polizia di Stato - e al sequestro di 2.103 e, la Polizia di Stato ha deferito all'Autorità 51.450 arrestate (per entrambe il 2,6% in più hanno consentito di individuare ed arrestare, in Italia ed all'estero, 50 ricercati (27 dalla Polizia di Stato) di comprovata pericolosità appartenenti a cosche mafioso”.
Per la 'ndrangheta sono state neutralizzate 48 cosche (46 in Calabria) riconducibili ad associazioni mafioso originarie della Calabria, con il perseguimento di 1.094 affiliati, mentre sono stati emessi provvedimenti di sequestro per 336 beni; in Italia e all'estero sono stati catturati 53 pericolosi latitanti (21 dalla Polizia di Stato), organici alle cosche.
Per quanto riguarda la camorra 39 sono stati i sodalizi disarticolati (38 in Campania) con il coinvolgimento di 571 affiliati e il sequestro di 27 beni (13 i sodalizi individuati dalla Polizia di Stato). Sono stati inoltre individuati e arrestati dopo approfondite indagini 111 latitanti, anche fuori dell'Italia, (65 assicurati alla Giustizia dalla Polizia di Stato).
Per la criminalità organizzata pugliese sono state perseguite in Puglia 11 cosche con il coinvolgimento di 175 affiliati e il sequestro di 191 beni (la Polizia di Stato ha individuato 7 sodalizi e denunciato 169 persone). L'attività di ricerca dei latitanti, ha consentito di individuare ed arrestare, in Italia e all'estero, 37 ricercati (24 sono stati catturati dalla Polizia di Stato) legati alle organizzazioni malavitose pugliesi; in Montenegro sono stati arrestati 13 pericolosi latitanti.
In Sardegna sono stati perseguiti 3 sodalizi, con il coinvolgimento di 68 affiliati e il sequestro di 2 beni (la Polizia di Stato ha disarticolato 2 cosche con la denuncia di 28 affiliati). Indagini specifiche hanno consentito di arrestare in Italia e all'estero 6 pericolosi ricercati (4 di questi dalla Polizia di Stato) legati alla criminalità sarda. Il proseguimento di attività investigative relative a sequestri degli anni passati hanno consentito di arrestare, in un'operazione congiunta con l'Armai dei Carabinieri nel milanese e nel reggino, per concorso nel sequestro di Alessandra Sgarella, 6 persone, 5 delle quali dalla Polizia di Stato (7 individui, di cui 6 dalla Polizia di Stato, erano già stati arrestati nel '98). Sono stati inoltre arrestati tre latitanti responsabili di sequestro, uno dei quali inserito nel programma speciale di ricerca dei 30 latitanti di massima pericolosità e due nell'opuscolo dei 500 latitanti più pericolosi.
II Servizio Centrale Operativo nel '99, oltre all'attività di coordinamento che ha riguardato tra l'altro importanti operazioni delle squadre di polizia giudiziaria dei Commissariati e delle Specialità, ha seguito costantemente gli sviluppi investigativi delle informazioni  fornite  dagli  addetti  legali  delle Ambasciate straniere, da Interpol, Europei, Sirene e dagli Ufficiali di collegamento. I consolidati rapporti di costruttiva collaborazione dello S.c.o. con le strutture periferiche si sono sviluppati anche attraverso interventi investigativi diretti sul territorio a supporto degli Uffici impegnati su problematiche investigative complesse sulla criminalità organizzata, il traffico di stupefacenti, il traffico dei tabacchi lavorati esteri, il traffico internazionale di auto rubate, lo sfruttamento sessuale dei minori, il traffico di esseri umani con particolare riferimento alle etnie albanese, cinese, nigeriana che hanno generato un maggiore indotto criminale sul territorio nazionale.
I collaboratori di giustizia sottoposti alle misure dì protezione sono stati 1.156 (400 provenienti da organizzazioni criminali legate a cosa nostra, 222 alla camorra, 156 alla 'ndrangheta, 82 alta sacra corona unita e 240 a organizzazioni criminali di altro genere, oltre a 56 testimoni protetti) a cui vanno aggiunti 4.106 familiari.
