di Giuseppina D’Auria
Uno dei concetti fondamentali
dell'Analisi Transazionale è il modello degli stati dell’io (modello gab). Uno stato
dell'Io è un insieme di comportamenti, pensieri ed emozioni attraverso cui si
manifesta la nostra personalità in un dato momento. Ed è proprio tale maniera
di reagire che darà vita a quelle transazioni, ovvero scambi di informazioni e
di sentimenti, che sono oggetto di studio dell'A.T..
Secondo questo modello esistono
tre stati dell'Io distinti, più semplicemente, tre modi di porsi nei confronti
degli altri. Quando una persona reagisce in maniera razionale ad uno stimolo
esterno utilizzando, cioè, tutte le capacità che ha a sua disposizione in modo
adulto, si dice che si trova nello stato dell'Io Adulto Adulto.
Se invece reagisce in maniera
paternalistica servendosi di comportamenti, pensieri e sentimenti copiati dai
propri genitori o da figure genitoriali di riferimento, diciamo che si trova
nello stato dell'Io Genitore.
Quando, infine, reagisce in modo
infantile come faceva quand'era bimbo, diciamo che la persona si trova nello
stato dell'Io Bambino.
Questi tre differenti stati
dell'Io rappresentano la struttura della personalità di ogni persona e vengono
convenzionalmente diagrammati come un insieme di tre cerchi l'uno al di sopra
dell'altro. Essi sono presenti in ogni persona, a prescindere dalla sua età
anagrafica, e sono attivati dal riascolto di registrazioni cerebrali di eventi
accaduti in passato conferendo così alla personalità una struttura sana ed
equilibrata. Accanto al menzionato modello degli stati dell'Io troviamo
versioni più dettagliate di tale modello che considerano gli stati dell'Io in
termini di struttura o di funzione. Il modello strutturale degli stati dell'Io
si interessa del loro contenuto, mentre il modello funzionale si interessa del
loro processo, più precisamente suddivide i vari stati dell'Io per permettere
di vedere in che modo vengono da noi utilizzati.
Stato dell'Io Genitore: Comportamenti,
pensieri ed emozioni copiati dai genitori o figure genitoriali
Stato dell’Io Adulto: Comportamenti,
pensieri ed emozioni che sono una risposta diretta al qui – e – ora.
Stato dell’Io Bambino: Comportamenti,
pensieri ed emozioni sperimentati e riproposti dall’infanzia
Per sapere, quanto ognuna di queste parti
funzionali è importante nella nostra personalità possiamo utilizzare
l'Egogramma elaborato da J. Dusay.
Esso è una rappresentazione
grafica e comparativa del modo in cui una persona si percepisce o è percepita
dagli altri. Ne esiste una varietà infinita e nessuno somiglia all'altro, anche
se tutti hanno in comune determinate caratteristiche.
E' importante sottolineare che
l'essenza dell'egogramma consiste nel fatto che esso deve essere utilizzato nel
tentativo di conoscere meglio sé stessi in vista di futuri cambiamenti e di una
futura crescita psicologica.
b. Contaminazione ed Esclusione.
Distinguere nettamente uno stato dell'Io dall'altro non è sempre
possibile, così come non lo è
passare di propria volontà da uno all'altro.
In effetti, può accadere che uno
di essi sia intimamente mescolato ad un altro oppure che una persona non riesca
ad entrare o ad uscire fluidamente da un dato stato dell'Io.
Si verificheranno, pertanto, quei
fenomeni psicologici che E. Berne ha definito contaminazione ed esclusione.
Si ha contaminazione quando uno
stato dell'Io "invade", per così dire, il territorio di un altro.
A): La contaminazione dell'Adulto
da parte del Genitore implica che un individuo scambi erroneamente slogan
genitoriali (peculiari) per una realtà dell'Adulto. Rientrano in questa
casistica tutti quei pregiudizi e quelle credenze che, per troppo tempo nutriti
e non contraddetti, hanno finito per venire considerati altrettante verità:
"I meridionali sono
pigri". "Meglio non fidarsi degli altri". "Il padrone ti
sfrutta", e così via.
