Copyright
by THEA 2004
§
Non sposarti se i tuoi suoceri
influenzano ancora la vita del futuro coniuge.
§
Non andare a vivere con i tuoi genitori né con i tuoi suoceri.
Sono regole che nascono dall'esperienza, dalla constatazione che
molti rapporti sono rovinati dai rapporti fra i componenti la coppia e i
genitori. È il caso di tornare sull'argomento perché troppi pensano di avere
una visione moderna dei rapporti genitori-coppia, di saperli gestire bene,
salvo poi scoprire che la loro vita è pesantemente condizionata.
Nell'articolo su genitori e figli abbiamo già parlato del distacco. Dovrebbe essere tutto chiaro, eppure dalle e-mail che ci arrivano scopriamo che gran parte dei figli non è riuscita a staccarsi dai genitori, pur ritenendo di esserci riusciti alla perfezione. Per esempio un figlio, ormai quasi quarantenne e con famiglia propria, soffre ancora il ricatto della madre che "si sente male" ogni volta che la famiglia del figlio deve partire per le vacanze. "Che devo fare?" chiede il figlio, come se non ci fosse via d'uscita. Semplice. Il giorno prima della prossima partenza farà sapere alla madre che non cederà più al ricatto rinunciando alle ferie e che, se lei si sentirà male, partirà comunque. Funziona.
L'inizio dell'unione - La mancanza di distacco esplode quando si trova un partner serio (relazione importante, convivenza, matrimonio ecc.). Un primo sintomo grave di assenza dal distacco è quando il soggetto tenta di conciliare la vecchia famiglia con il partner, di tenere il piede in due scarpe. È il caso del figlio mammone o della figlia che non sa rinunciare al ruolo della madre nella sua vita. Basta una semplice regola per capire si è di fronte a un caso critico.
Regola della precedenza – Chi si è staccato dai genitori deve stabilire un ordine di precedenza: prima il partner e poi la vecchia famiglia. Se sono inconciliabili, si sceglie il partner. Se non si ha questo coraggio, si giustificano le posizioni di tutte quelle mamme che per il bene dei loro figli vogliono "scegliere" il partner. Per amore non si toglie mai la libertà, il figlio deve poter essere libero di sbagliare, fino anche a rovinarsi la vita.
In base alla regola sopraenunciata chi vuole il gradimento della propria famiglia per il partner (se c'è, tanto meglio, ma non deve essere necessario!) vive ancora nel medioevo perché di fatto il partner continua a sceglierlo la famiglia.
L'unione continua… - Superato lo scoglio dell'unione, resta comunque il problema di gestire i rapporti con i genitori. Una tendenza preistorica vorrebbe che il partner debba cercare di farsi ben volere dai suoceri: assurdo. I rapporti fra le persone devono essere spontanei e liberi, ognuno deve essere come si sente, se poi c'è approvazione bene, altrimenti pazienza.
Si arriva quindi al caso più comune dove i rapporti sono buoni o per lo meno decenti: occorre gestirli al meglio. Di solito è qui che casca l'asino, in quanto la presenza dei genitori appesantisce la vita della coppia come un macigno. Vediamo i tre casi più comuni.
Genitori autosufficienti – Il buon senso vorrebbe che ognuno facesse la propria vita con interazioni magari frequenti, ma non obbligate o stabilite (il classico pranzo domenicale obbligatorio!). Se si ha bisogno di stare vicino quotidianamente ai propri genitori non c'è certo stato distacco. In questo caso esistono situazioni dove vengono meno le regole per il matrimonio felice: la coppia vive insieme o accanto ai genitori di un componente. In genere le cause possono essere:
a) assenza del distacco (per esempio la comodità di essere vicini per visitare quotidianamente i genitori)
b) motivazioni economiche (per esempio la possibilità di avere una casa più grande e maggiori comfort)
c) motivazioni pratiche (per esempio la possibilità che i nonni curino i propri figli mentre si è al lavoro).
Negli ultimi due punti si baratta una parte della propria libertà e c'è chi si abitua come il cane alla catena; anche nel caso comune dei nonni che curano i figli si vengono a creare situazioni di compromesso che alla lunga sono deleterie: "ti curo i figli, li educo come voglio io" (peccato che i nonni li educhino con la mentalità di 50 anni fa), "vi abbiamo ospitato per anni nella nostra casa e ora che siamo vecchi DOVETE curarci" ecc. Alcuni consigli:
a) accontentatevi di una casa più piccola, ma siate indipendenti
b) usate una baby-sitter o accudite voi stessi i vostri bambini (magari con un tenore di vita più modesto)
c) non fate figli, se non potete dedicare loro il tempo necessario.