Le operazioni contro la produzione, il traffico, lo spaccio sono state 22.158 (+4.6% rispetto al ‘98), con la denuncia di 34.313 persone (+2.8 nei confronti del ‘98), di cui 24.362 in stato di arresto; 1.002 sono stati i decessi per overdose (-13% rispetto al ‘98). Da gennaio al 20 Aprile 2000 sono stati sequestrati 15.610 kg. Di stupefacenti (+37% rispetto allo stesso periodo del ‘99), condotte 6.556 operazioni antidroga, denunciate 10.104 persone, di cui 7.282 arrestate, mentre i decessi sono stati 242.
La Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, insieme alle Digos, ha affrontato diverse emergenze significative per la sicurezza nazionale scaturite da azioni terroristiche di organizzazioni interne e da minacce provenienti da formazioni internazionali. L'evento più grave “è stato, senza dubbio, l'omicidio a Roma di Massimo D'Antona, rivendicato dalle Brigate Rosse. Nello stesso contesto, si sono avute, soprattutto in Veneto e in coincidenza con l'intervento della Nato nella ex Jugoslavia, azioni dimostrative contro auto di militari americani e sedi di partiti di governo rivendicate con volantini firmati "Nuclei Territoriali Antimperialistici". Si è anche riproposta la minaccia dei gruppi anarco-insurrezionalisti con due attentati falliti. Sul fronte dell'estrema destra, le Digos hanno fronteggiato azioni di nazi-fascisti consistenti in attentati dimostrativi. Per  il  terrorismo  internazionale seppure da tempo non si registrano attentati di organizzazioni straniere, l'attività informativa e investigativa continua a rilevare la presenza di cellule di organizzazioni integraliste islamiche nordafricane e mediorientali” (34). Complessivamente, nel '99 sono state arrestate 106 persone, di cui 48 con connotazioni ideologiche di sinistra, 29 collegate all'eversione di destra ed altrettante appartenenti a organizzazioni eversive straniere.
Tra le operazioni più significative condotte dalla Polizia di Prevenzione in collaborazione con diverse Polizie straniere: l'arresto di un ex brigatista rosso, non rientrato in carcere al termine di un permesso premio e trovato in possesso di armi da utilizzare per alcune rapine già programmate; l'arresto a Londra di due latitanti appartenenti all'organizzazione eversiva di estrema destra, denominata Nar; l'arresto a Bologna di due attivisti anarco-insurrezionalisti, responsabili di gravi azioni violente; l'arresto a La Spezia per detenzione di armi da guerra di un cittadino iracheno, ex sottufficiale della Marina Militare dell'Irak rifugiato politico in Italia dal '90. Sono stati trovati anche diversi floppy disk con informazioni riservate; a Trieste sono stati arrestati due albanesi per traffico di armi provenenti dalla Svizzera probabilmente dirette ai guerriglieri kosovari; a Roma è stato individuato ed arrestato un estremista di destra per attentati antisemiti, mentre altri "ultras" sono stati identificati e segnalati all'Autorità giudiziaria.
Dopo il ritrovamento di un ordigno esplosivo a Como, in un Centro culturale islamico adibito anche a luogo di culto, è stato arrestato un cittadino turco appartenente ad un gruppo in contatto con ambienti della sinistra eversiva turca e del separatismo curdo attivi in Germania e Svizzera. Con la collaborazione della Polizia elvetica, è stato arrestato in Svizzera anche un altro cittadino turco di etnia curda, della stessa organizzazione. Infine, sono stati arrestati per associazione con finalità di terrorismo, sabotaggio e danneggiamento aggravato, cinque componenti di un gruppo che avevano costituito una cellula anti-Nato.
La Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione ha continuato a svolgere insieme ai Servizi di intelligence e ai Servizi di Informazione di altri Paesi, un'attività mirata per proteggere il Paese da potenziali minacce interne ed esterne e per meglio contrastare il terrorismo internazionale e ha fornito dettagliate informazioni alle Questure per meglio indirizzare i servizi sul territorio, mentre in ambito di cooperazione internazionale, in particolare in sede Europei, ha presentato proprie proposte e sviluppato e raggiunto intese tra i Paesi Comunitari.
La condivisione della minaccia terroristica che accomuna tutti i partner europei impone precise strategie di prevenzione e quindi analisi mirate e sempre più aggiornate, in particolare su quelle formazioni in continua evoluzione che compongono la galassia del terrorismo.