B): Si ha contaminazione
dell'Adulto da parte del Bambino quando un individuo fa affiorare alla propria
coscienza convinzioni consolidatesi durante la Iª infanzia ad esempio: il
timore che gli altri ridano alle sue spalle. La contaminazione del Bambino,
tuttavia, investe una sfera più ampia, come il rimanere ancorato a quelle che
Berne chiama Idee Fisse: "Non sono fatto per imparare le lingue."
"Non riuscirò mai a smettere di fumare." "Sono nato
grasso," e così via.
C): La doppia contaminazione
dell'Adulto, infine, chiama in causa contemporaneamente gli altri due stati
dell'Io, nel senso che l'individuo ripropone uno slogan Genitoriale, cui si
adegua tramite una credenza da Bambino e scambia entrambe queste cose per la
realtà.
Per esempio:
(G) "E' dimostrato che le
donne non pensano." (B) "Alla larga dalle bimbe." (A)
"Meglio non fidarsi delle donne." Con l'esclusione, invece, uno o due
stati dell'Io dominano il comportamento di una persona.
Questi stati dell'Io vengono
definiti costanti o escludenti. In linea
di massima, si può affermare quanto segue:
• Una persona con un Genitore
costante affronterà il mondo unicamente attraverso un insieme di regole
genitoriali, come capita ad esempio agli insegnanti, ai medici, infermieri,
ecc., che tendono a
fare prediche e a volte, a
sconfinare nell'autoritarismo.
• L'Adulto costante, tende a
mettere in secondo piano la propria emotività e a funzionare proprio come un
calcolatore elettronico.
Molti scienziati, soprattutto nel
campo della ricerca e sperimentazione, hanno questo Adulto costante.
• Chiunque, infine, si trova nel
Bambino costante penserà, si comporterà e sentirà sempre come se fosse ancora
nell'infanzia (Sindrome di Peter Pan). Riterrà, ad esempio, che sia suo compito
specifico divertire la gente. Questa è una situazione peculiare a tutti coloro
che operano nel mondo dello spettacolo. Accade, tuttavia, che molti individui
utilizzino fondamentalmente soltanto due dei loro stati dell'Io, escludendo il
terzo.
• Coloro che escludono il
Genitore tendono a rifiutare le regole già stabilite e preferiscono crearsene
di nuove. Sono molto bravi a servirsi del loro Bambino creativo (Piccolo
Professore) per afferrare al volo quanto avviene intorno a loro e ad
adeguarvisi. Sono i cosiddetti «volponi» e possono essere: dei politici di
razza, dei manager di successo, ma anche dei mafiosi di alto bordo. • Coloro
che escludono l'Adulto sono privi della capacità di esaminare oggettivamente la
realtà. Dentro loro si svolge un continuo dialogo tra Genitore e Bambino,
finalizzato all'esplicitazione di sentimenti e
azioni che possono anche apparire
bizzarri, in quanto spesso avulsi dalla realtà concreta. Di solito, questa
esclusione è di tipo patologico e caratterizza, ad esempio, coloro che soffrono
di Psicosi Maniaco- Depressiva, i quali alternano periodi di sovreccitazione
fanciullesca a periodi di oppressività genitoriale.
• Coloro che, infine, escludono
il Bambino lo fanno prevalentemente a fini difensivi e, pertanto, tendono a
cancellare i ricordi immagazzinati della propria infanzia e i sentimenti ad
essi correlati. E'
l'atteggiamento classico del
«freddo calcolatore» o del «narcisista».
c. Transazione e Comunicazione. La
Transazione è un concetto fondamentale dell'Analisi Transazionale.