Genitori semisufficienti – I genitori potrebbero essere autosufficienti, ma per condizione mentale (si ritengono vecchi o malati più del dovuto) pensano che i figli debbano aiutarli. I figli devono far capire loro che non c'è differenza fra una persona di 30 anni e una di 60 o passa: ognuno deve essere autosufficiente e comportarsi come quando era giovane. La vecchiaia è una colpa se uno vuole invecchiare e farsi prendere in carico dagli altri e dalla società. Inoltre chi s'incammina per questa strada ha già firmato la sua fine e l'accelerazione verso uno stato di totale dipendenza è spesso esponenziale. Aiutare i genitori come se fossero vecchi non fa altro che farli invecchiare prima.
Genitori non sufficienti – È il caso più penoso, evoluzione del precedente o anche improvviso. Molti giovani sprecano anni della loro vita nell'accudire i genitori, ricambiando le attenzioni ricevuti da piccoli. Con una differenza fondamentale: nell'accudire un bimbo c'è gioia, nell'accudire un vecchio malato c'è solo dolore. A prescindere dall'amore che si prova, spesso i figli sentono la situazione come un peso, anche perché i genitori "vogliono" un'attenzione incompatibile con le esigenze della famiglia dei figli (che hanno la loro vita e i loro problemi). In questo caso un'assistenza esterna non deve essere vista come un segno di disinteresse, ma come l'unica soluzione possibile. Chi la rimanda o non l'accetta del tutto dovrebbe pensare anche al proprio partner e ai propri figli e alle rinunce che devono subire perché lui non ha ancora avuto il coraggio di distaccarsi.
Se molti che hanno letto l'articolo lo troveranno troppo duro e impietoso, si può solo far notare come spesso il giudizio sia influenzato dalla propria educazione, fermandosi alla quale l'umanità non progredirebbe mai.
Se un genitore ama veramente il figlio deve possedere anche la dignità di invecchiare; i vecchi indiani, quando sentivano che scoccava la loro ora, prendevano una coperta e se ne andavano a morire sulla montagna. Forse erano molto più moderni di tanti genitori che non sanno invecchiare e portano dolore nelle famiglie dei figli…
Nell'articolo su genitori e figli abbiamo già parlato del distacco. Dovrebbe essere tutto chiaro, eppure dalle e-mail che ci arrivano scopriamo che gran parte dei figli non è riuscita a staccarsi dai genitori, pur ritenendo di esserci riusciti alla perfezione. Per esempio un figlio, ormai quasi quarantenne e con famiglia propria, soffre ancora il ricatto della madre che "si sente male" ogni volta che la famiglia del figlio deve partire per le vacanze. "Che devo fare?" chiede il figlio, come se non ci fosse via d'uscita. Semplice. Il giorno prima della prossima partenza farà sapere alla madre che non cederà più al ricatto rinunciando alle ferie e che, se lei si sentirà male, partirà comunque. Funziona.
L'inizio dell'unione - La mancanza di distacco esplode quando si trova un partner serio (relazione importante, convivenza, matrimonio ecc.). Un primo sintomo grave di assenza dal distacco è quando il soggetto tenta di conciliare la vecchia famiglia con il partner, di tenere il piede in due scarpe. È il caso del figlio mammone o della figlia che non sa rinunciare al ruolo della madre nella sua vita. Basta una semplice regola per capire si è di fronte a un caso critico.
Regola della precedenza – Chi si è staccato dai genitori deve stabilire un ordine di precedenza: prima il partner e poi la vecchia famiglia. Se sono inconciliabili, si sceglie il partner. Se non si ha questo coraggio, si giustificano le posizioni di tutte quelle mamme che per il bene dei loro figli vogliono "scegliere" il partner. Per amore non si toglie mai la libertà, il figlio deve poter essere libero di sbagliare, fino anche a rovinarsi la vita.
In base alla regola sopraenunciata chi vuole il gradimento della propria famiglia per il partner (se c'è, tanto meglio, ma non deve essere necessario!) vive ancora nel medioevo perché di fatto il partner continua a sceglierlo la famiglia.
