Tesi di Laurea in Sociologia Generale.
In nome del “dovere”.
Selezione e Formazione degli operatori dell’ordine
Dopo il lavoro di
selezione del personale cominciano i corsi di formazione e di specializzazione
presso le apposite scuole. Per il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e, più
in generale, per l'intero “sistema di sicurezza” del Paese, le Scuole della
Polizia di Stato rappresentano uno strumento di importanza strategica e ancor
più in una prospettiva europea (1). Attraverso queste strutture si procede alla
valorizzazione della professionalità degli operatori della Polizia di Stato, un
compito essenziale nel quadro della Riforma dell'Amministrazione voluta dal
legislatore con la legge 121/81. Formare gli operatori offrendo moderne
metodologie didattiche, solidi orientamenti deontologici e concrete opportunità
di sperimentazione, rappresenta un impegno primario che esige la presenza di
contenuti sempre più originali e di risorse vieppiù cospicue.
La consapevolezza sempre
più diffusa di dover esercitare nella società odierna un ruolo sinergico per la
difesa della libertà civile, postula che la formazione rivesta precise
caratteristiche di un processo “aperto”, organico e moderno. Aperto, nel senso
di inserire, nel tessuto dei valori e dei comportamenti, le istanze nuove che
emergono nella comunità civile; organico, per approccio didattico e
concretezza; moderno, grazie al supporto di nuove discipline e d’avanzati
strumenti d’apprendimento.
Le Scuole di Polizia
oggi “rappresentano una realtà profondamente inserita nel territorio, protesa a
preparare operatori completi sotto il profilo culturale, deontologico,
tecnico-professionale. E’ uno sforzo grandioso basti pensare che solo nel
quadriennio ’87-‘90 sono transitati per i corsi di formazione iniziale oltre 35
mila allievi, mentre 10 mila operatori hanno frequentato i corsi di
specializzazione”(2). Per il 1991 l’allora Capo della Polizia Vincenzo Parisi
previde di destinare risorse finanziarie ancora più rilevanti per il decollo di
un progetto innovativo di formazione iniziale, che venne elaborato di concerto
dall'Amministrazione e dal mondo accademico esterno, con previsione di corsi
intensivi che semplifichino l'insegnamento tradizionale, ampliare il versante
della sperimentazione pratica, e stimolare le motivazioni personali al
servizio. A questo progetto “si agganciano, ancora oggi, gli interventi sempre
più massicci per la formazione del personale direttivo e dirigente, la miglior
comunicazione tra le strutture centrali e periferiche, la preparazione nelle
lingue straniere. L'insieme di queste innovazioni porta verso quella ricerca
della ‘qualità’ che oggi rappresenta il tema dominante della cultura
organizzativa; qualità umana e professionale, culturale e tecnica (qualità che
è sinonimo di ricchezza interiore prima ancora che d’efficienza, di valori
etici e democratici finalizzati all'esercizio di compiti sempre più difficili e
vitali per la sicurezza del Paese)”(3).
Le Scuole della Polizia
di Stato sono il “cuore di un sistema che si prepara con intelligenza e
dedizione a servire la comunità, a fini di progresso. Viene fatto un invito a
valutare il valore e la ricchezza di un patrimonio umano e professionale, che
trova nelle Scuole di Polizia la sede per dispiegare le proprie potenzialità.
Un patrimonio che consente spazi più ampi alla democrazia del nostro Paese, chiamato ad
affrontare le sfide del terzo millennio” (4).
L’attività di formazione
del Dipartimento della Pubblica Sicurezza si propone di diffondere un
patrimonio di conoscenze e l'assimilazione di valori deontologici fondamentali
per lo svolgimento dell'attività professionale: in particolare la compostezza,
il rispetto delle regole e la consapevolezza di svolgere un'attività delicata
quanto preziosa per la collettività. Sono stati organizzati 17 corsi di
formazione iniziale nell'arco del ‘98 con 11.393 frequentatori (8.386 nel ‘97):
uno per 58 primi dirigenti, uno per 30 vice commissari, uno per 1.167 vice
sovrintendenti, sei per 3.766 agenti, quattro per 2.988 agenti ausiliari, altri
quattro per 3.384 agenti ausiliari trattenuti in servizio; si è concluso, poi,
presso la Scuola
di Perfezionamento per le Forze di Polizia un corso d’alta formazione per 24
frequentatori.
Per un costante
aggiornamento del personale si sono svolti, tra gli altri, presso l'Istituto
Superiore di Polizia, corsi articolati in 11 cicli per i responsabili del
servizio prevenzione e protezione in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro,
nonché corsi di aggiornamento per commissari capo e funzionari degli Uffici di
frontiera, seminari sull’immigrazione, l’ordine pubblico e la polizia
amministrativa. Presso il Centro di Formazione Linguistica di Milano 180
operatori, scelti tra gli appartenenti ai Reparti Mobili e agli Uffici
Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico delle Questure, hanno partecipato al
corso di aggiornamento per il pronto intervento in caso di propagazione di gas
e sostanze pericolose. Tra le novità del ‘98 i corsi di addestramento presso la Scuola di Senigallia,
rivolti al personale che svolge servizi di controllo in moto, i seminari sul traffico di veicoli rubati, svolti a cura
del Centro Addestramento Polizia Stradale di Cesena, e il corso di
aggiornamento sulle indagini grafiche curato dal Servizio Polizia Scientifica.
Numerosi poi i corsi nel settore informatico: il primo per formatori di terminalisti,
quelli di abilitazione e di aggiornamento su archivi e schedari, per analisti
delle informazioni e per coordinatori di elaborazione dati. Infine, di
particolare importanza sono stati i corsi per addestrare ufficiali ed operatori
della Polizia albanese, previsti dagli accordi tra il nostro Governo e quello
albanese (5).
Nella fase di
rinnovamento (6) delle strutture politiche istituzionali ed amministrative del
Paese, la formazione della Polizia di Stato necessita di attenzione e di
riflessione per gli effetti che riverbera nella società attraverso la crescita
professionale ed umana degli operatori.
Secondo il Direttore Centrale per gli Istituti
d’Istruzione, il Prefetto Lepri-Gallerano, “oggi, come non mai, la Polizia vive nella
consapevolezza di dover esercitare un ruolo fondamentale a garanzia delle
Istituzioni Democratiche e Repubblicane, delle libertà civili e della dignità
umana. La fase di cambiamento che attraversa il Paese necessita di una
altrettanto importante crescita in qualità, efficienza e competenza di chi è
tenuto a garantire la stabilità e la sicurezza pubblica”. Il raggiungimento
di questo risultato
richiede, logicamente, un impegno di non poco conto, e pone la
formazione alla base ed al centro del ‘sistema sicurezza’ (7)”.
Grazie a questa
consapevolezza, il miglioramento della qualità del personale è stato sempre ben
presente nei programmi dell'Amministrazione dell’Interno: già nel 1961 veniva
istituita, infatti, nell’ambito dell’allora Direzione Generale della Pubblica
Sicurezza la “Divisione Scuole di polizia”, forma embrionale dell'attuale
Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione. L’odierna struttura centrale
è stata istituita, in attuazione dell'art. 5 della legge 121 del 1981, con il
Decreto Ministeriale del 1° Settembre 1982, allo scopo di provvedere,
attraverso le sue strutture periferiche, Scuole e Centri di Polizia,
all'istruzione, addestramento ed aggiornamento del personale della Polizia di
Stato.
Partendo
dall'esposizione delle caratteristiche delle
strutture amministrative,
centrali e periferiche,
preposte alla formazione, il
Prefetto Lepri Gallerano si propone di evidenziare la filosofia e la
metodologia che vengono consegnate quale bagaglio culturale ai singoli
operatori di polizia. Le competenze attribuite alla Direzione Centrale possono
essere ricondotte in due campi diversi ed interdipendenti al tempo stesso: è
infatti rilevabile un’attività di natura sostanziale ed un'altra di natura
strumentale. La prima, infatti, “si riconduce alla “tipica” azione di creazione
e mantenimento dei livelli di professionalità (formazione, aggiornamento,
specializzazione, addestramento), mentre la seconda si sostanzia nello studio,
nelle scelte e nella individuazione dei mezzi ritenuti più idonei al conseguimento
degli scopi suddetti (studio sulle
metodologie didattiche, scelta dei libri di testo, individuazione dei Docenti),
e del livello gerarchico deputato a tale scopo ( Servizio Scuole - Servizio
Corsi - l'Ufficio Studi e programmi). Pertanto, con l'articolazione della
Direzione Centrale in un Ufficio e due Servizi (Ufficio Studi e Programmi,
Servizio Scuole e Servizio Corsi) si è realizzato un trasferimento di
competenze (prima concentrate nella Divisione Scuole di Polizia) agli Uffici di
nuova istituzione, avendo come punto di riferimento, ai
fini della ripartizione, le
materie sommariamente
indicate nel menzionato
decreto interministeriale 16 ottobre 1984 e, in seguito, individuate in
modo più dettagliato (8)”.
Per ciò che concerne
l’attività delle strutture centrali, ossia l’Ufficio Studi e Programmi, il
Servizio Scuole e il Servizio Corsi, sono così organizzati:
L’Ufficio Studi e
Programmi si occupa di Programmi di insegnamento. Effettua studi sui metodi
didattici e di addestramento. Sussidi didattici.
Il Servizio Scuole attraverso la 1° Divisione
tratta gli Affari Generali ed ha la Sovrintendenza sugli Istituti e Centri di
formazione della Polizia di Stato; attraverso la 2° Divisione gestisce la spesa
di funzionamento delle Scuole:
Il Servizio Corsi
attraverso la 1° Divisione si occupa dell'organizzazione dei corsi di
istruzione e formazione; attraverso la 2° Divisione si occupa
dell'organizzazione dei corsi di specializzazione, aggiornamento ed
addestramento.
Nell'ambito delle competenze
sommariamente esposte, l'Ufficio Studi provvede, in particolare: alla
predisposizione dei programmi didattici dei corsi di formazione del personale
tutto della Polizia di Stato; alla scelta ed assegnazione dei sussidi didattici
e di apprendimento; ad iniziative culturali e di aggiornamento professionale
(biblioteche, seminari, convegni e studi).
Le competenze del
Servizio Scuole rimandano a tre funzioni fondamentali:
1° Funzione - Affari
Generali –
Attività: Affari
Generali; Studio di problemi giuridici; Predisposizione di provvedimenti
legislativi ed amministrativi; Risposta ad interrogazioni parlamentari.
Le competenze che ne
derivano sono esercitate, a livello centrale da una struttura amministrativa
finalisticamente adeguata alla vastità e complessità dei compiti che ad essa
sono attribuite, articolata in due Servizi ed un Ufficio di pari importanza; 2°
Funzione - Sovrintendenza sugli Istituti –
Attività: Coordinamento degli Istituti ai diversi livelli; Rapporti con
Istituti di Istruzione di Polizie estere; Documentazione e statistica. 3°
Funzione – Supporto burocratico-amministrativo agli Istituti – Attività:
Soluzione delle problematiche relative al funzionamento del singolo Istituto,
Scuola o Centro, anche con interventi presso gli uffici competenti. II Servizio Corsi, infine, cura l'istituzione
dei corsi e la loro attuazione, sotto il profilo organizzativo e didattico:
predispone i relativi decreti di conferimento degli incarichi di insegnamento;
emana le direttive inerenti le modalità di chiusura dei corsi e le disposizioni
relative agli esami finali.
Focalizzato l'obiettivo
primario della Direzione Centrale degli Istituti di Istruzione nella esigenza
di curare la “formazione professionale” del personale della Polizia di Stato,
va subito chiarito che non solo di una formazione “di base” si tratta, limitata
al momento dell'accesso al ruolo dell'operatore di Polizia e ad un ambito ben
definito come quello “scolastico”, ma di una formazione che rimanda ad un
concetto di professionalità, intesa nel senso più ampio del termine, visto cioè
nel suo aspetto dinamico di formazione permanente e di aggiornamento in
servizio.
L’Istituto di Abbasanta,
ad esempio, è specializzato in corsi per servizi di scorta e sicurezza e per
squadriglie antisequestro elitrasportate, le Scuole di Brescia e Pescara per la
polizia giudiziaria-amministrativa ed investigativa, e non ultime per capacità
ricettiva e per qualità della formazione le Scuole Allievi Agenti di
Alessandria, Caserta, Trieste, Peschiera del Garda e Vicenza. La complessa e
variegata rete strutturale composta dalle 34 Scuole di Polizia è caratterizzata
da un’incessante attività di sviluppo metodologico e da una costante attenzione
per l’adeguamento dei contenuti della formazione alle frequenti variazioni del
quadro di riferimento normativo.
L’Universo Scuole si
presenta come “laboratorio di iniziative ed idee, e contemporaneamente come
efficientissima struttura dalla quale scaturisce il prodotto ‘cultura
professionale’, non qualificabile attraverso i normali indagatori di misura,
una chiaramente riscontrabile in termini di ‘modernizzazione’,
‘democratizzazione’ ed ‘efficienza’ degli operatori della Polizia di Stato”
(9). Notevoli risorse, umane professionali ed economiche, sono state
indirizzate nella direzione del ‘progetto globale per la nuova formazione della
Polizia di Stato’, finalizzato - fin dal 1988- al mutamento delle metodologie
didattiche e portato avanti con il supporto scientifico di Enti Culturali,
Agenzie Formative e Istituzioni Universitarie. Una ricerca che precedette
l'avvio del progetto, e che aveva lo scopo di far emergere le motivazioni che
legano gli operatori tra loro e le relazioni fra gli stessi e
l'Amministrazione, evidenziò la necessità di incentivare la cultura della
formazione negli ambienti operativi e di rendere più concreti gli insegnamenti
per meglio farli corrispondere alle attese del servizio attivo.
Vista nel suo insieme,
la formazione della Polizia di Stato si avvia in modo deciso verso un traguardo
di “apertura” e di “modernità” attraverso
processi di apprendimento
innovativi e concreti, con il supporto di nuove discipline e di avanzati
strumenti didattici. I momenti formativi, nell'ambito dei quali è necessario
distinguere fra attività di formazione da una parte ed attività di
specializzazione dall'altra, passano attraverso i 34 istituti dislocati sul
territorio, fra Scuole di formazione-base e Centri di specializzazione,
addestramento e perfezionamento.