Essa è uno scambio qualificato e
caratteristico tra due persone o, più esattamente, tra un mittente che,
attivando un proprio stato dell'Io, si rivolge ad uno degli stati dell'Io del
destinatario (stimolo Transazionale), e da un destinatario che, a sua volta,
reagirà a partire da un proprio stato dell'Io rivolgendosi ad uno degli stati
dell'Io dell'altro (reazione Transazionale). L'A.T., nella sua espressione più
semplice, si occupa di diagnosticare quale stato dell'Io ha provocato lo
stimolo transazionale e quale ha messo in moto la reazione transazionale.
Se ne può agevolmente dedurre che
un rapporto sociale, di cui la transazione è l'unità fondamentale unità
fondamentale, è caratterizzata, appunto, da una successione di transazioni il
cui studio può consentire di comprendere meglio il fenomeno comunicazione.
Le transazioni possono essere:
complementari, incrociate e ulteriori e riconducibili alle tre regole
fondamentali della comunicazione di E. Berne.
La Iª regola della comunicazione
afferma che una transazione complementare ha la caratteristica di essere
prevedibile e fintantoché la transazione rimarrà complementare, non ci sarà
nulla nel processo di comunicazione che potrà interrompere il flusso
ininterrotto tra S e R o, almeno, fino a quando non sarà stato raggiunto lo
scopo desiderato.
I vettori transazionali sono
paralleli e lo stato dell'Io cui la persona si rivolge è quello Adulto che
risponderà. Possiamo, tuttavia, produrre tre altre possibilità di transazione
complementare: quella da Genitore a Bambino, da Genitore a Genitore e da
Bambino a Bambino.
La IIª regola della comunicazione
dice che una transazione è incrociata quando il dialogo si interrompe prima del
raggiungimento dello scopo, a meno che uno dei due o entrambi gli interlocutori
non decidano di passare da uno stato dell'Io ad un altro affinché il dialogo
possa essere ristabilito.
In questa situazione i vettori
transazionali non sono più paralleli ma incrociati e che lo stato dell'Io a cui
ci si rivolge non è quello che risponde, provocando una reazione inattesa.
Infine, la IIIª regola della
comunicazione sostiene che in una transazione ulteriore vengono trasmessi
contemporaneamente un messaggio manifesto o a livello sociale, e un messaggio
segreto o a livello psicologico e che l'esito in termini comportamentali di
questa transazione è determinato a livello psicologico e non a quello sociale.
In altre parole Berne sottolinea il fatto che se si vuole capire il
comportamento bisogna prestare attenzione al livello psicologico della
comunicazione.
Lo possiamo fare attraverso
quello che Berne chiama "pensiero marziano" che privilegia
l'osservazione dei segnali non verbali utilizzati durante la comunicazione. Li
troviamo nel tono di voce, nei gesti, nelle espressioni dell'atteggiamento
corporeo e facciale, nella respirazione, sudorazione e così via.
Ogni transazione, in verità, ha
un livello psicologico (messaggi segreti) oltreché un livello sociale (messaggi
manifesti). Ma in una transazione ulteriore le due cose non collimano. I
messaggi trasmessi dalle parole sono contraddetti dai messaggi non verbali.
d. Il Copione. Con il concetto di copione
introduciamo un nuovo e fondamentale aspetto dell'A.T.
Esso indica un programma di vita
inconscio costruito su una decisione presa durante l'infanzia, rinforzata dai
genitori e giustificata dai successivi eventi, che culmina in una scelta
decisiva. Ciascuno di noi, dunque, vivendo scrive ed interpreta una sorta di
copione le cui istruzioni vengono registrate nello stato dell'Io Bambino per
effetto delle transazioni che avvengono tra lui e i suoi genitori. Il concetto,
tuttavia, è molto più ampio, e possiamo distinguere tra copioni culturali,
sub-culturali e familiari. I primi sono quelli che affondano le loro radici
nella cultura in cui gli individui nascono e si sviluppano. Ogni cultura ha il
proprio tema di copione: la conquista militare per gli antichi romani, la
diversità e sofferenza per il popolo ebraico, la lotta per la sopravvivenza dei
pionieri americani, e così via. I secondi si sviluppano all'interno di una
determinata cultura ma non
accettati dalla totalità di
questa. Il razzismo, anche semplicemente come contrasto tra nord e sud,
potrebbe esserne un esempio quanto mai preciso ed attuale. I terzi, infine,
vengono sviluppati all'interno di alcune famiglie per poi esercitare pressioni
sui figli affinché ne interpretino i ruoli.
