di Giuseppina D’Auria
La parità tra le donne e gli
uomini è stata ribadita nel Trattato d'Amsterdam e costituisce uno degli elementi prioritari
(ovvero uno dei pilastri) per lo sviluppo dell'occupazione nella Comunità
europea[1].
L'Unione europea è da lungo tempo impegnata nella promozione della parità fra i
generi, iscritta nel Trattato CE. Al giorno d'oggi la parità fra gli uomini e
le donne deve essere garantita in tutti i settori strategici[2].
Tutti gli Stati membri hanno deciso di inserire il
principio della parità tra donne e uomini (ovvero la parità tra i generi o la
parità tra i sessi) in tutte le politiche o azioni a livello di Unione europea
(impostazione integrata, ovvero gender mainstreaming), in modo particolare nei
settori dell'Istruzione e della cultura. Un'impostazione integrata a livello
comunitario completa le azioni sul piano nazionale. Questa strategia favorisce
una migliore cittadinanza attiva e l'inserimento sociale di tutti per
realizzare progressivamente una vera Europa della conoscenza e
dell'integrazione sociale.
Educazione,
formazione e informazione sono aspetti fondamentali della cultura moderna. Ci s’interroga
spesso sulle ragioni dell’assenza femminile nel campo del sapere. Le discipline
tradizionali si coniugano alle nuove tecnologie in una progettazione educativa
di cui ogni attore è co-autore. La vita l’ingegno di donne e uomini superano i
limiti di un universo culturale esclusivamente maschile. La valutazione
d'impatto rispetto al sesso è stata ampiamente utilizzata nell'ambito della
cooperazione allo sviluppo in cui si sono applicati iniziative di formazione e
strumenti adeguati2. A seguito della Conferenza
di Pechino la valutazione d'impatto rispetto al sesso è stata adottata da
diversi Governi europei quale strumento per attuare il mainstreaming[3].
Vi
sono alcuni concetti che costituiscono il nocciolo della strategia di
mainstreaming della dimensione di genere. Essi possono essere definiti come
segue[4]:
Sesso
e genere Le
differenze che esistono tra uomini e donne sono di natura biologica e sociale:
Il
sesso si
riferisce alle differenze che la biologia determina tra gli uomini e le donne e
che sono universali.
Il
genere si
riferisce alle differenze sociali tra le donne e gli uomini che sono apprese,
possono cambiare col tempo e presentano notevoli variazioni tra differenti
culture e all'interno di una stessa cultura.
Esempio:
Mentre
soltanto le donne possono partorire (condizione biologicamente determinata), la
biologia non stabilisce chi debba occuparsi del bambino (comportamento legato
al genere).
Parità
tra donne e uomini (parità tra i sessi) Per parità tra i sessi intendiamo che tutti gli
esseri umani sono liberi di sviluppare le loro capacità personali e di fare
scelte senza sottostare a limiti definiti tra ruoli di genere fissi e che i
diversi comportamenti, le diverse aspirazioni e i diversi bisogni delle donne e
degli uomini sono apprezzati e incoraggiati in modo equo. La parità formale (de
jure) è solo un primo passo verso la parità materiale (de facto).
Una disparità di trattamento e misure di incentivazione (azione positiva)
possono essere necessarie per compensare le discriminazioni passate e presenti.
Le differenze di genere possono essere influenzate da altre differenze
strutturali quali la razza/appartenenza etnica e la classe. Tali dimensioni (ed
altre quali età, disabilità, stato civile, tendenza sessuale) possono anch'esse
avere rilevanza per la vostra valutazione.
Mainstreaming
Nella
Comunicazione della Commissione sul mainstreaming (COM ((96)67) nell'evocare il
principio del mainstreaming si afferma “non bisogna limitare le azioni di
promozione della parità alla realizzazione di misure specifiche a favore delle
donne, ma bisogna invece mobilitare esplicitamente sull'obiettivo della parità
il complesso delle azioni politiche generali”.
La
dimensione di genere e quella della parità devono essere prese in
considerazione in tutte le politiche e in tutte le attività; nelle fasi di
pianificazione, attuazione, monitoraggio e valutazione.
