Cos’è la certificazione delle competenze?
La certificazione delle competenze acquisite dagli studenti che
completano il proprio ciclo decennale di studi è l'obbligo da
quest'anno, con il D.M. n°9 DEL 27.01.2010.
Questo fatto rappresenta una novità per la scuola italiana, che è chiamata a valutare non solo le conoscenze (sapere) e le abilità (saper fare e applicare regole, sulla scorta di una guida) degli studenti, ma anche le loro competenze (sapersi orientare autonomamente e individuare strategie per la soluzione dei problemi) in contesti reali o verosimili.
Sul sito dell’INDIRE vi sono indicazioni specifiche in merito, utili soprattutto per dettagliare cosa si intenda per competenza e come essa debba essere valutata e certificata.
Inoltre, sono disponibili sia il testo del decreto, sia il modello da utilizzare per la certificazione.
Quali classi e studenti sono interessati?
L’obbligo riguarda gli studenti che completano il ciclo decennale e quindi coincide con il termine del secondo anno delle scuole secondarie di secondo grado.
Per l’anno scolastico 2010-11 è previsto che la certificazione sia
rilasciata su richiesta della famiglia (d’ufficio soltanto per gli
studenti che raggiungono il diciottesimo anno di età), ma risulta
evidente che il Consiglio di Classe dovrà comunque certificare le
competenze e la scuola provvedere a conservare agli atti il relativo
modello, in attesa di eventuale richiesta da parte della famiglia.
Quali discipline sono coinvolte?
Sono coinvolte tutte le discipline. Il processo
che porta alla certificazione, d’altronde, è competenza del consiglio di
classe e quindi frutto di una operazione e decisione di tipo
collegiale.
Come è strutturato il modello?
Il modello prevede che si debba indicare il livello raggiunto per ciascuno dei seguenti assi:
- asse dei linguaggi (lingua italiana, lingua straniera, altri linguaggi)
- asse matematico
- asse scientifico-tecnologico
- asse storico-sociale
Per ciascuno di essi va specificato il livello raggiunto, distinto in:
- LIVELLO BASE
- LIVELLO INTERMEDIO
- LIVELLO AVANZATO
Nel caso non sia stato raggiunto il livello base, viene riportata
la dicitura LIVELLO BASE NON RAGGIUNTO, con l’indicazione della relativa
motivazione (di cui si fa menzione anche nel verbale della riunione di
scrutinio).
Come può orientarsi la scuola?
Dal momento che la certificazione riguarda le competenze, che sono
cosa ben diversa da conoscenze e abilità, prove finalizzate alla
valutazione di tale aspetto devono soddisfare le seguenti finalità:
- fornire elementi di oggettività alla valutazione delle competenze;
- evitare che la certificazione delle competenze si traduca in una semplice traslazione della valutazione disciplinare espressa in relazione alle conoscenze;
- costituire una documentazione attestante e motivante il giudizio espresso in sede di consiglio di classe, anche allo scopo di evitare eventuali contestazioni da parte delle famiglie.
Preparare queste prove non è lavoro semplice, né può tradursi in una singola prova finale.
Quali sono le formalità in relazione a questo adempimento?
L’atto formale che spetta alle scuole a fine anno è la compilazione del modello di certificazione delle competenze per ciascuno studente,
a termine dello scrutinio finale delle seconde classi, senza soluzione
di continuità tra gli adempimenti di scrutinio e quelli relativi alla
certificazione, che – conseguentemente – appare come logica conclusione
del lavoro collegiale del Consiglio di Classe.
Con esso si indica spesso quello che viene definito un “nuovo paradigma” per la progettazione didattica e per la valutazione.
Se poi, però, si va a ben vedere, ci si accorge che questo “paradigma”
non è così “nuovo”. Esso affonda le proprie radici storiche nella
cosiddetta “scuola di Chicago” (autori come Tyler e Bloom), già attiva
prima della Seconda Guerra Mondiale, ed è la base della cosiddetta Evidence Based Education.
Cosa significa costruire l’istruzione sulle evidenze?
Significa individuare degli standard di comportamento che la scuola deve adeguare. Le competenze aiutano a descrivere questi standard,
consentendo al sistema l’analisi comparativa dei risultati: se tutte le
scuole europee concordano gli standard, diventano comparabili – è
quanto avviene per le analisi OCSE-PISA). La teoria del capitale umano,
il Mastery Learning, il modello della Qualità Totale nascono da qui.
Dunque il paradigma non è nuovo. Ma al di là di questo cosa significa e cosa comporta?
Si può definire sinteticamente la competenza come un “sapere di azione”.
Saper agire è più che saper fare, o semplicemente sapere. Saper agire implica di essersi appropriati di un sapere (dimensione oggettiva della competenza), di disporre di tutta una serie di disposizioni personali (analisi, sintesi, metacognizione, ecc. – è la dimensione soggettiva della competenza) e di saperle giocare in contesti reali, con i loro vincoli di situazione e le loro dinamiche sociali (dimensione intersoggettiva della competenza).
Quindi la competenza è ciò che ci consente di saperci rapportare a
contesti problematici complessi, ovvero tutti quei casi in cui la
semplice applicazione di schemi procedurali non basta.
In altre parole, sono competente quando riesco a
utilizzare tutto quello che ho imparato per risolvere situazioni
problematiche che non necessariamente già conosco.
Se questa idea viene assunta con serietà nella scuola, cambia radicalmente il modo di fare progettazione didattica e di valutare.
Cambia il modo di fare progettazione, perché il
punto di partenza non sono più gli obiettivi, ma proprio le competenze
che voglio i miei studenti sviluppino in uscita da una certa classe. Su
queste competenze occorre concentrarsi, individuandone le dimensioni,
traducendole in traguardi formativi, trovando gli indicatori che devo
poter osservare se voglio dire che quei traguardi sono stati raggiunti.
E cambia il modo di fare valutazione. Perché valutare le competenze implica di concentrarsi sui processi,
sui meccanismi di azione e di decisione: le prove tradizionali non sono
sufficienti, occorre immaginarne altre che appartengono a quella che
viene definita “Nuova Valutazione”. Una valutazione di performance, che
“fotografa” le competenze al lavoro, è basata sull’osservazione
sistematica, si serve di rubriche.
Ne vale la spesa?
Lavorare per competenze consente di migliorare gli apprendimenti
degli studenti? O non è più semplice continuare a lavorare come si è
sempre fatto, ponendosi il problema delle competenze solo al momento in
cui le si deve certificare (e allora una semplice tabella che ci
consenta di “abbinare” al voto numerico la competenza basta e avanza)?
Sono alcune delle domande che vorremmo lanciare e dibattere in questo blog. La discussione è aperta.
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