Fa parte delta Direzione anche la Divisione Operazioni Speciali, il Nocs, che costituisce il Reparto al quale sono demandati gli interventi ad alto rischio, come la cattura di pericolosi latitanti o la liberazione di ostaggi. Dotato di equipaggiamento speciale, il Nucleo è articolato in unità di pronto impiego in grado di intervenire, con il supporto di mezzi terrestri, navali ed aerei, su tutto il territorio nazionale nell'arco delle 24 ore. Nel '99 il Nocs, in collaborazione con la Dia, ha partecipato ad un'operazione in  Campania contro  la criminalità organizzata nel corso della quale, a seguito di un conflitto a fuoco,  è rimasto vittima un boss della camorra mentre due esponenti dello stesso clan sono stati arrestati.
Terminiamo questa parte con un esame rapido e per linnee essenziali del Rapporto sulla Sicurezza (35), sul quale non possiamo, per i limiti propri di una tesi, soffermarci ampiamente.
Com’è ben noto lo stato di progresso e di civiltà di una Nazione si evince anche dal “grado” di sicurezza che assicura e fornisce ai propri cittadini, nonché dal senso con cui tale salvaguardia viene percepita dalla popolazione.
Il Rapporto affronta le numerose tematiche relative alla sicurezza ed alla sua salvaguardia, fornendo anche indicazioni su come questa venga percepita dai cittadini. Viene analizzato l'andamento della criminalità nell'ultimo decennio e, per averne una più chiara comprensione, alcuni fenomeni vengono anche approfonditi in un arco di tempo trentennale. Ne risulta che gli anni novanta hanno mostrato chiari segni di un progressivo ridimensionamento del numero dei reati commessi, con una tendenza, rispetto al decennio precedente, ad una diminuzione delle relative frequenze, che restano ancora, però, su livelli più elevati rispetto a quelli registrati agli inizi degli anni settanta. In particolare, le statistiche indicano che, per alcuni tipi di reato dalla forte visibilità sociale e dalla significativa valenza culturale (gli omicidi, i furti e le rapine), gli anni novanta hanno rappresentato un periodo di relativa flessione o stasi dopo l'esplosione generalizzata e dirompente del 1991. Per altri reati (lesioni personali, truffe, violenze carnali o sfruttamento della prostituzione) nel corso del decennio si è assistito, invece, ad un aumento, più o meno continuo rispetto a quello avvenuto nei due decenni precedenti.
Tutti i reati considerati mostrano, comunque, di essere più frequenti nei comuni capoluogo, ciò sarebbe da ricondurre alle differenti opportunità (di compiere un reato, di essere scoperti, ecc.) che le città più grandi e più ricche offrono rispetto a quelle più piccole. Si cerca anche di individuare i fattori che hanno determinato, negli anni novanta, la contrazione di alcuni reati: essi sono l’azione di contrasto delle Forze di polizia, specie contro la criminalità organizzata ed i mutamenti demografici nella composizione della popolazione italiana (soprattutto l’età).
Per altro verso, l'immigrazione clandestina è annoverata, invece, tra i processi che hanno avuto effetti opposti. Circa il secondo fattore, si evidenzia il progressivo invecchiamento della popolazione italiana, mentre la tendenza a delinquere è tipica delle classi d'età più giovani (le quote più elevate di condannati per gravi reati predatori si registrano tra i 18 e i 24 anni).
Per il reato più violento di tutti, l'omicidio, ne viene rappresentato l'andamento della serie storica sin dal 1880. Questo mostra chiaramente che, a parte i picchi corrispondenti ai due periodi di guerra, la curva è andata progressivamente calando nel corso dell'ultimo secolo, passando da un tasso di quasi 20 casi ogni centomila abitanti all'attuale 5. Nel 1968 si è toccato il punto più basso, poi anche la curva degli omicidi, come quella in generale degli altri delitti, ha ripreso a crescere, per diminuire nuovamente dopo la punta del 1991.