Il “sistema formativo”
viene quindi inteso come un insieme integrato di elementi (strutture
logistiche, docenti, istruttori, materiali didattici, etc.) che contribuiscono
a realizzare l’offerta formativa.
Per dare il “senso
dell’impegno del complessivo sistema Scuole bastano pochi dati: nel 1993 hanno
preso parte ai corsi per la formazione base ben 16.500 allievi e frequentatori,
mentre per corsi di specializzazione, qualificazione ed addestramento si è
registrata la presenza di 7.400 unità di personale (10)”.
Sulla base di tali
orientamenti, prima i corsi di formazione per allievi agenti, e poi quelli per
Ausiliari di leva, per Trattenuti, per Vice Sovrintendenti e Vice-Ispettori
sono stati ridisegnati secondo metodologie che vedono l’allievo chiamato a
vivere la sua esperienza di formazione come se già operasse concretamente,
“spinto” ad essere “poliziotto” fin dall'inizio senza alibi di una situazione
formativa “protetta”. A ciò si è giunto attraverso la realizzazione di un
sistema formativo “modulare”: sistema ad architettura modulare poiché la
professione, che non può essere appresa in un'unica soluzione, viene ripartita
in “moduli”, cioè in unità elementari di conoscenza. Tali moduli “sono
‘teorici’ quando forniscono conoscenze teoriche fondamentali, sono ‘tecnici’ se
danno la conoscenza pratica delle competenze operative tipiche della
professione e ‘professionali’ ove costruiti attorno ai casi tipici della
professione, al fine di far apprendere le modalità di intervento necessarie
alla loro soluzione (11)”.
Naturalmente per avviare
questa nuova tipologia di corsi si è reso necessario riqualificare il Corpo
insegnante centrandolo sui nuovi compiti. Questa formazione dei formatori ha
come obbiettivo di ottimizzare le situazione di apprendimento, di guidare la
scelta e l’utilizzo dei sussidi didattici e di consentire la padronanza degli
strumenti di verifica dei risultati. Accanto alle due tradizionali figure di
“docente” ed “istruttore” si sono individuate quelle di “Esperto qualificato” e
di “Tutor”.
In coerenza con la nuova
impostazione modulare gli “Esperti qualificati” della professione altro non
sono che Dirigenti, Commissari o Ispettori che svolgono attività operativa e
che vengono distaccati presso la
Scuola per il tempo necessario ad impostare la soluzione dei
casi concreti oggetto di studio e per portare il contributo della propria
esperienza.
I Tutor, invece,
assistono i singoli Allievi nella formulazione, gestione e verifica del piano
formativo individuale e coordinano l’integrazione dei diversi formatori: questa
figura rappresenta, come è facile intuire, il più rilevante elemento di novità,
il punto cruciale attraverso cui si snodano i nuovi percorsi didattici.
Il sistema Scuole,
globalmente considerato, “può contare su alcuni indubbi elementi di forza: - la
presenza a tempo pieno di risorse “interne”, cioè stabilmente distaccate presso
la sede formativa; - la provenienza dei formatori “interni” da precedenti
esperienze di lavoro nell’ambito della Polizia di Stato, e quindi un sicuro
possesso della cultura operativa che li costituisce nella funzione di testimoni
qualificati della professione, oltre che di didattici o esperti nell’una o
nell’altra disciplina o tecnica; - la complessiva polivalenza dei formatori
interni, che consente loro di assumere funzioni tecniche,
didattiche ed addestrative, e permette quindi di
realizzare una prima importante integrazione delle varie componenti formative e
professionali a livello della stessa persona del formatore (“formatore unico”); - la consolidata identità istituzionale e
professionale dei formatori interni, in quanto appartenenti alla stessa
Amministrazione facilita la proposta di obbiettivi formativi, di assunzione
dell’identità professionale, la trasmissione di modelli di comportamento
deontologici; - la notevole flessibilità organizzativa (soprattutto nella
scuola di minori dimensioni), derivante da una complessiva disponibilità alla
collaborazione e alla comunicazione, soprattutto informale, tra diverse
risorse, uffici, livelli gerarchici; - spazi previsti (o comunque non proibiti)
dall’attuale normativa, e non ancora sfruttati appieno, per integrare i
percorsi formativi con situazione di “formazione on the job”.
Per contro, l’attuale
sistema formativo presenta molti aspetti problematici che tendono a contrastare
con le esigenze di efficacia formativa,
di rapido adeguamento alle problematiche di una società in continua
evoluzione, di diffusione della funzione formativa alle sedi operative e di
utilizzo di risorse professionali della P.S. non distaccabili a tempo pieno per
questa sola funzione. I punti critici riguardano:
1- La professionalità
“in uscita” (output) dal processo formativo è talvolta insufficiente a
garantire immediati risultati professionali. La formazione erogata nelle scuole
si configura esplicitamente come fase iniziale per la consegna di strumenti e
di contenuti, e il compito di far maturare una professionalità compiuta, di
risultati e processi viene quindi delegato all’esperienza professionale
successiva, senza tuttavia che questa sia formalizzata come successiva fase
formativa. La dimensione formativa
del primo esercizio professionale, infatti non è
programmata ne controllata da nessuno: viene lasciata alla spontanea casualità
degli accadimenti quotidiani.
2 - La complessiva
scarsità di strumenti e sistemi di verifica della professionalità conseguita,
sia durante il corso che dopo la sua conclusione nell'impatto con le prime
esperienze professionali (= follow-up), privilegia i test e le prove di
verifica interne alle singole discipline o tecniche operative, senza che
l’allievo sia aiutato a percepire il grado di idoneità professionale conseguito
o il livello di avanzamento raggiunto nel proprio percorso di apprendimento
“della professione”: anche per questa strada si rinforza l’immagine di
formazione come apprendimento di strumenti separati, o comunque scarsamente
collegata con la realtà dell’esercizio professionale.
3 - La deontologia
professionale trova spazio, nell’attuale impianto formativo, come materia di
insegnamento accanto ad altre materie teoriche, e non come dimensione della
professione.
Il passaggio dal modello
illustrato verbalmente al comportamento professionale sfugge alla verifica ed
alla comparazione con gli standard di efficacia del servizio. La mancanza di
traduzione operativa toglie forza al modello deontologico che rimane fondato
solo sul pur indispensabile sistema di valori.
4 - La vita di college è
talvolta vissuta dagli Allievi come pura soluzione organizzativa per la
partecipazione ai Corsi, e non come opportunità formativa e risorsa all’interno
di un complessivo itinerario di apprendimento personalizzato” (12).
Sempre secondo l’analisi
del direttore dell’Istituto Superiore di Polizia “vengono così sprecate alcune
essenziali esperienze di vita comune, di lavoro di gruppo, di organizzazione e
pianificazione di attività per
il tempo libero,
di approfondimenti culturali: tutte situazioni che potrebbero costituire
opportunità programmate per l’apprendimento di importanti competenze
professionali, da inserire in un percorso individualizzato di apprendimento, a
rinforzo di altre attività formative previste formalmente dall’orario
didattico” (13).
5 - Sistema Informativo.
L’assenza quasi generalizzata di un efficace sistema di codifica, archiviazione
e ridistribuzione del know-how professionale e formativo, rende difficoltoso:
- L’aggiornamento degli
strumenti conoscitivi
professionali (normativa, studi specialistici, bibliografia), - Il “controllo di qualità” sugli esiti
formativi, - Il monitoraggio dei risultati professionali conseguiti o prodotti
dagli allievi dopo l’inserimento nelle sedi operative, - L’omogeneità dei
materiali professionali e formativi proposti dalle diverse scuole. In
definitiva, viene meno il necessario supporto informativo alle attività di
progettazione, analisi, ricerca e sviluppo, produzione.
6- Funzione Produttiva.
La produzione di materiale didattico è non sempre in linea con le potenzialità
delle Risorse presenti all'interno della Polizia di Stato. L’assenza di
strumenti e risorse per la codifica del know-how professionale, che consentirebbe
le opportune attività di confronto, verifica dell’elaborazione effettuata dai
singoli docenti o istruttori, determina il rischio che la produzione di
materiale didattico attualmente praticata risponda ad esigenze personali e
rispecchi l'esperienza professionale dei singoli autori, senza poter godere del
contributo di elaborazione da parte dell'intero monte-risorse della Polizia.
7 - Economie di Scala.
La non perfetta integrazione tra diverse strutture di formazione, moltiplica i
costi per la produzione di materiali e di strumenti, tanto più onerosi in una
contingenza che pone vincoli sempre più stretti all'impiego di risorse
finanziarie negli Enti pubblici. Complessivamente, i
punti problematici rilevati stimolano fortemente la ricerca e
la proposta di soluzioni sia tecniche sia organizzative adeguate a fornire
risposte soddisfacenti e soluzioni ai problemi.
Dal 1998 lo sviluppo di
un progetto di informatizzazione delle Scuole di Polizia consente un
collegamento telematico con la Direzione Centrale portando ad un abbattimento
dei tempi dell’azione amministrativa attraverso la trasmissione di dati,
comunicazioni ed istanze in tempo reale. Una volta realizzata la rete
informatica, che dovrebbe già funzionare a pieno regime, sarà possibile
utilizzare la suddetta infrastruttura anche per le esigenze didattiche,
realizzando una circolazione del patrimonio professionale e culturale per mezzo
di videoconferenze, approcci multimediali e lezioni simultanee in più
strutture.
Utile, sicuramente, alle
necessità scaturenti dalla nuova metodologia didattica si rivelerà la prossima
entrata in funzione della Scuola di Polizia in Spoleto. Nella città umbra sarà,
tra poco, disponibile un Istituto destinato ad accogliere 200 Allievi Agenti,
un Centro Nazionale per la formazione dei formatori ed un Centro di
documentazione, con una nuova capacità allogiativa globale quantificabile in
450 unità. Un complesso moderno e funzionale che rappresenterà il segno
tangibile di una strategia della formazione mirata all’ottimizzazione del
risultato.
Per ciò che concerne i
34 Istituti di Istruzione della Polizia di Stato è importante sottolineare che
esistono delle peculiarità che li distinguono tra loro, non solo per motivi di
dislocazione geografica ma, soprattutto, per le finalità che si prefiggono di
raggiungere, a causa delle molteplici aree d’intervento alle quali devono
preparare i propri frequentatori. Sono previsti corsi intensivi e “modulari”,
che semplificano l’insegnamento tradizionale, ampliano il versante della sperimentazione
pratica, e stimolano le motivazioni personali al servizio, interventi sempre
più massicci per la formazione del personale direttivo e dirigente, la miglior
comunicazione tra le strutture centrali e periferiche con lo sviluppo del
“coordinamento” tra tutte le forze di Polizia e la preparazione nelle lingue
straniere.
L’Istituto Superiore di Polizia ha sede a Roma
in via Pier della Francesca. Esso è deputato alla formazione dei dirigenti e
dei direttivi della Polizia di Stato.
L’Istituto per Sovrintendenti
e di Perfezionamento per Ispettori ha sede a Nettuno.
Le Scuole Allievi Agenti
sono distribuite sul territorio del Paese: Caserta, Alessandria con sede
distaccata a Genova, Bolzano, Roma, Piacenza, Trieste, Peschiera del Garda,
Vibo Valentia, Senigallia, Foggia, Campobasso, Vicenza, Spoleto.
La Scuola Tecnica di
Polizia ha sede in Roma. Il compito primario della Scuola Tecnica è quello di
formare il Personale Tecnico della Polizia di Stato.
Vi sono, poi, i Centri
di addestramento e delle Specialità, quali: C.A.P.S. – Centro addestramento
Polizia Stradale - con sede a Cesena, il Centro Addestramento Alpino con sede a
Moena, il Centro Addestramento Polizia Ferroviaria con sede a Bologna, Il
Centro Addestramento Polizia di Frontiera con sede a Duino, il Centro
Addestramento Polizia Postale con sede a
Genova, il Centro Addestramento e Standardizzazione al volo con sede a Pratica di Mare, il Centro
Nazionale di Specializzazione e perfezionamento nel tiro con sede a Nettuno, il
Centro Nautico e Sommozzatori con sede a La Spezia ed il Centro di Formazione Linguistica con
sede a Milano.
Infine le Scuole di
Polizia Giudiziaria, Amministrativa e Investigativa con le sedi a Pescara e
Brescia e la Scuola
di perfezionamento per le Forze di Polizia con sede a Roma.
Tali Istituti possono
essere classificati in relazione al tipo di formazione che “producono”. Facendo
un parallelo con una organizzazione di tipo piramidale, abbiamo in cima gli
Istituti che mirano alla formazione dei Direttivi e dei Dirigenti della Polizia
di Stato; seguono gli Istituti che hanno lo scopo di formare gli operatori di
Polizia nelle diverse Specialità e Ruoli Tecnici ed infine gli Istituti che si
occupano della formazione di base.
Partendo da questi
ultimi dell’elenco propri dalla formazione di base, essenziale e primaria,
illustreremo le caratteristiche salienti delle diverse Scuole Allievi Agenti
dislocate sul territorio Italiano per poi passare alle Scuole di
Specializzazione e, infine, all’Istituto Superiore di Polizia (13).
La Scuola Allievi
Agenti di Caserta è la più antica d’Italia ed ha sede in un complesso
monumentale, nel quale si può ammirare la magnifica cappella del Vanvitelli. La Scuola, intitolata al
Vice-bregadiere Nicola Mignogna, medaglia d’argento al valor militare, è sorta
nel 1927 come Scuola tecnica di Polizia, ed ha ospitato, nel corso della sua
lunga attività, corsi per Allievi Agenti e corsi di qualificazione per
Ufficiali e Sottufficiali. L’indirizzo metodologico seguito presso l’Istituto è
stato studiato in modo da consentire ai futuri operatori di polizia di
sviluppare in modo equilibrato ed organico le capacità conoscitive ed
operative. Nello stesso contesto di apertura e sensibilità si pone il rapporto
con la comunità locale, che è particolarmente vivo e si manifesta nell’assidua
partecipazione del personale e degli allievi della Scuola alle cerimonie, alle
manifestazioni, agli incontri di carattere culturale, sociale e sportivo
organizzati dalle istituzioni e dalle formazioni sociali presenti sul territorio.