Molti di questi copioni, che
possono essere identificati con frasi classiche:
“Noi Rossi, non abbiamo mai
chiesto niente a nessuno”, hanno finalità
generiche e si traducono in
comportamenti esistenziali. Sono convinzioni che l'individuo accetta
acriticamente (più precisamente il bambino durante la Iª infanzia) e che si
porterà appresso per tutta la vita. Tuttavia, per meglio comprendere il copione
è bene analizzare la definizione data da E. Berne già sopracitata.
In tale definizione troviamo
inseriti alcuni elementi rilevanti quali: l'elemento piano di vita, l'elemento
rinforzo genitoriale, l'elemento culmine e l'elemento decisione.
1): Ciò in cui la teoria del
copione dell'A.T. si differenzia dagli altri è nel sostenere che il bambino
componga, più o meno consapevolmente, un piano specifico della propria vita,
più che semplicemente una visione generale del mondo. Questo piano di vita,
dice la teoria, viene composto
sotto forma d'azione drammatica,
con una sua introduzione, uno sviluppo e una conclusione.
2): I genitori anche se non sono
in grado di determinare le decisioni di copione del bambino, di certo le
influenzano fortemente lanciandogli ripetutamente quei messaggi verbali già
sopra riportati. Va, tuttavia, sottolineato che tali messaggi vengono
completati e rinforzati anche da componenti non verbali, conformi all'atmosfera
in cui il bambino cresce ed agli atteggiamenti di coloro che lo circondano.
3): Il copione in quanto azione
drammatica deve culminare in qualcosa, cioè in una conclusione, in una sorta di
apoteosi. Secondo l'A.T., il bambino non si limita a scrivere il copione in
quanto tale, ma scrive anche la scena finale; e non è da escludere che tutte le
varianti e aggiustamenti successivi, messi in atto in età adulta, mirino
soprattutto alla realizzazione di quella scena finale (tornaconto del copione
copione).
4): L'ultimo elemento, la
decisione, merita una particolare attenzione in quanto racchiude in sé una
differenziazione assoluta dalle teorie del behaviorismo, che, come sappiamo,
postula l'importanza determinante dell'ambiente per gli sviluppi futuri
dell'individuo. Invece, secondo le osservazioni pratiche di Berne, quindi
trasferite nella teoria transazionale, due bambini, nati nella medesima
famiglia e vissuti nello stesso ambiente, possono elaborare copioni di vita
totalmente diversi.
Va, tuttavia, precisato che, in
A.T., il termine decisione va colto in una sua accezione particolare, più
emotiva che razionale.
Infatti, le decisioni di copione
del bimbo non sono prese nel modo
riflessivo e determinato che normalmente associamo alle decisioni prese
dall'adulto ma da un esame prevalentemente emotivo della realtà in cui il bimbo
agisce. Perciò, sono importanti i primissimi anni di vita di un individuo e
soprattutto le prime esperienze inconsapevoli che un neonato fa in rapporto
agli altri per la costruzione iniziale del copione.
Durante il corso di vita di un
individuo il copione da lui elaborato potrà rivelarsi difficilmente
applicabile. L'Adulto, dovrà allora
scegliere tra impuntarsi a realizzarlo, portandosi dietro la frustrazione di
non aver dato continuazione alle proprie aspirazioni più genuine, o
modificarlo, trascinandosi appresso il rammarico di avere frustrato le
aspettative risposte in lui dalle figure genitoriali che hanno contribuito a
scriverlo.