L'Istruzione e la cultura svolgono un ruolo
importante nel favorire la parità tra donne e uomini[5]:
da un lato, per favorire l'occupazione delle donne
(la disoccupazione femminile, soprattutto delle donne giovani - è più elevata
di quanto non lo sia per gli uomini nell'insieme degli Stati membri
dell'Unione), in particolare sostenendo azioni o progetti destinati a:
- un migliore orientamento professionale verso carriere non tradizionali sia per gli uomini che per le donne
- un miglioramento delle qualifiche delle donne, in particolare nei settori scientifici e tecnici e delle nuove tecnologie
- una opportuna preparazione per facilitare l'accesso delle donne ai posti decisionali nella vita privata o pubblica;
dall'altro, per stimolare un cambiamento della
mentalità e degli atteggiamenti, sia degli uomini che delle donne, in
particolare grazie a:
- l'eliminazione progressiva degli stereotipi sessuali in tutti i libri di testo pedagogici o didattici a tutti i livelli dell'istruzione, nella letteratura e nei media in tutti gli Stati membri dell'Unione
- la realizzazione della necessità di arrivare a una ripartizione più equilibrata delle responsabilità e dei compiti familiari e professionali tra gli uomini e le donne.
Per quanto riguarda le azioni nel settore
dell'istruzione e della cultura, ciò significa che sono interessati tutti i
tipi di progetti di cooperazione europea: sin dalla fase dell'elaborazione, i
promotori devono porsi il problema dell'impatto della parità tra i generi, sia
fra gli obiettivi perseguiti che nell'organizzazione stessa del progetto e, se
del caso, prevedere delle azioni positive.
Il genere è un concetto che indica la diversità
sessuale non biologica ma sociale e cioè originata da un sistema di ruoli e di
relazioni fra uomini e donne, storicamente determinati dal contesto sociale,
culturale, politico, economico. La diversità, quando non produce
discriminazioni, è una ricchezza, le identità vanno giocate in positivo per
integrare e non anteporre i punti di vista, i pensieri, le esperienze, i
diritti degli uni sulle altre.
Grande importanza ha dunque l’educazione alle differenze,
prima fra tutte quella tra donne e uomini. Nell'ambito di tutte le azioni
comunitarie si possono sviluppare progetti destinati in modo specifico alla
promozione della parità tra gli uomini e le donne.
Il consiglio delle comunità europee, considerando
che nella risoluzione del 21 gennaio 1974 relativa ad un programma di azione
sociale, ha inserito tra le priorità delle azioni volte a realizzare la parità
tra gli uomini e le donne per quanto riguarda l’accesso al lavoro ed alla
formazione e promozione professionali , nonché per quanto riguarda le
condizioni di lavoro, comprese le retribuzioni, ha adottato un regolamento
avente lo scopo di attuare negli Stati membri del principio della parità di
trattamento fra uomini e donne per quanto riguarda l’accesso al lavoro, ivi
compreso la promozione e l’accesso alla formazione professionale, nonché le
condizioni di lavoro e la sicurezza sociale[6].
Tale principio è denominato qui appresso «principio della parità di trattamento
» .
La
Piattaforma globale di azione adottata alla Quarta conferenza mondiale sulla
donna tenutasi a Pechino nel 1995, invita i Governi e gli altri soggetti attivi
a inserire la prospettiva di genere in tutte le politiche e in tutti i
programmi in modo da far sì, che prima che si prendano decisioni, venga
effettuata un'analisi degli effetti che ne possono derivare per le donne e per
gli uomini rispettivamente[7].
Nel dibattito contemporaneo eguaglianza significa
non soltanto eguaglianza davanti alla legge, ma anche diritto ad un’equa
distribuzione di benefici e di risorse sociali[8].
L'obiettivo fondamentale delle politiche di pari opportunità fra i generi è
quello di garantire a donne e a uomini la possibilità di accesso a risultati
uguali nel mondo del lavoro e nella rappresentanza politica, eliminando gli
effetti di discriminazione e di disuguaglianza creati o perpetuati dalle regole
esistenti, rompendo la segregazione professionale, riducendo i divari
occupazionali e salariali, promuovendo sistemi di valutazione delle capacità
personali, delle qualificazioni e competenze professionali, che valorizzino
l'apporto delle donne nei contesti organizzativi e sociali.
In molti paesi, compresa l'Italia, le politiche di
eguaglianza di genere hanno avuto il merito di anticipare la riflessione sul
problema del rapporto fra diversità ed eguaglianza nei diversi ambiti sociali,
ed in particolare nei contesti organizzativi e istituzionali. Tale problema ha
assunto in questi ultimi anni una rilevanza crescente, a livello nazionale e
sovranazionale, in relazione ai fenomeni immigratori e, più in generale,
all'insorgere di domande di riconoscimento di identità collettive (origine
razziale o etnica, credenze religiose, orientamento sessuale, disabilità).