La struttura, che ha una capacità ricettiva di 398 posti, dispone di diciotto
aule. Tre aule sono opportunamente attrezzate per la dattilografia, la
scuola-guida e per l’addestramento all’uso delle armi; una quarta aula è dotata
di un sistema di computers “audiovideomatic”. Circa duemila volumi sono
consultabili presso la biblioteca dagli allievi e dal personale. La palestra è
fornita di varie attrezzature sportive, di due sale TV, una sala di ricreazione
con un bar e un’aula magna attrezzata di 350 posti.
La Scuola Allievi Agenti di Alessandria, istituita
l’11 agosto 1961, è ubicata in un vasto complesso già sede della caserma
“Antonio Cardile”. La Scuola
cura lo svolgimento di corsi di formazione per Allievi Agenti; recentemente si
sono tenuti corsi di formazione per Sovrintendenti e per Formatori della
Polizia di Stato. Il complesso della Scuola, che ha una capacità ricettiva di
794 posti, si articola secondo criteri di funzionalità e di efficienza.
Comprende: la zona studio (trenta aule), la zona-mensa, la zona-allogiamenti
(tre palazzine), la zona-tempo libero, due padiglioni di tiro, l’armeria,
l’officina e l’infermeria. Per lo svolgimento delle attività didattiche
l’Istituto è dotato di due aule fornite di computer, di un impianto TV a
circuito chiuso, di aule attrezzate per dattilografia, per scuola-guida, oltre
che dell’aula magna e della biblioteca-emeroteca. Per lo sport e il tempo
libero la Scuola
dispone di due palestre, un campo di calcio, e uno da tennis, una piscina
coperta, un cinema, un bar, dieci sale TV, una sala di lettura, una sala di
ricreazione. Nel corso degli anni la Direzione della Scuola ha seguito con speciale
attenzione i processi formativi globali degli allievi e l’aggiornamento del
personale del quadro permanente, promovendo e favorendo tutte le iniziative
volte ad elevarne la coscienza civile e la preparazione professionale.
La Scuola Allievi
Agenti di Bolzano, istituita nel 1961, ha sede nella caserma “Giuseppe
Garibaldi”. La Scuola
ospita corsi per Allievi Agenti e per Allievi Agenti Ausiliari. Inoltre, in
considerazione della speciale condizione linguistica che caratterizza la
comunità stanziata nell’Alto Adige, presso la stessa struttura si svolgono
corsi di lingua tedesca “full-immersion” della durata di venti settimane, e
corsi per interpreti e traduttori che durano sette mesi e comprendono un
soggiorno di circa sessanta giorni in Austria. La capacità ricettiva della
scuola è di 350 posti (144 riservati a personale femminile). I programmi
didattici e gli orari delle lezioni sono articolati in modo da consentire a
tutti gli allievi di svolgere, oltre alle normali ore di studio, anche un corso
di scuola guida per il conseguimento della patente, nonché un’adeguata attività
di esercitazioni a fuoco con armi di dotazione, e l’addestramento al nuoto
propedeutico al brevetto di salvamento. La struttura dispone di dieci aule con
trentacinque posti ciascuna, oltre all’aula magna con duecento posti. Vi sono,
inoltre, aule per l’insegnamento di lingue, dattilografia, scuola-guida e computer,
oltre ad un’ampia biblioteca-emeroteca. Oltre alle strutture ricreative, le
Scuola dispone di tre palestre e del poligono di tiro (sotterraneo, con tunnel
di 50 metri)
ha quattro postazioni ed una cabina isolata acusticamente per il direttore di
tiro.
La Scuola Allievi
Agenti di Roma, inaugurata nel novembre 1987, è ubicata in un vasto e
funzionale complesso edilizio sito alla periferia della città. Essa, che per
efficienza e modernità si pone tra le più avanzate d’Europa ed ha perciò una
forte e positiva utenza rappresentativa, è oggetto di frequenti visite da parte
delle maggiori autorità del settore, provenienti dagli USA, dalla Germania,
dall’Austria e da altri Paesi. Presso la scuola si sono finora svolti diversi
corsi per allievi agenti, oltre a diversi seminari di aggiornamento degli
Ispettori sul nuovo codice di procedura penale, al primo corso sperimentale per
la preparazione dei formatori del personale della Polizia di Stato, al primo
corso sperimentale per Allievi Agenti. La struttura attualmente ospita anche la Seconda Sezione
dell’Istituto Superiore di Polizia. L’indirizzo didattico seguito presso la Scuola prevede, ad
integrazione dell’insegnamento teorico, la effettuazione di visite presso
strutture e reparti di diversi livelli e specialità, al fine di far avvicinare
gli allievi in modo graduale e guidato al funzionamento dei servizi di polizia.
La scuola occupa una superficie complessiva di circa 85 mila mq., ed ha una
capacità ricettiva di 903 posti. La zona riservata all’insegnamento comprende
12 aule e un’aula magna, mentre altre 17 aule sono state messe a disposizione
della II sezione dell’Istituto Superiore
di Polizia. Fra le attrezzature didattiche disponibili vanno ricordati, oltre
all’aula per dattilografia e le due per scuola-guida, i tre laboratori
polivalenti computerizzati, l’impianto TV a circuito chiuso con relativa sala
di regia, l’unità didattica mobile, la biblioteca e il poligono di tiro. Le
palestre sono tre: una grande attrezzata anche per giochi di squadra e due più
piccole adatte per le arti marziali e gli esercizi individuali. La
zona-benessere comprende bar, sale TV e sale di ricreazione situate ai vari
piani della zona alloggiamenti. L’infermeria comprende l’ambulatorio e adeguate
strutture per la degenza. La struttura di telecomunicazioni ha 10 linee urbane,
150 derivazioni interne, un impianto ricetrasmittente e apparecchi portatili.
Il parco macchine dispone di automezzi di vario tipo usati per esercitazioni di
guida e per le tecniche operative.
La Scuola Allievi
Agenti di Piacenza ha sede nella caserma “Cesare Battisti”. A partire dagli
anni ’50 è stata usata come sede di vari reparti di polizia. Dal 1959 al ’61 ha
ospitato il Centro di Addestramento per la Polizia Stradale
e nello stesso periodo si sono svolti corsi propedeutici per i servizi di
Polizia Ferroviaria e di Polizia di Frontiera. Essa ha quindi acquistato una
sempre più marcata fisionomia di organismo didattico preposto alla formazione
degli Agenti di Polizia. L’Istituto, presso il quale si svolgono ordinariamente corsi per la preparazione di base degli Agenti della Polizia di Stato, ha
recentemente ospitato corsi di aggiornamento, di qualificazione e di formazione
tra cui il primo corso sperimentale per Allievi Agenti. Inoltre, esso fornisce
a Reparti di polizia di altre sedi, e talvolta ad altri corpi di Polizia, i
propri istruttori ed i propri impianti per le esercitazioni di tiro. L’Istituto
dispone di 410 posti letto, 12 aule convenzionali con impianto TV a circuito
chiuso, tre aule specialistiche, un’aula magna con 420 posti a sedere, una
sala-mensa, tre sale-TV, sale-bar e per il tempo libero, due poligoni di tiro,
una grande palestra dotata di tribune per il pubblico ed una seconda palestra
di dimensioni minori.
La Scuola Allievi
Agenti di Trieste è stata istituita nel 1962 ed ha sede nella caserma “Duca
d’Aosta”. Occupa un’area di circa 45 mila mq., sulla quale sono funzionalmente
distribuiti uffici, aule, altre strutture didattiche, alloggiamenti e servizi
ed ha una capacità ricettiva di 850 posti. La Scuola ospita corsi per Allievi Agenti e per Agenti ausiliari, nonché corsi di
qualificazione. Nell’organizzazione della didattica è stata adottata una
programmazione settimanale, che assicura organicità e continuità nella
formazione culturale e pratica degli Allievi.
La Scuola
dispone di 25 aule, distribuite in tre diversi edifici e dotate di apparecchi
televisivi collegati con una sala di regia. Vi sono inoltre due aule-computer,
per dattilografia, scuola-guida e un’aula per telecomunicazioni. La
biblioteca-emeroteca comprende oltre 2000 volumi. La palestra è attrezzata per
la pallacanestro, la pallavolo, lo judo, il karate, la lotta e la difesa
personale. La zona-benessere comprende varie sale e la sala mensa. All’interno
della scuola è operativo uno sportello bancario. Per l’addestramento al tiro
sono disponibili il poligono e un’aula speciale.
La Scuola Allievi
Agenti di Peschiera del Garda (Verona) ha sede nella caserma XXV aprile. Nata
nel 1970 come sede distaccata della Scuola Allievi Agenti di Bolzano, ha
acquisito autonomia nel 1986. L’Istituto presso il quale si svolgono
ordinariamente corsi per la preparazione di base di Allievi Agenti, ha ospitato
altresì, corsi di istruzione per Agenti ausiliari trattenuti e corsi di
specializzazione nell’attività di Polizia Giudiziaria. L’attività didattica è
caratterizzata dall’attuazione di scelte metodologiche mirate a stimolare la
capacità di apprendimento giovanile degli allievi, che lavorano abitualmente in
team con il coordinamento di un docente
o di un istruttore e svolgono relazioni sia individuali che di gruppo
sui temi di studio trattati. Nella formazione di unità didattiche si seguono i
criteri della massima omogeneità tra le diverse classi e della massima
eterogeneità all’interno di ciascuna. Ad integrazione e completamento
dell’insegnamento sono utilizzati sussidi audiovisivi e vengono sovente
effettuate visite presso località di particolare interesse. La struttura, che
ha una capacità ricettiva di 190 posti, occupa una superficie di 18.000 mq. Le
attrezzature didattiche sono formate da sei aule ordinarie, un’aula per la
dattilografia e una per scuola-guida (aula-motori), un’aula-computer, un’aula
multimediale, un’aula magna ed un’ampia biblioteca, un poligono di tiro. Oltre
alla palestra coperta e ad un ampio
cortile esterno utilizzato per le esercitazioni, la Scuola dispone di un campo
di pallacanestro e uno di pallavolo. Per il tempo libero vi sono salette TV,
bar e sala giochi.
La Scuola Allievi
Agenti di Vibo Valentia è stata istituita nel 1981 ed ha sede nella caserma
“Andrea Campagna”. Presso la struttura, che ha una capacità ricettiva di 430
posti, vengono svolti corsi per agenti ausiliari di leva, per agenti effettivi
e per ausiliari trattenuti, nonché corsi di formazione per istruttori di scuola
guida e di Squadre volanti. L’attività didattica è opportunamente integrata con
lo svolgimento di conferenze, di esercitazioni pratiche e con visite guidate
presso Uffici, reparti operativi e uffici giudiziari. Le lezioni teoriche sulle
tecniche operative e sull’uso delle armi sono accompagnate dalla proiezione di
filmati sul corretto impiego delle armi e sui metodi di intervento più
appropriati in situazioni specifiche. La scuola che occupa una superficie
complessiva di circa 15.000 mq. Dispone di dodici aule didattiche, di un’aula
multimediale, di un’aula per dattilografia, di una per disegno e di una per
scuola-guida. Per l’attività sportiva e l’esercizio degli allievi sono
disponibili una palestra adeguatamente attrezzata, un campo da calcio, uno da
pallacanestro ed uno da tennis, una pista a sei corsie per corsa veloce ed una
sauna. Gli allievi possono frequentare durante il tempo libero la biblioteca,
il cinema-auditorium, la sala-bar, la sala-TV, la sala-giochi e la
sala-biliardo. Completano le strutture della scuola il poligono di tiro,
l’infermeria, il parco veicolare, due officine per la manutenzione degli
automezzi.
La Scuola Allievi
Agenti di Senigallia (Ancona), che ha sede nella caserma “Avogadro” è stata
istituita nel 1985.Già dal luglio 1984,
tuttavia, si erano tenuti presso questa struttura 14 corsi di aggiornamento
sulla prevenzione e il pronto intervento per operatori di Squadre volanti, e
nel 1985 un corso per la promozione ad Assistente capo. I corsi per Allievi
Agenti e per Agenti Ausiliari, iniziati
nel 1986 sono organizzati in modo da assicurare la massima continuità didattica
ed un razionale collegamento interdisciplinare. L’insegnamento è inoltre
integrato da visite presso la
Questura, il Gabinetti di Polizia Scientifica di Ancona, i
Commissariati, le Specialità ed altri Uffici operativi della Polizia di Stato
presenti sul territorio. La
Scuola che ha una capacità ricettiva di 220 posti, dispone di
un’aula magna, di aule per la dattilografia, per scuola-guida, per telecomunicazioni
e di otto aule per l’insegnamento, tutte dotate di apparecchi TV e di
video-registrazione. Completano l’attrezzatura didattica dieci computer, un
sistema-TV a circuito chiuso, la biblioteca e la sala lettura. Per le attività
degli allievi sono disponibili una palestra, una sala di ricreazione (fornita
di ping-pong, calcio balilla ed altri passatempi), una sala cinematografica,
due sale-TV ed un bar.
La Scuola Allievi
Agenti di Foggia ha sede nella caserma “Miale da Troia”, intitolata ad uno
degli italiani che presero parte alla disfida di Barletta. La struttura a causa
dei gravi danni subiti durante la seconda guerra mondiale fu interamente ricostruita negli
anni ’47-48 e, successivamente, venne utilizzata come Scuola per Agenti Autisti
e dal ’76 al ’79 come Scuola Allievi guardie di P.S. La definitiva
trasformazione in scuola Allievi Agenti è avvenuta nel 1985. Negli anni ’85-86
sono state eseguite importanti opere di ristrutturazione e ammodernamento, al
fine di potenziarne la funzionalità complessiva. La Scuola ospita lo
svolgimento di corsi di formazione per Allievi Agenti e per Allievi Agenti
Ausiliari. Negli ultimi anni vi si sono tenuti, inoltre, alcuni corsi di
aggiornamento professionale riservati al quadro permanente. L’impostazione
dell’attività didattica risponde alla primaria esigenza degli allievi di
acquisire una equilibrata preparazione professionale. La Scuola ha una capacità
ricettiva di 250 allievi; essa dispone di un’aula magna, di aule per l’attività
didattica, un’aula di dattilografia, una per la scuola-guida, per
telecomunicazioni e un’altra dotata di computer. Funziona, inoltre, una sala
regia per il doppiaggio e la
duplicazione delle video-cassette. Oltre alla biblioteca-emeroteca la scuola
dispone di palestra, infermeria, poligono di tiro, aree per il tempo libero e
di ampie sale di ricreazione.