Più semplicemente, che sarà l'Adulto a dovere fare i conti con sé
stesso e, di fatto, con gli altri due stati dell'Io (Genitore, Bambino). In quest'ottica, M. Janes e D. Jongewaard, due
allieve di Berne hanno elaborato i concetti di vincente e di perdente.
(Copione vincente e Copione perdente perdente) Sintetizzando le conclusioni cui
sono giunte le due autrici, possiamo dire che è vincente colui il quale sta
bene nei propri panni, mentre è perdente colui che vorrebbe stare nei panni di
qualcun altro. Possiamo concludere con due dichiarazioni di principio particolarmente
significative:
e. I Giochi Psicologici. In
chiave Transazionale un gioco è una interrelazione tra due persone,
assimilabile a una transazione duplice o ulteriore, perché si sviluppa
contemporaneamente sia a un livello sociale che psicologico, del quale, come
sappiamo, dal capitolo dedicato alle transazioni, sono consapevoli soltanto i
due interlocutori; o per meglio dire, giocatori che giocano consapevolmente sul
solo livello sociale. Ai fini dell'interpretazione dei giochi, è interessante
la teoria di S. Karpmann secondo il quale in tutti i giochi gli interlocutori,
anche se sono soltanto due, interpretano tre ruoli di copione, così denominati:
• Persecutore (P); • Salvatore
(S); • Vittima (V).
Il persecutore considera gli
altri inferiori a lui e non OK e lo stesso fa il salvatore con la differenza
però che reagirà offrendo loro aiuto da una posizione di superiorità. Una
vittima è una persona che si considera inferiore e non OK. I giochi che
prendono l'avvio da questo ruolo tendono a rinforzare l'immagine negativa che
uno ha di sé stesso: Io non sono OK e, quindi, devo essere punito o salvato.
All'origine del ruolo c'è,
ovviamente, una svalutazione.
Questi tre ruoli danno vita ad un
diagramma triangolare, dove ciascuno di essi occupa un vertice e che, pertanto,
è stato denominato "Triangolo drammatico di Karpmann".
L'aspetto più interessante del
triangolo di Karpmann è che ciascuno dei due interlocutori può passare da un
ruolo all'altro. Questo passaggio avviene solitamente nel momento in cui il
gioco arriva al colpo di scena; una volta agganciata la vittima, il giocatore
cambia mossa e capovolge la situazione per ottenere il desiderato tornaconto
(FINE, solitamente negativo, cui tende il gioco).
Nel corso di un medesimo gioco,
tale capovolgimento di situazione può avvenire più volte. Il livello sociale A-
- > A viene abbandonato balzando in primo piano le transazioni G - -> B e
B - -> G.
Per uscire da un qualsiasi gioco,
una persona dovrà attivare il suo Io Adulto che la porterà ad instaurare una
transazione complementare orizzontale A - - > A che produrrà risultati
concreti risolvendo così ogni problema. Interessante è evidenziare come, a
volte, un Educatore può attivare
inconsciamente questa
triangolazione (P, S, V.) durante la sua attività educativa.
Concludendo, è evidente come tali
giochi psicologici (dinamiche nevrotiche che seguono la IIIª regola della
comunicazione di E. Berne) influenzino negativamente la relazione educativa.
Da quanto sopradescritto si può
evincere che l'utilità dell'A.T. per l’Educatore può essere riassunta nei
seguenti tre punti:
A) La capacità e la competenza di saper
analizzare le personalità di tutte le parti coinvolte nelle situazioni
educative (famiglia, gruppo…) insieme alle dinamiche interpersonali che si
sviluppano in itinere.
B) Sapere utilizzare lo stato
dell'Io adatto alle diverse fasi del processo educativo; ad esempio l'energizzazione del Genitore Affettivo
per rassicurare l’educando, o del bambino libero per creare complicità, etc.
C) Il sapersi porre nella
relazione educativa mantenendo uno stato dell'Io Adulto lucido e razionale,
ossia non condizionato da eventuali dinamiche nevrotiche (Giochi Psicologici).
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