Con il procedere
dell'industrializzazione la scuola assume sempre più importanza come agenzia di formazione culturale, sino a proporsi in alcuni
casi come esperienza
globalizzante. Funzionalisti e
teorici del conflitto hanno esaminato il fenomeno, evidenziando i primi la
funzionalità che tale istituzione svolge all'interno dei diversi contesti
sociali (trasmissione culturale, integrazione, mobilità sociale ecc.) e i
secondi le diseguaglianze di classe che la scuola tenderebbe ad alimentare.
Alfabetizzazione e scolarizzazione di massa (sia primaria, sia superiore), ma
anche abbandoni scolastici e disoccupazione intellettuale costituiscono aspetti
differenti di un medesimo problema, a cui i diversi Stati si rapportano secondo
modalità che variano sulla base di condizioni politiche, economiche, culturali, storiche e
geografiche.
Secondo Durkheim le istituzioni scolastiche
assolvono allo scopo di sviluppare negli individui quelle doti e quelle capacità
che risultano coerenti con l'assetto e con le modalità del sistema sociale di
appartenenza. Ma in quale modo? Data la stretta relazione che intercorre tra
apparato scolastico e contesto sociale, come si configura questo rapporto? Non
solo: esistono sistemi scolastici che rispondono in maniera più pertinente di
altri alle esigenze sociali? E, ancora: la scolarizzazione di massa obbedisce
veramente a un'esigenza di giustizia sociale, o in realtà è solo una facciata
attraverso la quale il sistema economico si impone a strati sempre più ampi di
popolazione?
Nelle società complesse la trasmissione culturale
richiede la presenza di istituzioni specializzate, appositamente deputate allo
scopo. Così, accanto alla famiglia, nelle società industriali moderne ha assunto
sempre più peso l'istituzione scolastica, il cui compito è appunto quello di
trasmettere alle giovani generazioni le conoscenze, le abilità e i valori della
società. Si può peraltro affermare che il ruolo dell'istruzione rappresenti una
discriminante tra le società del passato e le moderne società industriali.
Infatti, mentre nelle società preindustriali l'istruzione riguardava
generalmente la trasmissione di uno stile di vita, nelle società industriali,
invece, l'entità crescente di conoscenze accumulate, l'applicazione sistematica
della scienza alla produzione e la complessità della divisione del lavoro hanno
fatto sì che la formazione tecnica prevalesse sulle altre dimensioni
dell'educazione. Inoltre, mentre nelle società del passato venivano trasmessi
uno stile di vita relativamente immobile e un insieme di conoscenze
relativamente stabili, la conoscenza scientifica che viene trasmessa dalla
scuola moderna è in continuo progresso. Non solo le conoscenze scientifiche
tendono a mutare rapidamente, ma lo stesso tessuto sociale, l'organizzazione
economica, le abilità richieste e i valori di riferimento si presentano come
estremamente variabili. Da qui l'emergere dell'esigenza, sconosciuta ai vecchi
sistemi scolastici, di fornire agli individui la capacità di sapersi adattare a
un mondo in continua trasformazione.