L'unione continua… - Superato lo scoglio dell'unione, resta comunque il problema di gestire i rapporti con i genitori. Una tendenza preistorica vorrebbe che il partner debba cercare di farsi ben volere dai suoceri: assurdo. I rapporti fra le persone devono essere spontanei e liberi, ognuno deve essere come si sente, se poi c'è approvazione bene, altrimenti pazienza.
Si arriva quindi al caso più comune dove i rapporti sono buoni o per lo meno decenti: occorre gestirli al meglio. Di solito è qui che casca l'asino, in quanto la presenza dei genitori appesantisce la vita della coppia come un macigno. Vediamo i tre casi più comuni.
Genitori autosufficienti – Il buon senso vorrebbe che ognuno facesse la propria vita con interazioni magari frequenti, ma non obbligate o stabilite (il classico pranzo domenicale obbligatorio!). Se si ha bisogno di stare vicino quotidianamente ai propri genitori non c'è certo stato distacco. In questo caso esistono situazioni dove vengono meno le regole per il matrimonio felice: la coppia vive insieme o accanto ai genitori di un componente. In genere le cause possono essere:
a) assenza del distacco (per esempio la comodità di essere vicini per visitare quotidianamente i genitori)
b) motivazioni economiche (per esempio la possibilità di avere una casa più grande e maggiori comfort)
c) motivazioni pratiche (per esempio la possibilità che i nonni curino i propri figli mentre si è al lavoro).
Negli ultimi due punti si baratta una parte della propria libertà e c'è chi si abitua come il cane alla catena; anche nel caso comune dei nonni che curano i figli si vengono a creare situazioni di compromesso che alla lunga sono deleterie: "ti curo i figli, li educo come voglio io" (peccato che i nonni li educhino con la mentalità di 50 anni fa), "vi abbiamo ospitato per anni nella nostra casa e ora che siamo vecchi DOVETE curarci" ecc. Alcuni consigli:
a) accontentatevi di una casa più piccola, ma siate indipendenti
b) usate una baby-sitter o accudite voi stessi i vostri bambini (magari con un tenore di vita più modesto)
c) non fate figli, se non potete dedicare loro il tempo necessario.
Genitori semisufficienti – I genitori potrebbero essere autosufficienti, ma per condizione mentale (si ritengono vecchi o malati più del dovuto) pensano che i figli debbano aiutarli. I figli devono far capire loro che non c'è differenza fra una persona di 30 anni e una di 60 o passa: ognuno deve essere autosufficiente e comportarsi come quando era giovane. La vecchiaia è una colpa se uno vuole invecchiare e farsi prendere in carico dagli altri e dalla società. Inoltre chi s'incammina per questa strada ha già firmato la sua fine e l'accelerazione verso uno stato di totale dipendenza è spesso esponenziale. Aiutare i genitori come se fossero vecchi non fa altro che farli invecchiare prima.
Genitori non sufficienti – È il caso più penoso, evoluzione del precedente o anche improvviso. Molti giovani sprecano anni della loro vita nell'accudire i genitori, ricambiando le attenzioni ricevuti da piccoli. Con una differenza fondamentale: nell'accudire un bimbo c'è gioia, nell'accudire un vecchio malato c'è solo dolore. A prescindere dall'amore che si prova, spesso i figli sentono la situazione come un peso, anche perché i genitori "vogliono" un'attenzione incompatibile con le esigenze della famiglia dei figli (che hanno la loro vita e i loro problemi). In questo caso un'assistenza esterna non deve essere vista come un segno di disinteresse, ma come l'unica soluzione possibile. Chi la rimanda o non l'accetta del tutto dovrebbe pensare anche al proprio partner e ai propri figli e alle rinunce che devono subire perché lui non ha ancora avuto il coraggio di distaccarsi.
Se molti che hanno letto l'articolo lo troveranno troppo duro e impietoso, si può solo far notare come spesso il giudizio sia influenzato dalla propria educazione, fermandosi alla quale l'umanità non progredirebbe mai.
Se un genitore ama veramente il figlio deve possedere anche la dignità di invecchiare; i vecchi indiani, quando sentivano che scoccava la loro ora, prendevano una coperta e se ne andavano a morire sulla montagna. Forse erano molto più moderni di tanti genitori che non sanno invecchiare e portano dolore nelle famiglie dei figli…
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