La rilevanza dell'attività delle Forze di polizia per contrastare tale reato è dimostrata dal fatto che negli anni novanta vi è stata un'accentuata riduzione degli omicidi ascrivibili alla criminalità organizzata ed a quella comune, mentre sono rimaste pressoché stabili le altre tipologie di tale reato non direttamente collegate allo svolgimento di attività criminali, ma dovute a motivi passionali o futili.
Gli anni novanta hanno visto, anche per le rapine, una relativa contrazione dei tassi di occorrenza. Nell'ambito di questo reato il rapporto evidenzia, però, una particolarità: è il caso delle rapine in banca, che nell'ultimo decennio hanno fatto registrare una forte crescita ed interessanti mutamenti nelle loro caratteristiche esecutive. La tendenza al loro aumento iniziata in Italia nel 1987, è continuata anche negli anni '90, con un primo picco nel 1991 ed un nuovo ennesimo picco nel 1998.
Stante questa peculiarità, le rapine in banca sono state esaminate come fenomeno particolare ed è stato così riscontrato che, a fronte dell'accresciuta frequenza del reato, vi è stata una decrescente remunerabilità. Sono cambiate anche le caratteristiche degli autori, i quali, in linea di massima, non sono più professionisti del settore ma spesso agiscono d'impulso, senza una accorta pianificazione.
Diversa la situazione delle rapine negli uffici postali, reato meno diffuso delle rapine in banca ma che negli anni novanta ha visto aumentare la propria redditività media. Anche per altri reati predatori viene indicata la linea di tendenza generale e ne vengono compiuti degli approfondimenti specifici per meglio evidenziarne alcune particolarità. In generale, per essi gli anni novanta hanno registrato un moderato declino o, in alcuni casi, arresto dopo la lunga fase crescente iniziata negli anni '70. Le dinamiche particolari, però, divergono: i furti in appartamento, dopo un breve periodo di calo, ricominciano a salire dal 1994 raggiungendo il picco nel '98. Nel 1999, invece, si registra una loro forte contrazione, confermata anche dai dati del 2000, frutto dell'intenso lavoro specifico di controllo del territorio, effettuato soprattutto fuori dai grandi centri urbani che restano il luogo prediletto per la loro consumazione.
I furti di autoveicoli, invece, dopo il picco del '91 hanno stabilizzato la tendenza al decremento fino al 2000, con un indice che rappresenta il valore più basso degli ultimi dieci anni.
Gli scippi, invece, calano vistosamente senza soluzione di continuità, mentre i borseggi, dopo un periodo di calo dal 1992 al 1995, ricominciano a crescere, superando nel '99 il picco del 1991.
Particolare attenzione viene dedicata ad una tematica nuova e poco consueta negli studi di settore nel nostro Paese: quella delle vittime dei reati, per le quali vengono analizzate il sesso, l'età e la classe sociale quali differenze incidenti sul rischio di vittimizzazione.
Specifiche indicazioni sono, poi, fornite circa alcune fenomenologie delittuose di rilevante interesse ed attualità quali: la minaccia al patrimonio artistico ed ambientale, la criminalità ad alta tecnologia e gli abusi sessuali in pregiudizio dei minori, che da tempo hanno catalizzato l'attenzione dell'opinione pubblica.
Un'ampia disamina viene condotta sull'attuale scenario della criminalità organizzata, il quale, oltre che dalla perdurante presenza delle tradizionali forme di criminalità organizzata di tipo mafioso, risulta sempre più caratterizzato da altri gruppi criminali, per lo più su base etnica, che ne enfatizza il carattere transnazionale. Così, ai trafficanti sudamericani, orientali e mediorientali si sono andati ad aggiungere gli slavi, i russi, i nigeriani e gli albanesi. Questa nuova realtà è molto variegata.
Ci sono gruppi potenti per la loro ricchezza e per le modalità operative particolarmente sofisticate. Ve ne sono altri che traggono la loro forza dalla sola violenza, evidenziando arretratezza organizzativa e ingenuità operativa.
Queste varie componenti vanno, però, rapidamente ad integrarsi, producendo effetti immediati su entrambe le tipologie di criminalità. Anche se uno dei fattori che hanno inciso negativamente sull'andamento della criminalità nel decennio è stato quello connesso dell'immigrazione clandestina e nonostante che i gruppi criminali stranieri siano particolarmente attivi nel nostro territorio, si evidenzia come gran parte della popolazione immigrata vada pian piano integrandosi, attraverso procedure di regolarizzazione, con la popolazione italiana, della quale rappresenta peraltro il maggiore fattore di crescita.