In sintesi
Il problema | La scuola risponde al bisogno tipico delle società complesse di trasmissione culturale mediante istituzioni specializzate. L'istituzione scolastica trasmette infatti ai membri di una società le conoscenze, i valori, le modalità di comportamento che le sono propri e senza i quali verrebbe compromesso il processo di integrazione individuale. La velocità con cui le moderne società si modificano spinge la scuola a porsi nuovi obiettivi, come quello di formare personalità capaci di adattarsi a situazioni ed esigenze diverse. |
La scuola di massa | Il passaggio storico da società fondate sul settore primario ad altre che si fondano sull'industria e sempre più sul terziario, con la conseguente richiesta di personale qualificato, ha fatto sì che a partire dagli anni '50 accedessero all'istruzione primaria e a quella secondaria ampie fasce di popolazione. È questo il fenomeno della scuola di massa. |
Le singole situazioni | Le politiche di scolarizzazione differiscono da Stato a Stato, presentando situazioni di altissima scolarizzazione (come quella USA), altre che si attestano su livelli medio-alti (paesi dell'Europa occidentale), altre ancora in cui è tuttora ampiamente diffuso l'analfabetismo (paesi del Terzo Mondo). Alcuni paesi presentano un modello di istruzione centralizzato (per esempio, la Francia), altri decentralizzato (per esempio, gli USA). |
Integrazione e controllo sociale | La scuola non trasmette solo istruzione, ma anche i modelli di comportamento di un determinato contesto sociale. Essa esercita così un controllo sociale di tipo interiore, poiché gli individui tendono a far propri i modelli appresi. Tramite la scuola gli individui assimilano anche la struttura sociale e i comportamenti relativi al proprio ruolo e con ciò anche un patrimonio culturale comune, venendo così favoriti nell'integrazione. Le altre funzioni della scuola sono: selezione (con diplomi e voti preseleziona il personale per il mercato del lavoro), innovazione, funzioni latenti. |
Le teorie del conflitto | I teorici del conflitto esaminano l'istituzione scolastica come espressione delle classi e del sistema economico dominanti. Bowles e Gintis ritengono che la scuola rafforzi il sistema capitalistico, diffondendo l'idea secondo cui il successo economico dipende esclusivamente dal possesso di determinate capacità e competenze, e veicolando, invece, modalità comportamentali di sottomissione e disciplina funzionali alla divisione gerarchica del lavoro. |
Le teorie funzionaliste | La tesi funzionalista, che pone un rapporto diretto tra livello di istruzione e status sociale, è stata confermata da numerose ricerche, posta in dubbio da altre. Il rapporto sembra infatti modificato da diversi fattori, tra cui lo status sociale della famiglia di provenienza. Le ricerche sull'insuccesso scolastico hanno evidenziato che esso è statisticamente più probabile negli appartenenti alle classi più basse. |
La teoria del deficit | Secondo i teorici del deficit, la causa di ciò va ricercata nelle carenze proprie del contesto familiare di appartenenza. |
Le teorie della differenza | Secondo le teorie della differenza, nei deficit delle istituzioni scolastiche; secondo altri ancora nell'insieme di conoscenze, valori e atteggiamenti nei riguardi della cultura trasmessi dalle famiglie. |
La descolarizzazione | Ivan Illich ritiene che nelle nostre società la scuola tenda a divenire globalizzante e a escludere ogni altra forma di insegnamento. L'istruzione formale è inevitabilmente ineguale per ricchi e poveri e non fa che accentuarne le differenze: si tratta dunque di descolarizzare la società e di riferirsi alle reti di istruzione più consone ai propri interessi. Nonostante gli sforzi compiuti, in buona parte del Terzo Mondo si registrano altissimi tassi di analfabetismo. In molti paesi si cercano modalità operative innovative capaci di limitare la portata del problema, che affonda le sue radici nei sistemi educativi coloniali. |
Il caso italiano | Sebbene con piccole differenze, l'obbligo scolastico nei paesi europei va dai sei ai sedici (quindici in Italia) anni di età. In Italia l'analfabetismo ha costituito un grande problema per lungo tempo, problema al quale si è cercato di ovviare con diverse leggi (Casati, Coppino, Orlandi). In ogni caso, si può parlare di scolarizzazione di massa solo a partire dagli anni '50. Le leggi principali del sistema scolastico italiano sono: legge Casati (1859), riforma Gentile (1923), legge della nuova scuola media unificata (1962), legge di liberalizzazione degli accessi universitari (1969), decreti delegati (1974), nuovi programmi della scuola elementare (1990), legge dell'autonomia scolastica (1997), sostituzione del vecchio esame di maturità con il nuovo esame di Stato (in vigore dall'anno scolastico1998-99), riforma Berlinguer (in vigore dal 2001). |
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