La Scuola Allievi
Agenti di Campobasso è sorta come sezione della Scuola Allievi Agenti di
Caserta nel 1986. Le è stata conferita autonomia e rango di Istituto di
Istruzione nel 1990; occupa una superficie di 8.000 mq. In occasione del
giuramento degli Allievi, nel luglio 1987, con una solenne cerimonia la Scuola è stata intitolata
alla Guardia di P.S. Giulio Rivera, perita nella strage di Via Fani. Finora
sono stati espletati corsi per Ausiliari, con la partecipazione di allievi in
maggioranza in possesso di diploma superiore. I corsi vengono svolti in aule
didattiche modernamente attrezzate ed in aule specialistiche secondo i
programmi ministeriali, ampliati con visite conoscitive presso gli Uffici
operativi della Questura. Inoltre il vicino campo del CONI consente d’integrare
le attività ginniche che hanno luogo nella palestra dell’Istituto. Per
l’Impiego del tempo libero vengono messe a disposizione la biblioteca e le attrezzature
sportive-ricreative. La ricettività della Scuole è di circa 300 unità.
La Scuola Allievi
Agenti di Vicenza è stata istituita nel settembre del ’70.L’Istituto occupa una
superficie di 18.700 mq ed ha una capacità ricettiva di 350 allievi. Ha sede nella
caserma “Marco Sasso”. Nella Scuola si svolgono corsi di istruzione per allievi
agenti e per allievi agenti ausiliari trattenuti. Nella attuazione degli
indirizzi didattici una particolare attenzione è dedicata al collegamento
interdisciplinare tra le aree della formazione deontologica, giuridica ed
operativa. Inoltre, al fine d’integrare l’insegnamento teorico si tengono
frequenti esercitazioni pratiche, vengono proiettati filmati e svolti dibattiti
e conferenze con la partecipazione di esponenti del mondo accademico e degli
ordini giudiziario e forense. Accanto all’insegnamento e all’addestramento
tecnico-professionale, gli allievi vengono stimolati a partecipare ad attività
di carattere sociale, culturale, sportivo.
Passo, ora, molto
brevemente alla rassegna delle Scuole di
Specializzazione delle Specialità della Polizia di Stato, ovvero Il Centro
Addestramento Polizia Stradale con sede a Cesena, il Centro Addestramento
Alpino con sede a Moena, il Centro Addestramento Polizia Ferroviaria di Bologna,
il Centro Addestramento Polizia di Frontiera con sede a Duino e il Centro
Addestramento Polizia Postale con sede a Genova. Le Scuole di Specializzazione
hanno il fine di preparare il personale frequentante ai particolari ruoli delle
Specialità di Polizia.
Il CAPS di Cesena (Forlì) ha sede nella
caserma “Decio Raggi”ed è stato istituito per addestrare il personale da
impiegare nei servizi della Polizia Stradale, la cui importanza negli ultimi
quaranta anni è cresciuta proporzionalmente al notevolissimo sviluppo che nello
stesso periodo ha avuto la circolazione stradale. Oltre agli ordinari corsi di
specializzazione che durano 6 mesi e comprendono materie giuridiche e
tecnico-professionali, il Centro ha ospitato lo svolgimento dei corsi per
agenti della Polizia civile della Repubblica di San Marino, un corso di tiro
per magistrati, numerosi corsi di aggiornamento per il personale del quadro
permanente. Il Centro si sviluppa su un’area di 33 mila mq.,di cui 8.500
coperti e 24.500scoperti ed ha una capacità ricettiva di 420 posti. Esso
dispone di 12 aule ordinarie, 2 aule per scuola-guida e motori, 2 aule
multimediali e sussidi audiovisivi, un’aula computer, un laboratorio, un’aula
apparati e l’aula magna, la biblioteca, la sala lettura, la palestra. L’area scoperta
è occupata in gran parte da spazi per esercitazioni alla guida automobilistica
e motociclistica, oltre che da un campo di pallacanestro e pallavolo. Il
poligono è dotato di una sala regia con monitore l’infermeria è dotata di
ambulatori per medicazioni e fisioterapia. Un ampio parco veicoli è munito di
doppi comandi per l’addestramento alla guida. Il Centro è inoltre fornito di
una sala ricreazione con bar e TV, ed un’aula magna adatta a proiezioni
cinematografiche.
Il Centro addestramento
Alpino per il personale di Polizia venne istituito nel 1948 in San Candido
(Bolzano); fu trasferito a Moena (Trento) nel 1952 ed ha sede attualmente nella
caserma intitolata a “Giuseppe Moschitz”, un Agente caduto in servizio. Il
Centro ha lo scopo di addestrare il personale destinato a svolgere in zone di
montagna i propri compiti istituzionali, comprendenti anche l’opera di soccorso
in caso di incidenti. Pertanto esso assolve ad una triplice funzione: è
Istituto di Istruzione, perfezionamento e specializzazione della Polizia di
Stato; è Reparto operativo sia per compiti di Polizia giudiziaria in zona
montagnosa, che per servizi di sicurezza e di soccorso; è sede del gruppo
sportivo “Fiamme Oro”(sports invernali) e del Gruppo Rocciatori della P.d.S.
Presso il Centro si svolgono corsi di
aggiornamento e perfezionamento sciistico e alpinistico, con i quali si
acquisisce la qualifica di Istruttore, e con una certa frequenza si tengono
corsi di addestramento per sopravvivenza in montagna. Negli ultimi anni la
struttura ha ospitato lo svolgimento di corsi di addestramento per Agenti
ausiliari. Nello svolgimento dell’attività didattica un particolare spazio è
riservato all’apprendimento delle tecniche di soccorso in roccia e su neve.
Oltre ai normali corsi di addestramento, presso il Centro si sono tenuti corsi
per servizi di sicurezza in zona di montagna, corsi operativi sciistici e
alpinistici del NOCS e della polizia di Frontiera, corsi sciistici per il
personale dell’Ispettorato di polizia del Vaticano.
Istruttori del Centro di
Moena sono stati inviati presso vari reparti dio Polizia, per insegnare
tecniche alpinistiche applicabili ad operazioni di Polizia giudiziaria. La
superficie complessiva occupata dal Centro è di circa 18.500 mq., di cui 3021
mq. coperti. La sua capacità ricettiva è di 80 posti. Vi sono sei aule di
dattilografia e di scuola-guida, un laboratorio fotografico e una biblioteca
fornita di oltre millecento volumi. Uno dei quattro piazzali antistanti il Centro è adibito ad esercitazioni
tecnico-operative; inoltre vi sono due palestre coperte, un campo da tennis
all’aperto, un campo di calcio e la “palestra di roccia”. Per il tempo libero
sono state attrezzate due sale TV, una sala con cineproiettore e
videoproiettore a schermo gigante, un bar, un tennis da tavolo e la sala di
lettura della biblioteca. Completano la struttura del Centro il Museo della
montagna, il poligono di tiro, la centrale radio e telefonica, il parco
veicolare.
Il Centro Addestramento
Polizia Ferroviaria di Bologna è stato istituito nel gennaio 1959 allo scopo di
fornire una preparazione specifica e differenziata al personale destinato ad
operare nel settore ferroviario ed ha sede, dal 1961, in un complesso
messo a disposizione dalle Ferrovie dello Stato sito in località Bologna-Ravone.
Gli indirizzi metodologici e didattici seguiti presso l’Istituto sono connessi
alla funzione propria della polizia Ferroviaria, che prevede servizi di scorta
a treni viaggianti, a valori postali, a comitive di tifosi, verifiche della
piombatura dei carri merci e controlli a persone nell’ambito ferroviario. Fanno
parte del corpo docente della Scuola ingegneri e funzionari delle Ferrovie
dello Stato. Oltre ai corsi di specializzazione nei vari servizi di polizia
Ferroviaria, presso il Centro si sono svolti corsi di aggiornamento
professionale per Assistenti della Polizia di Stato e corsi di formazione per
Allievi Agenti. Il Centro occupa un’area di circa 1560 mq. ed ha una
ricettività di 100 posti. Esso dispone di un’aula magna, di quattro aule
convenzionali e di cinque aule specialistiche; la biblioteca-emeroteca è dotata
di duemila volumi. Per le attività sportive e ricreative, sono disponibili il
campo di calcio regolamentare, la palestra, sale di ricreazione e di
proiezione.
Il Centro di
Addestramento della Polizia di Frontiera di Duino (Trieste)è stato istituito
nel 1986, ed ha sede nel complesso strutturale che anteriormente ospitava il
distaccamento della Scuola Allievi Agenti di Trieste. Pur curando
principalmente la specializzazione del personale della Polizia di Frontiera, il
Centro ospita anche lo svolgimento dei corsi per Allievi Agenti , per Allievi
Agenti Ausiliari Trattenuti. La didattica seguita si fonda su alcuni principi
di organizzazione e metodo, in modo da promuovere un rapporto immediato e
diretto tra ciascun allievo ed i docenti, ed il massimo collegamento
interdisciplinare tra le materie. Il Centro si estende su un’area di circa
2.300 mq. ed ha una ricettività di 150 posti. Dispone di quattro aule per la
didattica generale, una per la scuola-guida, per dattilografia e per
radiocollegamenti. La palestra è dotata della necessaria attrezzatura ginnica.
Vi è un cospicuo parco macchine e l’area benessere comprende servizi e sale per
il tempo libero.
Il Centro Addestramento
Polizia Postale e delle Telecomunicazioni
di Genova è stato istituito nel
1987 ed ha sede in un complesso di proprietà dell’amministrazione postale
ubicato alla periferia della città. Il Centro tiene corsi di specializzazione
per Allievi Agenti e Allievi Ausiliari Trattenuti, da assegnare alla Polizia
postale. Nello svolgimento dei programmi realizzati con numerosi supporti
audiovisivi, uno spazio e un’attenzione speciali sono dedicati a tutti i temi
che l’esperienza concreta dei servizi di polizia ha messo in evidenza. La
superficie occupata dal Centro è di circa 11mila mq., di cui 7 mila costituiti
dalla parte coperta, sviluppata su otto piani dell’edificio, e 4 mila riservati
alle attività pratiche, al parcheggio e agli spazi verdi. Oltre alle cinque
aule ordinarie vi sono un’aula per scuola guida, un’aula per dattilografia e
lingua straniera, ciascuna dotata di 120 posti, fornita di schermo panoramico
per proiezioni cinematografiche. Alla biblioteca che dispone di circa duecento
volumi è annessa un’ampia sala per la consultazione e la lettura. Per
l’attività sportiva vengono utilizzati la palestra e il campo da calcio. Per il
tempo libero è disponibile un ampio salone, nel quale trova posto la zona di
ricreazione.
Tra gli altri Centri di
Addestramento e Formazione professionale
della Polizia posso annoverare quegli Istituti che sono finalizzati a fini particolari. Il Centro di formazione
linguistica di Milano, istituito nel
1989, è la struttura addestrativi permanente della Polizia di Stato finalizzata
alla formazione linguistica del personale di polizia, al coordinamento e alla
verifica di tutta l’attività didattica. Esso costituisce la punta avanzata del
programma di formazione linguistica che il Dipartimento della Pubblica
Sicurezza ha attuato in vista del processo di integrazione europea del ’92. Il
Centro ha iniziato la sua attività nel 1989 con lo svolgimento del primo corso
di lingua inglese riservato al personale proveniente dalla specialità della
polizia di frontiera, stradale e ferroviaria. I corsi, per la cui
partecipazione non è richiesta alcuna conoscenza particolare o specifica, in
quanto un test iniziale permette la formazione delle varie unità didattiche in
modo omogeneo, secondo il livello di conoscenza della lingua, si svolgono
nell’arco di sette settimane, in modo intensivo, esclusivamente con insegnanti
di madrelingua provenienti da diverse zone del Regno Unito, degli Stati Uniti e
del Canada. Questo per ottimizzare la conoscenza dello studente attraverso la
comprensione delle diverse pronunce e delle varie espressioni dialettali in
uso. Parte del corso è riservata
all’apprendimento di situazioni di uso frequente o di vocaboli tecnici per
l’operatore di polizia. Le unità didattiche sono formate da un massimo di 5
persone, al fine di consentire ai frequentatori un costante colloquio in lingua
con il docente.
La serietà e la
preparazione del corpo docente, unite all’impegno ed alla serietà dei
frequentatori, oltre alle attrezzature tra le più moderne sofisticate,
permettono il raggiungimento degli scopi istituzionali prefissati. La verifica
dell’apprendimento è affidata ad un test finale, che permette la conoscenza di
quanto è stato appreso durante il programma. Il Centro è anche dotato di una
sala video ed è fornito di una biblioteca in via di completamento in cui si
possono trovare testi e riviste in lingua, oltre ad uno specifico settore di
volumi in lingua inerenti le problematiche dell’operatore di Polizia.
Il Centro Addestramento
e Istruzione Professionale di Abbasanta (Oristano), istituito nel 1970, ha raccolto le
eredità e sviluppato le esperienze professionali del disciolto 2° Battaglione
del Reparto celere di Padova, che negli anni ’60 venne inviato in Sardegna allo
scopo di contrapporre una valida controffensiva al fenomeno del banditismo. Il
Centro che ha una ricettività di 191 posti, cura l’addestramento e l’istruzione
professionale del personale della Polizia di Stato, attraverso lo svolgimento
di corsi della durata di 4-5 settimane. Tra i corsi di addestramento che si
svolgono presso il Centro vanno ricordati quelli interforze riguardanti i
servizi di scorta e sicurezza e quelli per squadriglie antisequestro
eliportate. Altre iniziative di rilievo del Centro sono i periodi di
applicazione destinati ai vice-commissari in prova, i periodi di addestramento
intensivo riservati al personale di Reparti ad alto addestramento ed i seminari
interforze sulla sicurezza internazionale, ai quali partecipano elementi di
reparti di varie polizie europee. Il Centro si estende su un’area di circa
180.000 mq., di cui 22.500 coperti. Per esigenze didattiche ed addestrative
sono disponibili due aula da 40 posti, una sala con 135 posti ed un sistema di
traduzione simultanea, un’aula motorizzazione, un’aula magna da 100 posti,
un’aula per teoria nell’uso delle armi. Completano il Centro una
biblioteca-cineteca con sale di consultazione e sale di lettura e il poligono
di tiro. Alle attività ginnico-sportive sono riservati ampi spazi polivalenti
tra i quali due palestre, un campo di calcio e un campo da tennis.