L'importanza di questi temi ha portato:
- ad un rafforzamento delle istituzioni pubbliche che vigilano sull'applicazione della legislazione antidiscriminatoria
- ad un aumento delle risorse nazionali e comunitarie destinate alle politiche d'eguaglianza
- alla necessità di esperte/i capaci di progettare e attuare politiche attive di promozione delle pari opportunità e di gestione della diversità all'interno delle imprese private e delle amministrazioni pubbliche.
E’ importante educare, a partire dalla scuola, le
donne ad occupare i luoghi delle decisioni per realizzare concretamente la
democrazia paritaria, poiché gli snodi di genere[9],
le biforcazioni che vedono uomini e donne diversamente orientati
diventano variabili da analizzare e tematiche verso cui sensibilizzare le
attività di orientamento dalla scuola media fino all’Università. Ciò che
determina ad ogni svincolo questa differenziazione è la percezione soggettiva
della propria collocazione, come femmine e come maschi di fronte
alla scelta degli studi e quindi della professione. “Ciò che determina ad ogni
svincolo questa differenziazione” – spiega l’assessore alle Pari Opportunità
della Provincia di Torino Maria Pia Brunato – “è, infatti, la percezione
soggettiva della propria collocazione, come femmine e come maschi, di fronte
alla scelta degli studi e quindi della professione”[10].
Il punto è garantire alle donne la possibilità di
accedere a risultati eguali sulla base di capacità, qualificazioni e competenze
non misurate su standard maschili che tendenzialmente le sottovalutano.
Peraltro il tema delle pari opportunità tra uomini e donne ha anticipato
problemi e nuove prospettive che si presentano oggi in un campo in cui le
istituzioni pubbliche (soprattutto comunitarie) e le imprese private annettono
una crescente importanza: quello della gestione delle diversità delle risorse
umane. Infine la tendenza in atto al rafforzamento delle istituzioni pubbliche
di parità e al ricorso a esperti/e di parità da parte di imprese private e enti
pubblici fa emergere una consistente domanda di formazione professionale da
parte di questi soggetti. «Ciò che determina ad ogni svincolo questa
differenziazione – spiega l’assessore alle Pari Opportunità della Provincia di
Torino Maria Pia Brunato - è, infatti, la percezione soggettiva della propria
collocazione, come femmine e come maschi, di fronte alla scelta degli studi e
quindi della professione.
L'elaborazione ancora in via di sviluppo delle
politiche pubbliche e delle strategie gestionali sulle pari opportunità deve a
questo punto accompagnarsi a una nuova sensibilità culturale per le tematiche
dell'eguaglianza, che in altri paesi, e ora anche in ambito europeo,
coinvolgono non solo le questioni di genere, ma anche la discriminazione
razziale e il problema del nesso tra eguale cittadinanza e riconoscimento delle
differenze. Devono inoltre essere promosse capacità concrete di gestione delle
politiche di pari opportunità e di progettazione di azioni e programmi
specifici per i quali si è sviluppata nel tempo una particolare metodologia.
Gli attori sociali e gli operatori delle agenzie
educative, gli esperti di orientamento, i docenti universitari, i ricercatori
hanno il dovere di sviluppare il tema delle pari opportunità e delle
differenze di genere, negli studi universitari e in ambito scientifico.
Parallelamente sono di estrema importanza attività di aggiornamento per docenti
delle scuole medie inferiori e incontri formativi per le famiglie, volti ad
informare ed a raccogliere elementi sulle presenze di stereotipi di genere
nell’orientamento.
Di particolare interesse sarebbe la realizzazione di
un repertorio di mestieri e di opportunità rilevanti sotto il profilo di
genere, calate nelle prospettive occupazionali su base regionale, provinciale e
locale.
Azione positiva di tipo strategico con effetti
promozionali sarebbe l’agire nei confronti dei pregiudizi relativi alla
presunta assenza di spiccate attitudini femminili verso le scienze esatte.
Anche il Consiglio Europeo si è pronunciato in merito all’integrazione della
dimensione del genere nella Ricerca nel documento Spazio Europeo della
Ricerca, richiedendo una profonda trasformazione nelle strutture della
ricerca nonché dei paradigmi e dei concetti alla base di tale struttura
attraverso un rilevamento qualitativo dell’atteggiamento mentale, culturale e
sociologico in relazione alla scienza.
