di Giuseppina D’Auria
Il termine
"formazione" ha sostituito nel panorama pedagogico odierno quello
tradizionale di "educazione"[1].
Lo slittamento terminologico implica un mutamento concettuale: si è passati
infatti dall’e-ducere, e quindi
dall’azione esclusivamente intenzionale, dirigistica di un soggetto su di un
altro, all’idea di uno sviluppo organico del soggetto, autonomo e regolato,
visto come evento dinamico, appunto come "processo". Alla modifica
lessicale corrisponde una ridefinizione della Pedagogia in senso scientifico,
evidenziata dalla sostituzione di una nozione culturalmente non neutrale e
sottoposta a implicazioni sia di carattere ideologico che metafisico
(educazione intesa come conformazione sociale o come processo interiore), con
una nozione di "processo formativo" in cui giocano un ruolo
importante le potenzialità peculiari di ogni soggetto e la sua intenzionalità.
Per la
riflessione pedagogica, oggi, si pone quindi in tutta la sua complessità il
problema di predisporre un modello organico, in grado di rispondere alle
molteplici sollecitazioni ed esigenze formative di una società complessa e
poliedrica, con l’ausilio dei contributi offerti da altri saperi.
Il
passaggio della pedagogia alle scienze dell’educazione[2],
operato con l’assunzione del modello empiristico, ha mutato geneticamente la
pedagogia trasformandola in un sapere plurale, non predefinito, articolato in
più discipline, cioè pluridisciplinare e trasnsdisciplinare, con conseguenti
variazioni sul piano metodologico ed epistemologico. Tale trasformazione ha
prodotto una riarticolazione scientifica del discorso pedagogico, con un
conseguente processo di rigorizzazione interna.
Tornando al
discorso sul processo di formazione si può quindi parlare di un paradigma
integrato, attento alle molteplici variabili che intervengono nei processi
di crescita degli individui in senso cognitivo e affettivo-relazionale, che
nasce dalla intersezione tra scienze umane, scienze biologiche e coscienza
filosofica.
Infatti
l’ambito disciplinare del sapere pedagogico, in una realtà sociale e culturale
tanto complessa, si allarga a coprire tutte le necessità formative del soggetto
che di volta in volta, nei diversi ruoli che ricopre in ambito professionale,
sociale, scolastico, familiare, appare fruitore o portatore di conoscenze.
La
formazione viene vista oggi sia come apprendimento, cioè come modificazione
stabile del comportamento, che come socializzazione e inculturazione, quindi integrazione sociale e acquisizione di
modelli culturali. Essa presenta dunque un aspetto individuale che chiama in
causa ricerche di tipo biologico e psicologico, ed un aspetto sociale e
culturale che è necessario studiare con indagini di natura sociologica ed
antropologica. Da qui l’articolazione del sapere pedagogico in più discipline e
l’incontro con saperi specializzati come la psicologia, l’antropologia, la
sociologia e la biologia da cui attinge sia strumenti e metodi d’indagine, che
contributi utili alla propria riflessione.
Nel
rapporto con la psicologia, il sapere pedagogico ha acquisito conoscenze
importanti nei settori dell’indagine psicologica relativa allo sviluppo,
all’apprendimento e alla comunicazione interpersonale. Ha inoltre acquisito
coscienza del fatto che è necessario approfondire lo studio dell’interazione
tra contenuti curricolari e processi
cognitivi del soggetto, cioè tra il contenuto scientifico e culturale di cui
l’allievo deve appropriarsi e le modalità genetiche e specifiche con cui il
soggetto costruisce le proprie conoscenze, anche in considerazione
dell’esistenza nell’uomo di una molteplicità di stili cognitivi.
La
riflessione sociologica poi, ha fornito alla pedagogia importanti contributi
relativi alla capacità di leggere da una prospettiva diversa l’interdipendenza
tra sistema sociale e sistema educativo e di individuare le interazioni, anche
conflittuali, che si creano tra i soggetti sociali coinvolti lungo i vari
segmenti su cui si snodano i processi di socializzazione e di formazione.
D’altra
parte, la scoperta della rilevanza sociale dell’educazione, ha comportato una
specifica attenzione della riflessione sociologica ai problemi educativi; tra i
temi affrontati dalla sociologia dell’educazione, particolare rilevanza ricopre
quello relativo al rapporto tra selezione scolastica e appartenenza di classe,
quindi al rapporto tra sistemi formativi e classi sociali.
Negli anni
più recenti la scienza pedagogica ha intrecciato inoltre un fecondo legame con
la biologia che, avendo come proprio oggetto di indagine l’organismo vivente
correlato all’ambiente, è la scienza più di ogni altra deputata ad approfondire
il fenomeno della conoscenza intesa come "un
caso particolare delle relazione tra organismo ed ambiente"(Piaget).
Le
acquisizioni evoluzioniste e neoevoluzioniste secondo cui la realtà vivente va
considerata in termini di "cambiamento" e di "differenza",
hanno contribuito ad avvicinare lo studio della pedagogia a quello della
biologia, infatti, a tal proposito alcuni studiosi del problema parlano di una
stretta "alleanza" tra le due discipline[3].
Le più
recenti acquisizioni in campo neurobiologico ed in particolare
l’approfondimento dell’intreccio tra patrimonio genetico e meccanismi
encefalici hanno consentito di comprendere il ruolo rivestito, per
l’apprendimento e lo sviluppo stesso del cervello umano, dalle relazioni con
l’ambiente, dalla quantità e qualità di informazioni che raggiungono le cellule
neuronali, stimolandone connessioni e stimolazioni.
Alla luce
di quanto esposto, appare chiaro come allo stato attuale delle conoscenze si
aprano per la scienza pedagogica orizzonti tuttora inesplorati di studio e di
approfondimento, per la creazione di strumenti di indagine idonei ad affrontare
le nuove sfide della formazione umana, in un contesto sociale caratterizzato da
grande complessità e interconnessione tra le parti, dove il singolo è
sottoposto a stimoli molteplici e talvolta contrastanti, spesso caratterizzati
da superficialità e scarsa decifrabilità.
La sfida
più difficile è quella di riuscire a realizzare un processo di formazione alla
complessità, inteso sia come adattamento ad essa e interiorizzazione della
varietà e variabilità delle relazioni che si stabiliscono in ogni sistema
sociale, sia come capacità di produrre innovazioni e gestire il cambiamento in
maniera critica e creativa.
Nessun commento:
Posta un commento