Le Scuole di Polizia
Giudiziaria, Amministrativa e investigativa di Brescia e di Pescara curano, la
prima, la creazione di investigatori per le Squadre mobili e la Digos, attraverso corsi di
preparazione di base, di specializzazione, di aggiornamento e di perfezionamento
aperti a tutti i livelli: Allievi Ausiliari, Agenti, Sovrintendenti,
Funzionari; mentre la seconda cura la specializzazione, l’aggiornamento e il
perfezionamento del personale appartenente a tutti i ruoli della Polizia di
Stato nelle discipline della polizia giudiziaria, amministrativa e
investigativa. Entrambe le Scuole, pur avendo capacità ricettive diverse, sono
dotate di aule specialistiche (tecnica investigativa, tecnica criminale,
tecniche operative, tiro), laboratori, aule per dattilografia e computer,
aule-motori, aule-telecomunicazioni e aula magna. Tutte le aule sono collegate
con un sistema a circuito chiuso e con la sala regia; vi sono inoltre gabinetti
fotografici e do polizia scientifica, poligoni di tiro, palestre, piscine,
biblioteche, sale lettura, sale TV, sala cinema e bar.
Il Centro Nazionale di
Specializzazione e Perfezionamento nel tiro di Nettuno è stato istituito nel
1985 ed ha sede presso la ex caserma “Piave”di Nettuno, nello stesso complesso
che ospita l’Istituto per Sovrintendenti e di Perfezionamento per Ispettori.
Presso la struttura si svolgono corsi di specializzazione per tiratori scelti
di arma lunga e per istruttori e direttori di tiro, e corsi di aggiornamento al
tiro. Il Centro dispone di due aule ordinarie e delle più avanzate strutture
didattiche specifiche. I frequentatori del Centro utilizzano tutti i servizi e
gli spazi messi a disposizione dall’Istituto per sovrintendenti e di
perfezionamento per ispettori.
Fino alla seconda guerra
mondiale l’addestramento del personale della Polizia di Frontiera marittima è
stato curato presso la Scuola
di Polizia Marittima della Marina Militare con sede in Pola. Dopo la guerra gli
stessi compiti addestrativi sono stati svolti dalle Scuole del Corpo Equipaggi
della Marina Militare di Portoferraio e della Maddalena. Cresciute le necessità
di un’adeguata preparazione del personale della Polizia di Stato in questo
settore, nel 1963 è stato istituito il Centro Nautico Sommozzatori di La Spezia, che ha sede nella
caserma Saletti, dove sono situati gli alloggiamenti e vengono svolte le
attività didattiche. L’addestramento pratico e le esercitazioni navali vengono
invece attuati presso la base navale di Punta del Pezzino. La principale
attività svolta dal Centro consiste in: -indagini di polizia giudiziaria che
comportano ricerche in mare; -interventi in operazioni di soccorso in ambiente
marino; -valutazioni e giudizi su nuovi materiali e attrezzature nautiche e
subacquee; -dichiarazioni di fuori servizio delle imbarcazioni giudicate non
più idonee; -selezione del personale da avviare ai corsi di specializzazione
per sommozzatori, -addestramento ed impiego del personale tecnico.
I sommozzatori della
Polizia di Stato, istituiti nel 1958, fanno parte integrante del Centro Nautico
e svolgono attività operative specialistiche di: -ricerca e recupero di
materiale di contrabbando e droga;-ricerca e recupero in mare di corpi e
oggetti in caso di incidenti;-operazioni di soccorso e salvataggio in mare e in
caso di allagamenti e alluvioni;-indagini di Polizia Giudiziaria e rilievi
fotografici subacquei;-immersioni e permanenza in canali, pozzi, cisterne,
ecc.;-interventi in caso di collisioni, incidenti o falle a natanti;-servizi di
sicurezza antisabotaggio e antiattentati nei porti;-interventi subacquei di
interesse archeologico, scientifico, speleologico e sportivo. I corsi per
Sommozzatori della P. d. S. svolti al Centro Nautico sono propedeutici
all’acquisizione del brevetto finale, che viene conseguito dopo un ulteriore
corso di cinque mesi presso il Comando Sub. In. della Marina Militare.
Il Centro di
Standardizzazione al Volo è stato istituito nel 1988 ed è ubicato presso
l’aeroporto di Pratica di Mare (Roma). Risponde all’esigenza di realizzare una
struttura permanente per l’addestramento ed il mantenimento di un elevato
standard di volo da parte del personale della Polizia di Stato. La struttura
ospita lo svolgimento di corsi della durata media di 3 mesi, finalizzati al
conseguimento delle abilitazioni al volo sui vari tipi di aeromobili e delle
relative qualificazioni professionali; al perfezionamento, ossia al rinnovo o
reintegro delle precedenti abilitazioni e qualificazioni; alla
standardizzazione dell’addestramento al volo. Per le attività sportive e il
tempo libero e per i servizi si utilizzano le strutture gestite dal Comando
dell’Aeroporto e dal 1° Reparto Volo della Polizia di Stato. Il Centro si
preoccupa di armonizzare i contenuti dei propri programmi di studio e di
esercitazioni con le esigenze operative rilevate nei servizi d’istituto.
La Scuola Tecnica di
Polizia è stata istituita nel 1946 ed ha sede nella caserma “Ferdinando di
Savoia” di Roma. Dal compito iniziale di curare l’addestramento teorico-pratico
degli Allievi Guardie di P.S., la
Scuola venne preposta dal 1964 all’addestramento del
personale nei servizi della motorizzazione e delle telecomunicazioni, allo
svolgimento di Corsi per interpreti, rilevatori statistici, infermieri, ecc.
dipende dalla Scuola tecnica il personale in servizio presso la Banda musicale e quello di
alcuni Gruppi sportivi delle “Fiamme Oro”. La caserma “Ferdinando di Savoia”
copre un’area di circa 26.500 mq. ed ha una capacità ricettiva di 334 posti.
Nella struttura hanno sede anche il primo Reparto Mobile; la direzione della
Rivista Polizia Moderna; il Centro Psicotecnico che si occupa della selezione
psico-attitudinale dei candidati ai concorsi per l’accesso ai ruoli della
Polizia di Stato; il Centro Elaborazione Dati. La Scuola dispone di nove aule
didattiche e di quattro aule multimediali dotate di sussidi audiovisivi. La
biblioteca è fornita di 4210 volumi; oltre alla videoteca la Scuola dispone di aree per
il tempo libero e l’attività sportiva, di un’infermeria, che serve anche tutti
i reparti di Polizia della capitale e di un poligono di tiro.
L’Istituto Superiore di
Polizia è stato creato con D.P.R. nell’aprile dell’82, unificando la Scuola Superiore
di Polizia (istituita nel 1904) e l’Accademia del Corpo delle Guardie di P.S.
(fondata nel 1964) e dando forma e contenuti organici alla nuova struttura.
L’Istituto che ha sede in Roma e si articola in tre Sezioni, cura
principalmente la formazione, la specializzazione e l’aggiornamento del
personale appartenente ai ruoli dirigenziali e direttivi della Polizia di
Stato. Presso la Direzione
dell’Istituto si trova una biblioteca computerizzata ricca di circa 20.000
volumi. La prima Sezione dell’Istituto Superiore di Polizia è preposta allo
svolgimento dei corsi quadriennali per la nomina di Vice Commissario in prova.
Questi corsi sono suddivisi in due bienni e si articolano in una serie di
insegnamenti e materie universitarie e tecnico-professionali specifiche. Per le
discipline universitarie l’insegnamento è affidato a docenti universitari
ordinari ed associati, coadiuvati da professori di ruolo aggiunti ed associati.
Per gli allievi Vice Commissari vengono periodicamente realizzati cicli di
addestramento professionale presso il Centro di Addestramento Alpino di Moena
(TN) e presso il Centro di Addestramento e Istruzione Professionale della
Polizia di Stato di Abbasanta (OR). Al termine del corso quadriennale gli
allievi possono conseguire la laurea in giurisprudenza o in scienza politiche,
previo il superamento di alcuni esami integrativi. La Sezione ha una capacità
ricettiva di 310 posti. Essa dispone, per i corsi quadriennali, di tre aule di
90 posti ciascuna, di un’aula da 150 posti e di un’aula magna da 340 posti,
tutte dotate di monitor, oltre che di due aule da 25 posti e di un’aula
polivalente. E’ inoltre dotata del sistema per la traduzione simultanea, di
un’aula professionale computerizzata, di un laboratorio per l’apprendimento
della lingua inglese, di un’aula per scuola-guida, di una sala-regia. La Sezione dispone, infine,
di una piccola palestra, di una “zona benessere” con bar e sala TV e di
un’infermeria. La seconda Sezione dell’Istituto Superiore di Polizia cura lo
svolgimento dei corsi di formazione per Vice Commissari in prova, cui accedono,
oltre agli allievi provenienti dal corso quadriennale, i laureati esterni
vincitori di apposito concorso pubblico. Questi corsi hanno la durata di 9 mesi
e sono specificamente mirati a fornire ai giovani funzionari la formazione
giuridica e tecnico-professionale necessaria ad affrontare il servizio attivo.
Presso la seconda Sezione si svolgono anche i corsi per i medici della Polizia
di Stato. La Sezione
ha una capacità ricettiva di 360 posti ed è dotata di un’aula con 80 posti e di
quattro aule da 45 posti ciascuna. Essa dispone di una palestra attrezzata, di
una zona-benessere con bar e di sale-TV. La terza Sezione dell’Istituto
Superiore di Polizia è preposta alla specializzazione ed all’aggiornamento del
personale appartenente ai ruoli dirigenziali e direttivi della Polizia di
Stato, nonché allo svolgimento dei corsi di formazione per l’accesso ai ruoli
dirigenziali. La Sezione
ha recentemente curato lo svolgimento di
diversi seminari di aggiornamento sul nuovo codice di procedura penale; di
seminari sulla violenza alle donne, ai minori e agli anziani, sulle
problematiche relative agli immigrati e sui fenomeni criminogeni e criminali
della Calabria; un corso di perfezionamento per la lotta al terrorismo; di vari
corsi di addestramento all’uso del personal computer riservati al personale
appartenente all’Amministrazione civile dell’Interno in servizio presso gli
Uffici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. La Sezione dispone di due
aule magne della capienza di 80 e 200 posti nonché 3 aule di 40 posti. La
biblioteca è composta di circa ottomila volumi.
La necessità di essere
sempre al passo con i cambiamenti dei valori, degli uomini e della società in
generale, ha portato la
Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione ad
analizzare e ad affrontare, negli ultimi mesi, attraverso due progetti di
ricerca, altrettanti argomenti che, con diverso peso, incideranno sui processi
di perfezionamento del comparto formativo: una ricerca comparativa sui diversi
sistemi formativi delle principali Polizie Europee, e attraverso il CENSIS,
un’indagine tendente ad appurare l’adeguatezza degli attuali modelli formativi
alle effettive necessità professionali dei ruoli direttivi (14). La prima
ricerca si è svolta secondo l'intento di:
- Rilevare i processi di
reclutamento a formazione praticati in diversi Paesi europei dell'area
comunitaria, accertando nel contempo anche il profilo assunto dal lavoro di
Polizia nei differenti contesti nazionali.
- Confrontare i profili emersi nel panorama internazionale,
al fine di identificare le affinità e le divergenze fra i sistemi adottati,
nonché gli elementi per avviare un processo di maggiore cooperazione ed
integrazione per le forze di Polizia europee.
L’analisi dei dati
emersi a livello internazionale (15) ci ha fornito numerosi spunti per
migliorare la politica della formazione in Italia. In particolare appare ormai
necessario riportare, compatibilmente con le necessità operative scaturenti
dalle continue emergenze in atto nel Paese, i tempi di formazione iniziale in
linea con la media Europea. In effetti i 12 mesi attualmente previsti non
rappresentano la migliore soluzione disponibile.
E’ altresì auspicabile
una più efficace alternanza fra la parte teorica e quella applicativa del
periodo formativo. L’attuale previsione di 6 mesi di teoria più 6 mesi di
applicazione non presenta il carattere dell’armonicità. Un buon modello
potrebbe essere rappresentato da quello inglese, nell’ambito del quale è
prevista una formazione cosiddetta “sandwich” che alterna fasi teoriche e
pratiche di un dato livello, per poi passare ad altri cicli teoria/pratica di
livello più avanzato.
Dare all’aggiornamento e
alla formazione in servizio attenzione meno episodica. Allo stato attuale le
occasioni di aggiornamento vanno sempre contemperate alle esigenze di servizio
e ciò rende difficile unificare i seminari o gli stage per non distogliere contemporaneamente
ingenti quantitativi di personale dalle attività operative. Un buon criterio
per migliorare la situazione potrebbe essere quello francese che mette a
disposizione dei dipendenti un monte ore da utilizzare secondo le indicazioni
in parte volontarie e in parte imposte. Prevedere una maggiore selettività per
i formatori ed una più attenta valutazione dei risultati. In tale direzione già
sono state intraprese numerose iniziative, quali l’avvio dei corsi
sperimentali, la definizione dei parametri per valutare l’efficacia
dell’insegnamento, nonché l’istituzione, entro il prossimo anno, di un Centro a
Spoleto che unifichi le funzioni connesse alla selezione, formazione e
valutazione dei formatori.
Infine, in adesione alle
esigenze di rinnovamento anche delle politiche formative previste per il
personale direttivo della Polizia di Stato, la Direzione Centrale
per gli Istituti di Istruzione ha avviato, attraverso il CENSIS, un’indagine
tendente ad appurare l’adeguatezza degli attuali modelli formativi alle
effettive necessità professionali dei ruoli direttivi. La ricerca, svolta su
base nazionale, è stata condotta secondo il criterio di:
1.
Ricostruire uno scenario complessivo delle funzioni
direttive, con particolare riguardo ai contenuti tecnici, gestionali e
relazionali del lavoro;
2.
Recepire direttamente dagli interessati (tramite
interviste strutturate) un parere circa la cultura del ruolo direttivo, gli
impegni ed i carichi che esso richiede, il tipo di aspettative che sottende, le
difficoltà che comporta, le esigenze formative che implica;
3.
Interpellare i subordinati circa i rapporti che si
instaurano con i direttivi ed il clima di lavoro che complessivamente si
genera;
4.