Le aree di sapere tecnico-scientifiche sono quelle
che tradizionalmente registrano le più significative assenze femminili. Le
ragazze, che hanno superato nella propensione alla scolarità i giovani maschi e
più e meglio di loro si diplomano e laureano, persistono in scelte che le
tengono lontane da certi percorsi formativi, i quali restano dunque ancora
fortemente legati a presenze e rappresentazioni maschili[11].
Le scelte della giovani donne, apparentemente libere, hanno radici antiche e
profonde, vincolate ad immagini di una scienza – dominio del sapere unico,
universale e neutro, dell’oggettivo e indiscutibile, del progresso lineare, innocente
e senza limiti – che hanno profondamente interiorizzato poiché appartengono
alla cultura diffusa e ai modi di trasmettere scienza dentro la scuola[12].
Le origini di queste concezioni della scienza, che
hanno pericolose implicazioni etiche e di non assunzione di responsabilità sociale, sono da ricercarsi
nella fondazione della scienza moderna, nella rivoluzione scientifica del
seicento e negli sviluppi successivi in cui il progresso scientifico sempre più
si è saldato con una concezione di sapere e di dominio maschile che hanno
escluso le donne. “Il prevalere ancora oggi nella scrittura della storia di una
prospettiva attenta agli avvenimenti politici, ai mutamenti istituzionali o
alle dinamiche sociali agite da individui maschi adulti, continua ad occultare
la presenza delle donne, i ruoli e le funzioni da esse occupati in società più
o meno lontane dalla nostra. La formazione dovrebbe intraprendere un percorso
per porre domande ad uno degli stereotipi più ricorrenti: la separazione della
sfera pubblica (maschile) da quella privata (femminile)”[13].
Seppur da poco stia facendo capolino al di là della
cerchia degli addetti ai lavori, il bilancio di genere (gender budgeting), è la
nuova frontiera del mainstreaming di genere nelle strategie amministrative. In
questo ambito costituisce uno strumento di rilevante importanza per orientare
concretamente le politiche di bilancio alla promozione delle pari opportunità
tra uomini e donne.
Il gender budgeting[14]
consiste nella lettura di genere del bilancio di un ente pubblico e comporta la
riclassificazione delle voci di bilancio per aree direttamente o indirettamente
sensibili al genere. L’obiettivo è quello di verificare l’effetto della
politica economica di un ente pubblico su uomini e donne. In questa
prospettiva, nessuna decisione di politica economica si può definire neutrale
rispetto al genere: perché donne e uomini esprimono bisogni differenti e rivestono ruoli diversi all’interno del
sistema economico locale. Questa concezione del bilancio di genere è ampiamente
condivisa e affermata dalla Relazione sul gender budgeting – La costruzione dei
bilanci pubblici secondo la prospettiva di genere (giugno 2003) presentata al
Parlamento Europeo dalla Commissione per i diritti della donna e le pari
opportunità nella quale si evidenzia che “i bilanci pubblici non sono meri
strumenti finanziari ed economici, ma costituiscono il quadro di fondo entro il
quale si delinea il modello di sviluppo socio-economico, si stabiliscono i
criteri di ridistribuzione del reddito e si indicano le priorità politiche”, e
per questo motivo chiede agli stati membri di: “analizzare e monitorare
l'impatto delle politiche di riforma economica e macroeconomica, sulle donne e
gli uomini, e l'attuazione delle strategie, dei meccanismi e delle misure
correttive finalizzate ad affrontare le diseguaglianze tra i sessi al fine di
creare un quadro socioeconomico più ampio all'interno del quale il gender
budgeting possa essere attuato positivamente”.
Le aree ritenute di maggiore interesse per una
sperimentazione di bilancio di genere sono quelle dove sono più immediate le
connessioni tra le politiche messe in campo, le azioni intraprese e gli effetti
prodotti sulle persone, uomini e donne. Le aree o settori, cioè, che sono
costretti a pensare in termini di utenza:
• Area delle politiche che impatta più direttamente
sulle persone: istruzione, formazione, lavoro e politiche sociali.