Al riguardo, la programmazione dei flussi di ingresso degli stranieri, oramai direttrice costante della politica migratoria del nostro Paese, si coniuga con iniziative mirate in tema di sicurezza delle frontiere e di contrasto all'immigrazione clandestina.
Per quanto riguarda l'andamento dei fenomeni criminali che gravitano attorno al mercato della droga, gli anni '90 non hanno visto una variazione significativa nel numero di persone che hanno violato la legge sugli stupefacenti, mantenendosi su un indice costante per tutto il decennio.
Significativa la quota dei minorenni deferiti all'Autorità Giudiziaria, costantemente aumentata in tutto l'arco temporale considerato. I tassi di criminalità si rivelano più alti nelle regioni centro-settentrionali e nelle grandi città. Ma ciò che emerge è il mutamento nell'offerta di stupefacenti: mentre per alcune sostanze, prima dominanti il mercato delle droghe, la domanda si è sensibilmente ridotta (eroina, hashish), altre sono state in forte crescita (cocaina, marijuana, anfetaminici). I decessi per abuso di sostanze stupefacenti, dopo il picco del "96, sono in netta diminuzione.
Viene esplorata, altresì, la situazione attuale dell'eversione politica e delle probabili minacce terroristiche, anche nelle sue dimensioni internazionali.
È anche illustrata l'attività delle Forze di polizia a tutela dell'ordine e della sicurezza in relazione a fenomeni di natura complessa ed eterogenea in un quadro nazionale connotato da problematiche socio-economiche ed occupazionali e fitto di avvenimenti, non ultimo l'evento del grande Giubileo dell'anno 2000.
Uno spaccato riguarda la tematica della percezione della sicurezza, con particolare riferimento alle opinioni della popolazione italiana. Probabilmente anche in Italia, come in altri Paesi occidentali, la paura personale della criminalità è fortemente aumentata negli anni '70 ed '80, quando è iniziato a crescere il tasso annuale di furti, rapine ed omicidi. Stando, però, ai dati disponibili, nell'ultimo decennio non è riscontrabile un aumento della paura di vittimizzazione. Questa, d'altronde, è determinata non da reati ascrivibili alla grande criminalità organizzata, bensì dalla criminalità predatoria (furti e rapine).
La paura della criminalità si distribuisce in modo disomogeneo tra la popolazione, variando con l'età, il sesso e la collocazione geografica: essa è più forte tra i giovanissimi e gli anziani, tra le donne, in alcune regioni meridionali (anche se la percezione di un aumento dell'attività illegale penalmente rilevante è più forte al Nord), nei grandi centri metropolitani. Ma non sono solo i gravi reati ad influenzare la paura della vittimizzazione, concorrendovi anche i cosiddetti, reati "morbidi”, che altro non sono che atteggiamenti di inciviltà indicanti la rottura di un ordine sociale condiviso e la perdita di controllo da parte delle comunità sul proprio territorio, con conseguente percezione di insicurezza da parte dei cittadini.
Circa la percezione di sicurezza, sono poi presentati i risultati di alcune rilevazioni svolte nel secondo semestre del 2000 dal CIRM per conto del Ministero dell'Interno, su un campione di persone ultradiciottenni residenti in Italia.
La sicurezza viene citata dagli italiani come terza questione, in ordine di importanza, dopo l'occupazione e le pensioni, ed è descritta come una dimensione individuale legata più al rischio di interventi negativi di forze estranee ed accidentali che all'azione specifica di figure e personaggi fisici (una sorta di sentimento la cui messa in pericolo non è immediatamente collegata alla altrui azione criminale). Sostanzialmente i cittadini si sentono sicuri nel proprio quartiere, si sentono protetti ed hanno fiducia nell'attività delle Forze di polizia, del cui operato sono abbastanza soddisfatti.
Le forme criminali che incidono maggiormente sul senso di sicurezza sono in ordine decrescente: i furti in appartamento, la criminalità organizzata, lo spaccio di droga, gli scippi, le aggressioni, le rapine, le violenze sessuali, il terrorismo ed il racket della prostituzione. Il contesto urbano è generalmente vissuto come più pericoloso, e pertanto i cittadini vorrebbero più prevenzione e più visibilità delle Forze di polizia.