Acquisire il punto di vista dei dirigenti sul tipo di
comportamenti che richiedono ai direttivi, sulle lacune che riscontrano, sulle
necessità formative che emergono dalla prassi di lavoro. Dal confronto fra le diverse prospettive, è
emerso un panorama organizzativo e culturale abbastanza composito, in cui: La
smilitarizzazione sembra ormai riuscita; i direttivi mostrano, infatti, gli
atteggiamenti tipici dei lavoratori in genere. L’attività dei quadri implica
l’assunzione di molte responsabilità e comporta frequenti scelte; il loro
margine di discrezionalità è però circoscritto alle questioni investigative
continenti, mentre, per il resto, la decisionalità è accentrata ai vertici ed
il lavoro risulta molto burocratizzato. In termini di prestazioni, i direttivi
si trovano a vivere un ruolo abbastanza difficile: dal basso, si chiede loro di
essere dei capi, mentre, dall’alto, i dirigenti si aspettano la loro obbedienza
e fedeltà; compressi fra queste diverse esigenze, i ruoli intermedi
difficilmente riescono a realizzare le proprie aspettative. II tipo di ricompense auspicate dai direttivi
è quello di ricevere riconoscimenti di status ed incentivi simbolici piuttosto
che meramente economici; si sentono non abbastanza valorizzati, o comunque
sminuiti nella possibilità di esaltare le loro reali capacità; ciò equivale ad
una debolezza strutturale del sistema e si traduce in una difficoltà di
identificazione e di gratificazione (17).
5.
Il Prefetto Lepri Gallerano, Direttore Centrale per gli
Istituti d’Istruzione, pur essendo stata messa in discussione la doppia
modalità di accesso al ruolo direttivo (cioè attraverso il corso quadriennale
dell’Istituto Superiore ed il Concorso Pubblico per Laureati), ritiene che “le
difficoltà dal punto di vista della futura coesistenza in servizio non siano
particolarmente significative. La doppia modalità di accesso è una risorsa e
non un handicap per l'Amministrazione. Può essere pur vero che coloro che
intraprendono il percorso quadriennale alla fine abbiano una maggiore
padronanza degli aspetti tecnici del lavoro rispetto a coloro che provengono
dal percorso Universitario, così come questi ultimi possano avere una maggiore
sensibilità sociale ed un atteggiamento culturale più aperto, ma in definitiva
sono differenze che tendono ad azzerarsi di fronte alla realtà operativa. E’ un
punto di forza, e non di debolezza, la diversità di bagaglio culturale di base,
di esperienza formativa, di aspettative professionali”. Ritiene, pertanto,
“insopprimibile la doppia modalità di accesso pur se perfezionabile nella
direzione di un completo rinnovamento della Polizia di Stato” (18).
Il
Prefetto Aldo Gianni, Direttore dell’Istituto Superiore di Polizia, tirando le
conclusioni relativamente alla ricerca sulla doppia modalità di accesso ai
ruoli direttivi sostiene una tesi, sulla formazione del funzionario della
Polizia di Stato, sostanzialmente diversa da quella del Prefetto Lepri
Gallerano, e ne spiega le motivazioni prima in una relazione presentata alla
Direzione Centrale e poi in un intervento tenuto il 28 luglio 1999 al cospetto
dell’uscente Capo della Polizia Masone.
Durante
le ricerche svolte per la nostra Tesi di Laurea, ho avuto modo di conoscere
personalmente il Prefetto Gianni e il Questore Signoretti, entrambi in servizio
presso l’Istituto Superiore di polizia. Ricordo che si parlava della
progettazione di un Corso di laurea in Scienze della Sicurezza, mirante alla
formazione dei funzionari di polizia. A pochi mesi di distanza, mentre scrivo,
il Corso è stato attivato presso l’Ateneo di Venezia. Secondo Aldo Gianni “la
riforma dei percorsi di formazione superiore, in tutti i settori professionali,
è oggi esigenza ineludibile a fronte delle pressanti e veloci trasformazioni in
ambito sociale (interculturalità e flussi migratori, frammentazioni,
problematiche generazionali), ma anche economico (globalizzazione dei mercati,
new economy, benessere e qualità della vita), tecnologico (informatizzazione,
mass media, perfezionamento di impianti e strumenti). Infine, per quanto
concerne in particolare le Forze di polizia, a fronte della maggiore
complessità sul piano giuridico e criminologico, ma soprattutto a fronte di una
domanda di sicurezza, da parte della collettività, in continua crescita. Se
infatti vivere sicuri è da sempre diritto inalienabile, personale, sociale e
politico, quest'esigenza è tanto più avvertita nelle società moderne, ricche,
complesse ed articolate, al punto che la sicurezza è oggi considerata uno dei
principali indicatori della qualità della vita nelle nostre città. In questa
prospettiva già da diversi anni, mentre negli Atenei si percepiva un bisogno di
mutamento per riparametrare la formazione sulle esigenze di antiche e nuove
professioni, sfociato nella riforma degli studi universitari in corso di
attuazione, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza avviava, da parte sua, una
profonda riflessione sui sistemi di selezione e di formazione dei funzionari di
polizia, per adeguarli alle esigenze di una società sempre più complessa ed in
continua modificazione”. Gianni e Signoretti, concordi sul fatto che “prima che
sul modello da adottare, sulle metodologie didattiche e sui contenuti
curricolari, sostengono che in materia una seria riflessione deve prendere le
mosse dall’analisi del profilo professionale del funzionario di polizia, per
modellare conseguentemente su quello il profilo formativo in uscita dell’allievo.
Il passo ulteriore consisterà nella definizione delle ipotesi curricolari atte
a delinearne i percorsi formativi funzionali al raggiungimento del profilo
atteso” (19).
Il punto d’avvio è
dunque dato dalla definizione delle performance reali nel lavoro che
determineranno la selezione delle competenze professionali da inserire in aree
di insegnamento/apprendimento. Se vero, come vero, che sicurezza significa
qualità della vita, va allora ricordato che per quanto grande sia il mondo in
cui si abita, la quotidianità del vivere passa per la dimensione locale. Ne
consegue che l’azione di prevenzione deve privilegiare una dimensione “locale”,
la più decentrata possibile: il riferimento deve essere il “quartiere”.
L’azione di prevenzione
deve essere effettuata sempre “localmente”, coordinata da un polo centrale che
ne indichi le linee strategiche di fondo e sia costantemente in grado di
valutarne l’efficacia. La scelta di attuare un’attività di prevenzione consente
di individuare la figura professionale del funzionario di polizia necessario
per gestirla: si impone un funzionario culturalmente idoneo ad interagire con
tutti i livelli istituzionali e sociali presenti sul territorio, in grado di
percepire in tempo utile l’insorgenza di malesseri sociali a rischio criminale,
di adottare le misure di propria competenza e stimolare le sinergie ambientali
utili a contrastarli, pur nella consapevolezza che società come la nostra,
caratterizzate da un’infinità di interconnessioni e sistemi complessi, non
consentono il raggiungimento di una
condizione di piena e assoluta sicurezza.
Un funzionario
pienamente consapevole del fatto che la qualità dei livelli di sicurezza
pubblica nel Paese può e deve essere garantita dall’impegno corale delle decine
di migliaia di appartenenti alle Forze di polizia e non dal diretto contributo
operativo sul campo di poche centinaia di quadri direttivi, tanto più ove si
rivelasse a discapito della prioritaria funzione di intelligente regia
dell’attività e di accorta gestione delle risorse umane e materiali
dell'Istituzione. Un funzionario sensibile invece alla propria funzione di
guida e di esempio del personale, capace di esercitare una leadership
autorevole ed incisiva nel motivare e valorizzare i propri dipendenti.
La retorica tende spesso
ad esaltare il valore dell’impegno “silenzioso”, fatto di perseveranza e di
sacrificio oscuro. Ma oscuro non può significare cieco, passivo, bovino:
ricevere gratificazione dal lavoro compiuto è esigenza primaria di ogni essere
umano. La verità è che troppo spesso invece il personale di polizia viene
impiegato in servizi di Istituto,
soprattutto nel campo della prevenzione, della vigilanza, dell’ordine pubblico,
che non comportano alcun “feed-back” immediatamente gratificante per chi è
chiamato a svolgerli, per come è chiamato a svolgerli, spesso con la mera
prescrizione di orari e località ma senza alcuna indicazione sul significato
del servizio da compiere, sul contesto operativo in cui si inquadra, sugli
obiettivi complessivi da conseguire, sui livelli di responsabilità e di
iniziativa che ci si attendono dall’interessato.
Da tutto ciò, purtroppo,
spesso derivano disimpegno, apatia, disaffezione per l’Istituzione di
appartenenza, percepita come incapace di consentire la realizzazione della
personalità dell’operatore. Al contrario
il poliziotto potrebbe sempre ricevere soddisfacente gratificazione anche dallo
svolgimento del servizio più oscuro ed umile, quando fosse posto in grado di
rivalutare il proprio lavoro in termini di contributo, modesto ma significativo,
offerto al funzionamento di un apparato nel suo insieme di rilevante prestigio
e valore sociale, di cui sentirsi parte efficiente. Deve poter vivere
l’orgoglio di appartenere all’Istituzione, ma anche sentirsi personalmente
coinvolto e responsabilizzato quale parte attiva di uno specifico progetto,
inserito in un dispositivo di servizi tesi a migliorare i livelli di sicurezza
in un contesto determinato, conoscendone finalità, modi di attuazione e di
verifica dei risultati.
La fierezza di rappresentare
l’Istituzione agli occhi dei cittadini implica la volontà di difenderne
l’immagine, come difesa dell’immagine di sé, l’appagamento per aver saputo
partecipare ad un progetto comprendendone gli obiettivi e verificandone i
risultati comporta il desiderio di migliorare la propria professionalità per
rimanere all’altezza del ruolo rivestito. I riflessi sulla qualità del servizio
fornito da un operatore così motivato sono di troppa evidenza per meritare
commenti: in questo senso i “valori” diventano strumenti di efficienza
operativa e anticorpi che contrastano lo sviluppo di fenomeni di devianza.
In questo contesto
risulta del tutto evidente l’importanza del ruolo del funzionario: per far sì
che il sentimento dell’appartenenza si sviluppi tra il personale è necessario
che sia prima vissuto dai capi e quindi da loro incentivato e coltivato nei
dipendenti. Questi si convinceranno della dignità del proprio ruolo solo se il
loro capo sarà pronto a riconoscerla, esaltarla e valorizzarla.
Le insufficienze e gli
angusti limiti di tale modello erano già stati autorevolmente stigmatizzati dal
CENSIS che, nel proporre i risultati di una ponderosa ricerca sul tema della
formazione dei funzionari di Polizia, commissionata dal Dipartimento nell’ormai
lontano 1992, rilevava: “ora la cultura professionale del commissario è
orientata decisamente verso una cultura giuridica... ciò che sembra assente nel
curriculum previsto dall’Istituto Superiore di Polizia è quindi un’area
complementare di discipline sociali di supporto alle materie giuridiche, che
contribuisca a formare una sensibilità nei confronti dei fenomeni sociali con i
quali il commissario è destinato a confrontarsi e che costituiscono l’oggetto
delle prestazioni di servizio…In genere, inoltre, tali tematiche tendono ad
essere affrontate in connessione a materie tecnico-operative di prevenzione e
repressione, o trattate con approccio normativo giuridico-formale, riducendo i
fenomeni sociali a fenomeni clinici di devianza o a comportamenti illeciti. Non
traspare certamente la possibilità di coltivare, in questi termini, una cultura
del servizio sociale ed una sensibilità per le dinamiche sociali che appaiono
essere elemento centrale ed inderogabile del profilo professionale…”
Questa cultura
dell’umanizzazione della professione sottolinea opportunamente una necessità
già profondamente avvertita dagli stessi funzionari e forse troppo a lungo
ignorata: pur senza disconoscere l’importanza della competenza
tecnico-giuridica, la formazione dei funzionari di Polizia non può non
privilegiare tematiche quali l’economia, la sociologia, la psicologia, le
lingue straniere nonché nuove metodologie di lavoro (comunicazione, gestione
delle risorse, cultura dell’informatica) ed in particolare la cultura
dell’organizzazione, senza la quale qualsiasi risorsa, per quanto ampia, non
potrà mai produrre risultati concreti in termini di efficienza e di efficacia.
Si impone dunque un
nuovo modello di formazione, non più autoreferenziale, bensì eteroreferenziale,
capace di proiettare il funzionario in una dimensione culturale/professionale
che superi la concezione giuridico-criminalistica delle attività di Polizia e
che prefiguri il funzionario di polizia come professionista della prevenzione e
della sicurezza.
Ciò significa che la
centralità dei percorsi formativi non risiede specificamente nei saperi
giuridici, pur importanti e necessari, ma funzionali ai compiti professionali
del funzionario (in caso contrario, il funzionario si troverebbe a competere
con il magistrato o con l’avvocato); non risiede neppure nei saperi
psico-sociali, anch’essi indispensabili, ma funzionali all’operatività
relazionale (in caso contrario, il funzionario si troverebbe nei panni dello
psicologo o dell’assistente sociale). Il focus scientifico-disciplinare dei curricoli
per i funzionari risiede nelle Scienze della Sicurezza, ovvero nei fondamenti
epistemologici che interpretano ad hoc le attività e le competenze richieste al
personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato. In quest’ottica occorre
operare un grosso sforzo di contestualizzazione e selezione dei contenuti di
tutte le discipline inserite nel piano di studi, anche di quelle giuridiche o
psico-sociali più tradizionali, perché risultino funzionali all’obiettivo
formativo proposto. Il traguardo formativo, utilizzando tale procedura, non è
più rappresentato dal ‘sapere in sé, ma dalle potenzialità d’uso delle
competenze acquisite.
Una tale linea di
riforma richiede un curricolo non pedissequamente scolastico, dove si deve
sapere per sapere, ma un curricolo professionalizzante, dove si deve sapere per
decidere e per agire. Si tratta in
realtà di costruire una nuova “cultura di polizia” (con tutti i problemi di
sistematizzazione e di codificazione dei saperi e delle professionalità per
insegnarli), a partire da un modello formativo di base non reperibile
all’interno delle tradizionali aree disciplinari accademiche. Di qui l’ipotesi,
negli ultimi anni oggetto di attenta valutazione, di istituire, in regime di
convenzione e di stretta collaborazione con uno o più Atenei, un completo ed
originale corso di laurea in “Scienze della Sicurezza” da attivare e gestire
all’interno dell’Istituto Superiore di Polizia.