• Aree delle politiche per il territorio e
l’ambiente, che hanno un impatto più indiretto sulle persone, ma interessante e
significativo per alcuni ambiti specifici: politiche ambientali, politiche per
la mobilità
• Area delle politiche di gestione delle risorse
umane dell’ente, che ha un impatto forte e diretto sulle persone che lavorano
nell’ente e che può rappresentare, per l’attenzione al genere e alla
valorizzazione delle competenze femminili, un buon esempio o una buona prassi
per le altre istituzioni del territorio.
Cambiano le regole del gioco e le opportunità per
chi lavora in proprio o voglia iniziare un’attività al femminile. I nodi
problematici riguardano le difficoltà di accesso al credito, l’elevato fattore
di rischio dell’attività imprenditoriale, la difficile conciliazione tra
l’impegno richiesto e gli impegni familiari. Nonostante tutto, le donne sono
sempre più protagoniste di attività indipendenti in ambiti e settori differenti
e con risultati soddisfacenti. Caratteristiche vincenti: capacità e
preparazione ma anche tenacia di fronte alle difficoltà e, perché no, un
pizzico di estro e coraggio nell’affrontare la sfida.
[1] Direzione generale
dell'Istruzione e della cultura, Parità tra donne e uomini nei programmi in
materia di istruzione e cultura, in http://europa.eu.int/comm/dgs/education_culture/ega/index_it.html
del 14/02/2004.
[2] Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, art. 23;
Trattato CE, art. 3, par. 2.
[3] OCSE/CAS/WID Formulario
per la valutazione d'impatto rispetto al genere, utilizzato tra l'altro da DG
IB, OIL Pacchetto per la formazione sul genere.
[4]Direzione generale
dell'Istruzione e della cultura - Guida alla valutazione d'impatto rispetto al
sesso, gender_il.pdf in www.europa.eu.int/comm/dgs/education_culture.it
[5] Direzione generale
dell'Istruzione e della cultura, Parità tra donne e uomini nei programmi in
materia di istruzione e cultura, in http://europa.eu.int/comm/dgs/education_culture/ega/intro_it.html
del 14/02/2004.
[6] Consiglio delle Comunità
Europee, risoluzione del 21 gennaio 1974 relativa ad un programma di azione
sociale e paragrafo 2 Direttiva 76/207/CEE del Consiglio, del 9 febbraio 1976,
relativa all'attuazione del principio della parità di trattamento fra gli
uomini e le donne per quanto riguarda l'accesso al lavoro, alla formazione e
alla promozione professionali e le condizioni di lavoro pubblicata sulla
Gazzetta ufficiale n. L 039 del 14/02/1976 pag. 0040 – 0042.
[7] Incorporare la parità di
opportunità tra le donne e gli uomini nel complesso delle politiche e azioni
comunitarie in COM (96) 67 def. del 21
febbraio 1996.
[8] Università degli Studi di
Milano- Facoltà di Scienze politiche- Master Universitario in Pari Opportunità,
Obiettivi formativi del corso, link a www.unimi.it
in www.kila.it del 22-02-2004.
[9] Titolo di un convegno
"Snodi di genere - dalla scuola media sino al termine dell’università le
biforcazioni che vedono donne e uomini diversamente orientati" promosso
venerdì 27 febbraio 2004 dalla Provincia di Torino nell'ambito del progetto
W.I.N.D. women improving in a new deal.
[10]Brunato Maria Pia,
assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Torino, presentazione
on-line del convegno "Snodi di genere - dalla scuola media sino al termine
dell’università le biforcazioni che vedono donne e uomini diversamente orientati"
promosso venerdì 27 febbraio 2004 dalla Provincia di Torino nell'ambito del
progetto W.I.N.D. women improving in a new deal, in www.kila.it del 13/02/2004.
[11] Mapelli Barbara, Genere
e scienza, in Indisciplinate. Percorsi femminili tra letteratura,
scienze e storia, Cosenza, Fondazione Luigi Guccione, novembre 2002.
[12] Mapelli Barbara, Genere
e scienza, in Indisciplinate. Percorsi femminili tra letteratura,
scienze e storia, link dal corso al libro in www.generiegenerazioni.net/prodotti.htm.
[13] Cabibbo Sara, Genere e
storia, in Indisciplinate. Percorsi femminili tra letteratura, scienze e
storia, link dal corso al libro in www.generiegenerazioni.net/prodotti.htm.
[14] Bilancio di genere: il
sistema economico locale in una prospettiva di genere, tema del mese, in www.kila.it del 13/02/2004.
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