La presenza di immigrati, invece, non è vissuta, nella maggioranza dei casi, come fattore incidente negativamente sul senso collettivo di sicurezza. Vengono, infine, illustrati i dati dell'ultimo decennio in ordine alle attività svolte dalle Forze di polizia sia nel contrasto che nella prevenzione della criminalità, e che testimoniano l’impegno, di dimensioni imponenti, costantemente posto in essere.
Un approfondimento specifico è riservato all'attività di ricerca e cattura dei latitanti più pericolosi, all'applicazione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali ed alle operazioni straordinarie svolte nell'anno 2000.
Si da, poi, atto del significativo cambiamento, anche di tipo culturale, posto in essere nella concezione stessa di attività di prevenzione, nella quale le istanze dei cittadini assumono sempre più un ruolo di preminenza ed anzi di ineludibile riferimento dell'azione.
Il "Rapporto" conclude con l'indicazione delle iniziative di cooperazione internazionale di polizia, sempre più indispensabili per contrastare efficacemente il crimine, che, inserito in un contesto di globalizzazione, tende a disancorarsi dalle sue radici per assumere un carattere transnazionale.
Ci auguriamo, al termine di questo capitolo, di non aver sacrificato eccessivamente la qualità e la quantità delle informazioni in nostro possesso. Per quel che può valere ci proponiamo, quanto prima, di tornare sui documenti in nostro possesso in modo più sistematico.

NOTE AL CAPITOLO QUINTO


1.               Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/volanti.htm, Internet, 11/02/01.
2.               Ibidem, reparti/stradale, cit., 11/02/01.
3.               Ibidem, reparti/stradale, cit., 11/02/01.
4.               Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/ferroviaria.htm,  Internet,  11/02/01.
5.               Ibidem, reparti/ferrov.htm, cit., 11/02/01.
6.               Ibidem, reparti/ferrov.htm, cit., 11/02/01.
7.               Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/frontie.htm, Internet, 11/02/01.
8.               Ibidem, reparti/frontie.htm, cit., 11/02/01.
9.               Ibidem, reparti/frontie.htm, cit., 11/02/01.
10.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/mare.htm, Internet, 11/02/01.
11.           Ibidem, reparti/mare.htm, cit., 11/02/01.
12.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/montagna.htm, Internet, 11/02/01.
13.           Ibidem, reparti/montagna.htm, 11/02/01.
14.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/postale.htm, Internet, 11/02/01.
15.           Ibidem, reparti/postale.htm, cit., 11/02/01.
16.           Ibidem, reparti/postale.htm, cit., 11/02/01.
17.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/mobili.htm, Internet, 11/02/01.
18.           Ibidem, reparti/mobili.htm, cit., 11/02/01.
19.           Ibidem, reparti/mobili.htm, cit., 11/02/01.
20.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/cani.htm, Internet, 11/02/01.
21.           Ibidem, reparti/cani.htm, cit., 11/02/01.
22.           Ibidem, reparti/cani.htm, cit., 11/02/01.
23.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/artif.htm, Internet, 11/02/01.
24.           Ibidem, reparti/artif.htm, cit., 11/02/01.
25.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/scient.htm, Internet, 11/02/01.
26.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/scient1.htm, Internet, 11/02/01.
27.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/scient2.htm, Internet, 11/02/01.
28.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/cavallo.htm, Internet, 11/02/01.
29.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/reparti/banda.htm, Internet, 11/02/01.
30.           Ibidem, reparti/banda.htm, cit., 11/02/01.
31.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/attiv2.htm, e http://www.poliziastato.it/attiv3.htm, Internet, 11/02/01.
32.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/attiv4.htm,Internet, 11/02/01.
33.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/attiv5.htm,Internet, 11/02/01.
34.           Polizia di Stato, http://www.poliziastato.it/attiv5.htm,Internet, 11/02/01.
35.           Polizia di Stato, Rapporto sullo stato della sicurezza in Italia, http://mininterno.it/banner1/rapporto-sic.htm, Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Internet, 11/02/2001, pp.1-4.



 

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