Rispetto alle difficoltà
di ordine tecnico-normativo riscontrate in passato, oggi la riforma universitaria
in fase di attuazione offre nuove e forse irripetibili opportunità; dallo
stesso mondo accademico giungono forti segnali di disponibilità e di stimolo a
porre mano al progetto. In questo quadro, la Direzione Centrale
per gli Istituti di Istruzione, con il concorso della Direzione Centrale del
Personale e la consulenza della cattedra di Scienze della Formazione
dell'Università Cà Foscari di Venezia, già dal 1997 aveva sviluppato una nuova
ricerca per avanzare proposte di riforma dell’istruzione superiore della
Polizia di Stato.
La ricerca, condotta
anche attraverso interviste ad addetti ai lavori ed un confronto comparativo
con i sistemi adottati da altre polizie europee e dall’FBI, portò alla stesura
di un rapporto conclusivo nel quale si prospettava l’ipotesi di trasformare il
corso quadriennale dell’Istituto Superiore di Polizia in corso di laurea in
Scienze della Sicurezza, di durata sempre quadriennale, cui ammettere, previa
selezione concorsuale, giovani con diploma di scuola media superiore: il
superamento del corso avrebbe dato titolo al conferimento di un diploma di
laurea e all’accesso nei ruoli direttivi della Polizia di Stato. Quale ipotesi
alternativa si prospettava la possibilità di attivare, presso l’Istituto
Superiore di Polizia, una Scuola di Specializzazione in Scienze per la Sicurezza, alla quale
avviare laureati in giurisprudenza, scienze politiche, economia e commercio ed
equipollenti, per la frequenza di un corso biennale finalizzato
all’acquisizione di un titolo di specializzazione post-universitario.
La questione, da ultimo,
è stata affidata alla riflessione di un comitato di studio, istituito ai
massimi livelli dirigenziali, il quale, tenuto conto anche di quanto emerso da
specifici contatti con il Dipartimento della Funzione Pubblica ed il Ministero
dell'Università, ha ritenuto di poter formulare le seguenti considerazioni
preliminari, da considerare ormai punti acquisiti della riflessione: I processi
formativi destinati ai nuovi funzionari devono essere presidiati con puntualità
e coerenza, perché rappresentano uno degli strumenti primari per assicurare
alla Polizia di Stato un ‘management’ di alto profilo, in condizione di
governare le logiche ed i meccanismi di un’organizzazione estremamente
complessa (20). L’esigenza di coniugare l’obiettivo di un livello culturale
superiore con standard elevati di formazione professionale fa propendere per un
percorso che assicuri risultati di livello universitario, acquisiti, però,
attraverso un contesto a forte caratterizzazione professionalizzante, e deve
senz’altro comprendere il conseguimento di un titolo di laurea di secondo
livello.
Quanto ai contenuti del
percorso formativo, appare opportuno propendere per soluzioni che allarghino
gli orizzonti culturali oltre i tradizionali saperi giuridici, per comprendere
discipline criminologiche, psico-sociali, economiche, di gestione delle risorse
umane e materiali, della comunicazione, informatiche e tecnologiche,
linguistiche. Ne deriverebbe un percorso specifico, configurabile come “Scienze
della Sicurezza”, ritagliato quasi su misura sulla figura del funzionario di
polizia alla quale si è fatto cenno.
Dalle considerazioni che
precedono emerge un’acquisita sostanziale convergenza circa l’esigenza di un
percorso formativo che includa l’acquisizione della laurea di secondo livello
ai fini dell’accesso alla carriera direttiva della Polizia di Stato. Anche sui
contenuti e, quindi, sulla specificità del percorso, è stata raggiunta
un’univocità di vedute. Si è, invece, avuto un ampio dibattito circa le
modalità di articolazione del percorso formativo universitario e
professionalizzante: un primo orientamento, infatti, prevedeva un periodo di
cinque anni utile anche al conseguimento, presso l’Istituto Superiore di
Polizia, delle lauree di primo e secondo livello; un secondo orientamento
ipotizzava invece un periodo di due anni che avrebbe consentito l’acquisizione
della laurea di secondo livello, sempre presso l’Istituto Superiore di Polizia,
con accesso riservato ai giovani già in possesso di generica laurea di primo
livello in discipline giuridico-socio-politiche (21). In tal senso è ora
oggetto di considerazione l’ipotesi di prevedere per l’accesso al ruolo
ordinario un unico sistema di immissione dall’esterno, mediante pubblico
concorso riservato a candidati in possesso del titolo universitario di secondo
livello, con successivo corso biennale a carattere professionalizzante ma volto
anche al conseguimento di un titolo post-universitario (master in Scienze della
Sicurezza).
Per quanto attiene al
corso di base per l’accesso al nuovo ruolo della carriera direttiva, riservato
agli ispettori, la questione ha già costituito oggetto di esame da parte di
precedenti gruppi di studio che hanno formulato diverse ipotesi. La più
accreditata sembra optare per l’attivazione presso l’Istituto Superiore di
Polizia di un apposito corso di durata triennale che dovrebbe consentire il
conseguimento della laurea di primo livello (laurea breve in scienze
giuridiche). Volendo rapidamente confrontare le due possibili ipotesi previste
per l’accesso al ruolo ordinario, occorre considerare, con grande senso di
responsabilità, che l’eventuale scelta di non gestire l’intero ciclo
quinquennale e di rivolgere l’attenzione a laureati di relativa “anzianità”,
implicherebbe anche notevoli difficoltà a svolgere una significativa azione
“formativa” nel senso più pregnante del termine. Valgano in proposito alcune
riflessioni non “sospette”, per l’autorevolezza della fonte, rilevabili nella
già citata ricerca del CENSIS del 1992. “Un corso formativo non serve solo a
trasmettere delle competenze, delle abilità e delle conoscenze, ma anche e
soprattutto a costruire e veicolare l’immagine di una professionalità, che poi
rappresenta la cultura professionale peculiare di ciascuna specialità lavorativa…
Questa attività infatti, non è assimilabile con quella di nessuna altra
amministrazione dello Stato, e in molti casi richiede delle prestazioni
lavorative che possono essere garantite solo da un personale ricco di valori e
fortemente motivato...
Tale osservazione
introduce la riflessione sui meccanismi di trasmissione valoriale. Già si è
detto di come la formazione professionale riguardi sia il contenuto
dell’attività lavorativa, sia il sistema di valori che definisce tale
professione. Questa considerazione di carattere generale acquista ancora
maggiore rilevanza ed evidenza se applicata all’esperienza delle forze di
Polizia, in virtù della peculiare “vocazione” che deve possedere chi appartiene
al corpo e per il coinvolgimento morale che essa comporta. Solo la formazione
può garantire che la trasmissione valoriale avvenga attraverso modalità
formalizzate e quindi controllate... Non la si può infatti delegare alle
occasioni di collaborazione e di interazione professionale che dipendano, in
ultima analisi, accidentalità dei rapporti interpersonali...”.
Appare ovvio allora che
la soluzione rappresentata da un corso residenziale quinquennale destinato a
giovani diplomati, non solo permetterebbe di far loro acquisire una
preparazione teorica nelle discipline gestionali ma una sensibilità ed una
“cultura” della gestione del personale e, complessivamente,
dell’organizzazione, difficilmente conseguibile per altre vie. Inoltre,
consentirebbe di attuare un’azione formativa di elevato profilo
etico-valoriale, con ragionevoli prospettive di successo, considerato
l’adeguato tempo a disposizione e la minore strutturazione caratteriale dei
frequentatori, in grado di innescare un circuito virtuoso fra qualificazione
professionale, consapevolezza del proprio ruolo, senso di appartenenza, senso
della responsabilità e della piena professionalità rispetto alla “missione” cui
si è chiamati. E’ fuorviante sostenere che “queste cose non si possono
insegnare”. Non si potranno insegnare come normali discipline scolastiche, ma richiedono
un’attenzione formativa particolare perché rappresentano i fondamenti su cui
poggiano le competenze che l’allievo va acquisendo.
Certamente il fattore
tempo è determinante: un’efficace azione formativa al riguardo necessita di “vivere insieme a
lungo”. Solo per completezza espositiva si ricorda infine che questa soluzione
offrirebbe inoltre: maggiori possibilità di selezione delle caratteristiche e
delle qualità personali ritenute desiderabili nei candidati, in virtù della
base molto più ampia di partecipanti al concorso per il quale sarebbe richiesto
il solo diploma di maturità anziché di laurea; la possibilità di fissare limiti
di età per l’accesso alla carriera molto più bassi rispetto a quelli previsti
per i laureati (la norma fissa attualmente 21 anni per l’accesso al sospeso
corso quadriennale contro i 32 anni dei concorsi per laureati) garantendo così
all’Amministrazione mediamente almeno 5 anni di prestazioni lavorative
supplementari per ogni funzionario assunto; la possibilità per l’Amministrazione
di disporre di funzionari nelle qualifiche iniziali dall’età più giovane e
quindi più coerente con le funzioni operative attribuite, che soprattutto
all’inizio di carriera richiedono la maggiore profusione di energie fisiche e
psicologiche; maggiore facilità di gestire le assegnazioni e i trasferimenti
dei giovani funzionari che, almeno nei primi anni di carriera, risulterebbero
meno condizionati da legittime esigenze personali e familiari.
Dall’altra parte, a
sostegno dell'ipotesi di un corso biennale riservato a laureati, in linea di
sintesi vengono prospettate le seguenti considerazioni salienti: Una prima
selezione degli aspiranti avverrebbe in un ambiente esterno, certamente molto
selettivo (soltanto il 20% degli iscritti arrivano alla laurea) e senza i
condizionamenti di un contesto molto caratterizzato in termini istituzionali e,
quindi, esposto a rischi di autoreferenzialità; i candidati risulterebbero
pertanto già orientati e selezionati nelle diverse università, in quanto queste
ultime gestirebbero i processi di apprendimento delle discipline teoriche
fondamentali e, soprattutto, di quelle giuridiche, evitando altresì un
appesantimento degli oneri dell’Istituto Superiore di Polizia che potrebbe così
più marcatamente concentrarsi sulla formazione professionale; l’adozione di un
impianto universitario quinquennale, richiede un ingente investimento in
termini di risorse umane e finanziarie; acquisito il principio che la
formazione generale viene affidata alle università, diviene possibile focalizzare
il curricolo formativo del biennio da svolgersi presso l’Istituto Superiore di
Polizia sui problemi della sicurezza, sulle discipline professionali e
professionalizzanti, sulle tecniche gestionali ed organizzative e su laboratori
di addestramento.
Si otterrebbe così
un’ottimizzazione dei risultati formativi in quanto concentrati nell’arco di un
biennio. In un percorso di cinque anni, invece, lo sviluppo del curricolo
potrebbe risultare eccessivamente diluito, con rischi di contrazione
dell’efficacia formativa; puntare su giovani provenienti da un percorso
universitario significa anche poter contare su persone già mature ed orientate,
che hanno superato il delicato passaggio dall’adolescenza alla giovinezza e che
esplicitano con evidenza le loro qualità umane e di carattere. Un periodo di
formazione quinquennale rivolto a giovani appena maggiorenni accresce il
rischio d’insuccesso e di ripensamento degli orientamenti iniziali.
Conseguentemente
aumenterebbe l’esigenza di una selezione ‘in itinere’ con riflessi negativi
sulla tenuta dell’intero ambiente e sulle motivazioni individuali di ciascun
aspirante; l’ottica europea, infine, che presiede alla formazione dei
funzionari di polizia (Inghilterra, Francia, Germania), insiste sulla
caratterizzazione breve del periodo di formazione iniziale, considerandolo come
primo tassello di una formazione continua che deve accompagnare il funzionario
durante il servizio. Alla base di siffatto orientamento vi sarebbe la presa
d’atto che periodi lunghi e costosi di formazione iniziale finiscono di fatto
per restare separati, per problemi
successivi di servizio e di mobilità del funzionario dai conseguenti bisogni di
formazione continua del singolo. La separazione inoltre tra una formazione
iniziale, lunga e costosa ed una formazione continua, che rischia di farsi
casuale ed erratica, acuisce le difficoltà della Polizia ad aggiornare
continuamente, ed in modo massivo, le proprie basi di conoscenza in materia di
scienze della sicurezza, con crescenti rischi di depotenziamento della propria
azione. La soluzione alternativa al problema consisterebbe appunto
nell’adottare un principio di contiguità/continuità tra formazione iniziale e
formazione in servizio, reclutando ovviamente i migliori (sia per conoscenze
che per carattere) dalla formazione universitaria maturata all’esterno
dell’Istituzione.
Quale che si riveli la
scelta del percorso formativo, resta la necessità di rinnovare profondamente,
in termini di contenuti, la formazione dei funzionari e di tutti gli operatori della
Polizia di Stato per adeguarla alle esigenze di una società a dimensione
europea sempre più complessa. Se si accetta il presupposto per cui il
cambiamento è condizione sociale strutturale, non si può non condividere la
scelta di valore strategico di una formazione che sia leva essenziale per
l’evoluzione professionale della figura e del ruolo del funzionario di polizia.
A conclusione di questo
capitolo dobbiamo constatare l’enorme crescita della consapevolezza che gli
alti dirigenti della Polizia di Stato hanno maturato a fronte dei numerosi
problemi che esplodono nella nostra società sottoforma di emergenze continue.
Avere questa coscienza, conoscere le interdipendenze sul piano europeo ed
internazionale, apprestare strutture di formazione, coltivare le risorse umane
costituiscono nel loro insieme un gran passo in avanti per l’ordine e la
sicurezza dei cittadini in una società che voglia e possa dirsi ancora
“civile”.
NOTE AL TERZO CAPITOLO
1.
Per
la stesura di questo capitolo della nostra Tesi ci è stata di grande aiuto una
raccolta di documenti provenienti da fonti diverse. La maggior parte da
materiali ciclostilati e contatti avuti presso La Direzione Centrale
per gli Istituti di Istruzione, l’Istituto Superiore di Polizia e l’Ufficio
Relazioni Esterne della Segreteria del Capo della Polizia.
2.
Parisi
Vincenzo, Le scuole di polizia, Roma, Ministero dell’Interno,
Dipartimento della Pubblica Sicurezza-Direzione Centrale per gli Istituti di
Istruzione, 1990, p.2 (Introduzione).
3.
Ibidem, cit.,
p. 3.
4.
Ibidem, cit.,
p. 3.
5.
Per un più dettagliato elenco delle discipline e dei relativi contenuti
V. Appendice n. I.
6.
Lepri
Gallerano Michele, Assetto centrale e periferico degli Istituti di
istruzione, Roma, Ministero dell’Interno-Dipartimento della Pubblica
Sicurezza, 1999, dattiloscritto.
7.
Dal
Servizio Scuole deriva l’attuale denominazione del sistema organizzativo della
Direzione Generale della Pubblica Sicurezza preesistente alla legge 121/1981,
nel quale i settori del reclutamento degli agenti e quello preposto alla
formazione, addestramento e qualificazione del personale erano attribuiti,
rispettivamente, alle due Divisioni del Servizio Arruolamento e Scuole di
Polizia. La legge sul nuovo ordinamento dell'Amministrazione della Pubblica
Sicurezza ha istituito la
Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione,
riconducendo la materia del reclutamento degli agenti nell'ambito delle
competenze della Direzione Centrale del Personale. Sta di fatto, che fino al
decreto interministeriale 16 ottobre 1984, con il quale è stata determinata
l'articolazione delle Direzioni ed Uffici Centrali del Dipartimento della
Pubblica Sicurezza, la
Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione si è, in
pratica, identificata esclusivamente nella Divisione Scuole di Polizia.
Ovviamente, rimaneva la distinzione delle persone dei dirigenti preposti ai due
diversi livelli di responsabilità, mentre, per effetto del nuovo ordinamento,
la concezione “globale” della materia inerente la formazione e l’addestramento
del personale di Polizia postulava un diverso e più stretto rapporto della
Direzione Centrale con gli Istituti di Istruzione individuati nell’art. 60,
compreso l’Istituto Superiore di Polizia, deputato alla formazione ed
aggiornamento del personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato. V.
Lepri Gallerano Michele, Assetto centrale e periferico degli Istituti di
istruzione-Cenni storici, Roma, Ministero dell’interno, Dipartimento della
Pubblica Sicurezza - Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione,1998, cit.,
p. 1, dattiloscritto.
8.
Lepri
Gallerano Michele, Assetto centrale e periferico degli Istituti di
istruzione-Cenni storici, cit., p. 2.
9.
Ibidem, cit.,
p. 8.
10.
Ibidem, cit.,
p. 7.
11.
Ibidem, cit.,
p. 9.
12.
Gianni
Aldo, La formazione del funzionario della Polizia di Stato, Roma,
Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Istituto
Superiore di Polizia, Aprile 2000, dattiloscritto.
13.
Ibidem, cit.
14.
Per
ulteriori notizie e dati relativi alla Scuole di Polizia v. Dipartimento della
Pubblica Sicurezza, Le scuole di polizia, Roma, Ministero
dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza-Direzione Centrale per gli
Istituti di Istruzione, 1990,
15.
Lepri
Gallerano Michele, Assetto centrale e periferico degli Istituti di
istruzione-Cenni storici, cit.
16.
Il
Dott. Gianni precisa cosa deve conoscere e come deve comportarsi un commissario
che si trovi ad operare nel suo ruolo. “Date per acquisite, una serie di
risposte tradizionali e pur sempre valide, vorrei ricordare una definizione che
mi pare sintetizzi icasticamente la figura dell’operatore di polizia come un
professionista dell’emergenza. Se quest'ultima infatti caratterizza da sempre
l'intervento di polizia, è la capacità di gestirla professionalmente che le
impedisce di trasformarsi in situazione
di crisi. La sicurezza, in particolare nelle realtà urbane, rappresenta
probabilmente la principale emergenza che siamo chiamati a gestire e nella
quale si gioca tutta la professionalità
del funzionario di polizia. La crescente domanda sociale di sicurezza dalla
criminalità, come riflesso delle insicurezze soggettive - a prescindere se esse
siano una conseguenza di situazioni di minore sicurezza oggettiva - oggi si
costruisce come contestazione della risposta istituzionale, e pertanto
pubblica, di difesa sociale. La tutela della sicurezza dalla criminalità
sociale appare - altra cosa se effettivamente lo sia - inadeguata alla domanda
sociale di sicurezza”. Il fenomeno, di norma percepito come diffusione del
panico sociale, è indice, quindi, di una sproporzione socialmente sofferta. Il
bisogno di sicurezza insoddisfatto produce una domanda di sicurezza; a questa
si è usualmente portati a rispondere in un duplice modo: elevando ancora di più
il sistema penale repressivo da un lato e rivendicando dall'altro uno spazio
sempre più privato -o meglio non pubblico- alla difesa della sicurezza sociale.
Ma da qualche anno una "nuova" parola serpeggia nel dibattito
criminologico e nelle politiche criminali: la prevenzione. Continuando il suo
intervento, il Dott. Gianni argomenta che “il logico presupposto della
strategia di lotta alla criminalità condotta dalle Forze di polizia è che essa
vada esplicata, innanzitutto, lungo i fondamentali canali della prevenzione, il
‘controllo del territorio’ e ‘l’investigazione’, riferita questa alla fase
prima che avvenga il delitto, costituiscono due momenti determinanti per la
costruzione di un solido sistema anticrimine. Ovviamente, ai fini del controllo
di polizia, il territorio non corrisponde ad un concetto fisico, ma all'ambiente
ricompreso in un'area. Non vi è dubbio allora che la sola dislocazione di forze
mobili, per quanto ampia, con compiti di mera vigilanza, risulta del tutto
inadeguata o quantomeno non rispondente ad un’efficace azione di contrasto alla
criminalità”. “Il ‘controllo del territorio’ deve basarsi su processi cognitivi
dinamici a fini operativi, significando con ciò che l’attività svolta dalla
Polizia nel territorio ai fini del controllo deve muovere da un indirizzo
informativo incisivo, costante, che consenta di avere la cognizione e la
comprensione di tutto ciò che nel territorio vive, muove ed interagisce. La
conoscenza dell'ambiente, dei contesti relazionali in cui opera la criminalità
è la condizione indispensabile per un'attività di prevenzione che miri, se non
ad anticipare l'insorgere dei fenomeni criminali, quantomeno a ridurre i tempi
di risposta nei confronti di questi ultimi da parte delle Forze di polizia”.
Massimo decentramento, quindi, dell'attività di polizia in modo che
quest’ultima risulti integrata nel territorio in cui opera, al punto da non
rappresentare una sovrastruttura, ma da costituire essa stessa parte del
tessuto urbano, sociale, istituzionale ed in modo che l'attività di relazione a
tutti i livelli possa consentirle di ricercare la collaborazione dei cittadini
e di quelle forme istituzionali decentrate che rappresentano una delle
principali e più preziose fonti informative. L’azione di prevenzione è efficace
se è in grado di suscitare un ampio consenso sociale e ciò è possibile se la dimensione
locale dell'azione di prevenzione è in grado di servirsi di osservatori capaci
di registrare attentamente i bisogni, le domande sociali di sicurezza ed i
mutamenti di questi in ragione del procedere delle attività di polizia.
Attività di prevenzione ed anche di repressione che non devono più essere
caratterizzate dalla istintività ed occasionalità degli interventi, ma essere
sempre conseguenza di una valutazione di fattori relativi all’ambiente
ricompreso nell'ambito della giurisdizione dell'Ufficio territoriale di
polizia. Ciò significa oculata predeterminazione delle finalità dei servizi in
relazione alle specifiche locali esigenze di sicurezza, adeguata e flessibile
organizzazione degli stessi, attenta e costante valutazione degli obiettivi
conseguiti, continua disponibilità a rimodularne scopi e modalità esecutive in
relazione ai risultati raggiunti ed al mutamento dei bisogni monitorati
nell'ambiente. L’ampia premessa fin qui esposta dovrebbe rendere chiaro come la
professionalità del funzionario di polizia, oltre che tecnica, sia
primariamente un problema di deontologia, di mentalità, di relazione, di
decisionalità, di gestione. Ne deriva che la formazione dei funzionari della
Polizia di Stato, per non incorrere nelle opposte perniciose opzioni di
irrigidirsi in schemi scolastici ben presto obsoleti o, per contro, di correre
appresso alle trasformazioni con adeguamenti superficiali e non coordinati, va
ripensata nello scenario di una profonda e sistemica riforma culturale. Non è
sufficiente inseguire il nuovo, aggiungendo nuove conoscenze e nuove discipline
nei curricoli; è l'intero sistema della formazione che va rivisto, sia sul
piano dello sviluppo organizzativo che sul piano metodologico e didattico.
Dalla riflessione in corso all'interno dell'Amministrazione, dagli studi e
dalle ricerche commissionate in merito, emerge un convincente profilo
professionale del funzionario di polizia, schematicamente rappresentabile in
quattro ordini complementari di conoscenze e di competenze, riferibili a quattro
sistemi di padronanze professionali. Il sistema valoriale, riguarda il mondo
dei valori personali del funzionario, così come vengono esplicitati nel
servizio. Comprende la deontologia e l'etica professionale, il proprio modo di
sentire di vivere il ruolo direttivo (autostima e senso di sé), lo spirito di
appartenenza e la valorizzazione dell'immagine della Polizia, il senso di
responsabilità nel servizio per l'ottimizzazione dei risultati. Il sistema
relazionale, riguarda gli stili interpersonali del funzionario nel suo
rapportarsi quotidiano con gli altri all'interno e all'esterno
dell'Amministrazione: comprende l’equilibrio psicologico, la capacità di
gestire lo stress personale ed altrui, la consistenza e la direzionalità della
comunicazione, l’esercizio equilibrato della leadership ed il governo delle
risorse umane e degli ambienti organizzativi. Il sistema gestionale, riguarda
la padronanza organizzativa e gestionale dell’Ufficio o del Reparto che il
funzionario è chiamato a dirigere. Comprende le capacità decisionali, le
abilità di analisi e sintesi dei fenomeni complessi e dei problemi (specie in
emergenza), le capacità organizzative e di gestione economica dell’Ufficio
assegnato, la conoscenza e la manipolazione delle modalità di rapporto con Enti
ed Organizzazioni, internazionali e nazionali, che interagiscono con le
attività della Polizia di Stato. Il sistema cognitivo, riguarda l’insieme di
conoscenze appositamente richieste al funzionario. Comprende l'approfondimento
mirato delle scienze giuridiche (in rapporto alla loro funzionalità nel
servizio), le scienze della sicurezza e l’articolato ventaglio delle tecniche
connesse, le scienze umane e quelle dell'organizzazione. Queste ultime
rappresentano la specifica "novità" formativa dei funzionari, e caratterizzano
il loro percorso formativo, a differenza di quello delle qualifiche inferiori.
L'equilibrio tra vari sistemi e d'obbligo. La prevalenza di un sistema può
determinare una non tollerabile carenza dei sistemi complementari. Nella realtà
appare invece difficilmente contestabile il fatto che sinora le politiche di
formazione, per ragioni generali e profonde tradizioni culturali, nonché per
comprensibili motivi contingenti di aggiornamento “tecnico”, siano state
essenzialmente orientate verso la riproduzione di un modello di professionalità
a dominanza giuridico-tecnica. V. Gianni Aldo, La formazione del funzionario
della Polizia di Stato, cit.
17.
Tali
dati, statisticamente accertati, sono il risultato di un sondaggio effettuato,
tra il personale direttivo e dirigente della Polizia di Stato, ad opera del
CENSIS nel 1992; sono ripresi dal Direttore dell’Istituto Superiore di Polizia
a sostegno delle proprie argomentazioni per uno studio, interno all’Istituto
stesso, relativo alla formazione del funzionario di polizia. La fonte cartacea
da cui ho tratto queste argomentazioni è un dattiloscritto. V. Gianni Aldo, La
formazione del funzionario della Polizia di Stato, cit.
18.
“Per
assicurare un risultato di così accentuate qualità bisogna puntare a far
assumere all’Istituto Superiore di Polizia un ruolo ancora più forte e di
assoluta centralità. L'Istituto va considerato la sede naturale nella quale
collocare e gestire la formazione iniziale dei funzionari di polizia e tutte le
altre opportunità formative destinate svilupparsi in parallelo con il percorso
di carriera. Con il contributo di risorse attinte dalle più avanzate esperienze
di istruzione superiore ed universitaria, l’Istituto deve puntare ad assumere
contorni di un autonomo ed originale centro di produzione della cultura della
sicurezza e, nello stesso tempo, di una qualificata agenzia per la formazione
professionale”. V. Gianni Aldo, La formazione del funzionario della Polizia
di Stato, cit.
19.
“Quest’ultima
soluzione, che pur è stata oggetto di accurato approfondimento, appare al
momento accantonata come riduttiva ed inadeguata, anche per l'oggettiva
difficoltà, in questa fase ancora incompiuta della riforma universitaria, di
ideare un biennio di dottorato quale momento di approfondimento, perfezionamento
ed ampliamento di un corso di laurea di base di cui si ignorano ancora le
caratteristiche. Appare di tutta evidenza il rischio di progettare i piani
superiori di un edificio prescindendo delle sue basi: ove pure non si ponessero
problemi di stabilità, difficilmente potrebbe risultarne un'opera
architettonicamente coerente. Nel frattempo sono invece intervenute una serie
di implicazioni critiche per effetto del mutato quadro di riferimento
costituito dalla legge delega del 4 aprile ultimo scorso attinente tra l'altro
al riordino dei ruoli dei direttivi e dei dirigenti della Polizia di Stato,
soprattutto ove si consideri la prevista istituzione di un nuovo ruolo
direttivo riservato a personale dei ruoli inferiori in possesso del diploma di
scuola media superiore e la possibile riduzione delle qualifiche previste dalle
attuali carriere. In relazione ai sopravvenuti aspetti problematici è, quindi,
emersa l'esigenza di sviluppare un’innovativa ipotesi riformatrice tesa a
delineare una carriera direttiva caratterizzata, sin dai presupposti per
l'accesso dall'esterno, da un’accentuata qualificazione culturale dei
candidati, che non può prescindere dal più elevato titolo accademico (futura
laurea di secondo livello di durata quinquennale)”. V. Gianni Aldo, La
formazione del funzionario della Polizia di Stato, cit.
20.
Ibidem, cit.
21.
Ibidem, cit.
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